Suolo e Salute

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LA FRANCIA E I TERRITORI BIOLOGICI “IMPEGNATI”

LA FRANCIA E I TERRITORI BIOLOGICI “IMPEGNATI”

Il recente riconoscimento ottenuto dal distretto di Gers, a ovest di Tolosa, consente di entrare nel merito di una certificazione ambita che nel Paese transalpino vale da 8 anni come quella italiana di biodistretto

Più efficaci e più riconoscibili dei biodistretti italiani. E questo ormai da più di otto anni. La Francia, per favorire la coesione territoriale del biologico, ha adottato un marchio certificato: “Territoire Bio Engagé”, ovvero “territorio biologico impegnato”.

L’iniziativa dell’Occitania

Un’iniziativa che l’interprofessione regionale del biologico Interbio dell’Occitania ha adottato sin dal 2014 e che può essere richiesta dagli enti locali che hanno raggiunto gli obiettivi del Piano francese “Ambizione Bio”. Un percorso recentemente attivato dal dipartimento del Gers, a ovest di Tolosa. Un territorio noto per il suo approccio virtuoso in termini di agricoltura biologica. Ma in concreto cosa significa e come si ottiene?

I requisiti

Per poter vantare l’insegna di “territorio bio” occorre che almeno il 15% della superficie agricola sia coltivato con metodo biologico. È inoltre necessario che il 20% dell’offerta di servizi di ristorazione (in valore) provenga da produzione biologica. Se entrambi gli obiettivi vengono raggiunti, la comunità interessata può richiedere la certificazione.

Un riconoscimento per il lavoro degli agricoltori

«Al di là di un semplice distintivo apposto all’ingresso del Paese – spiega Christine Huppert, sindaco di Saint-Blancard, un comune del dipartimento del Gers – è una sorta di omaggio agli uomini e alle donne che ne favoriscono la sostenibilità ambientale e la coesione sociale».

«Chi fa vivere i villaggi del Gers sono gli agricoltori – continua- e la denominazione ottenuta consente di mettere in risalto il ruolo determinante di questa professione».

IN AUSTRIA I PIONIERI DEL BIO INVESTONO IN ARACHIDI

IN AUSTRIA I PIONIERI DEL BIO INVESTONO IN ARACHIDI

Una scommessa quella dei fratelli Stefan e Roman Romstorfer, titolari di una storica azienda bio a Nord-est di Vienna, vinta anche a causa degli effetti del climate change

I cambiamenti climatici fanno migrare verso Nord le colture macroterme. Così dalla vite si producono ormai ottimi vini anche in Inghilterra e Scandinavia, mango e papaya attecchiscono in Sicilia e specie tipiche del Sud America o Nord Africa come l’arachide vengono coltivate con successo anche in Austria.

Il coraggio dei pionieri

Anche se la coltivazione di questa specie leguminosa con un elevato fabbisogno di alte temperature e irraggiamento è stata per molto tempo considerata impossibile in questo Paese, ci hanno pensato infatti i fratelli Stefan e Roman Romstorfer a dimostrare il contrario nella propria azienda agricola biologica di Raggendorf, a nord-est di Vienna. Quello di quest’anno è stato il settimo raccolto consecutivo. Uno spirito pionieristico che i due fratelli hanno ereditato dal padre Franz, che a metà degli anni ’90 è stato uno dei primi agricoltori biologici della Bassa Austria.

Un vantaggio per le rotazioni

Nel tempo i fratelli Romstorfer hanno messo a punto la migliore tecnica agronomica fino a raccogliere circa 20-30 quintali ad ettaro di “noccioline”, ma l’inizio non è stato facile. «Ci è voluta un po’ di follia – ammettono – perché essendo i primi coltivatori di arachidi in Austria, non c’era alcun riferimento tecnico a cui eventualmente appellarsi».

La sostenibilità del km zero

Oggi la produzione di arachide è entrata nelle rotazioni aziendali investendo circa 20 ettari all’anno e assicurando un prezioso contributo in termini di aumento della fertilità dei suoli grazie alle proprietà azotofissatrici di questa leguminosa. La produzione viene tostata e imbustata direttamente in azienda e venduta nel circuito locale, abbassando la carbon footprint e dando un prezioso contributo in termini di sostenibilità.

«FATTO IL GOVERNO, SI ATTUI IL PIANO D’AZIONE SUL BIO»

«FATTO IL GOVERNO, SI ATTUI IL PIANO D’AZIONE SUL BIO»

Aiab chiede a ministro e sottosegretari di non indugiare sulla realizzazione delle attività di promozione sui mercati e di aiutare le aziende bio snellendo la burocrazia e favorendo l’accesso al credito

«Il biologico, settore in cui l’Italia è leader, è uno strumento fondamentale per uscire dalle diverse crisi, quella ambientale, quella economica e sociale». «È anche la strada da intraprendere per sostenere le crisi internazionali, come quella che stiamo fronteggiando con il conflitto in Ucraina, puntando su sistemi di produzione più indipendenti da input esterni e più resilienti e allo stesso tempo in grado di prendere con decisione la strada della transizione ecologica».

È quanto dichiara Giuseppe Romano, presidente dell’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), evidenziando alcune proposte al neo-ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e ai nuovi sottosegretari che hanno giurato il 2 novembre, «con l’intenzione di collaborare allo sviluppo del settore biologico».

L’impatto della crescita dei costi energetici

«Nonostante questo – aggiunge il presidente Aiab – le aziende bio sono in difficoltà, a causa dei costi energetici e dei costi di produzione che devono sostenere. Chiediamo perciò al nuovo ministro l’immediata attuazione del Piano d’azione nazionale sul bio, in particolare del marchio biologico italiano Made in Italy Bio, che può favorire la realizzazione di filiere di biologiche 100% nazionali e al giusto prezzo, per valorizzare la qualità italiana e affermarla verso l’export».

Sostenere le aziende

«Chiediamo inoltre di favorire il sistema di assistenza tecnica. innovazione, ricerca, formazione degli agricoltori, per aumentare in quantità e qualità le produzioni e favorire la conversione al biologico, snellendo la burocrazia e favorendo l’accesso al credito per gli investimenti».

«Rimane strategica inoltre- conclude Romano- l’attività di comunicazione e informazione ai cittadini sui valori ambientali dei prodotti bio, un altro modo per promuovere le eccellenze alimentari italiane e garantire la qualità del prodotto e l’etica nella filiera di produzione».

PIÙ SOSTEGNI AL BIO NEL FARM BILL AMERICANO?

PIÙ SOSTEGNI AL BIO NEL FARM BILL AMERICANO?

Li chiede un rapporto elaborato da due centri di studio di California e Arizona. «I vantaggi del bio in termini di tutela della biodiversità, stabilità dei suoli e neutralità climatica sono evidenti e dovrebbero spingere le autorità federali ad un maggiore impegno»

Investire sul futuro attraverso l’agricoltura biologica. Per il New Deal europeo è un mantra che dovrebbe guidare le politiche agricole comunitarie e qualcosa di simile potrebbe concretizzarsi anche Oltre Oceano. Un nuovo rapporto redatto da due centri di studi indipendenti descrive infatti in dettaglio i vantaggi dell’agricoltura biologica e delinea le strategie per espandere le pratiche di agricoltura biologica attraverso il Farm Bill 2023 (ovvero il documento federale che indirizza le scelte di politica agricola di Washington DC). Il rapporto è stato prodotto dal National Resources and Defense Council (NRDC), dello Swette Center for Sustainable Food Systems dell’Arizona State University (ASU) e dal Californians for Pesticide Reform (CPR).

Un talismano contro le crisi

Intitolato “Grow Organic: The Climate, Health, and Economic Case for Expanding Organic Agriculture”, il rapporto conferma il ruolo dell’agricoltura biologica nella realizzazione degli obiettivi strategici della tutela della biodiversità ecologica, della fertilità del suolo e della stabilità dei sistemi naturali. Gli autori scrivono che questo approccio «ha un potenziale significativo e in gran parte non sfruttato per affrontare le molteplici crisi che devono affrontare la nostra società, inclusi i cambiamenti climatici, la salute e le economie rurali in difficoltà».

La ricerca sui benefici per l’uomo e l’ambiente dell’agricoltura biologica, integrata da casi di studio di oltre una dozzina di aziende agricole, aiuta a evidenziare il potenziale di queste pratiche agricole. Il rapporto mostra che l’agricoltura biologica può aiutare a sequestrare il carbonio, migliorare la salute del suolo e ridurre le emissioni di gas serra. Queste tecniche possono anche aiutare a limitare la diffusione della resistenza agli antibiotici, un  problema crescente che  minaccia la salute umana, e ridurre l’esposizione a sostanze chimiche dannose per l’agricoltura.

I costi indiretti dell’agricoltura convenzionale

«L’espansione dell’agricoltura biologica – afferma la dott.ssa Kathleen Merrigan, direttrice esecutiva dello Swette Center presso l’Arizona State University ed ex Vice Segretario degli Stati Uniti e Direttore Operativo del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) -è un investimento nel nostro futuro, che alla fine potrebbe produrre ritorni significativi».

«Il sistema convenzionale di oggi contiene immensi costi nascosti sovvenzionati dalle nostre tasse che non possiamo più permetterci. Quando teniamo conto dei costi reali dei nostri attuali sistemi di agricoltura, inclusi gli impatti sulla salute, l’ambiente, la società e l’economia, il valore dell’agricoltura biologica è innegabile».

Dieci raccomandazioni

Dal rapporto “Grow Organic” emerge che solo l’1% dei terreni agricoli è gestito in modo biologico. Un rapporto della Organic Farming Research Foundation (OFRF) rileva che i produttori spesso devono affrontare sfide, tra cui una riduzione dei raccolti durante il periodo di tre anni necessario per il passaggio al biologico. Per superare questo handicap gli autori di “Grow Organic” forniscono 10 raccomandazioni per aiutare l’agricoltura biologica attraverso il Farm Bill 2023  e oltre.

«Investimenti più significativi nel Farm Bill, insieme a un forte impegno amministrativo per il biologico e alla continua difesa delle parti interessate, sono necessari per garantire che tutti coloro che vogliono coltivare, allevare, gestire la terra e mangiare in modo biologico possano farlo».

I suggerimenti includono fornire un maggiore sostegno agli agricoltori durante il periodo di transizione, aumentare le risorse federali per sostenere la ricerca e l’assistenza tecnica per l’agricoltura biologica e ridurre gli ostacoli alla certificazione biologica.

IL GOVERNO USCENTE LASCIA UNA DOTE DA 24 MILIONI PER IL BIO

IL GOVERNO USCENTE LASCIA UNA DOTE DA 24 MILIONI PER IL BIO

Biofiliere e biodistretti: Il Sottosegretario Francesco Battistoni ha firmato proprio in chiusura del suo incarico l’atteso decreto a favore del settore biologico

Una delle ultime iniziative agricole del Governo Draghi è stato il via libera al piano per lo sviluppo del bio che riceve in dote 24 milioni di euro per il biennio 2020-2021. Lo ha reso noto il sottosegretario Francesco Battistoni (rieletto alla Camera nel collegio uninominale Marche – 01 di Ascoli Piceno).

«Dopo l’intesa – ha detto  – raggiunta in Conferenza Stato Regioni, ho firmato il decreto ministeriale riservato al settore biologico che disciplina i criteri e le modalità per l’attuazione degli interventi volti a favorire le forme di produzione agricola a ridotto impatto ambientale e per la promozione di filiere e distretti di agricoltura biologica».

Favorire l’aggregazione

Il decreto prevede di destinare risorse specifiche stanziate nel fondo per l’agricoltura biologica pari a 24 milioni di euro per il 2020 e il 2021, con l’obiettivo di favorire forme aggregative e partecipative nei rapporti tra i differenti soggetti delle filiere biologiche implementando la transizione ecologica del comparto, lo sviluppo, la collaborazione e l’integrazione fra i soggetti della filiera, stimolare le relazioni di mercato e garantire ricadute positive sulla produzione agricola di prossimità e sull’economia del territorio.

«Con tale decreto – ha aggiunto Battistoni – vengono finanziati sia progetti nazionali, promossi dalle filiere e dalle associazioni biologiche, sia progetti favoriti dai distretti biologici in ambito locale».

Più conoscenza e promozione

«La finalità del decreto – ha concluso – è proprio quella di aumentare la conoscenza, l’informazione, i servizi di consulenza e la promozione del settore biologico italiano che, ricordo, essere uno dei settori strategici del nostro agroalimentare».

 

LE DRITTE PER LA SPESA BIO

LE DRITTE PER LA SPESA BIO

Un borsino digitale organizzato da Aiab punta a proporre ogni settimana i prodotti biologici più convenienti e di stagione

In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2022, celebrata domenica 16 ottobre, Aiab ha lanciato la sua iniziativa “La Spesa Bio”.  L’Associazione Italiana Agricoltura Biologica punta così a mettere in evidenza ogni settimana i prodotti ortofrutticoli biologici più convenienti.

Un borsino online

«Si tratta di una vera e propria borsa della spesa – sottolineano i promotori – per aiutare i consumatori a spendere meno e a mangiare bene puntando sul rapporto qualità/prezzo e sulla stagionalità dei prodotti».

Le rilevazioni settimanali vengono effettuate grazie alla collaborazione con Biosolidale, società specializzata nella vendita digitale di referenze bio.

Il servizio avrà la cadenza settimanale e verrà lanciato ogni venerdì sul sito di Aiab e sulla pagina facebook dell’associazione. «Abbiamo pensato – spiega Giuseppe Romano, presidente di Aiab – che in un momento così difficile per il nostro Paese dovevamo fare qualcosa di più per essere accanto alle famiglie, proponendo ogni settimana i prodotti biologici più convenienti e salutari».

I vantaggi del bio

«Un vero e proprio servizio che abbiamo voluto ideare per proporre i prodotti biologici in base alla stagionalità, promuovendo la produzione locale. Un binomio che garantisce qualità ad un minore costo». «Acquistare prodotti biologici – aggiunge Romano – significa contribuire a mantenere un alto livello di biodiversità. Inoltre, l’agricoltura bio permette di risparmiare anche a livello energetico, poiché consuma un terzo in meno dell’energia rispetto all’agricoltura convenzionale».