Suolo e Salute

Tag Archives: agricoltura

LEGGE SUL BIO: OCCORRE MASSIMIZZARE FONDI E OBIETTIVI

LEGGE SUL BIO: OCCORRE MASSIMIZZARE FONDI E OBIETTIVI

Da mesi in standby in attesa dell’approvazione definitiva, la legge sul biologico torna in campo con promessa di approdo alla Camera in novembre. Lo annuncia l’on. Pasquale Maglione, relatore della proposta di legge, che auspica uno sblocco, anche al fine di beneficiare dei 300 milioni stanziati dal Pnrr in favore di Bio-distretti e bio-filiere e raggiungere gli obiettivi prefissati dal Green Deal.

È iniziato il conto alla rovescia. La tanto agognata legge che andrà finalmente a normare l’agricoltura biologica in Italia, raggiungerà a Montecitorio ad autunno inoltrato, per l’approvazione definitiva.
A commentare la notizia è l’on. Maglione, esponente del Movimento5Stelle in Commissione Agricoltura, nonché relatore della proposta di legge: “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico.”

A sostegno del mondo agricolo italiano

«L’auspicio è che, come già avvenuto in Commissione Agricoltura ad agosto e al Senato in precedenza, le richieste del mondo produttivo italiano trovino concreta sponda in Parlamento con l’approvazione definitiva della normativa», dichiara.
La formalizzazione della legge, non potrà che aiutare la filiera agroalimentare e agevolare l’armonizzazione di tutte le misure volte alla salvaguardia e allo sviluppo delle produzioni bio; produzioni che già contano oltre 2 milioni di ettari di superficie coltivata e 82mila operatori attivi sul territorio.

A consolidamento del ruolo trainante in Europa

Tra i leader europei nel settore, al fianco di Francia e Spagna, l’Italia confida nella definizione finale della legge per proseguire e sviluppare il lavoro svolto fino ad oggi. Un processo non avaro di risultati, che nell’ultimo periodo ha registrato un incremento del +5,1% delle superfici coltivate e del +11% dell’export bio Made in Italy. Permettendo così, la conquista di un ruolo da co-protagonista nella storia europea del settore del biologico.

Verso il raggiungimento delle iniziative del Green Deal UE

Attraverso una legge attualizzata alle esigenze del settore, sarà più facile raggiungere gli obiettivi prefissati in questa direzione. La normativa agevolerà dunque il lavoro, nell’ottica della strategia Farm to fork: che impegna l’Unione europea nel raggiungimento del 25% di SAU coltivata a metodo biologico entro il 2030.

«Un ulteriore impulso giungerà dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dove sono dedicati esclusivamente al settore bio 300 milioni di euro del Fondo per la creazione di contratti di filiera e bio-distretti» aggiunge Maglione, entusiasta di aver festeggiato il 23 settembre, la prima Giornata europea dell’Agricoltura Biologica – appena istituita dal Commissario dell’Unione, Wojciechowsi.

 

Fonte: Terra e Vita

GREEN ECONOMY, UNA QUESTIONE DI VOLONTÀ POLITICA CHE PUÒ FARE LA DIFFERENZA

GREEN ECONOMY, UNA QUESTIONE DI VOLONTÀ POLITICA CHE PUÒ FARE LA DIFFERENZA

È uscito pochi giorni fa il sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l’organismo delle Nazioni Unite responsabile delle valutazioni relative al fenomeno del cambiamento climatico.

Il documento mette in evidenza la rapidità con cui si stanno verificando alcuni cambiamenti irreversibili, primo fra tutti il surriscaldamento delle temperature medie – ora ad 1,1 °C -; che raggiungerà in 20 anni gli 1,5 °C, provocando lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento dei mari.

Lo studio sottolinea così, l’urgenza di altrettanta rapidità nell’apportare riduzioni immediate e su larga scala, delle emissioni di gas serra.

Indietro non si torna, dichiara Filippo Giorgi, climatologo del Ipcc. Lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia non potrà essere fermato, ma possiamo intervenire su fronti ancora più preoccupanti.

È strettamente necessario smettere di bruciare combustibili fossili, come carbone, petrolio e gas, poiché vi è il rischio di un evento che non si è mai verificato negli ultimi dieci periodi interglaciali, da prima della comparsa dell’uomo sul pianeta Terra: un surriscaldamento di 3-4 °C.

Le conseguenze? Poco prevedibili secondo il climatologo. Zone come il Mediterraneo andrebbero incontro a desertificazione, le correnti oceaniche rallenterebbero enormemente, salterebbero in sostanza tutti gli equilibri geopolitici attuali.

Gli eventi climatici estremi, rispetto agli anni ’80, sono già triplicati, aggiunge, a una velocità senza precedente alcuno. Con questi presupposti sarà come adattarsi a vivere in un altro Pianeta.

La soluzione secondo il rapporto, consiste in un’accelerazione della transizione verso la Green Economy. E’ una questione in parte culturale e in parte di volontà politica.

I Paesi emergenti vanno aiutati verso uno sviluppo differente da quello europeo e degli Stati Uniti d’America, poiché hanno il problema della povertà energetica, che dovrà comunque essere indirizzata verso una risorsa diversa da quella dei combustibili fossili.

Dobbiamo sfruttare l’eolico, il fotovoltaico, le batterie per l’accumulo, i motori elettrici. Dai trasporti, al riscaldamento, alla produzione industriale: tutto urge di essere convertito a elettrico.

Dal punto di vista culturale invece, gli strumenti di cui noi individui disponiamo per determinare un cambiamento, sono il voto e le scelte di acquisto.

Attraverso le scelte alimentari, abbiamo già cominciato a modificare le nostre abitudini, ma dobbiamo continuiamo a diminuire il consumo di carne, a virare verso il riciclo e l’economia circolare, a sprecare meno in generale.

Acquistiamo infine energia da fonti rinnovabili. Solo attraverso questo insieme di azioni, sottolinea Giorgi, creeremo una possibilità per fare la differenza.

L’agricoltura biologica è un ottimo alleato del clima. Prendendo ad esempio la concimazione delle colture: esiste una connessione diretta tra le emissioni di protossido d’azoto e la quantità di fertilizzante azotato applicato ai terreni agricoli. Il protossido di azoto è un gas serra particolarmente stabile in atmosfera ed ha impatto ambientale fortissimo. Chi pratica l’agricoltura biologica non fa uso di questo tipo di fertilizzanti sintetici.

Il contributo dell’agricoltura biologica non è solo riferito al non uso dei fertilizzanti di sintesi e pesticidi, ma risiede nella tecnica adottata che in molti casi permette di immagazzinare il carbonio nel suolo. Queste sono alcune delle operazioni che permettono il ritorno del carbonio nel terreno:

– Lavorazione minima
– Restituzione dei residui colturali al suolo
– Uso di colture di copertura
– Rotazioni delle colture
– Maggiore integrazione dei legumi per il fissaggio dell’azoto

Otteniamo così un aumento della produttività e meno dispendio di carbonio nell’atmosfera.

 

Fonte: Corriere della Sera

DECRETO SOSTEGNI BIS, LE NUOVE MODIFICHE IN TEMA DI AGRICOLTURA

DECRETO SOSTEGNI BIS, LE NUOVE MODIFICHE IN TEMA DI AGRICOLTURA

A seguito del voto di fiducia espresso dalla Camera con 444 voti a favore, 51 contrari e nessun astenuto, il Decreto Sostegni bis – DL 73/2021 ha ora via libera, per passare proprio in questi giorni al vaglio del Senato per la conferma definitiva.

Il decreto pone in sé, modifiche piuttosto importanti in tema di agricoltura, con misure concrete e 2 miliardi di euro che verranno stanziati a vantaggio del settore.

Se entriamo nel dettaglio delle proposte e degli emendamenti approvati: scopriamo le aggiunte dei commi 15-bis e 15-ter di Michele L’Abbate, del Movimento5Stelle, all’articolo 68.

Nel primo comma citato, vengono messi a disposizione 15 milioni di euro per il 2021, al fine di potenziare le forme di agricoltura di tipo sostenibile; promuovere le filiere e i bio-distretti.

Il comma 15-ter prevede invece la copertura degli oneri, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del MEF per il 2021, allo scopo di utilizzare l’accantonamento relativo al MIPAAF.

Alberto Manca, collega di L’Abate, parte del Movimento, aggiunge invece l’articolo 68-bis: il cui comma 1 autorizza l’incremento di 500mila euro alla spesa per l’anno 2021 (prevista dall’art. 1 comma 521 della legge 150/2019), da utilizzare per sostenere le filiere agricole tramite soluzioni tecnologiche e progetti innovativi.

Questi sono finalizzati ad agevolare il contenimento dell’impatto ambientale e il fenomeno del cambiamento climatico; accrescere la capacità di resilienza di fronte ad altri possibili episodi di pandemia e ridurre i costi sostenuti dai produttori agricoli.

Susanna Cenni, del PD, integra il comma 3-bis all’art. 71. Questo dispone che la Regione Toscana possa destinare alcune economie di spesa agli interventi del Fondo di Solidarietà nazionale, per quelle imprese del settore olivicolo-oleario della provincia di Pisa, che hanno subìto i danni degli incendi avvenuti nel 2018.

Per quanto riguarda il settore zootecnico e gli incrementi dei costi di produzione vissuti negli ultimi anni a causa delle tensioni rispetto agli alimenti destinati al bestiame (sia a livello nazionale che internazionale): Maria Spena di Forza Italia, aggiunge i commi 2-bis, 2-ter e 2-quater all’art 68.

Il comma 2-bis dispone l’incremento del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura per un importo pari a 5 milioni di euro per il 2021; al fine di erogare contributi per gli allevatori bovini.

Il collega Paolo Trancassini propone invece, con l’integrazione all’art.68 dei commi 15-septies e 15-octies, di prorogare fino al termine dello stato di emergenza la possibilità per i percettori di ammortizzatori sociali come Naspi, Dis-coll e Reddito di cittadinanza, di stipulare contratti con datori di lavoro del settore agricolo – non superiori a 30 giorni, ma comunque rinnovabili per altri 30 -, senza subire la perdita dei sussidi menzionati.

Agli oneri derivanti dalla suddetta proroga si provvede ai sensi dell’art. 77 del provvedimento in esame (comma 15-octies). Ne consegue per l’anno 2021, il riconoscimento del contributo a fondo perduto, per i professionisti in possesso dei requisiti necessari.

Di iniziativa del Governo è invece l’articolo 68-ter, disposto per riequilibrare le differenze finanziarie tra i territori regionali del Nord e Sud Italia. L’articolo, fornisce uno stanziamento di 92,7 milioni di euro a seguito del riparto delle risorse relative al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per le annualità 2021/22.

Un ulteriore emendamento su iniziativa di Fasano, Cappellani e Gagliardi, aggiunge all’articolo 68 i commi 15-quater, 15-quinquies e 15-sexies. Tali integrazioni, estendono a tutto il 2021 l’operatività del fondo nazionale agrumicolo, corrispondente a 5 milioni di euro.

Chiara Gagnarli del M5S ha dato l’avvio per l’art. 68-quater, che introduce un contributo a fondo perduto in favore dei piccoli birrifici che producono birra artigianale in misura pari a 0,23 euro a litro di birra complessivamente presa in carico, nel registro annuale di magazzino nell’anno 2020; sulla base dei dati riportati annualmente, nella dichiarazione riepilogativa presentata dagli stessi birrifici.

Tra le novità del Decreto, per quanto riguarda il settore agricolo, vi è inoltre l’aumento a 161 milioni di euro per l’anno 2021 del Fondo solidarietà nazionale, attribuito alle imprese agricole che hanno subito danni da gelate.

Per quanto riguarda il tema dell’occupazione: i lavoratori addetti agli agriturismi, verranno considerati lavoratori agricoli, così da rinforzare il rapporto di connessione tra l’agricoltura e le realtà agrituristiche. Verranno poi inserite misure agevolative per l’imprenditoria femminile, misure finora riservate ai soli giovani. Tra queste vi sono i mutui a tasso zero per gli investimenti e i contributi dello stesso tipo, a fondo perduto.

Coldiretti sottolinea fortemente significativo: l’aumento di 5 milioni del “fondo filiere”, per interventi destinati nell’anno 2021 agli allevatori di bovini; oltre allo stanziamento di 15 milioni di euro per il sostegno dei bio-distretti, ormai sempre più diffusi nelle differenti regioni d’Italia.

Laddove vi sono state difficoltà legate alla mancanza di liquidità, per le imprese agricole e della pesca, l’integrazione all’interno del Decreto giunge tramite: il fondo Ismea per la gestione delle garanzie.

È quindi ricco, il panorama delle modifiche apportate, nell’ambito del comparto agricolo. Restiamo ora in attesa del sì del Senato per la delibera definitiva.

 

Fonte: Terra e Vita

FRANCIA E SPAGNA: LA CORSA VERSO IL BIOLOGICO

FRANCIA E SPAGNA: LA CORSA VERSO IL BIOLOGICO

Sono incoraggianti i dati relativi all’anno 2020, presentati da Agence Bio – Agenzia per lo sviluppo e la promozione dell’agricoltura biologica in Francia e da Louis Planas, ministro dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione in Spagna.

Entrambe le nazioni dell’Unione Europea, riportano un quadro generale positivo, che presenta una crescita del settore biologico regolare e certamente proiettata verso l’obiettivo del 25% dei terreni agricoli coltivati a bio, entro il 2030.

La Spagna ha registrato negli ultimi 5 anni, una tendenza di crescita media annua della superficie bio del 4,8%; raggiungendo una SAU del 10% distribuita maggiormente tra le regioni dell’Andalusia, della Catalogna e di Castiglia-La Mancia.

La Francia presenta numeri similari: nel 2020 ha infatti raggiunto il 9,5% della SAU totale (2,55 milioni di ettari coltivati a bio), raddoppiando letteralmente, negli ultimi 5 anni, la superficie in biologico e integrando circa 250.000 ettari supplementari ogni anno.

 

Per quanto riguarda la tipologia delle colture biologiche nel paese spagnolo, le principali per estensione sono rappresentate da: oliveti, vigneti, cereali per la produzione di grano e coinvolgono pascoli permanenti (pari a 1,27 milioni di ettari), colture permanenti (662,423 ettari) e seminativi (502.075 ettari).

In Francia, le colture foraggere – destinate all’alimentazione del bestiame – occupano oltre il 60% della coltivazione biologica; le altre coltivazioni prevalenti sono invece: cereali, semi oleosi, legumi e vite.

Notevole in entrambi gli stati, è l’incremento del numero di operatori nel settore.

In Spagna la crescita è stata registrata in quasi tutte le categorie: dai produttori agricoli, ai commercianti, all’industria di trasformazione. Gli agricoltori sono cresciuti negli ultimi 5 anni, circa il 6% ogni anno; i commercianti di prodotti biologici circa il 20% e le industrie hanno assistito a una crescita media annua dell’11%.

Queste ultime, raggruppano due tipologie di trasformazione: una legata alla produzione vegetale e l’altra alla produzione animale. In totale, le industrie di trasformazione spagnole registrate hanno raggiunto le 10.395 (8.944 di tipo vegetale, 1.451 di tipo animale).

Secondo i dati presentati da Agence Bio, in Francia invece nel 2020, le aziende agricole sono aumentate di 5.994 unità nel complesso, rappresentano il 18% dell’impiego nel settore agricolo – e le imprese coinvolte nel comparto di 2.704 unità. Per un totale di 200.000 impieghi diretti a tempo pieno, all’interno della filiera biologica.

Per quanto riguarda l’origine dei prodotti bio consumati nello stato francese (consumo che corrisponde al 6,5% della spesa alimentare domestica nell’anno 2020): due terzi hanno provenienza esclusivamente nazionale – si parla di vini, uova, prodotti lattiero-caseari, carni e legumi –, si parla del 67% dei prodotti; il restante 18% deriva dall’Unione europea e un ultimo 15% ha origine alternativa.

In Spagna, la produzione animale è rimasta all’incirca stabile, mentre l’acquacoltura bio ha registrato una crescita sostenuta che ha raggiunto quasi 7.480 tonnellate di produzione.

Il numero di realtà imprenditoriali dedicate a carne ovina e caprina è invece diminuito, bilanciato da quello di aziende dedicate all’allevamento di polli, conigli, latte di pecora e capra, che ha realizzato un aumento.

Il numero di capi di bestiame è cresciuto nel caso di suini, pecore, capre e bovini da latte. Pollame da carne e galline ovaiole.

Le imprese specializzate in acquacoltura bio, sono aumentate da 61 a 174, variazione dovuta principalmente a un passaggio dalla certificazione di gruppo a quella individuale per uno dei produttori coinvolti.

Entrambi gli stati presentano pertanto numeri significativi, artefici di un panorama promettente che annuncia una vera e propria corsa verso il consolidamento e l’espansione del comparto biologico.

 

Fonte: Sinab

AGRICOLTURA BIOLOGICA RIGENERATIVA: IL PRIMO CENTRO EUROPEO, NASCERÀ A PARMA

AGRICOLTURA BIOLOGICA RIGENERATIVA: IL PRIMO CENTRO EUROPEO, NASCERÀ A PARMA

Nascerà alle porte di Parma, il primo avamposto europeo del Rodale Institute, realtà con base in Pennsylvania, pioniera già dagli anni ’70, in materia di agricoltura rigenerativa.

La partnership è stata annunciata pochi giorni fa, in occasione della Green Week di Parma, Festival dedicato alla Green Economy.

Il Davines Group – Rodale Institute European Regenerative Organic Center, sarà il primo centro internazionale di formazione e ricerca in materia e avrà luogo nel Davines village: villaggio completamente carbon neutral con all’interno una superficie agricola biologica rigenerativa, un centro di ricerca e formazione, un orto scientifico e tantissimo altro.

Ma cosa si intende per agricoltura rigenerativa?

Già dagli anni ’80, la definizione attribuita dal Rodale Institute indica un tipo di agricoltura che permette al terreno di assorbire carbonio. Questa influirà positivamente sul cambiamento climatico e sarà favorevole per la salute dei suoli, dell’aria e dell’acqua.

Il Centro di Parma, concentrerà la propria attenzione nella ricerca e formazione di aziende agricole europee di piccola e media dimensione, attive nella coltivazione per il campo nutrizionale e cosmetico. Sosterrà inoltre gli agricoltori all’interno della regione e focalizzerà l’attenzione sulla gestione biologica nel clima mediterraneo.

L’intento è quello di creare un catalizzatore europeo e italiano per il cambiamento, che incentivi gli studi sulla sostenibilità e le pratiche di agricoltura rigenerativa, così come è avvenuto negli Stati Uniti fin dalla fondazione del Rodale Institute negli anni ’40. In America infatti, il comparto biologico è cresciuto a tal punto da raggiungere i 60 miliardi di dollari.

Indirizzare il movimento del biologico oltre l’ambito alimentare, è un altro degli scopi della partnership, che intende stimolare l’impatto nell’ambito della cosmesi e della cura personale; ambito di specializzazione del Rodale Institute.

L’agricoltura biologica rigenerativa, come può influenzare la catena di approvvigionamento dei prodotti dedicati alla cura della persona? E come potrà conciliare al contempo, la lotta per la mitigazione del cambiamento climatico?

Questi gli interrogativi che muoveranno i ricercatori del Centro nell’indagine, che effettueranno in collaborazione con il team di Ricerca & Sviluppo Davines.

Fonte: Metro news

NUOVE RISORSE PER L’AGRICOLTURA BIO IN ITALIA, UN TRAGUARDO SOLLECITATO DALLE ASSOCIAZIONI DI SETTORE

NUOVE RISORSE PER L’AGRICOLTURA BIO IN ITALIA, UN TRAGUARDO SOLLECITATO DALLE ASSOCIAZIONI DI SETTORE

Grande è la soddisfazione espressa dalle associazioni del comparto agricolo, per l’assegnazione delle risorse, messe a disposizione dal Fondo complementare, al Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’agricoltura bio in Italia.

A seguito degli emendamenti approvati dal decreto legge n. 59 del 6 maggio 2021, è stato istituito il Fondo complementare: un contributo di 30 miliardi di euro che si aggiunge alle risorse già in dotazione europea.

Il nuovo decreto, determina che 1,2 miliardi di euro, siano riservati ai contratti di filiera e distrettuali per i settori: agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo. Di questo importo complessivo, 300 milioni di euro (25%), saranno distribuiti nell’arco di 5 anni, al solo comparto delle produzioni biologiche.

Un traguardo per nulla scontato, sollecitato nei giorni precedenti, da una comunicazione inviata da alcune associazioni del settore (Aiab, AssoBio, Associazione Biodinamica, FederBio) al Presidente del Consiglio e alle altre personalità istituzionali coinvolte.

La lettera metteva in evidenza l’importanza di ulteriori risorse all’interno del Pnrr, in favore del biologico: settore strategico, punta di diamante per la realizzazione della transizione ecologica del Paese (in linea con gli obiettivi europei del Green Deal).

La sollecitazione quindi, di un’opportunità concreta di sviluppo, a favore della salvaguardia dei territori rurali in Italia e dell’occupazione lavorativa di giovani e donne; che sembra essere stata accolta e ascoltata.

I prossimi obiettivi a cui tendono le associazioni, sono azioni di intervento, orientate verso una maggiore e più efficace digitalizzazione del comparto; una fiscalità funzionale nell’agevolare le attività all’interno e un ampliamento delle possibilità di ricerca e innovazione, che garantiscano un aggiornamento sempre costante per la crescita del settore.

 

Fonte: Repubblica