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D’ERAMO: «ACCORCIARE I TEMPI PER IL MARCHIO MADE IN ITALY BIO»

D’ERAMO: «ACCORCIARE I TEMPI PER IL MARCHIO MADE IN ITALY BIO»

Il sottosegretario vuole un’Italia sempre più protagonista nel biologico. «È un settore caratterizzato da grande passione e convinzione, ma occorre semplificare la burocrazia e favorire il rilancio dei consumi anche attraverso una migliore informazione dei consumatori»

Il convegno nazionale con i dati Ismea che si è tenuto a L’Aquila restituisce la fotografia di un settore strategico».

Il rilancio dei consumi

«Un comparto che sta continuando a crescere tanto in termini di superficie agricola, che ha raggiunto una media nazionale del 19%, quanto di numero di operatori». «Un settore in cui vogliamo che l’Italia sia sempre più protagonista. Perché il trend positivo possa proseguire è importante semplificare la burocrazia e favorire il rilancio dei consumi».

È il commento di Luigi D’Eramo, sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, dopo l’evento organizzato da Ismea il 6 luglio in Abruzzo.

Un marchio per unire origine e sostenibilità

Il sottosegretario mette in evidenza la «grande passione e convinzione» che caratterizza il settore e mette nel mirino l’obiettivo, contenuto nel piano d’azione nazionale, di realizzare il marchio Made in Italy bio. «Puntiamo a raggiungere quanto prima questo risultato e lavoreremo per accorciare i tempi di una complessa procedura così che possa essere un ulteriore elemento per certificare la grande qualità dei nostri prodotti».

QUASI SEDICI MILIONI DI ETTARI BIO IN EUROPA

QUASI SEDICI MILIONI DI ETTARI BIO IN EUROPA

Sale al 9,9% la percentuale delle terre bio (dovranno arrivare al 25% nel 2030), l’Italia scende al quinto posto per l’incidenza, superata da Austria, Estonia, Svezia e Portogallo. Le cifre dello studio di Eurostat

Un milione e 200mila di ettari in più. Eurostat pubblica il suo report sull’agricoltura biologica europea e certifica la crescita registrata nell’anno 2021. La superficie coltivata è infatti passata da 14,7 milioni di ettari nel 2020 ai 15,9 milioni di ettari nel 2021, l’equivalente del 9,9% della superficie agricola utilizzata totale (Sau) dell’Ue (la strategia Farm to Fork, lo ricordiamo, punta ad arrivare al 25% entro il 2030).

Crescita diffusa

Tra il 2012 e il 2021, la superficie utilizzata per l’agricoltura biologica è aumentata in quasi tutti i Paesi membri. L’area è quasi quadruplicata in Portogallo (+283%) e Croazia (+282%), nazioni che registrano i tassi di aumento più elevati all’interno dell’Ue. È cresciuta rapidamente anche la Francia (+169%) e sono più che raddoppiate Ungheria (+125%) e Romania (+101%). Subito dietro, come ritmo di crescita, si piazza l’Italia che con i suoi 2,19 milioni di ettari bio registra un tasso di crescita decennale del’87,3%.

Il ruolo di Suolo e Salute

Suolo e Salute assume un ruolo di primo piano in questa crescita, visto che certifica in Italia oltre 23.000 aziende bio, pari al 25% del totale nazionale e 700.000 ettari, ovvvero il 30% dell’intera sau bio nazionale.

Il balzo del Portogallo

Il record delle quote più elevate di superfici ad agricoltura biologica rispetto alla Sau totale continua però ad essere appannaggio dell’Austria (26%), Estonia (23%) e Svezia (20%). L’Italia, con il suo 17%, scende al quinto posto superata anche dal Portogallo (che però ha il 60% delle superfici in conversione). Al contrario, la quota di agricoltura biologica è inferiore al 5% in sei paesi, con i record negativi di Bulgaria (1,7%) e Malta (0,6%).

La zootecnia segna il passo

Più della metà della superficie coltivata con il metodo bio in Europa è occupata da seminativi, seguono prati pascoli mentre le colture arboree (frutta, vite, olivo) superano la quota del 20% solo in Italia, Spagna, Malta e Cipro.

Rimane bassa la quota della zootecnia: nel 2021 solo 5 milioni di bovini venivano allevati con metodi biologici, a fronte di una popolazione bovina europea di 75,7 milioni di capi (la quota bio è quindi del 6,6 %).

BOOM DEL BIO IN USA GRAZIE A TRE TENDENZE

BOOM DEL BIO IN USA GRAZIE A TRE TENDENZE

Attenzione all’ambiente, alla salute e alle filiere locali fa crescere la diffusione e la redditività delle colture biologiche statunitensi. Lo assicura Craig Wichner, Ceo di una realtà finanziaria della west coast dedita alla diffusione della green economy

Il 2022 è stato un anno di svolta per l’agricoltura biologica statunitense. Lo sostiene Craig Wichner, amministratore delegato di Farmland LP in un recente articolo pubblicato sulla rivista digitale Greenmoney. Farmland LP è un fondo di investimento che opera nella west coast (Oregon e nord California) che converte terreni agricoli convenzionali in sostenibili per generare valore. Fondata nel 2009, oggi gestisce oltre 16mila acri, ovvero 6.500 ettari e più di 250 milioni di dollari di asset.

Junk food addio

Il mercato biologico Usa sta godendo infatti secondo Wichner di un forte slancio. «La domanda – dice- è in crescita perché i consumatori riconoscono sempre più i vantaggi di alimenti biologici sani e privi di ogm e pesticidi». Gli altri due trend sono legati alla forte richiesta di alimenti salutari, che sta portando a cambiare le abitudini alimentari statunitensi, il Paese in cui è più diffuso il junk food. La pandemia ha poi messo in evidenza la fragilità di un sistema agroalimentare costituito da catene di fornitura troppo lunghe, che ha portato le autorità locali a sostenere con aiuti la diffusione di filiere locali di alimenti bio.

Un mercato da 56 milioni di dollari

Il mercato degli alimenti biologici è così oggi arrivato negli States a 56 miliardi di dollari, rappresentando una quota del 6%. La domanda cresce del 13% all’anno ed è condizionata dalla mancanza di offerta, dal momento che i terreni coltivati ​​biologici rappresentano solo l’1,2% di tutta la superficie coltivabile negli Stati Uniti e crescono solo del 7% all’anno. Il risultato è un sovrapprezzo del 50-200% per i prodotti biologici.

Trend che, secondo Wichner, trovano riscontro nelle attività di Farmland LP. «Stiamo dimostrando – dice –  che l’agricoltura biologica è redditizia su larga scala». «Convertendo i terreni agricoli convenzionali in biologici, abbiamo aumentato gli affitti da $ 300/acro a $ 750/acro. Abbiamo anche aumentato la redditività fino a dieci volte passando da semplici seminativi a colture permanenti di maggior valore».

NICOLETTA MAFFINI AL VERTICE DI ASSOBIO

NICOLETTA MAFFINI AL VERTICE DI ASSOBIO

Confermato Jacopo Orlando come vicepresidente dell’associazione delle imprese dei prodotti biologici e naturali

La nuova presidente di Assobio è Nicoletta Maffini, nominata, dal nuovo Cd eletto dall’assemblea dei soci dell’associazione delle imprese dei prodotti biologici e naturali.

Sarà la prima presidente donna nella storia di Assobio e prende le redini dell’associazione in un momento fondamentale per il settore, sia in termini di mercato (5 miliardi in Italia), di esportazioni (il 6% dell’export agroalimentare) e superfici coltivate (18%). Suolo e Salute si congratula con la nuova presidente per l’elezione.

Un momento complesso

Nicoletta Maffini subentra a Roberto Zanoni, il presidente uscente rimasto alla guida per tre mandati consecutivi, dal 2014. Già vicepresidente dell’Associazione negli ultimi tre anni, Maffini è, dal 2020, direttore generale di Conapi Mielizia, cooperativa leader nella produzione di miele e prodotti apistici. «L’obiettivo – ha dichiarato Maffini – è proseguire un lavoro già iniziato nei precedenti mandati con importanti sforzi e traguardi raggiunti».

«Il momento tuttavia è complesso e, in una crisi economica come quella che viviamo, il prodotto premium, come lo è il biologico, soffre».

«Dopo tre mandati consecutivi, è giusto lasciare spazio a un ricambio generazionale – ha commentato Zanoni -. Con Nicoletta Maffini abbiamo lavorato molto sul credito di imposta, sui costi delle certificazioni per le imprese del biologico e alla richiesta al Masaf di una piattaforma di tracciabilità validata dal Ministero».

«Tra le altre iniziative ci sono il crescente impegno sulle sementi biologiche e il lancio di eventi di sensibilizzazione come la Settimana del Bio».

Una base più ampia

«Sono soddisfatta di questa nomina – ha commentato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio che rafforza la presenza femminile in ruoli direzionali chiave del settore; anche da questo punto di vista il biologico conferma la grande capacità d’innovazione». Con il presidente uscente, Assobio ha ampliato la propria base da 80 a 133 soci del settore agroalimentare, cosmetico e della distribuzione ed è giunta a rappresentare il 70% circa delle vendite di biologico in Italia. Alla vicepresidenza è stato confermato Jacopo Orlando, agronomo, Agricultural Public Affairs, Impact & Sustainability manager del gruppo Aboca.

NUOVE BIOTECH IN CAMPO, MA NON NEL BIO

NUOVE BIOTECH IN CAMPO, MA NON NEL BIO

La Commissione Ue ha deciso di sbloccare le Tea, superando l’equiparazione giuridica con gli Ogm. Il nuovo regolamento sulle nuove biotecnologie di precisione dovrebbe essere pubblicato il 5 luglio. Per le Tea, tecnologie di evoluzione assistita, prevista una procedura di autorizzazione alla coltivazione meno penalizzante dell’attuale ma non potranno essere applicate nel biologico

Bruxelles sblocca le Tea ma preserva il biologico. La Commissione ha infatti annunciato la prossima pubblicazione del regolamento sulle Tecnologie di evoluzione assistita (secondo Ansa entro il prossimo 5 luglio, leggi qui l’articolo di Terra e Vita). La registrazione delle nuove varietà ottenute per cisgenesi e genome editing diventa più facile anche in Europa, ma non potranno essere impiegate in agricoltura biologica. Oggi le Tea sono frenate nel vecchio continente dall’equiparazione giuridica con gli ogm decretato dalla sentenza della Corte di Giustizia del 25 giugno 2018. All’indomani della pronuncia dei giudici comunitari, la Commissione aveva annunciato un progetto legislativo per aggiornare la disciplina della Dir. 2001/18 (Novel food), che ha introdotto in Europa il principio di precauzione sulle innovazioni della ricerca.

Cosa c’è scritto nella bozza

La bozza del nuovo regolamento sulle nuove tecniche del genoma (Ngt, anche note come Tea in Italia) dovrebbe essere pubblicata il prossimo 5 luglio. Lo annuncia l’agenzia Ansa che ha potuto prendere visione del documento e che rivela che le Tea non dovrebbero essere soggette allo stesso regime di autorizzazione, valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura degli ogm, ma a una semplice notifica. La nuova regolamentazione sulle piante modificate geneticamente era stata annunciata nel 2020 come parte della Strategia Ue “From Farm to Fork”.

La Novel food rimane in vigore

Nella consultazione della Commissione Ue le associazioni del settore bio avevano manifestato il proprio giudizio negativo sulla riforma, chiedendo invece di continuare ad applicare le regole attuali anche al nuovo biotech.

La bozza del regolamento stabilisce tra l’altro che l’impiego di piante ottenute da nuove tecniche deve essere vietato per il biologico e che le varietà non considerate utili alla sostenibilità, come quelle tolleranti agli erbicidi, siano considerate simili agli ogm tradizionali.

 

UN PIANO PER FAR CRESCERE IL BIOLOGICO IN AFRICA

UN PIANO PER FAR CRESCERE IL BIOLOGICO IN AFRICA

Lo ha messo a punto Fibl, l’istituto di ricerca svizzero assieme a Kcoa, il centro di conoscenze per l’agricoltura biologica in base ai risultati di tre progetti che hanno confrontato le performance di sostenibilità ambientale e sociale di diversi modelli di produzione in ambiente tropicale

Ci sono tanti riscontri sui vantaggi dell’agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale negli ambienti temperati (principalmente in Europa o Nord America). Pochi studi invece nelle fasce tropicali. Fibl, l’istituto di ricerca svizzero che si occupa di agricoltura biologica cerca di colmare questo divario con alcuni progetti mirati. In particolare nel progetto in corso SysCom (Farming Systems Comparisons Trials in the Tropics) e quelli già terminati ProEcoAfrica  (Productivity, Profitability and Sustainability of Organic and Conventional Farming Systems in Sub-Saharian Africa: Comparative analysis) e OFSA (Organic Food Systems Africa) i ricercatori hanno lavorato in stretto contatto con gli agricoltori in Ghana, Kenya, Uganda, India e Bolivia.

Le sfide ambientali e sociali del continente nero

Dai risultati di questi progetti emerge che i sistemi agricoli dominanti che alimentano la popolazione in forte crescita di questi Paesi hanno grossi limiti di sostenibilità. Le sfide ambientali e sociali sono particolarmente pronunciate nel continente africano e gli effetti negativi del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’insicurezza alimentare e nutrizionale rendono improrogabile la transizione verso sistemi alimentari biologici. Gli approcci agroecologici stanno acquisendo importanza in Africa, dimostrandosi efficaci nel migliorare la salute ambientale, salvaguardando al tempo stesso la sicurezza alimentare e il benessere sia dei piccoli agricoltori che dei consumatori alimentando preziosi circuiti di economia e sviluppo rurale.

Una nuova politica per l’agricoltura del terzo mondo

Sulla base di questi risultati, in collaborazione con il Kcoa (Knowledge Center for Organic Agriculture),Fibl ha sviluppato un documento programmatico incentrato sul progresso dell’agricoltura biologica in Africa. Kcoa è il partner ideale per Fibl. Istituito grazie a Giz (The Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit), l’agenzia tedesca per la cooperazione internazionale, lavora attraverso una rete di cinque centri di conoscenza, implementati in tutta l’Africa, per colmare le lacune di conoscenza e promuovere sistemi alimentari che creino sicurezza alimentare e rispettino i limiti ambientali della Terra.