Suolo e Salute

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MENSE SCOLASTICHE CON INGREDIENTI LOCALI E BIO A ROMA

MENSE SCOLASTICHE CON INGREDIENTI LOCALI E BIO A ROMA

La società Sodexo lancia il menù “Buono Così” da prodotti bio, tipici e a filiera corta con la collaborazione di esperti dietisti

Arriva nella Capitale “Buono così: Gusto, Benessere, Qualità”. Si tratta di un progetto per le mense realizzato da Sodexo, azienda multinazionale di origine francese, numero uno al mondo nel campo dei servizi di ristorazione e dei servizi alle imprese.

Salute e rispetto dell’ambiente

L’iniziativa mira a garantire agli alunni delle scuole del Municipio I menu buoni e sostenibili attraverso un’accurata selezione delle migliori materie prime, e la predisposizione di menù vari ed equilibrati. «Vogliamo tener conto – afferma Sodexo in un comunicato- delle esigenze di salute e di rispetto dell’ambiente e del territorio con il ricorso a prodotti di stagione che impattino positivamente sull’ambiente, provenienti da produzioni sostenibili».

I numeri

Le scuole interessate dal progetto sono 43, i bambini serviti ogni giorno 8.000. Il 77% dei prodotti utilizzati per creare i menu sono Bio, Dop, Igp, Equo Solidali, a Filiera Corta, provenienti da agricoltura sociale o da territori terremotati.

«Con il nuovo concept “Buono Così”- afferma Piero Pini, direttore regionale scuole, sanità e senior del Centro Sud Italia di Sodexo- ci impegniamo a intensificare ulteriormente il rapporto con i nostri fornitori e produttori, per poter offrire un servizio di qualità attraverso una rete qualificata di operatori». Sodexi si avvale della collaborazione di team di esperti come la “Food Intelligence”, composta da nutrizionisti e tecnologi alimentari, per la progettazione di menu equilibrati e sani, affiancati dall’equipe di dietisti che valorizza e divulga il valore della corretta alimentazione.

SPAGNA SEMPRE PIÙ BIO

SPAGNA SEMPRE PIÙ BIO

Dai dati relativi al 2021 erge la forte crescita delle colture frutticole e degli allevamenti

La Spagna fa sul serio nel settore biologico. I dati statistici ufficiali relativi all’anno 2021 sono infatti stati di recente pubblicati dal Ministero spagnolo dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA).

Boom delle arboree

Per quanto riguarda la produzione vegetale, spicca l’aumento degli ettari dedicati alle colture permanenti (+18%), soprattutto frutta a guscio (+35%), banane e colture subtropicali (+25%), agrumi (21%) e oliveti (16%). Nell’ambito dei seminativi (+15%), si è registrata una crescita delle colture foraggere per l’alimentazione animale (+39%).

L’espansione degli allevamenti

In termini di produzione animale, gli allevamenti bio sono aumentati a 9.247 (+20% rispetto all’anno precedente). In particolare gli aumenti si sono verificati nel settore degli ovini (+24%), bovini (+22%), caprini (+15%) e suini (+15%). Il numero di capi di bestiame è aumentato soprattutto nei bovini (+20%), negli ovini (+17%), nei suini (+11%) e nei caprini (+9%). L’acquacoltura biologica ha ridotto la sua produzione a 4.891 tonnellate (-35%), ma spicca la produzione di cozze con 2.806 tonnellate. Il numero di aziende di acquacoltura è diminuito del -4%, attestandosi a 167 unità.

Operatori e trasformatori

Il numero di operatori è aumentato del 16% rispetto al 2020 e si attesta ora a 58.485 unità. Questo aumento si è verificato in quasi tutte le attività: produttori primari (19%), trasformatori (12%) e commercianti (7%). Se si considera che uno stesso operatore può svolgere più attività diverse, il numero totale di attività ha raggiunto 62.320, con un aumento del 16,87% rispetto all’anno precedente.

Le attività di trasformazione industriale sono cresciute del 5%, raggiungendo quota 10.920. La produzione vegetale ha raggiunto le 9.436 unità, includendo la manipolazione e la conservazione di frutta e verdura e la produzione di bevande. La produzione animale è salita a 1.484, in particolare l’industria della carne e del latte.

UN VADEMECUM PER RICONOSCERE I PRODOTTI BIO

UN VADEMECUM PER RICONOSCERE I PRODOTTI BIO

La proposta di Aiab per tutelare un consumo consapevole e sostenere il mercato del bio

Lanciato da Aiab-Associazione italiana agricoltura biologica il vademecum del bio. L’iniziativa mira ad aiutare, accompagnare e consigliare i consumatori a una scelta consapevole e a districarsi «nella giungla di etichette in modo da riconoscere il vero biologico».

Oltre al logo c’è di più

Il logo del bio (Eurofoglia) è ovviamente l’elemento più importante per la sicurezza della biologicità di un alimento, assieme però anche all’origine della materia prima (agricoltura Italia o agricoltura regione- agricoltura Ue, agricoltura non Ue, agricoltura Ue/non Ue). Inoltre l’etichetta deve avere Il codice di un organismo di controllo come Suolo e Salute (esempio: It-bio-123), contenere It- codice Iso internazionale che identifica il paese dell’organismo di controllo, la dicitura bio in vigore in Italia (Eko, Eco, Org per altri Paesi) e 123-codice numerico identificativo dell’organismo di controllo che certifica l’operatore.

Il commento di Romano

«L’Italia – afferma Giuseppe Romano, presidente nazionale di Aiab – ad oggi vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale agricolo, il 17%, a fronte della quota media Ue ancora ferma al 9%. Nonostante questo, però, in Italia vengono spesi ogni anno poco più di 3 milioni di euro per l’acquisto di prodotti bio, mentre in Germania, ad esempio, quasi 15 milioni».

«Questo per diversi motivi, ma principalmente perché c’è anche una grande confusione su cosa significhi scegliere un prodotto bio e come riconoscerlo. Occorre abituarsi a leggere le etichette e riconoscere cosa acquistiamo per la nostra dieta quotidiana. Per questo abbiamo pensato a questo semplice vademecum per contribuire a fare chiarezza ed aiutare i consumatori a riconoscere i prodotti biologici».

L’IRLANDA AUMENTA IL SOSTEGNO AL BIO DELL’80%

L’IRLANDA AUMENTA IL SOSTEGNO AL BIO DELL’80%

Dublino innesta la quarta per recuperare terreno. Il livello record di finanziamenti previsti dal bilancio 2023 mira a raggiungere entro 5 anni l’obiettivo del 7,5% di superficie agricola nazionale

L’Irlanda è uno dei Paesi più in ritardo rispetto all’obiettivo del 25% di superficie bio stabilito dal Green Deal. Per recuperare terreno il Governo di Dublino ha appena deciso di stanziare 37 milioni di euro per il regime dell’agricoltura biologica per il 2023, con un aumento recorddell’80% rispetto allo scorso anno

L’impegno di Pippa

«Il nostro Governo – commenta la ministra Pippa Hackett -, si è impegnato a portare la superficie agricola totale a produzione biologica al 7,5% entro il 2027. Il bilancio 2023 prevede uno stanziamento di 37 milioni di euro per questo obiettivo, un aumento senza precedenti che riflette il livello di interesse degli agricoltori per questo metodo di produzione».

Superfici in crescita

Il dipartimento guidato da Hackett ha implementato una serie di misure politiche negli ultimi due anni per aumentare la diffusione dell’agricoltura biologica. «Nel 2022 abbiamo assistito a un aumento del 20% delle domande di adesione al regime di agricoltura biologica rispetto al 2021, con un aumento previsto di 17.000 ettari». «Complessivamente negli ultimi due anni si è registrato un aumento del 35% della superficie coltivata biologicamente. Credo che i finanziamenti aggiuntivi annunciati nell’ambito di questo budget faciliteranno un ulteriore aumento sostanziale della superficie bio in Irlanda».

Nuove sinergie tra produzione e ricerca

Riguardo in particolare alle misure di trasferimento tecnologico finanziate attraverso il partenariato europeo per l’innovazione il ministro Hackett ha dichiarato: «Il successo degli attuali EIP nell’ambito del PSR è stato ampiamente riconosciuto e sono stato lieto di garantire una consistente dotazione di bilancio nel 2023 di 21 milioni di euro». Alcuni progetti in corso stanno arrivando alla fine dei loro termini.

«Pubblicheremo un nuovo invito a presentare proposte nel 2023 nell’ambito del nuovo piano strategico della Pac. Mi aspetto che i temi proposti per il nostro prossimo invito includano priorità ambientali, nonché questioni come il benessere degli animali, la sicurezza degli allevamenti e il miglioramento dell’equilibrio di genere nell’agricoltura irlandese».

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

Parte la nuova programmazione della politica agricola comunitaria. L’Italia rispedisce a Bruxelles una nuova versione del documento con le linee d’indirizzo nazionali senza dare seguito alle osservazioni espresse in marzo dalla Commissione Ue. Quattordici associazioni ambientaliste esprimono il loro forte dissenso

L’agricoltura italiana sta entrando nella nuova fase di programmazione della Pac, la Politica agricola comunitaria. La riunione del tavolo di partenariato del 28 settembre ha chiuso la partita del Piano strategico nazionale (PsP), lo strumento che dovrebbe garantire la realizzazione anche in Italia degli obiettivi di transizione ecologica fissati dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity del Green deal.

Non recepite le critiche della commissione

La Commissione ha espresso lo scorso marzo numerose osservazioni alla prima versione del piano, ma il nostro Paese ha deciso di ribadire le scelte nazionali già espresse.

Quattordici associazioni ambientaliste e dei consumatori (tra cui Legambiente, Greenpeace, Wwf e Slow food) esprimono un forte dissenso per il documento italiano di programmazione della Pac post 2022.

«È deludente – dichiarano in un comunicato congiunto- e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura». Le critiche riguardano tutti gli aspetti del Psp, sia riguardo al primo (aiuti diretti) che al secondo pilastro (Sviluppo Rurale). «Le Regioni – scrivono le 14 associazioni – hanno infatti programmato i loro interventi per lo sviluppo rurale senza una vera strategia condivisa per la sostenibilità dell’agricoltura».

La delusione degli ambientalisti

«Questo Piano strategico nazionale – è il commento tranchant – è una vera delusione che completa la pessima riforma della Pac voluta dal Parlamento e dal Consiglio Ue, incapaci di dare risposte concrete alle gravi crisi ambientali che colpiscono la stessa agricoltura e tutela solo gli interessi economici delle potenti corporazioni agricole».

Il bio è l’unica nota positiva

«L’unica novità positiva di questo Psp resta il maggiore investimento nell’agricoltura biologica con la volontà di anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della superficie agricola certificata rispetto all’obiettivo europeo al 2030». Ma il maggiore sostegno al biologico non è ritenuto dal sodalizio ambientalista sufficiente per promuovere la transizione ecologica di tutto il settore primario.

L’ITALIA E LA SFIDA DI TORNARE A GUIDARE IL BIO IN EUROPA

L’ITALIA E LA SFIDA DI TORNARE A GUIDARE IL BIO IN EUROPA

Le proposte e le sfide lanciate in occasione della conferenza organizzata da Aiab a Roma

In occasione della seconda Giornata Europea del Biologico si è svolta a Roma lo scorso 23 settembre la Conferenza Nazionale del Bio: “Proposte e sfide per riportare l’Italia alla guida del BIO in Europa”, promosso da Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica).

Molti i temi toccati, dal ruolo del biologico come strumento per uscire dalle crisi e affrontare la transizione ecologica, fino al ruolo dei mercati e della crescita della domanda, attualmente in fase di stagnazione.

La crisi alimentare è collegata a quella climatica

«Fissando gli obiettivi della strategia Farm to Fork – ha detto Giuseppe Romano, presidente Aiab – l’Europa ha riconosciuto che il biologico è uno degli strumenti che ci può consentire di uscire dalla crisi climatica, e di conseguenza anche da quella degli approvvigionamenti alimentari. È una strada ormai obbligatoria da percorrere per andare verso la sostenibilità del comparto agricolo».

Frascarelli (Ismea) «Far crescere la domanda»

«La politica ha fatto molto per il settore del biologico- ha riconosciuto Angelo Frascarelli, presidente di Ismea -, visto che nell’ultimo anno e mezzo c’è stata la massima concentrazione di interventi normativi che vanno nella direzione della crescita del biologico». «Abbiamo infatti avuto il piano di azione sull’agricoltura biologica, il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica, in Italia 720 mln euro in più per il bio per i prossimi cinque anni, ed infine anche la legge sull’agricoltura biologica». Per non compromettere l’efficacia di questi interventi è ora però necessario, secondo Frascarelli, rivitalizzare la domanda di bio, ora in fase di stagnazione.

Distribuzione e certificazione

Il problema del biologico secondo Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, è quello di garantire una logistica più vicina al consumo, una logistica di prossimità. «Bisogna gestire e organizzare meglio l’ultimo miglio del biologico, una sfida per le piattaforme dei mercati all’ingrosso che possono diventare punti di distribuzione del biologico, a disposizione anche degli operatori minori».

Riccardo Cozzo, presidente di Assocertbio, nel suo intervento in occasione della Conferenza romana ha ribadito il ruolo decisivo della certificazione, vero punto qualificante per tutti gli anelli della catena del valore del bio.

All’incontro hanno preso parte anche Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, e Francesco Barchiesi, responsabile di Suolo e Salute Lazio.