AGROFORESTAZIONE: UNA TAPPA IMPORTANTE NEL PERCORSO ALLA “CARBON FARMING”
Il CIB – Consorzio italiano Biogas, ha presentato alcuni giorni fa, nell’ambito dell’Eco Futuro Festival di Padova: Farming for Future, progetto per la riconversione agroecologica dell’agricoltura italiana, che consta nei suoi principali interventi d’azione di dieci buone pratiche.
Tra le dieci, a una in particolare è stato dato risalto all’interno del Festival: l’agroforestazione.
Tale pratica consiste nell’integrazione di alberi e colture agricole su una stessa superficie. Questa concentrazione, permette un incremento della cattura di CO2 dall’atmosfera molto più stabile, oltre a un maggiore stoccaggio di carbonio nel suolo che ne aumenta la fertilità.
La biodiversità del terreno, beneficia così dell’arricchimento dei nutrienti fornito in profondità dagli apparati radicali degli alberi, una vera e propria rigenerazione e una tappa tanto proficua quanto significativa, nel percorso della “Carbon farming”.
Per le aziende agricole, sottolinea CIB, adottare questa buona pratica, rappresenta una scelta fortemente innovativa, oltre che sostenibile, perché agevola e favorisce il ripristino della biodiversità, laddove i terreni possono essere stati danneggiati; limita la loro erosione e ne aiuta la conservazione, oltre ad offrire un sostanziale apporto alla mitigazione del cambiamento climatico.
I sistemi silvoarabili ovvero l’impianto di alberi in filari consociati con colture agrarie, fanno parte della progettazione dell’agroforestazione e riducono le problematiche ambientali, massimizzando il sequestro di carbonio nei suoli.
La presenza degli alberi, riduce inoltre l’evapotraspirazione; migliora la difesa delle falde e preserva la tutela del paesaggio.
Vantaggiose per il pianeta e per gli agricoltori, le pratiche agroforestali risultano competitive, poiché riescono ad immagazzinare maggiore quantità di carbonio rispetto alle pratiche convenzionali, magari meno complesse da gestire, ma certamente non altrettanto proficue e salutari nel lungo periodo.
Fonte: Green report