Suolo e Salute

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LA RESILIENZA DELLA VITICOLTURA BIO

LA RESILIENZA DELLA VITICOLTURA BIO

Sul mensile VVQ l’esperienza di Augusto Zuffa, storico produttore romagnolo certificato da Suolo e Salute, che quest’anno ha dovuto dribblare alluvione, peronospora, grandinate e aumento dei noli per il trasporto aereo

Prima l’alluvione, poi la peronospora, infine le estese pesanti grandinate. Per la viticoltura romagnola il 2023 sarà ricordato come un annus horribilis. Ma l’esperienza dei produttori e la resilienza del bio possono consentire di superare queste difficoltà. La conferma emerge in un ampio reportage pubblicato sul sito del mensile VVQ.

Perdite dal 30 all’80%

«Le perdite nei nostri vigneti – conferma Augusto Zuffa, titolare dell’omonima azienda vitivinicola di Imola (Bo) – vanno dal 30 all’80% in alcuni casi».

Cantine Zuffa è una delle realtà più rappresentative della viticoltura biologica italiana, capace di coniugare, fin dagli albori del bio, attenzione per l’ambiente e tutela della qualità organolettica dei vini.

Coniugare qualità e ambiente

In cantina applica le migliori tecnologie bio per proteggere al meglio la materia prima prodotta in campo e preservare in bottiglia le molecole aromatiche delle uve autoctone e internazionali che coltiva.

In vigneto applica i migliori accorgimenti per tutelare la biodiversità e la fertilità organica dei suoli, ma gli eventi estremi di questo 2023 non hanno assicurato la necessaria tempestività per effettuare i trattamenti, soprattutto nei vigneti di collina, il cui accesso era impedito da frane e smottamenti.

Certificata da sempre da Suolo e Salute, la cantina guidata da Augusto Zuffa è anche campione di export, visto che tutti i vini sono certificati biologici per Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone. «Siamo anche tra i primi al mondo ad aver ottenuto certificazione biologica per la Cina nel 2010».

Export, costi boom

Una vocazione internazionale oggi stressata anche dall’aumento dei noli. «Il costo applicato dagli spedizionieri – spiega Zuffa – per inviare le bottiglie negli Usa è quadruplicato durante il periodo del  lockdown passando da 3,77 euro a bottiglia a oltre 16». «Oggi ci siamo stabilizzati attorno a 12,2 euro a bottiglia, un costo che pesa notevolmente sui nostri consumatori oltreoceano».

L’alternativa sarebbe rappresentata dai pallet da almeno 750 bottiglie per il traporto via nave. Un’opzione scartata a priori da Zuffa proprio in virtù dell’impegno nella salvaguardia della qualità «Investiamo tutto sull’espressione della ricchezza aromatica delle nostre uve, e poi rischieremmo di vederla svanire durante il trasporto».

Un’altra eredità di questo periodo difficile che mette a dura prova la resilienza delle nostre imprese bio.

ALLEVAMENTI: IL MODELLO BIO VA RAFFORZATO

ALLEVAMENTI: IL MODELLO BIO VA RAFFORZATO

Alla tappa milanese della Festa del bio la coalizione di “Cambia La Terra” presenta una proposta in più punti per migliorare i sistemi di allevamento di bovini, suini e avicoli.

Cambia la terra, partendo dal cambiamento dell’allevamento zootecnico. È la proposta lanciata dalla seconda tappa della seconda edizione della festa del bio che si è tenuta il 4 febbraio a Milano. «Il regolamento europeo sugli allevamenti biologici non basta più, andare oltre significa puntare soprattutto sul miglioramento delle condizioni di vita del bestiame allevato».

Vantaggi per l’ambiente e per il benessere animale

È quanto rileva la Federazione italiana per l’agricoltura biologia e biodinamica (FederBio), che ha messo nero su bianco i criteri per ridefinire un sistema di allevamento biologico che sia in grado di produrre vantaggi per l’ambiente, per la salute dell’uomo e che, allo stesso tempo, tenga conto del benessere animale.

I punti della proposta

I criteri sono definitivi nel nuovo quaderno frutto del progetto “Cambia La Terra”, intitolato “Sostenibile non basta: il modello è quello del bio”. Ecco alcuni dei punti contenuti nella proposta:

  • i bovini devono poter pascolare all’aperto per almeno 120 giorni l’anno,
  • i vitelli devono poter essere alimentati alla mammella, in modo naturale,
  • gli allevamenti bio devono scegliere razze a lento accrescimento, in modo tale da assicurare una durata adeguata di vita agli animali;
  • le scrofe devono poter passare il periodo della gestazione all’aperto e non possono essere rinchiuse nelle gabbie;
  • ai polli non può essere tagliato il becco, una pratica che denuncia comunque allevamenti affollati;
  • occorre risolvere il problema dell’eliminazione dei pulcini maschi.

Il documento è stato redatto con i contributi di tutte le Associazioni di Cambia la Terra: FederBio, Isde Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Slow Food e WWF.

SI COMPLETA LA SQUADRA DI GOVERNO

SI COMPLETA LA SQUADRA DI GOVERNO

A ministri, viceministri e sottosegretari del 68° Governo della Repubblica Italiana gli auguri di proficuo lavoro di Suolo e Salute

Si completa la fisionomia del 68° Governo della Repubblica Italiana, il primo con un Presidente del Consiglio donna: Giorgia Meloni.

La novità della Sovranità alimentare

Mercoledì 2 novembre è stato infatti il giorno del giuramento per i 31 sottosegretari nominati nel Consiglio dei Ministri dello scorso 31 ottobre. Patrizio Giacomo La Pietra (Fratelli d’Italia) e Luigi D’Eramo (Lega) sono i due nuovi sottosegretari del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e forestale (Masaf, nuovo acronimo che sostituisce il precedente Mipaaf) che affiancheranno il ministro Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia) in Via XX Settembre.

Ambiente e Sicurezza energetica

Cambio di nome anche per l’ex Ministero per la Transizione ecologica che diventa Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Qui ad affiancare il neoministro Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia) sono la viceministro Vannia Gava (Lega) e il sottosegretario Claudio Barbaro (Fratelli d’Italia). Per conoscere le rispettive deleghe, compresa quella per l’agricoltura biologica, bisognerà aspettare il 4 novembre.

Il ruolo centrale del biologico e della certificazione

Suolo e Salute esprime i più fervidi auguri di proficuo lavoro ai membri del nuovo Governo affinchè possano dare il loro importante contributo a sostegno dell’Agricoltura e dell’Ambiente. «L’auspicio è che il nuovo Esecutivo ribadisca l’importanza dell’agricoltura biologica e della certificazione per la sostenibilità ambientale, economica, sociale e per la sicurezza alimentare del nostro Paese in un momento di estrema complessità a causa delle crisi internazionali».

MENSE SCOLASTICHE CON INGREDIENTI LOCALI E BIO A ROMA

MENSE SCOLASTICHE CON INGREDIENTI LOCALI E BIO A ROMA

La società Sodexo lancia il menù “Buono Così” da prodotti bio, tipici e a filiera corta con la collaborazione di esperti dietisti

Arriva nella Capitale “Buono così: Gusto, Benessere, Qualità”. Si tratta di un progetto per le mense realizzato da Sodexo, azienda multinazionale di origine francese, numero uno al mondo nel campo dei servizi di ristorazione e dei servizi alle imprese.

Salute e rispetto dell’ambiente

L’iniziativa mira a garantire agli alunni delle scuole del Municipio I menu buoni e sostenibili attraverso un’accurata selezione delle migliori materie prime, e la predisposizione di menù vari ed equilibrati. «Vogliamo tener conto – afferma Sodexo in un comunicato- delle esigenze di salute e di rispetto dell’ambiente e del territorio con il ricorso a prodotti di stagione che impattino positivamente sull’ambiente, provenienti da produzioni sostenibili».

I numeri

Le scuole interessate dal progetto sono 43, i bambini serviti ogni giorno 8.000. Il 77% dei prodotti utilizzati per creare i menu sono Bio, Dop, Igp, Equo Solidali, a Filiera Corta, provenienti da agricoltura sociale o da territori terremotati.

«Con il nuovo concept “Buono Così”- afferma Piero Pini, direttore regionale scuole, sanità e senior del Centro Sud Italia di Sodexo- ci impegniamo a intensificare ulteriormente il rapporto con i nostri fornitori e produttori, per poter offrire un servizio di qualità attraverso una rete qualificata di operatori». Sodexi si avvale della collaborazione di team di esperti come la “Food Intelligence”, composta da nutrizionisti e tecnologi alimentari, per la progettazione di menu equilibrati e sani, affiancati dall’equipe di dietisti che valorizza e divulga il valore della corretta alimentazione.

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

Parte la nuova programmazione della politica agricola comunitaria. L’Italia rispedisce a Bruxelles una nuova versione del documento con le linee d’indirizzo nazionali senza dare seguito alle osservazioni espresse in marzo dalla Commissione Ue. Quattordici associazioni ambientaliste esprimono il loro forte dissenso

L’agricoltura italiana sta entrando nella nuova fase di programmazione della Pac, la Politica agricola comunitaria. La riunione del tavolo di partenariato del 28 settembre ha chiuso la partita del Piano strategico nazionale (PsP), lo strumento che dovrebbe garantire la realizzazione anche in Italia degli obiettivi di transizione ecologica fissati dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity del Green deal.

Non recepite le critiche della commissione

La Commissione ha espresso lo scorso marzo numerose osservazioni alla prima versione del piano, ma il nostro Paese ha deciso di ribadire le scelte nazionali già espresse.

Quattordici associazioni ambientaliste e dei consumatori (tra cui Legambiente, Greenpeace, Wwf e Slow food) esprimono un forte dissenso per il documento italiano di programmazione della Pac post 2022.

«È deludente – dichiarano in un comunicato congiunto- e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura». Le critiche riguardano tutti gli aspetti del Psp, sia riguardo al primo (aiuti diretti) che al secondo pilastro (Sviluppo Rurale). «Le Regioni – scrivono le 14 associazioni – hanno infatti programmato i loro interventi per lo sviluppo rurale senza una vera strategia condivisa per la sostenibilità dell’agricoltura».

La delusione degli ambientalisti

«Questo Piano strategico nazionale – è il commento tranchant – è una vera delusione che completa la pessima riforma della Pac voluta dal Parlamento e dal Consiglio Ue, incapaci di dare risposte concrete alle gravi crisi ambientali che colpiscono la stessa agricoltura e tutela solo gli interessi economici delle potenti corporazioni agricole».

Il bio è l’unica nota positiva

«L’unica novità positiva di questo Psp resta il maggiore investimento nell’agricoltura biologica con la volontà di anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della superficie agricola certificata rispetto all’obiettivo europeo al 2030». Ma il maggiore sostegno al biologico non è ritenuto dal sodalizio ambientalista sufficiente per promuovere la transizione ecologica di tutto il settore primario.

L’OTTIMISMO DELL’AMBIENTALISMO

L’OTTIMISMO DELL’AMBIENTALISMO

Produrre in maniera sostenibile sprecando meno risorse: una semplice formula resa possibile dall’affermarsi di movimenti come quello dell’agricoltura biologic ache stanno rendendo molto più leggero l’ impatto sul nostro Pianeta. Alcune cifre

Fiato alle trombe. La concomitanza della crisi sanitaria da Covid, della crisi geopolitica Ucraina e della crisi energetica per le sanzioni contro la Russia ha dato l’occasione a molti detrattori di mettere in discussione l’efficacia delle azioni intraprese dai movimenti ambientalisti in difesa dell’ambiente e di un’agricoltura pulita. La celebrazione della Giornata della Terra offre l’occasione per un’approfondita analisi. E il risultato fornisce solide basi per confutare il pessimismo dei detrattori.

Più con meno

Negli Stati Uniti, nel suo libro “More From Less” Andrew McAffee del MIT di Boston ammette che grazie alla maggiore attenzione all’ambiente abbiamo imparatoa camminare più alla leggera sul pianeta.

Negli anni ’70 previsioni come quelle di Pete Gunter, un professore universitario del Texas, stimavano che entro l’anno 2000 «il mondo intero, ad eccezione dell’Europa occidentale, del Nord America e dell’Australia, sarà in carestia». A quel tempo, infatti, il 34% dei Paesi in via di sviluppo era denutrito. Ora la percentuale è scesa al 13%,  nonostante la popolazione mondiale sia raddoppiata. Cosa è successo? Secondo McAffee, invece di abbandonare la crescita economica abbiamo fatto qualcosa di più profondo: la crescita economica disaccoppiata dall’uso delle risorse grazie all’attenzione al produrre meglio, ma con meno.

Quattro progressi nel Regno Unito

Un’analisi che non vale solo agli States, ma può essere applicata anche all’Europa. Mary Wakefiels, editorialista del settimanale inglese The Spectator ci ha provato con la realtà economica del suo Paese (con considerazioni applicabili anche all’Italia), scoprendo che le cose dal punto di vista ambientale vanno bene o per lo meno stanno decisamente migliorando:

  1. Crollo dell’inquinamento atmosferico nel Regno Unito. L’aria è più pulita oggi che mai dall’era preindustriale. Il peggior inquinante, il biossido di zolfo, è diminuito del 98% dalla Giornata della Terra del 1970. I PM (particolato inquinante, ovvero NO2, PM2,5 e PM10) sono in calo dell’80%. Un effetto legato alla Maggiore attenzione ambientale (ma anche alla Maggiore delocalizzazione in Cina);
  2. Agricoltura più sostenibile. L’utilizzo di mezzi tecnici è stato notevolmente contenuto. Fertilizzanti come il nitrato ammonico, ad esempio, costituivano un grosso problema, potendo inquinare I fiumi attraverso le percolazioni. Il suo utilizzo ha raggiunto il picco negli anni ’80 e da allora la quantità totale di azoto immesso nei campi è diminuita del 39% e quella di fosfato addirittura del 66%. Nel complesso la produttività agricola inglese è rimasta più o meno costante e anzi la produzione agricola complessiva è in realtà aumentata del 5%;
  3. Minori consumi energetici. Il consumo annuo di energia nel Regno Unito è diminuito del 31% dal 2001 e l’economia del Regno Unito è cresciuta del 33% nello stesso periodo di tempo. Questo è un classico esempio di disaccoppiamento: si fa di più ma con molta meno energia tanto che il consumo interno totale di energia primaria è sceso dall’equivalente di 236 milioni di tonnellate di petrolio equivalente nel 2001 a 191 milioni di tonnellate nel 2018 (meno 19%);
  4. Minore impronta di carbonio. In Inghilterra e negli altri paesi europei si viaggia meno: il ​​numero di miglia percorse in questo Paese ha raggiunto il picco nel 2002 e da allora è diminuito del 9% con un ulteriore calo post Covid per effetto di innovazioni come il lavoro digitale e nel frattempo le automobili sono diventate più efficienti, macinando più chilometri con meno carburante;

Grazie a questi risutati le emissioni di carbonio procapite , dopo avere raggiunto il picco nel 1973, sono progressivamente scese tanto che oggi in Inghilterra sono al di sotto del livello del 1860.

Un merito da attribuire alla maggiore attenzione dei consumatori che oggi possono scegliere cosa mangiare e cosa fare produrre grazie all’affermazione di movimenti come quello dell’agricoltura biologica.