Su 107 campioni di polline analizzati, ben 72 presentano residui di composti chimici di sintesi. Questa la conclusione di uno studio condotto da Greenpeace, che ha riscontrato la presenza di 53 diversi composti chimici: 22 insetticidi/acaricidi, 29 fungicidi e due erbicidi. Quello condotto dalla celebre associazione ambientalista è uno dei più importanti ed estesi studi riguardanti i residui di pesticidi nel polline raccolto dalle api bottinatrici, e i risultati sono indubbiamente preoccupanti. Spiccano tra l’altro le differenze di concentrazioni e sostanze nei diversi ambiti territoriali analizzati: in Italia per esempio, in prossimità dei vigneti, sono particolarmente presenti i fungicidi, mentre in Spagna è stato trovato il DDE, derivante dalla degradazione del DDT, in Germania i l thiacloprid, un neonicotinoide, e in Polonia numerosi insetticidi particolarmente dannosi per le api. A destare preoccupazione in particolare la possibile interazione fra diverse sostanze chimiche, in grado di scatenare un “effetto cocktail” particolarmente nocivo per le api e gli altri insetti impollinatori. Un problema che, oltre che l’ambiente, coinvolge direttamente l’agricoltura e l’economia: le api sono responsabili dell’impollinazione di circa un terzo dei prodotti che finiscono abitualmente sula nostra tavola, un servizio invisibile ma fondamentale che, in termini economici, “vale” circa 265 miliardi di euro l’anno.
Fonte: Il Fatto Alimentare