Suolo e Salute

Tag Archives: biologico

SUL NEW YORK TIMES L’OLIO BIO ETNEO CERTIFICATO DA SUOLO E SALUTE

SUL NEW YORK TIMES L’OLIO BIO ETNEO CERTIFICATO DA SUOLO E SALUTE

Vincenzo Signorelli è un produttore di extravergini bio pregiati sulle pendici dell’Etna, certificato biologico da Suolo e Salute. Il suo intimo rapporto con un territorio unico viene descritto in un articolo sul quotidiano più autorevole al mondo. «Biologico e salutare sono punti di forza da valorizzare»

I ritmi e i sapori dell’olivicoltura siciliana conquistano le pagine di The New York Times, uno dei quotidiani più autorevoli a livello internazionale. Il merito è di Enzo Signorelli – fotoreporter, viaggiatore e olivicoltore bio nella sua azienda alle pendici dell’Etna – e un po’ anche di Suolo e Salute.

Ritorno a una terra difficile

La storia di Signorelli è infatti quella di un ritorno alla terra. Dieci anni fa ha lasciato la frenesia di Milano e la professione giornalistica per riscattare l’azienda di famiglia, una piccola proprietà di due ettari alle pendici dell’Etna con poco più un centinaio di alberi di olivo, molti dei quali secolari, nel territorio di Ragalna (Ct), uno dei comuni del parco dell’Etna, zona di eccellenza per le olive Dop Monte Etna. Un ambiente difficile da coltivare. «Gli alberi d’olivo – racconta-, alcuni maestosi, crescono tra le rocce laviche, circondati da una vegetazione selvaggia e lussureggiante, arroccati in luoghi non proprio accessibili». «Lavorare questa terra richiede molta fatica, senza contare i pericoli muovendosi tra rocce e antiche colate di lava ricoperte di muschi e licheni coloratissimi. Bisogna fare tutto a mano spostandosi a piedi e portando in spalla gli attrezzi necessari e l’acqua: una faticaccia».

Crescere attraverso il bio

Grazie al suo impegno gli ettari sono triplicati in 10 anni con altri due oliveti secolari nel comune di Santa Maria di Licodia, tutti tra 400 e 700 metri d’altitudine, sulle pendici sud occidentali del vulcano attivo più grande d’Europa (nel 2022 potrebbe toccare i 10 ettari, un’estensione ragguardevole in questo areale). L’olio prodotto ha raccolto premi importanti e i giornali internazionali si sono accorti di questa produzione di nicchia, certificata biologica e salutare e venduta come una reliquia anche negli States.

Tutti e quattro gli extravergini prodotti da Signorelli durante la campagna 2020-21 possono riportare infatti in etichetta il logo Health Claim, un riconoscimento concesso dal Reg 432/2012 agli oli Evo che contengono più di 250 mg/kg di polifenoli (quelli prodotti da Signorelli hanno raggiunto quest’anno punte di 861) riconoscendone l’importanza salutistica e nutrizionale.

Motivazioni etiche ed estetiche

La scelta del biologico è stata per Signorelli immediata, per motivi “etici ed estetici”. «Non faccio -spiega – alcun impiego di sostanze chimiche, fertilizzanti o altro. Rispetto la biodiversità, l’integrità dell’ambiente, la morfologia del suolo, l’equilibrio idrodinamico del terreno, tutti fattori determinanti per le qualità organolettiche e biochimiche dell’olio che produciamo».

Il rapporto con Suolo e Salute

Una scelta su cui ha inciso anche il rapporto consolidato di Signorelli con il nostro ente di certificazione. «Ho un rapporto di massima fiducia con Vincenzo Russo, referente di Suolo e Salute in Sicilia e con tutti gli ispettori di questo ente di certificazione e l’ho consigliato anche agli olivicoltori biologici vicini».

Una scelta che continua a premiare soprattutto nei mercati esteri, in Usa in particolare, dove il biologico è cresciuto notevolmente anche nel periodo del lockdown (ne abbiamo parlato già qui). «In Italia invece – puntualizza il produttore – pesa ultimamente un clima alterato da polemiche gratuite sul biologico».

In 10 anni Signorelli ha imparato a fronteggiare ogni possibile emergenza, compresa la mosca (Bactrocera olae), da cui si difende con trappole anche artigianali.

Durante l’ultima raccolta ha ospitato la giornalista Marta Giaccone che, assieme alla troupe di The New York Times, ha potuto raccontare sulle pagine del quotidiano statunitense l’avventura di una raccolta completamente manuale tra le rocce laviche, la molitura e la trasformazione in olio.

Dall’articolo traspare l’entusiasmo per lo stretto rapporto tra l’olivicoltore e un territorio unico e anche per il rispetto dei lavoratori nei confronti di un ambiente unico. Sia in oliveto che in frantoio.

Molitura ed estrazione a freddo

La molitura viene eseguita a freddo mediante estrazione in continuo, esclusivamente con mezzi meccanici, entro poche ore dalla raccolta per mantenere inalterate le caratteristiche delle olive. Sono stati impiegati macchinari di ultimissima generazione, a due fasi, presso due oleifici partner come i frantoi Cutrera e l’oleificio Consoli che rappresentano l’eccellenza delle aziende presenti sul territorio.

«Gli EVO appena estratti sono stati subito filtrati e conservati in silos di acciaio sotto argon/azoto a temperatura controllata».

L’imbottigliamento, esclusivamente in vetro, è stato programmato dopo un lungo periodo di “riposo” dell’olio per offrire al consumatore tutte le caratteristiche ottimali e il miglior equilibrio possibile tra le qualità organolettiche del prodotto.

Tre monovarietali e un blend di olive rare

Gli extravergine prodotti da Vincenzo Signorelli sono 4, tre monovarietali e un blend di olive:

  • Contrada Mancusi, Nocellara dell’Etna in purezza, Bio, Health Claim e Igp Sicilia. Un monocultivar profumato e deciso che proviene esclusivamente da un oliveto secolare tra i comuni di Santa Maria di Licodia e Ragalna, a 600 metri di quota sulle pendici dell’Etna. Ottime caratteristiche sensoriali con un grado di fruttato medio, sentori di carciofo, erba tagliata, amaro e piccante. Premiato come Grande Olio Slow nella Guida agli Extravergini 2021 di Slow Food, ha ottenuto 4 Gocce Bibenda 2021 di Fondazione Italiana Sommelier e riconoscimenti in Canada, Giappone, Regno Unito.
  • Contrada Difesa, antica proprietà Tomaselli Bio, IGP Sicilia Blend, Grand Cru 2020-2021 Health Claim. Ottenuto da olive Nocellara Etnea mescolate con piccole quantità di altre cultivar e varietà ormai rare. Blend ottenuto esclusivamente dalla mescolanza di olive (non di oli diversi) che provengono esclusivamente da un oliveto antico su suolo lavico, sempre nel territorio di Ragalna, a circa 400 metri s.l.m. Ottime le caratteristiche sensoriali con un grado di fruttato medio, sentori di carciofo, erba tagliata, pomodoro verde, amaro e piccante molto ben bilanciati. Premiato con le 5 Gocce Bibenda 2020 e 4 gocce 2021, terzo premio assoluto al Morgantìnon 2020, terzo premio assoluto al Morgantìnon 2020.
  • Foglie di Platino, Nocellara del Belice in purezza Bio, Igp Sicilia, Health Claim. Monocultivar profumato e di sapore deciso ottenuto da olive selezionate provenienti da un unico oliveto in regime di agricoltura biologica. Le aree prescelte sono costituite da alberi di impianto relativamente giovane, in aree ben esposte e ventilate della proprietà, situata in collina a circa 350 metri di quota in provincia di Agrigento. Extravergine di colore verde smeraldo ha ottime caratteristiche sensoriali con un grado di fruttato medio-alto, sentori di pomodoro e carciofo, erba, amaro e piccante. Premiato con le 5 Gocce Bibenda 2021, Grande Olio Slow nella Guida agli extravergini 2021 di Slow Food.
  • Foglie di Platino – Biancolilla Bio, IGP Sicilia. Monocultivar profumato e di sapore delicato ottenuto da olive selezionate provenienti da un unico oliveto in regime di agricoltura biologica. Le aree prescelte sono costituite da alberi di impianto relativamente giovane, in aree ben esposte e ventilate della proprietà, situata in collina a circa 350 metri di quota in provincia di Agrigento. La raccolta si è svolta in ottobre. Spiccate caratteristiche sensoriali con un grado di fruttato medio, sentori di carciofo, mandorla, pomodoro verde, amaro e piccante ben equilibrati. Miglior IGP Sicilia al Morgantìnon 2021, ha ottenuto 4 Gocce Bibenda 2021.
LATTE BIO, BRACCIO DI FERRO TRA ALLEVATORI E DANONE NEGLI STATES

LATTE BIO, BRACCIO DI FERRO TRA ALLEVATORI E DANONE NEGLI STATES

Allungati di sei mesi i contratti di fornitura con gli allevamenti di Horizon Organic. Boccata d’ossigeno per un settore in crisi anche oltre oceano per il calo dei consumi

Altri sei mesi di contratto. Una boccata di ossigeno per gli 89 allevamenti bovini bio da latte dello Stato di New York. In Italia gli allevatori hanno dovuto coinvolgere il Governo con l’allestimento di un tavolo di crisi per ottenere un aumento fino a 41 cent al litro, ma il comparto del latte attraversa una fase di crisi anche Oltreoceano.

Pressioni pubbliche e politiche

Horizon Organic è una società con sede ad Albany controllata interamente da Danone che commercializza latte bio e che aveva annunciato il taglio dei contratti in essere con gli allevatori per fare fronte al calo dei consumi di latte bovino.

L’intervento di alcuni politici un allungamento di ulteriori sei mesi, ovvero fino a febbraio 2023, per i contratti in essere con le 89 aziende lattiero casearie fornitrici di Horizon Organic.

Una decisione indotta da mesi di pressioni pubbliche e politiche. Gli allevatori sperano che la decisione rappresenti un primo passo positivo verso un maggiore fair play verso le piccole aziende agricole bio del Nord est americano. Danone ha annunciato di essere pronta a lavorare con il Governo Usa su soluzioni future ai problemi strutturali del settore zootecnico.

BIO ESTROMESSO DAL PRIMO PILASTRO

BIO ESTROMESSO DAL PRIMO PILASTRO

Salta l’ecoschema riservato all’agricoltura biologica. Lo ha annunciato il Ministro Stefano Patuanelli nel corso dell’audizione congiunta alla Commissione Agricoltura di Camera e Senato su Pnrr e Pns. «Il settore del biologico – è l’impegno del Ministro – avrà però a disposizione un miliardo di cofinanziamento in più nello Sviluppo Rurale per raggiungere non il 25% ma il 30% di superficie entro il 2030»

Brutto segnale per l’agricoltura biologica. Gli ecoschemi della prossima Pac 2023-2027 saranno 5 e non 6 (ne avevamo parlato qui) e ad essere sacrificato è proprio quello per il bio. Lo ha annunciato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, nel corso dell’audizione congiunta alle Commissioni Agricoltura della Camera dei Deputati e del Senato che si è tenuta il 14 dicembre.

Audizione congiunta

Il Ministro era chiamato, in vista delle importanti scadenze di fine anno, a descrivere a Deputati e Senatori il doppio percorso di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e di definizione del Piano strategico nazionale (Psn) nell’ambito della nuova Politica agricola comune (Pac).

«Stiamo lavorando – ha raccontato Patuanelli – per definire un documento equilibrato da consegnare alla Commissione entro la scadenza di fine anno (ma al fotofinish saranno forse concessi due mesi in più). La vera sfida è quella di accompagnare il nostro sistema produttivo, che è di valore, verso un percorso di transizione ecologica e digitale senza abbandonare nessuna componente. Perché al made in Italy agroalimentare servono le grandi aziende ma anche il micro agricoltore che fa prodotti a km 0 sul suo territorio e difende la particolarità del territorio».

L’eredità della mancata convergenza

Una discussione, quella sul Piano strategico nazionale per la prossima Pac, su cui ha pesato sicuramente la pesante eredità della mancata convergenza. Il nostro Paese è infatti l’ultimo in Europa in cui permangono smaccate differenze nell’entità dei premi Pac corrisposti nelle diverse aree sulle diverse colture. Un riequilibrio che deve essere necessariamente attuato entro la fine della prossima Pac e Patuanelli ha annunciato in aula che la convergenza si farà e che sarà fissata al 2026 all’85%, con lo stop loss al 30% e un titolo massimo a 2.000 euro. «Questo è l’equilibrio che proporremo al tavolo di partenariato che faremo fra qualche giorno».

Una decisione che ha pesato indirettamente sulla composizione degli ecoschemi del primo pilastro perché ci saranno quattro settori particolarmente incisi dal taglio dei pagamenti di base e dalla dinamica di convergenza: la zootecnia, l’olio oliva, il riso e il grano, settori che nelle intenzioni del Ministro dovranno essere in qualche modo compensati da attenzioni particolari nella definizione degli ecoschemo degli aiuti accoppiati.

Doppio ecoschema per la zootecnia

Tanto che la zootecnia potrà godere di un ecoschema ad hoc su due livelli che avrà un’incidenza pari al 40% dell’importo complessivo. «Riguarderà – ha illustrato il Ministro – da un lato l’utilizzo del sistema Classyfarm per il benessere animale e dall’altro l’allevamento al pascolo con un incentivo a capo e non a ettaro».

Un incentivo forte, fino 200-250 euro/uba, che potrà interessare indirettamente la zootecnia biologica, più legata al pascolo. Ma nel primo pilastro non ci sarà niente di più per il bio.

Tradito l’impegno iniziale

«È vero – ha ammesso Patuanelli – che dobbiamo arrivare al 25% di superficie biologica ed al momento siamo al 16%, ma questo significa che dobbiamo incentivare sia il mantenimento che le nuove conversioni». «Siccome – ha proseguito – non è possibile utilizzare strumenti diversi per sostenere le stesse progettualità, avevamo dapprima pensato di separare nettamente il supporto al bio tra il primo pilastro e il secondo pilastro inserendo nell’eco schema soltanto la conversione e mettendo invece il mantenimento della disponibilità dei fondi per lo sviluppo rurale».

Un’opzione che tuttavia sembra tramontata di fronte alla forte opposizione del fronte delle Regioni. «Abbiamo cambiato idea, mantenendo un forte impegno sul bio sullo sviluppo rurale, trasferendo risorse dal primo al secondo pilastro che vanno cofinanziate per un importo complessivo di oltre 1 miliardo per la conversione».

Le obiezioni del Parlamento

Un’impostazione che ha sollevato alcune obiezioni, ma di fronte alle domande sollevate in audizione Patuanelli ha rimarcato che l’obiettivo di crescita del biologico sollecitato dalla strategia farm to fork non sarà assolutamente disatteso. «Sul bio – ha ripetuto – ci mettiamo un miliardo in più di cofinanziamento».

«Credo che questo sia il modo migliore per dire che abbiamo una strategia sul biologico. E credo che con quelle risorse possiamo ambire al 30% di superficie e non al 25% richiesto da Bruxelles». «Anche perché partiamo già da alcune zone del paese, in particolare dal meridione (Sicilia, Calabria, Campania e Basilicata) che hanno grandi superfici agricole utilizzate a bio».

«Il vero problema – è stata l’analisi finale del Ministro – è la penetrazione di mercato dei prodotti bio, perché abbiamo il 16% della Sau e solo il 4% degli scaffali. C’è una voglia evidente nel consumatore di prodotto sano e di qualità ma bisogna capire come sostenere il mercato del bio perché altrimenti avremo tanta produzione e poco mercato bio».

LA PRIMA RASSEGNA SUI VINI PIWI PREMIA LA QUALITÀ DEL BIO

LA PRIMA RASSEGNA SUI VINI PIWI PREMIA LA QUALITÀ DEL BIO

Il concorso organizzato dalla Fondazione Mach di San Michele all’Adige ha visto la partecipazione di 56 aziende. Tra i vincitori la maggior parte è certificata bio

Grande partecipazione alla Fondazione Mach per il seminario scientifico e la cerimonia di premiazione della prima rassegna nazionale dei vini ottenuti da varietà resistenti alle malattie fungine.

L’evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione Piwi international, si proponeva di promuovere la conoscenza delle nuove varietà attraverso un confronto tra vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig).

Cinque categorie

A questa prima rassegna nazionale hanno partecipato 56 aziende con 95 vini, che sono  stati attentamente valutati il 18 novembre da una commissione composta da qualificati esperti. I 30 commissari hanno attribuito un punteggio ma anche ai parametri descrittivi ai vini presenti in ognuna delle cinque categorie previste: rossi, bianchi, orange, frizzanti, spumanti.

I Piwi, varietà ottenute attraversi incroci ricorrenti per trasferire geni di resistenza a peronospora, oidio e altre malattie alla Vitis vinifera, sono strumenti che, nelle Regioni dove queste risorse sono già autorizzate (Triveneto, Lombardia, Emilia-Romagna) sono utilizzati soprattutto da aziende vitivinicole biologiche e biodinamiche.

Una tendenza che è emersa anche a San Michele all’Adige dove, tra le cantine vincitrici che si sono aggiudicate 15 premi e 13 menzioni d’onore, spicca il ruolo di quelle bio.

I vincitori bio

Tra queste:

  • Cantina Pizzolato premiata nella categoria vini frizzanti con Hoppa 2020 e con Novello 2021tra i rossi:
  • Sartori Organic Farm con Diadema 2020 tra i vini frizzanti;
  • Lieselehof (Brut 2017 tra gli spumanti, Vino del Passo 2020 tra i bianchi e Julian Orange 2019 vincitore nella categoria vini orange);
  • Tenuta Crodarossa con il Derù 2020, bio e vegano, tra gli spumanti;
  • Cantina Le Carezze (Iris 2020 tra gli spumanti, Urano 2019 tra i rossi);
  • Le Carline, vincitrice con Resiliens della categoria degli spumanti;
  • Il Brolo Società Agricola (con il vino bianco I Cavalieri della seta);
  • Villa Persani (Aromatta 2019 tra i bianchi);
  • Azienda Agricola Doladino (Sbreg 2020 tra gli orange);
  • Casa Vinicola la Torre (Vagabondo Bianco le Anfore 2018);
  • Azienda St. Quirinus (Planties Amphora 2017).
ASSO.CERT.BIO CHIEDE L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI SETTORE

ASSO.CERT.BIO CHIEDE L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI SETTORE

L’associazione degli enti di certificazione del bio italiani invia una lettera ai Capigruppo di maggioranza della Camera per sbloccare l’iter del DDl bio

Asso.cert.bio chiede la rapida approvazione della legge sul biologico. La richiesta è stata inviata ai Capigruppo di maggioranza della Camera ed è stata seguita nei giorni successivi da iniziative analoghe da parte delle altre associazioni del bio e anche di altre organizzazioni come Coldiretti, Alleanza delle Cooperative, Cia-Agricoltori Italiani, Legambiente, Wwf.

Una norma necessaria per un Paese leader del bio

«La norma di settore – ricorda Asso.cert.bio – dopo essere stata approvata praticamente all’unanimità sia alla Camera che al Senato, attende ancora da mesi l’approvazione definitiva alla Camera».

L’Italia con oltre 80 mila operatori, è tra i Paesi leader per la produzione biologica ed è il primo Paese in Europa, secondo al mondo, nell’esportazione di prodotti bio, con oltre 2,9 miliardi di euro, circa il 6% di tutto l’export agroalimentare nazionale.

Ma nonostante ciò il Disegno di Legge 988 che contiene disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico non è ancora stato approvato.

Troppi ostacoli

Considerando i numerosi tentativi per ostacolare il Disegno di Legge, Asso.Cert.Bio  si dichiara preoccupata sul destino di un provvedimento necessario alla luce della realizzazione della transizione ecologica postulata da Green Deal e Next Generation Eu plan. «Da qui l’appello a tutti i gruppi politici- spiega l’Associazione -, dai quali attendiamo risposta, affinché la norma venga iscritta all’ordine del giorno e approvata definitivamente dopo oltre 15 anni di attesa».

(ANSA).

METTERE A SISTEMA GLI STRUMENTI PAC PER FARE CRESCERE IL BIO

METTERE A SISTEMA GLI STRUMENTI PAC PER FARE CRESCERE IL BIO

“L’agricoltura biologica negli interventi non agroambientali del piano strategico nazionale”: la proposta di Ismea e di Rete Rurale Nazionale per raggiungere gli obiettivi del 25% di superficie agraria bio imposti dalla strategia Farm to Fork

La Pac post 2023 è chiamata a fare crescere il bio. Nel dibattito in corso tra Governo e Regioni per la stesura del Piano strategico nazionale occorre infatti tenere conto che il modello dell’agricoltura biologica dovrà essere protagonista nella Pac 2023-2027. Un impegno che deriva dagli obiettivi della strategia Farm to Fork che impongono l’ampliamento delle superfici certificate fino al 25% della Sau entro il 2030, l’aumento della produzione di agroalimentare bio e l’accesso ai prodotti biologici per tutti i consumatori pur garantendo la sostenibilità economica delle aziende agricole.

Sinergie tra primo e secondo pilastro

Una sfida che si vince solo mettendo a sistema i diversi strumenti previsti sia dal primo che dal secondo Pilastro della nuova Pac.  A tal fine Ismea ha messo a punto un documento per la Rete Rurale Nazionale che presenta delle proposte per il sostegno all’agricoltura biologica.

Interventi che dovranno operare in sinergia con quelli previsti sia negli ecoschemi dei pagamenti diretti che nell’intervento dello Sviluppo rurale per gli impegni ambientali e climatici.

Le esternalità del bio

Nel documento Ismea afferma che «le esternalità positive del modello biologico non si esauriscono in termini di sostenibilità ambientale ma interessano trasversalmente la redditività d’impresa, la diversificazione produttiva e l’innovazione tecnologica».

Secondo l’istituto economico del Mipaaf «Lo sviluppo dell’agricoltura biologica nell’ambito del PSN non va dunque limitato al pagamento a superficie ma deve prevedere precise azioni di supporto».

Azioni che devono andare in una duplice direzione:

  1. a) priorità d’accesso ai fondi;
  2. b) premialità intese come maggiorazioni delle aliquote di sostegno agli interventi.

L’articolazione dei sostegni

Nel report (disponibile al link: https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/23174 ) Ismea elenca una serie di interventi che vanno inseriti nel Piano Strategico Nazionale all’interno dei capitoli relativi a:

– OCM/Politiche settoriali;

– Misure a investimenti;

– Insediamento giovani;

– Cooperazione;

– Gestione del rischio;

– Akis (sistema per lo Scambio di conoscenze e la diffusione di informazioni).

La lista di azioni a cui vanno aggiunti gli interventi indiretti in favore del bio contenuti anche in altri tipi di intervento (per es. benessere animale e Leader) o pacchetti di misure nell’ambito delle filiere e Accordi di Area che stimolano l’aggregazione di imprese.