Anche se in forma ridotta torna “ Seminare il futuro”
L’iniziativa alla sua decima edizione apre i battenti con solo una decina di aziende biologiche e biodinamiche pronte ad “aprire le porte” dei loro campi ai cittadini per festeggiare la semina.
Proprio su questo punto si concentra il tema di questa edizione; infatti, è necessario sensibilizzare il più possibile il consumatore verso la provenienza del cibo e del futuro dell’agricoltura e soprattutto dei semi.
C’è bisogno di semente dedicata al biologico
La selezione e produzione di semente, in questo momento, è molto ragionata per gli usi in agricoltura convenzionale. Mentre, alla luce della “Farm to Fork”, che ha l’obiettivo di portare la superficie bio europea al 25% entro il 2030, è necessario investire su semi molto più idonei alle coltivazioni bio.
“Il bio ha bisogno di più ricerca, a cominciare da quella sulla selezione di semi adatti – afferma Fausto Jori, amministratore delegato di NaturaSì – È per questo che la Fondazione Seminare il futuro ha cominciato assieme all’Università di Pisa ed alla fondazione svizzera Peter Kunz una sperimentazione su 250 varietà tradizionali di grano duro provenienti dall’Italia e dal Mediterraneo. Ma non basta, ci aspettiamo che il mondo della ricerca nel suo complesso faccia la sua parte per selezionare varietà che rispondano alle diverse esigenze agricole e nutrizionali delle nostre società, rispettando la pianta, il suolo e la biodiversità naturale”. “Oggi nei campi si utilizzano prevalentemente sementi selezionate per l’agricoltura convenzionale – spiega la nota – Una buona parte degli agricoltori biologici utilizza gli stessi semi, che non si adattano al sistema bio perché selezionati per produrre piante adatte all’uso di concimi chimici: grano più basso, con radici superficiali che non sono in grado di andarsi a trovare il nutrimento naturale fornito da un suolo fertile“.
Il sostegno alla biodiversità
Interessante l’intervento dell’epidemiologo Franco Berrino all’incontro “Storie di semi. Dal Campo alla tavola” che sostiene: “Abbiamo quasi sempre potuto accedere ad un’amplissima varietà di cibi, che si è poi impoverita con lo sviluppo dell’agricoltura e drammaticamente ridotta con l’agricoltura industriale, che ha privilegiato solo poche varietà molto produttive. Gli studi epidemiologici stanno dimostrando che la biodiversità del cibo è importante per la salute – rileva Berrino – Il consumo di frutta e verdura, ad esempio, riduce il rischio di diabete e di cancro, ma la varietà della verdura consumata conferisce un’ulteriore protezione. La varietà di frutta e verdura nei primi anni di vita, inoltre, protegge dallo sviluppo di allergie alimentari. Le fibre vegetali sono il principale nutrimento dei batteri intestinali benefici, e la biodiversità del cibo vegetale garantisce un buon funzionamento del microbiota, la nostra difesa contro le malattie infettive e le malattie autoimmuni. Mangiamo dunque tutto quello che il Padre eterno ha messo a disposizione nelle varie stagioni – conclude l’oncologo – e diffidiamo della finta diversità degli innumerevoli prodotti industriali.”
Proprio per i motivi sopra citati da Berrino, la fondazione Seminare il Futuro promuove la ricerca e la produzione di sementi 100% biologiche (Organic Breeding), per permettere all’Europa di poter credere davvero agli obiettivi dei prossimi anni.
Fonte: ansa.it