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Expo 2015: il Brasile e l’UE ritengono il biologico la chiave innovativa per risolvere le sfide di oggi

MILANO, 19 ottobre, 2015 – Il Ministero della Scienza, Tecnologia e Innovazione brasiliano – MCTI – e la piattaforma tecnologica europea di Organic Food and Farming per la ricerca e l’innovazione – TP Organics – hanno firmato un protocollo d’intesa al fine di promuovere l’innovazione e migliorare l’apprendimento reciproco riguardo all’ agricoltura biologica e all’ agroecologia in UE e nel Brasile.

“L’agricoltura biologica e l’ agroecologia stanno dimostrando di essere fattori chiave per risolvere le sfide sociali di oggi: tra le quali l’obiettivo ‘Fame Zero’. Aumentare il sostegno per la ricerca biologica e l’innovazione moltiplicherà l’impatto della produzione biologica sulla sicurezza alimentare globale, pur mantenendo servizi ecosistemici “. Ha detto Eduardo Cuoco, capo della segreteria TP Organics. “Siamo molto orgogliosi di essere stati riconosciuti come partner principale per promuovere la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo di agroecologia e agricoltura biologica in Brasile.”

logo_tp-organics_500 x 250“Questo manda un messaggio forte al mondo: il Brasile, uno dei principali attori ha annunciato un mondo che produce soluzioni biologiche alle grandi sfide. La nostra cooperazione aprirà la strada per l’apprendimento reciproco e l’innovazione nella produzione biologica in entrambe le regioni “, ha aggiunto Marco Schlüter, direttore di IFOAM UE e membro del Comitato Direttivo TP Organics.

“Vogliamo beneficiare della vasta conoscenza ed esperienza delle parti interessate al biologico dell’UE per aiutare i nostri agricoltori a ridurre la loro dipendenza da fattori agro-industriali e per consentire loro di creare mezzi di sussistenza stabili”, Ha dichiarato il brasiliano Eron Bezerra, Segretario di Stato per l’inclusione sociale del Ministero della Scienza, Tecnologia e Innovazione. “Sono convinto che la produzione biologica non è importante solo per mezzi per migliorare la sostenibilità della nostra produzione alimentare, ma così contribuirà a fornire una migliore reddito per i nostri produttori e altre parti interessate nelle zone rurali”.

Il 16 ottobre, MCTI e TP Organics avevano firmato un memorandum d’intesa per avviare una cooperazione in materia di sicurezza e nutrizione, agroecologia e sistemi alimentari biologici. La cerimonia della firma si è svolta presso Milano Expo 2015 in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione. Una folta delegazione ha partecipato alla cerimonia della firma, tra cui José Caetano Minchillo, Presidente della Fondazione della Banca del Brasile; Danniel Gobbi dal Ministero brasiliano per lo Sviluppo Agricolo; Alexandra Vieira, coordinatore generale di sicurezza alimentare del MCTI; e Guilherme Wiedman, Coordinatore della Tecnologia per la Città Sostenibile del programma del MCTI.

fonte: www.tporganics.eu

Biologico: è boom di vendite. Raggiunti gli 80 miliardi di dollari di fatturato

Biologico: è boom nel mercato mondiale. Negli ultimi 15 anni, il mercato mondiale dei prodotti biologici è più che quintuplicato, raggiungendo un valore di 80 miliardi di dollari.

Di questo, e di tanto altro, si parlerà durante il Biofach, il Salone degli Alimenti Biologici, che si terrà a Norimberga dal 10 al 13 febbraio 2016.

Ritornando ai dati di settore, Amarjit Sahota, dell’agenzia londinese Organic Monitor, spiega bene l’incredibile crescita che il bio ha avuto negli ultimi anni:  “Dal 1999 gli alimenti e le bevande biologici hanno visto un incremento enorme. Allora il volume di mercato raggiungeva appena i 15 miliardi di dollari. Nel 2013 si contavano già 72 miliardi. Attualmente i dati del 2014 sono ancora in fase di elaborazione, tuttavia pare che ci si avvicini alla soglia degli 80 miliardi di dollari“.

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Di conseguenza, anche la superficie mondiale coltivata ad agricoltura biologica ha subito un incremento, raggiungendo nel 2013 i 43,1 milioni di ettari.

Ad aggiudicarsi il primato all’interno del mercato europeo è la Germania, il cui fatturato, nel 2014, è cresciuto del 4,8%. In cifre assolute si parla di un fatturato, realizzato con cibi e bevande venduti nei negozi al dettaglio, passato da 7,55 a 7, 91 miliardi di euro. Dati elaborati dall’Arbeitskreis Biomarkt, in base alle ricerche di mercato effettuate dagli istituti tedeschi Gesellschaft für Konsumforschung GfK, Nielsen, BioVista e la Klaus Braun Kommunikationsberatung.

Bene anche la Francia, che pur rimanendo ancora indietro alla Germania, continua a recuperare terreno: il 2014 ha fatto registrare un più 10% nelle vendite, per un fatturato di circa 5 miliardi di euro. Nove consumatori su dieci scelgono come minimo di tanto in tanto prodotti bio, sei su dieci almeno una volta al mese. Di conseguenza, le superfici coltivate convertite al biologico sono aumentate del 4%, arrivando a superare, complessivamente, quota 1,1 milioni di ettari.

Anche il Nord Europa ha visto negli ultimi anni una crescita, pur registrando notevoli differenze tra Paese e Paese: mentre la Danimarca ha ottenuto un più 8% di fatturato, la Norvegia ha fatto registrare solo l’1,4%.

La Danimarca, inoltre, è il Paese che esporta il maggior quantitativo di prodotti biologici, cosa che gli ha permesso di realizzare, nel 2014, introiti pari a 204 milioni di euro.

Boom anche nel mercato svedese: il fatturato proveniente dalla vendita dei prodotti biologici è aumentato di ben il 38% raggiungendo una quota di mercato del 5,6%. Stando ai dati forniti da Ekoweb, alla fine del 2014 le vendite si aggiravano su 1,6 miliardi di euro.

Fa fatica invece la Gran Bretagna: con una crescita del 4%, il settore degli alimenti biologici ha realizzato nel Regno Unito un fatturato di 1,86 miliardi di sterline (2,53 miliardi di euro).

Molto bene la situazione Oltreoceano, dove gli Usa hanno registrato una crescita dell’11%, raggiungendo un valore pari a 35,9 miliardi di dollari (31,6 miliardi di euro).

E il mercato italiano?

Nel nostro Paese, il mercato biologico è cresciuto nel 2014 dell’8%. Un giro d’affari che vale circa 2,6 miliardi. Anche la prima metà del 2015 ha registrato una crescita straordinaria del mercato dei prodotti biologici.

Fonti:

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2015/10/16/cresce-mercato-globale-del-bio-quota-miliardi-dollari_C1TuFJ939fwBzgqucaT0WL.html?refresh_ce

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/tendenze/2015/01/08/cresce-mercato-bio-italia-nel-vale-oltre-miliardi_hJOiHCDDD1AxOkNn4R7usI.html?refresh_ce

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=955

 

Gli “eroi” dell’agricoltura sostenibile in mostra dal 15 al 29 ottobre a Milano

Gli eroi dell’agricoltura sostenibile, raccontati attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. Dal 15 al 29 settembre, Milano ospiterà “Food for life“, l’iniziativa di Greenpeace che porterà nella città le fotografie di Peter Canton, artista di caratura internazionale.

L’evento, in programma dal 15 al 29 ottobre in Corso Vittorio Emanuele a Milano, sarà inaugurato il 15 ottobre alle ore 15 in piazza San Carlo, in concomitanza con la fase conclusiva di Expo 2015 e alla vigilia della Giornata mondiale dell’alimentazione indetta dalla Fao. La mostra è all’aperto, in zona pedonale (Corso Vittorio Emanuele, adiacente a piazza San Carlo).

Un’iniziativa con uno scopo ben preciso: avvicinare le persone al valore dell’agricoltura sostenibile. E di sostenibile ci sarà anche l’illuminazione delle strutture, alimentata attraverso pannelli solari.

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Le mostra fotografica sarà aperta al pubblico fino al 29 ottobre. Le fotografie sono l’accurata selezione di un progetto più ampio commissionato da Greenpeace a Peter Caton e volto a documentare le diverse realtà dell’agricoltura sostenibile in sei Paesi del mondo (Brasile, Cina, Kenya, Francia, California, Cambogia). L’autore ha abilmente ritratto soprattutto piccoli agricoltori, “eroi” quotidiani che con il loro duro lavoro sfamano il Pianeta producendo il 70 per cento del cibo consumato a livello globale.

Come spiega Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace: “Con questa mostra vogliamo riavvicinare le persone all’agricoltura, alla terra e agli agricoltori. Viviamo in un sistema malato di produzione del cibo, basato sull’agricoltura industriale. La maggior parte di noi non sa da dove proviene il cibo che consuma, chi lo coltiva o quali sostanze pericolose contiene. È un sistema fatto di monoculture, OGM e uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti chimici, che mette in pericolo la biodiversità e dove gli agricoltori sono considerati “braccianti”. Un sistema controllato da grandi aziende il cui unico interesse è il profitto, che non si preoccupano delle implicazioni sanitarie di lungo termine, della sicurezza alimentare e dell’ambiente“.

Le fotografie di Canton, spiega ancora Ferrario, mostrano il volto più amaro dell’agricoltura, quello faticoso e bello, in contrapposizione al sistema attuale, anonimo e industrializzato. “Vorremmo che le scene di vita che abbiamo raccolto in questa mostra potessero avvicinare le persone a questa realtà bellissima e in pericolo, da cui per troppo tempo ci siamo allontanati. Tutti possiamo diventare parte del cambiamento“, conclude Ferrario.

Per saperne di più sulla campagna: socosamangio.greenpeace.it
Per saperne di più sul fotografo: www.petercaton.com

Fonti:

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2015/10/07/mostre-greenpeace-food-for-life-agricoltura-sostenibile-negli-scatti-peter-caton_g5svCaYwIn8R216nn4OwUL.html?refresh_ce

http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/comunicati/Dal-15-ottobre-a-Milano-la-mostra-fotografica-Food-For-Life/

http://www.agopress.info/mostre-food-for-life-sostegno-allagricoltura-biologica/34257/

Tossicodipendenza da pesticidi chimici: il quadro preoccupante dell’Europa

L’agricoltura industriale, con le sue colture intensive e l’uso massiccio di sostanze chimiche, non è più accettabile. L’ultimo rapporto pubblicato da Greenpeace parla chiaro: i metodi di coltura tradizionale usati e abusati dall’uomo stanno causando la perdita di habitat e biodiversità.

E in Europa si parla di vera e propria tossicodipendenza da pesticidi chimici. Le colture sono regolarmente irrorate con diverse sostanze chimiche, di solito applicate più volte su ogni coltura durante l’intera stagione di crescita. Questo avviene nonostante gli agricoltori dispongano già di alternative naturali per contrastare le specie nocive. Quello che dovrebbe essere un’eccezione, lamenta Greenpeace, è ormai diventata una routine.

Il rapporto di Greenpeace “Tossicodipendenza da pesticidi” esamina la letteratura scientifica disponibile sull’uso dei pesticidi chimici di sintesi in agricoltura, evidenziando come queste sostanze siano una grave minaccia per la biodiversità, sia perché mettono in pericolo le specie, avvelenandole e uccidendole, sia perché alterano gli ecosistemi, ad esempio provocando il collasso della catena alimentare.

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Secondo i dati forniti, quasi un quarto (24,5%) delle specie vulnerabili o in via d’estinzione nell’Ue è minacciata dagli effluenti agricoli.

Ma non è tutto. Dai rapporti della Task force sui pesticidi sistemici dell’Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della natura), emerge un allarmante diminuzione degli insetti in Europa. Una condizione che potrebbe avere un impatto catastrofico sull’ecosistema. Dall’impollinazione, infatti, dipende il 70% delle 124 principali derrate alimentari coltivate per il consumo umano.

Un quarto dei 471 principi attivi approvati in Europa supera le soglie critiche per la persistenza nel suolo o nelle acque, e 79 di questi oltrepassano i valori critici di tossicità per gli organismi acquatici.

Anche se spesso l’ambiente è contaminato da “cocktail” di pesticidi, gli effetti di questo mix di prodotti chimici non sono valutati nei processi di autorizzazione effettuati dall’Ue, che, peraltro, non riescono a stabilire correttamente quali possono essere gli effetti a lungo termine dell’esposizione a basse dosi dei pesticidi, perché si concentrano principalmente sulla loro tossicità acuta.

In un contesto del genere è necessario un radicale cambiamento di rotta, che segni il passaggio da un’agricoltura intensiva dipendente da sostanze chimiche dannose, a pratiche agricole ecologiche. Un cambiamento che non può essere operato senza un forte sostegno politico e finanziario, necessario per contenere i danni e per ristabilire un equilibrio ambientale.

Fonti:

http://www.repubblica.it/ambiente/2015/10/13/news/greenpeace_pesticidi_minacciano_l_ambiente-124975050/

http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/Pesticidi-una-tossicodipendenza-che-costa-cara-allambiente/

http://www.greenpeace.org/italy/tossicodipendenza-da-pesticidi/

Agricoltura biologica: la Commissione europea si pronuncia su controlli e limiti pesticidi

Appuntamento importante per il biologico: questa settimana, il Parlamento europeo si è riunito per votare la proposta della Commissione volta a rendere più rigide le norme in materia di agricoltura biologica.

La legge UE sul settore risale al 1991 ed è stata rivista nel 2009. Essa stabilisce gli standard minimi per la produzione biologica che consentono o meno di imprimere su un prodotto il logo biologico UE. Nel marzo dello scorso anno, la Commissione ha presentato un progetto di revisione del regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti, discusso appunto a Bruxelles nei giorni scorsi. Durante l’incontro, si è dibattuto anche sulla possibilità di accettare o meno controlli più severi sulle importazioni di alimenti biologici provenienti da paesi terzi extra-UE.

Nei giorni scorsi, in vista della votazione alla Commissione agricoltura del Parlamento Europeo, Agrinsieme ha inviato una lettera ai parlamentari italiani in Europa, per difendere le esigenze degli agricoltori italiani e di tutto il settore biologico. Ciò che ha spinto il coordinamento a rivolgersi ai parlamentari è stato il timore che alcuni degli emendamenti proposti dal relatore tedesco Häusling potessero avere un impatto negativo in termini di sicurezza e qualità delle produzioni biologiche.

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In particolare, si legge sul sito di Confagricoltura: “La proposta del relatore non ci trova pienamente soddisfatti perché lascia irrisolta la questione della presenza di sostanze e prodotti non autorizzati nei prodotti biologici, materia sulla quale manca di fatto un’armonizzazione a livello comunitario, dal momento che solo l’Italia e pochi altri Paesi hanno deciso di fissare per legge una soglia massima di contaminazione“.

Ma non è tutto: i dubbi riguardavano anche la definizione di “gruppo di operatori” ai fini della certificazione, ai controlli e, non ultimo, alla deroga concessa a quei Paesi che per particolari condizioni climatiche potranno esportare prodotti biologici non conformi ai rigidi standard europei (come nel caso del riso dei Paesi dell’Indocina).

Cosa ha deciso Bruxelles?

La Commissione Agricoltura del parlamento Europeo ha votato a favore di controlli annuali mirati lungo l’intera filiera per evitare frodi, ma ha bocciato i valori limite per la presenza di pesticidi. Un punto quest’ultimo rilevante per l’Italia, leader in Europa nel settore e che prevede già una soglia limite.

Martin Hausling ha così spiegato la decisione: “Non vogliamo che alcuni Paesi fissino dei limiti per le sostanze autorizzate e altri no”. In base alla logica adottata dal Parlamento Ue, un prodotto può essere venduto come biologico se la contaminazione da sostanze non autorizzate è avvenuta (ad esempio tramite il vento) nonostante l’agricoltore abbia seguito tutte le regole.

In caso di negligenza ripetuta, il produttore perde la certificazione bio. Sarà la Commissione Ue, se necessario, a formulare una proposta su eventuali soglie limite dopo il 2020.

Per quanto riguarda il settore dell’import, il principio attuale dell’equivalenza delle regole con i Paesi terzi dovrà essere sostituito da quello della conformità. Gli accordi attuali che ancora non prevedono gli stessi standard, come quello con gli Usa, dovranno essere rivisti nel giro di cinque anni.

IFOAM EU(Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica) ha accolto con favore solo alcuni dei risultati ottenuti dalla Commissione UE. Sebbene, infatti, abbia giudicato opportuno il rifiuto del Comitato di introdurre una soglia di perdita di certificazione per le sostanze non autorizzate e il suo suggerimento di armonizzare meglio le procedure di indagine in caso di contaminazione, rimangono comunque perplessità sulla clausola di rivedere nuovamente la questione nel 2020. “Un nuovo periodo di 5 anni di incertezza nella normativa è assolutamente inaccettabile per il settore biologico“, ha affermato Marco Schlüter, direttore di IFOAM EU “Inoltre, il principio chi inquina paga non può essere capovolto: gli agricoltori biologici non devono essere ritenuti responsabili per la contaminazione derivante dall’agricoltura convenzionale. Oggi come anche nel 2020“.

Fonti:

http://brussels.cta.int/index.php?option=com_k2&id=10738:eu-tighter-control-of-organic-food-imports&view=item&Itemid=54

http://www.euractiv.com/sections/agriculture-food/commissions-proposal-stricter-thresholds-organic-farming-opposed-318280

http://www.confagricoltura.it/ita/comunicazioni_agrinsieme/2015/appello-di-agrinsieme-ai-parlamentari-europei-per-difendere-l-agricoltura-biologica-italiana.php

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2015/10/13/agricoltura-bio-pe-ok-controlli-ma-no-a-limiti-pesticidi_85bc82dd-0d8b-4e46-b57f-e5aea71fc413.html

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2015/10/13/press-release-moving-right-direction-parliament-vote-organic-obstacles-still-remain

Sri Lanka: tè biologico con emissioni di gas serra pari a zero

Il Tea Estates Bogawantalawa dello Sri Lanka sta diversificando la produzione di tè verde e tè biologico per tenersi al passo del cambiamento dei gusti dei consumatori. D.J. Ambani, presidente della società, ha affermato che l’azienda è stata in grado di stabilire il proprio impianto di produzione di tè verde nella Tenuta Norwood nelle colline centrali sotto la sua strategia di diversificazione dei tipi di tè in produzione. “La società ha inoltre ottenuto la certificazione biologica per la sua tenuta Rockwood permettendo ai centri di produzione Norwood per produrre sia tè verde biologico e tè neri per soddisfare la crescente domanda del mercato di tali prodotti del tè di Ceylon premium.”

tè bio sri lanka

L’azienda ha ampliato la propria area di coltivazione di the biologico ed ha “intenzione di convertire più terre di tè per la produzione biologica in altri stabilimenti del tè situate in Bogawantalawa”, ha detto Ambani agli azionisti nella relazione annuale della società.

La Bogawantalawa Tea Estates divenne anche la prima impresa in Sri Lanka ad aver ottenuto il certificato Carbon Footprint, con un Carbon Footprint di 0,47 kg di CO2 per 1 Kg di tè fatto. Il certificato che viene assegnato dal Carbon Fund dello Sri Lanka sotto il Ministero dell’Ambiente, indica un esempio di agricoltura biologica con emissioni vicino allo zero per le attività di produzione.