I pesticidi neonicotinoidi sono da tempo considerati una minaccia per la sopravvivenza delle api. Negli anni, diversi studi hanno evidenziato la pericolosità di tali sostanze per gli imenotteri. Un’ulteriore conferma arriva dall’Università di Trento che per la prima volta ha misurato l’impatto dell’Imidacloprid sul cervello delle api.
Imidacloprid: danni su memoria, orientamento e olfatto
La ricerca è stata condotta dal CIMeC (Centro Interdipartimentale Mente e Cervello) e dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. I risultati raccolti sono stati pubblicati su Scientific Report.
Nel loro lavoro, i ricercatori si sono concentrati sull’Imidacloprid, l’insetticida/aficida sistemico più diffuso al mondo. La sostanza agisce in particolare sugli insetti ad apparato boccale pungente-schiacciatore ed è impiegata su una lunga serie di piantagioni.
Secondo i risultati dello studio, il prodotto ha un effetto dannoso sul cervello delle api. In particolare, sono stati rilevati danneggiamenti alle aree deputate a memoria, orientamento e olfatto.
Ad alte concentrazioni, la sostanza provoca nelle api convulsioni e morte. L’Università di Trento ha però dimostrato che anche concentrazioni più basse possono provocare danni al cervello degli imenotteri.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori, le restrizioni imposte dalle normative non bastano a scongiurare il pericolo. Analizzando il divieto di irrorazione durante la fioritura imposto in Trentino Alto Adige, gli studiosi hanno rilevato comunque un’elevata assimilazione del pesticida da parte delle api.
Sono 3 le ipotesi degli studiosi su tale dato apparentemente contraddittorio:
- Mancato rispetto delle regole
- Esposizione tramite altri canali (polvere o guttazione)
- Persistenza nell’ambiente dell’imidacloprid, anche dopo diversi mesi
Lo studio rientra in un progetto più ampio di CIMeC e Dipartimento di Fisica intitolato “Effetti subletali di neonicotinoidi sul cervello delle api: dalle immagini a singolo neurone agli studi sulla famiglia”.
L’importanza dell’olfatto per le api
Come spiega Albrecht Haase del CIMeC, “i principi attivi di questo tipo di pesticidi sono altamente neurotossici: si legano ai recettori della nicotina nelle sinapsi e bloccano il trasporto delle informazioni a livello cerebrale”.
E sottolinea i rischi derivanti dal danneggiamento dell’olfatto delle api:
“Uno dei più importanti canali di comunicazione tra gli insetti avviene per via chimica, attraverso i feromoni. Una riduzione, anche molto piccola, del senso dell’olfatto può compromettere seriamente la vita di un alveare”.
Un cambiamento che porta a modifiche profonde dell’organizzazione sociale e della capacità riproduttiva di una colonia. Haase fa un esempio per spiegare meglio il pericolo:
“Se l’informazione sulla malattia dell’ape regina non arriva correttamente alla colonia, le api non avvieranno i meccanismi che stanno alla base della produzione di nuove regine e l’alveare sarà destinato al collasso”.
Imidacloprid e altri neonicotinoidi: nuovo parere Efsa nel 2017
L’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha reso noto nel gennaio scorso che aggiornerà le proprie valutazioni sulla pericolosità dei pesticidi neonicotinoidi entro gennaio del prossimo anno.
Sotto la lente d’ingrandimento, oltre all’imidacloprid, ci sono anche clothianidin e thiamethoxam. Sulle sostanze sono già presenti dei divieti parziali. È attualmente proibito utilizzarli sulle colture che attraggono le api e sui cereali diversi da quelli invernali, fatta eccezione per gli usi in serra.
Proibito anche l’impiego nei trattamenti fogliari. Malgrado le limitazioni, però, gli effetti negativi dei neonicotinoidi continuano a essere registrati.
FONTI:
http://webmagazine.unitn.it/news/ateneo/12983/moria-di-api-la-minaccia-arriva-dai-pesticidi-e-colpisce-l-olfatto
http://www.suoloesalute.it/neonicotinoidi-parere-efsa-nel-2017/