Suolo e Salute

Tag Archives: biodiversità

PORTE APERTE PER LE SEMINE BIO

PORTE APERTE PER LE SEMINE BIO

Un’iniziativa in favore della biodiversità della Fondazione “Seminare il futuro” in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione

Porte aperte nelle aziende agricole bio in numerose regioni italiane per la semina collettiva. Un’iniziativa organizzata in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione di domenica 16 ottobre che ha coinvolto oltre 2mila persone nella distribuzione di semi di cereali nei campi per testimoniare il valore della biodiversità agricola.

Recupero di varietà resilienti

Un’iniziativa frutto dell’impegno della Fondazione “Seminare il futuro” in favore della biodiversità agricola. La mission della fondazione è infatti anche quello di stimolare la collaborazione tra mondo della produzione e della ricerca per il recupero e sviluppo di materiale genetico naturalmente resiliente alla crisi climatica.

Molte delle varietà protagoniste delle semine in 9 aziende bio derivano infatti dal campo catalogo che la Fondazione gestisce assieme all’Università di Pisa. Varietà di cereali vernini caratterizzare da ottima capacità di radicazione, in grado di fornire performance elevate anche in condizioni di apporto idrico e nutritivo ridotto e competitive nei confronti delle erbe infestanti.

Un nuovo grano duro dal Crea di Foggia

«L’agricoltura bio – si fa notare in una nota – è un metodo di produzione che si sposa bene con l’utilizzo di varietà locali legate alle caratteristiche delle diverse aree di produzione». In questo contesto è stata selezionata la prima varietà di grano duro per il biologico dall’incrocio di varietà di frumento delle aree del Mediterraneo, nata da una ricerca avviata nel 2016 che ha visto la collaborazione del Crea di Foggia assieme a Peter Kunz, esperto svizzero di selezioni in biologico e finanziata da NaturaSì e Cooperativa Gino Girolomoni.

IL MINISTRO PATUANELLI: «L’OMOLOGAZIONE DELL’AGRICOLTURA DISTRUGGE LA BIODIVERSITÀ»

IL MINISTRO PATUANELLI: «L’OMOLOGAZIONE DELL’AGRICOLTURA DISTRUGGE LA BIODIVERSITÀ»

Forte intervento del Ministro nel corso della Giornata mondiale della Biodiversità. «Sono produzioni di eccellenza come il biologico e le Dop a costituire un forte antidoto per lo sviluppo armonico dei territori»

La prima biodiversità da tutelare è quella dell’agricoltura. Ne è convinto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e lo ha ribadito proprio lo scorso 22 maggio, data proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite “Giornata della Biodiversità”.

Contro una visione produttivistica e semplicistica

«Il primo rischio per l’agricoltura – ha detto – è l’omologazione, che porta alla distruzione della biodiversità». Una minaccia che secondo il Ministro deriverebbe da una visione semplicistica che vede la produzione alimentare solo in termini di massimizzazione delle rese e l’alimentazione solo in termini salutistici che indirizzano verso una dieta universale tutelata da controversi sistemi di etichettatura.

«Il grande rischio, non complottistico ma reale, è che il cibo sia sostituito da una pillola e da un prodotto di laboratorio». «Dobbiamo scongiurarlo facendo sistema, facendo formazione e informazione e soprattutto facendo capire che si può produrre cibo di qualità tutelando contemporaneamente l’ambiente, la biodiversità, la natura e il mondo in cui viviamo».

Una forte presa di produzione rilasciata dal ministro nel corso del Convegno Internazionale “Nature in Mind” organizzato a Roma dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri in collaborazione con Coldiretti.

Il cibo è democrazia

«Il cibo ha un legame strettissimo con la democrazia», ha aggiunto il Ministro, che ha sottolineato: «La difesa del patrimonio di biodiversità attraverso produzioni di eccellenza come il biologico e le Dop – comparti dove il nostro Paese eccelle – costituisce un forte antidoto per lo sviluppo armonico dei territori, la fertilità dei suoli, la salubrità dell’aria, l’uso razionale dell’acqua e, più in generale, per lo sviluppo della produttività del sistema agricolo nazionale e della sicurezza del comparto alimentare italiano sotto il profilo qualitativo e salutistico».

L’impegno degli agricoltori italiani

In un comunicato stampa Confagricoltura ha messo in evidenza il forte impegno degli agricoltori nella tutela della biodiversità nazionale.

In Italia oggi sono infatti protetti oltre 3 milioni di ettari, pari a circa il 10,5% della superficie nazionale e tale sistema si integra alla rete Natura 2000, istituita ai sensi delle direttive Uccelli 2009/147/ce e Habitat 92/43/cee, che interessa una superficie totale di circa 6 milioni di ettari, il 19,3% del territorio nazionale.

Circa il 21% della superficie agricola italiana è potenzialmente classificabile come area agricola ad alto valore naturalistico (Avn), in cui si mantiene un elevato numero di specie e di habitat naturali.

BIODIVERSITÀ E AGRICOLTURA: ALCUNI OPZIONI POLITICHE SUGGERITE DA IFOAM

BIODIVERSITÀ E AGRICOLTURA: ALCUNI OPZIONI POLITICHE SUGGERITE DA IFOAM

IFOAM Organics Europe, la Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, ha stilato un nuovo rapporto, dal titolo “Agricoltura biologica e biodiversità – Opzioni politiche”.

Il rapporto mette in evidenza quattro obiettivi fondamentali, necessari da perseguire nell’ambito delle politiche che sottendono il comparto biologico.

Primo tra tutti, il rapporto sottolinea: la revisione di evidenze e risultati che riguardano l’impatto che l’agricoltura biologica ha sulla biodiversità europea; un’analisi accurata delle conseguenze di questo tipo di pratiche agricole sull’ambiente; un controllo rispetto alle modalità di utilizzo delle risorse europee a sostegno dell’agricoltura biologica e del pianeta; un pronostico sulle modifiche da apportare alle future politiche della Pac e dell’Ue, in ottica di espansione dell’agricoltura biologica e dei suoi impatti sull’ambiente e la biodiversità.

IFOAM ha premura di trasmettere agli Stati membri, l’importanza di utilizzare a pieno i regimi ecologici e le misure agroambientali presenti nei piani strategici della Pac; ciò al fine di massimizzare il più possibile il lavoro degli agricoltori bio attraverso gli strumenti portati dalla Politica agricola comune.

“In tal senso è necessario esplicitare il più possibile, nei piani strategici della Pac di ciascuno stato, le opportunità e i benefici apportati alla biodiversità da parte delle pratiche di agricoltura biologica”. Questo quanto ha affermato Nick Lampkin, principale autore del rapporto. Continua Lampkin: “la finalità è quella di far comprendere i benefici di un maggior sostegno all’agricoltura biologica, come strumento di politica pubblica fondamentale, per garantire la finalizzazione della prossima PAC verso gli obiettivi fissati da Farm to Fork e Biodiversità.

Misure corrette, sosterrebbero incentivi rilevanti per gli agricoltori convenzionali nel passaggio all’agricoltura biologica e, viceversa, gli agricoltori che già praticano il metodo bio dovrebbero venire ricompensati in modo adeguato per la tipologia di prodotti che producono in totale rispetto della natura e per le esternalità positive, ambientali e socio-economiche, legate allo sviluppo del biologico.

È ormai comprovato infatti, che l’agricoltura biologica, genera un aumento in termini di ricchezza e abbondanza, di specie, all’interno degli habitat rigenerati da questo tipo di agricoltura.

In particolare nelle colture a pieno campo, la biodiversità di specie vegetali migliora dal 20 al 95% e fino al 150% di specie in più, sia all’interno del campo che ai suoi margini.

Diversità microbica del suolo, popolazioni di uccelli e insetti, sono influenzati positivamente dalla gestione biologica del suolo. Nei contesti arabili gli impollinatori aumentano del 30%; innegabile inoltre, risulta la maggiore diversificazione dei prodotti all’interno dei campi coltivati. Persino gli effetti sul paesaggio, rispondono positivamente.

IFOAM raccoglie dunque, in un unico testo, la sommatoria dei benefici a difesa della biodiversità di cui l’agricoltura biologica è portatrice. Il rapporto intende anche fornire suggerimenti ulteriori agli Stati membri, allo scopo di massimizzare i risultati già confermati ed espandere quelli che in qualche modo ci attendiamo si verifichino.

Fonte: Cambia la terra

LA NUOVA PAC NON PIACE AGLI AMBIENTALISTI

LA NUOVA PAC NON PIACE AGLI AMBIENTALISTI

Vi invitiamo a leggere questo editoriale di Damiano Di Simine scritto per l’Espresso in cui troverete una lettura delle possibile conseguenze ambientali sulla Pianura Padana, già messa a dura prova da decenni di allevamenti intensivi. Secondo il giornalista, la nuova PAC affonderà ancora di più questo territorio.

QUI L’ARTICOLO INTEGRALE: https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/10/28/news/il-green-deal-fa-flop-sfuma-la-riforma-dell-agricoltura-sostenibile-1.355008

SEMI LIBERI PER AIUTARE IL BIO EUROPEO

SEMI LIBERI PER AIUTARE IL BIO EUROPEO

Anche se in forma ridotta torna “ Seminare il futuro”

L’iniziativa alla sua decima edizione apre i battenti con solo una decina di aziende biologiche e biodinamiche pronte ad “aprire le porte” dei loro campi ai cittadini per festeggiare la semina.
Proprio su questo punto si concentra il tema di questa edizione; infatti, è necessario sensibilizzare il più possibile il consumatore verso la provenienza del cibo e del futuro dell’agricoltura e soprattutto dei semi.

C’è bisogno di semente dedicata al biologico

La selezione e produzione di semente, in questo momento, è molto ragionata per gli usi in agricoltura convenzionale. Mentre, alla luce della “Farm to Fork”, che ha l’obiettivo di portare la superficie bio europea al 25% entro il 2030, è necessario investire su semi molto più idonei alle coltivazioni bio.

Il bio ha bisogno di più ricerca, a cominciare da quella sulla selezione di semi adatti – afferma Fausto Jori, amministratore delegato di NaturaSì – È per questo che la Fondazione Seminare il futuro ha cominciato assieme all’Università di Pisa ed alla fondazione svizzera Peter Kunz una sperimentazione su 250 varietà tradizionali di grano duro provenienti dall’Italia e dal Mediterraneo. Ma non basta, ci aspettiamo che il mondo della ricerca nel suo complesso faccia la sua parte per selezionare varietà che rispondano alle diverse esigenze agricole e nutrizionali delle nostre società, rispettando la pianta, il suolo e la biodiversità naturale”. “Oggi nei campi si utilizzano prevalentemente sementi selezionate per l’agricoltura convenzionale – spiega la nota – Una buona parte degli agricoltori biologici utilizza gli stessi semi, che non si adattano al sistema bio perché selezionati per produrre piante adatte all’uso di concimi chimici: grano più basso, con radici superficiali che non sono in grado di andarsi a trovare il nutrimento naturale fornito da un suolo fertile“.

Il sostegno alla biodiversità

Interessante l’intervento dell’epidemiologo Franco Berrino all’incontro “Storie di semi. Dal Campo alla tavola” che sostiene: “Abbiamo quasi sempre potuto accedere ad un’amplissima varietà di cibi, che si è poi impoverita con lo sviluppo dell’agricoltura e drammaticamente ridotta con l’agricoltura industriale, che ha privilegiato solo poche varietà molto produttive. Gli studi epidemiologici stanno dimostrando che la biodiversità del cibo è importante per la salute – rileva Berrino – Il consumo di frutta e verdura, ad esempio, riduce il rischio di diabete e di cancro, ma la varietà della verdura consumata conferisce un’ulteriore protezione. La varietà di frutta e verdura nei primi anni di vita, inoltre, protegge dallo sviluppo di allergie alimentari. Le fibre vegetali sono il principale nutrimento dei batteri intestinali benefici, e la biodiversità del cibo vegetale garantisce un buon funzionamento del microbiota, la nostra difesa contro le malattie infettive e le malattie autoimmuni. Mangiamo dunque tutto quello che il Padre eterno ha messo a disposizione nelle varie stagioni – conclude l’oncologo – e diffidiamo della finta diversità degli innumerevoli prodotti industriali.

Proprio per i motivi sopra citati da Berrino, la fondazione Seminare il Futuro promuove la ricerca e la produzione di sementi 100% biologiche (Organic Breeding), per permettere all’Europa di poter credere davvero agli obiettivi dei prossimi anni.

 

Fonte: ansa.it

366 RICERCATORI PER IL MANIFESTO DELLA BIODIVERSITA’

366 RICERCATORI PER IL MANIFESTO DELLA BIODIVERSITA’

Il genere umano deve cambiare marcia e deve puntare ad un maggiore rispetto della terra. Ormai più di un terzo delle terre emerse è sfruttato dall’uomo (in alcuni casi con conseguenze irreversibili), il 62% delle specie viventi è sotto la minaccia di estinzione. Di dati come questi, purtroppo, ne potremmo elencare tanti altri.

Per questo ben 366 ricercatori di 42 paesi, coordinati da Thomas C. Wagner dell’Università di Gottinga (Germania), si sono dati appuntamento alla COP15 in Cina nel 2021. I ricercatori hanno appena firmato un manifesto-appello che contiene alcune proposte per il Global Biodiversity Framework. Il loro scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica invitando il mondo a riorganizzare il sistema agricolo in modo ecologico e sostenibile, per far sì che lo scenario attuale, pieno di fattori critici, possa diventare una spinta verso un modo più sostenibile.

Il testo, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, attacca l’utilizzo massiccio di fertilizzanti chimici e agrofarmaci, ritendendolo insostenibile per l’ecosistema. Preservare la biodiversità dovrà divenire una caposaldo della gestione agricola del pianeta, ripartendo da tecniche con il minor impatto possibile sull’ambiente.

Riguardo le specie da coltivare il manifesto promuove sempre di più la diversificazione, rimettendo al centro l’uso di sementi locali e antiche ma più resistenti. Il fattore umano dovrà essere un altro perno della questione, in quanto sono le popolazioni locali che devono essere preservate e sostenute per portare avanti un progetto di questo tipo, attuando una vera e propria transizione verso uno sviluppo sostenibile.

Il documento redatto dai ricercatori, si propone come piattaforma di discussione per arrivare alla COP15 con progetti concreti per migliorare la condizione attuale. Insomma, dalle parole ai fatti.

Fonte: il fatto alimentare

Foto di Peggy Choucair da Pixabay