Suolo e Salute

Tag Archives: biologico

CHI SONO I CONSUMATORI BIOLOGICI E COSA VOGLIONO VERAMENTE?

CHI SONO I CONSUMATORI BIOLOGICI E COSA VOGLIONO VERAMENTE?

L’Organic Research Centre, la principale organizzazione di ricerca indipendente del Regno Unito che si occupa di sistemi agricoli agroecologici come l’agricoltura biologica e l’agroforestazione ha pubblicato uno studio sui consumatori dal quale risulta che, contrariamente allo stereotipo, gli acquirenti biologici non fanno necessariamente parte della classe media, ma sono un gruppo eterogeneo, e non necessariamente di ricchi

Il 46% di chi acquista quasi sempre prodotti biologici ha un reddito familiare inferiore a £ 25.000 e il 76% guadagna meno di £ 50.000. Di più: più della metà delle persone che acquistano 4 o più categorie di prodotti biologici vive in affitto ​​o in alloggi popolari.

 

I ricercatori hanno sintetizzato i dati in una pubblicazione (si scarica gratuitamente qui: https://www.organicresearchcentre.com/wp-content/uploads/2024/09/Organic-Consumers_-Tips-for-Retailers.pdf) rivolta ai rivenditori, ai quali fornisce suggerimenti e consigli per il miglior marketing verso i consumatori biologici.

Tra questi, messaggi che enfatizzino l’indipendenza (“Acquista locale”, “Siamo un’azienda a conduzione familiare”, “Ogni sterlina che spendi va al nostro personale, ai nostri fornitori e ai nostri agricoltori: qui non ci sono azionisti”) e altri basati sugli interessi specifici dei consumatori, segmentati in cinque gruppi a seconda dei comportamenti d’acquisto.

Interessante.

LA GENERAZIONE Z E I MILLENNIALS AMANO IL BIOLOGICO

LA GENERAZIONE Z E I MILLENNIALS AMANO IL BIOLOGICO

In Gran Bretagna, almeno. Emerge da una ricerca condotta su YouGov dagli amici della Soil Association, la storica associazione biologica britannica

Nonostante la crisi economica e gli incrementi del costo della vita, risulta che poco meno della metà dei 25-34enni (43%) si sente più felice quando acquista prodotti biologici, perché fa la differenza per l’ambiente. Estendendo a tutta la popolazione, quasi un quarto (22 % ) di tutti i britannici si sente più sano e felice scegliendo opzioni sostenibili.

Il 41 percento degli adulti afferma che la sostenibilità ambientale influisce parecchio sulle decisioni che prende in merito al cibo.

L’indagine condotta su oltre 2.000 adulti del Regno Unito ha scoperto che le generazioni più giovani, in particolare quelle di età compresa tra 18 e 34 anni, stanno guidando il cambiamento verso decisioni di acquisto rispettose del pianeta. Oltre il 20  percento dei 25-34enni considera essenziali fattori come sostenibilità, imballaggi ridotti e benefici per la salute, piuttosto che gli altri aspetti, il che è promettente, se si considera che la percentuale crolla al 9  percento di chi ha 65 anni e più.

Per i consumatori più giovani, scegliere il biologico non è solo una decisione personale per la salute, è  un modo per sostenere attivamente il pianeta, ma anche più di uno su tre (37 percento ) dei 35-44enni è motivato dal desiderio di fare scelte migliori per l’ambiente, con le donne leggermente più propense degli uomini a selezionare prodotti con un impatto ambientale positivo.

Il 90 percento dei britannici crede che piccoli cambiamenti possano fare una differenza significativa; Soil Association li incoraggia a considerare le loro scelte quotidiane nel suo “Organic September”, intero mese in cui l’organizzazione concentra iniziative divulgative, promozionali, visite aziendali ed eventi: “Fare la scelta consapevole di sostituire nella propria spesa uno o due articoli con prodotti biologici è un modo semplice per contribuire a un pianeta più sano e a un futuro più sostenibile, e anche un modo che fa sentire bene”.

 

Per saperne di più: https://www.ukorganic.org/organic-september

L’INDIA È LA NUOVA TERRA PROMESSA DEL BIO?

L’INDIA È LA NUOVA TERRA PROMESSA DEL BIO?

Balzo del 78% della superficie biologica, aumento della produzione e delle iniziative per favorire un mercato equo: il grande Stato asiatico può diventare il punto di riferimento di uno sviluppo sostenibile che faccia perno sull’agricoltura?

«In India non crediamo di essere, sappiamo di essere». La battuta di Peter Sellers nello spassosissimo film Hollywood party suggerisce di non sottovalutare mai il potenziale creativo (e distruttivo, visto quello che capita nel film) del Paese che oggi guida il fronte sempre più ampio dei Paesi Brics. E questo vale anche per il biologico.

I record indiani nel bio

Grazie infatti ad un balzo annuale del 78% l’India è diventato il secondo Paese al mondo per l’estensione dell’agricoltura bio. I 4,7 milioni di ettari registrati dall’ultima edizione dell’atlante bio del mondo redatto da Fibl e Ifoam (The world of organic agriculture, clicca qui per accedere) collocano il subcontinente indiano dietro all’Australia, irraggiungibile grazie ai suoi 53 milioni di ettari (tutti di pascoli però) e davanti all’Argentina (4,1 milioni di ettari). L’Italia è ormai lontana dai vertici mondiali con circa metà delle superfici bio dell’India. Un avviso: i dati di questo Paese sono da prendere con le molle, la destinazione d’uso di queste terre è infatti ignota, non si sa quali colture siano praticate, l’offerta nazionale di alimenti bio è però in crescita e ciò si desume anche dal calo delle importazioni.

Dall’Himalaya alle rive dell’Oceano indiano

A supportare la crescita del bio contribuiscono alcune politiche locali. Il Sikkim, la Regione himalaiana incastrata tra Nepal, Tibet (Cina) e Bhutan, è saltato all’onore delle cronache dieci anni fa per essere la prima regione agricola al mondo dove il bio è obbligatorio per legge. Un’attenzione giustificata dalla fragilità di questo territorio montuoso nei confronti degli effetti del climate change. Un entusiasmo bio fiaccato dalla recente pesante alluvione che ha causato centinaia di morti e dai timori per lo strisciante  conflitto cino-indiano che periodicamente affligge questa zona montana.

Passando dall’estremo Nord all’estremo sud di questo enorme Stato, ovvero da un paesaggio dominato da conifere come il cedro deodara alle palme da cocco, è il Kerala oggi a spingere sulla conversione al bio con una legge statale che incentiva il metodo di coltivazione bio, in chiave anti climate change, per diventare un vero e proprio hub della produzione ed esportazione di cibo bio. Il tasso di crescita programmato è di circa mille ettari all’anno. Un aumento di produzione che non rischia di rimanere invenduto.

Le iniziative per accorciare la catena del valore

La sensibilità ecologica cresce infatti di pari passo con l’aumento del reddito pro capite anche in questo Paese e iniziative come quella di “Restore”, una rete di piccole aziende con base a Chennai (l’antica Madras), capitale dello Stato del Tamil Nadu, puntano ad accorciare la lunghezza della filiera agroalimentare valorizzando il contributo dei piccoli produttori agricoli. I principi fondanti di Restore si sono oggi evoluti in un movimento pan-indiano per il consumo agro-ecologico pulito chiamato Organic Farmers Market (OFM), che ha avuto un impatto sulla vita di oltre 300 agricoltori in Tamil Nadu, Karnataka, Andhra Pradesh, Kerala, Rajasthan e alcune parti dell’Himachal Pradesh.

Nella capitale Nuova Dehli è invece un importante player come JR Farms a sostenere l’agricoltura bio. JR Farms gestisce una struttura di vendita diversificata progettata per soddisfare un’ampia gamma di clienti attraverso diversi canali, sia B2B che B2C. Collaborando con oltre 140 agricoltori di stati come Meghalaya, Rajasthan, Gujarat, Maharashtra, Himachal Pradesh e Uttar Pradesh, JR Farms garantisce che questi agricoltori ricevano prezzi equi per i loro prodotti attraverso alleanze strategiche e iniziative di accesso al mercato.

Trattasi di rinascimento biologico?

Un rinascimento biologico che secondo alcuni analisti può diventare un punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile. Secondo alcune analisi il mercato degli alimenti biologici in India, stimato a poco più di 1,5 miliardi di dollari nel 2023, può crescere così esponenzialmente fino a toccare i 9 miliardi in entro dieci anni, il che corrisponderebbe ad un tasso di crescita superiore al 20% annuo. Cifre monstre che trovano giustificazione dal fatto che in India risiede quasi un quinto della popolazione del nostro Pianeta e che questo è il Paese che sta registrando uno dei maggiori tassi di crescita economica.

 

BIOLOGICO, SFERZATA DI OTTIMISMO IN EUROPA

BIOLOGICO, SFERZATA DI OTTIMISMO IN EUROPA

Dopo la “bonaccia” del 2022, cambia il vento per il mercato dei prodotti biologici nel Vecchio Continente. La domanda torna a crescere soprattutto in Germania e Francia, anche se il peso di Gdo e hard discount è sempre più preponderante. Le considerazioni di Eduardo Cuoco, direttore di IFOAM Organics Europe

Crescono i valori e anche (ma non dappertutto) i volumi. Il mercato del biologico Europeo ritrova venti favorevoli nel 2023 dopo l’andamento stagnante del 2022. «E c’è di più – afferma Eduardo Cuoco, direttore di IFOAM Organics Europe -: le prime indicazioni sul primo quadrimestre 2024 confermano il trend positivo».

Le cifre sono state diffuse nel corso del suo intervento  da remoto in occasione dell’assemblea bolognese del Consorzio Il Biologico dello scorso 23 maggio e riportate in un articolo da Greenplanet.net.

La locomotiva d’Europa

Emerge come la Germania riprenda il ruolo di locomotiva del mercato del bio europeo grazie ad una crescita annuale del 5%, che porta il fatturato totale oltre i 16 miliardi di euro, dopo una perdita del 3,5% nel 2022.

A spingere in questo caso è stata la distribuzione moderna, discount in testa, con una crescita nel 2023 del 47% sul dato 2019 e del 7% sul 2022. I negozi specializzati  hanno mantenuto il livello delle vendite tra il 2023 e il 2022, mentre canali come i mercati del contadino e i mercati settimanali hanno recuperato il 2% dopo una perdita nel 2022 sul 2021 del 18%.

In Francia, i principali distributori a partire da Biocoop (oltre a Naturalia, Biomonde, Satoriz e altri) hanno recuperato nel 2023 il 2,3% contro una perdita in valore del 6% nel 2022. Non vanno oltre la tenuta le vendite in un mercato interessante come la Danimarca, che nel biologico mantiene il market share più elevato al mondo, con risultati comunque positivi nel 2023 per latticini e ortaggi.

Più peso per la Gdo in Italia

In Italia – stando ai dati IFOAM Europe – la grande distribuzione ha raggiunto il 58% delle vendite del bio ed è cresciuta del 5% nel 2023 nonostante una perdita del 3% del confezionato. I negozi specializzati coprono il 27% del mercato e nel 2023 hanno registrato un recupero del 4,5%. Gli altri canali di vendita sono in recupero più forte (+6%).

Note positive in Spagna e Svizzera

Ottimo spunto del bio in Spagna, con un +6,2 nel 2023 rispetto al 2022 (qui la GDO copre il 50% del mercato, gli specializzati si fermano al 34).

L’inflazione con l’inevitabile balzo dei prezzi non ha fatto entrare in recessione il mercato svizzero, che vale oltre 4 miliardi di franchi svizzeri, con il bio in moderato aumento nel 2023 sul 2022. Positiva la situazione in Olanda, con una crescita delle vendite bio addirittura del 42% sul 2021, spinta dai prodotti freschi.

Le cautele di Cuoco

Il commento di Cuoco al termine del suo intervento spinge però alla cautela. Nonostante l’ottimismo per il rilancio dei consumi bio in Europa occorre infatti tener conto dell’effetto inflazione, che nel food convenzionale è addirittura maggiore che nel bio, con una riduzione del delta del prezzo e soprattutto di un quadro normativo che rimane incerto. «Siamo in mezzo a un guado – ha concluso Cuoco – le ambizioni di  Bruxelles riguardo alla politica ecologica e ambientale passeranno infatti presto dal vaglio della verifica elettorale: vedremo che Europa uscirà dalle urne del 9 giugno».

IN SVIZZERA IL BIOLOGICO CONTINUA A GUADAGNARE TERRENO

IN SVIZZERA IL BIOLOGICO CONTINUA A GUADAGNARE TERRENO

Nel 2023 un sesto di tutte le aziende agricole svizzere è passato al bio, coltivando quasi un quinto della superficie utile del Paese. Cresce in particolare la coltivazione del girasole e della soia

Svizzera sempre più bio. In un anno sono infatti aumentare di 77 unità (+1%) le aziende agricole biologiche del paese alpino. In totale nel 2023 sono quindi 7.896, ovvero il 16,5% di tutte le aziende agricole svizzere: lo rileva il sondaggio pubblicato martedì 14 maggio dall’Ufficio federale di statistica (Ust). Tuttavia, rispetto agli anni precedenti dal 2019 al 2022, l’aumento è stato inferiore.

 

Nel 2023 gli agricoltori biologici hanno inoltre coltivato il 2% in più di terreno utilizzabile rispetto all’anno precedente. La dimensione media di un’azienda agricola biologica arriva così a 24,1 ettari, ovvero 2,3 ettari al di sopra della media di tutte le aziende agricole.

Le aziende diminuiscono e le superfici diventano più grandi

Nel frattempo il numero totale delle aziende agricole ha continuato a diminuire: secondo Ust nel 2023 sono state perse 625 aziende agricole, scendendo a 47.719 unità. Si tratta dell’1,3% in meno rispetto all’anno precedente. Dal 2021 al 2022 il numero delle imprese agricole era già diminuito dell’1,1%.

Secondo l’UST ciò dimostra che il cambiamento strutturale nell’agricoltura svizzera continua. Dall’analisi per classe dimensionale emerge inoltre che lo scorso anno è diminuito il numero delle aziende agricole con una superficie inferiore a 30 ettari, mentre è aumentato il numero delle aziende agricole con una superficie superiore a 30 ettari. In media, un’azienda agricola ha gestito 0,2 ettari di superficie utile in più rispetto al 2022.

In aumento le proteoleaginose

Nel 2023 la superficie agricola svizzera bio è rimasta pressoché invariata rispetto all’anno precedente. Secondo la UST il 58% era costituito da prati e pascoli naturali, a seguire i seminativi con una quota del 38% e vigneti e frutteti con una quota del 4%. Le colture si sono sviluppate in modo diverso: la superficie totale dei cereali è diminuita del 2,5% a 141.400 ettari, ma risultano in crescita farro, avena e segale. Secondo la UST, la superficie coltivata a patate è rimasta pressoché stabile, mentre quella coltivata a colza è aumentata. Dopo due anni consecutivi di calo, le barbabietole da zucchero hanno recuperato terreno con un aumento del 3,1%.

 

Tuttavia, è stata la superficie coltivata a girasole ad aumentare di più: rispetto all’anno precedente, c’è stato un aumento del 21,7% arrivando a 6.400 ettari. Secondo la BFS quasi tutta la zona veniva utilizzata per la produzione di olio alimentare. Anche la superficie destinata alla soia, aumentata di quasi il 30% tra il 2021 e il 2022, ha mostrato uno sviluppo molto positivo lo scorso anno con un aumento del 6,3%.

LA SALUTE DEL SUOLO MIGLIORA CON I MEZZI TECNICI BIO

LA SALUTE DEL SUOLO MIGLIORA CON I MEZZI TECNICI BIO

Tp Organics ha approfondito in un evento a Bruxelles il ruolo degli input bio nel tutelare salute, fertilità e produttività dei suoli agrari

Il biologico è la più efficace risposta per tutelare la salute del suolo. Lo ribadisce TP Organics, la prima rete europea che mira a sostenere la ricerca e l’innovazione nell’agricoltura e l’allevamento bio.

Il 25 aprile TP Organics ha organizzato a Bruxelles un evento sulla salute del suolo e la sicurezza alimentare da cui è emerso il ruolo chiave che la ricerca e l’innovazione possono svolgere nella costruzione di un sistema alimentare produttivo e sostenibile. «In questo – afferma Eduardo Cuoco, al vertice del segretariato di Tp Organics- le politiche e gli investimenti in R&S sono essenziali per realizzare l’obiettivo di raggiungere un sistema agroalimentare più sostenibile».

L’evento ha approfondito il ruolo degli input biologici nel migliorare la salute del suolo, la fertilità e la produttività, esplorando nel contempo alternative ai pesticidi e ai fertilizzanti sintetici. «Abbiamo bisogno – raccomanda Cuoco – di un solido quadro normativo per definire cosa significhi il biocontrollo e come possiamo avere bioinsetticidi e biofertilizzanti sul mercato (il processo attuale richiede tra i 6 e i 10 anni ed è stato pensato per molecole sintetiche, non per approcci biologici). Questa questione è stata anche evidenziata nel recente manifesto di IFOAM Organics Europe.