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«PIÙ RISORSE NEL PNRR PER IL BIOLOGICO»

«PIÙ RISORSE NEL PNRR PER IL BIOLOGICO»

Le richieste della filiera nel corso dell’evento di apertura di B/Open incentrato sul tema: «PNRR, filiera agroalimentare sostenibile e biologico: politiche e strategie di sviluppo»

«Il biologico è uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità».

«Il settore deve diventare protagonista del piano nazionale di ripresa e resilienza, accompagnato da risorse e progetti specifici e sostenuto da innovazione e ricerca».

Il ruolo imprescindibile del bio

Sono alcuni degli spunti presi dagli interventi dei relatori protagonisti del convegno “PNRR, filiera agroalimentare sostenibile e biologico: politiche e strategie di sviluppo”, evento di apertura del B/Open di Verona, la prima fiera B2B dedicata al comparto.

L’evento puntava a mettere in evidenza il ruolo imprescindibile del bio nella sfida della sostenibilità lanciata dal Pnrr. Dopo i saluti introduttivi di Maurizio Danese, Presidente di Veronafiere Spa e lo speech di apertura di Stefano Vaccari, Direttore generale CREA su «Il ruolo dell’agricoltura all’interno del PNRR: quali opportunità per il settore del biologico», sul palco si sono succeduti gli interventi della filiera rappresentata da Riccardo Cozzo di Assocertbio, Giuseppe Romano (Aiab), Carlo Triarico (Agricoltura Biodinamica); Enrico Amico (Demeter Italia); Maria Grazia Mammuccini (FederBio), Maria Letizia Gardoni (Coldiretti); Dino Scanavino (Cia-Agricoltori Italiani); Franco Verrascina (Copagri) Francesco Torriani (Coordinatore del settore biologico dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari).

Biodistretti, Op e interprofessione

Durante l’incontro è emersa l’importanza di puntare su: valorizzazione e promozione del bio Made in Italy sui mercati esteri, distretti biologici e strumenti di aggregazione, in primis OP e OI (organizzazioni di produttori e interprofessione, ndr), istituzione di un marchio bio italiano, ma anche ad un maggiore riequilibrio tra domanda e offerta di prodotti bio.

Battistoni (sottosegretario Mipaaf): «La transizione ecologica passa dal bio»

«Tra gli strumenti – ha riferito Francesco Battistoni, Sottosegretario alle Politiche Agricole concludendo l’evento –   per rispondere alle richieste di maggiore sostenibilità provenienti dall’Europa, quello più affidabile per il nostro Paese è quello del biologico».

«Siamo infatti fra i primi sia come superficie coltivata che sull’export. Abbiamo l’obiettivo di raggiungere una quota di superficie del 25% entro il 2030 ed è mantenendo questi obiettivi che daremo la nostra risposta alla richiesta di transizione ecologica presente nel Pnrr».

(Fonte Terra e Vita e Ansa)

ALCE NERO, UNA NEWCO PER I MENU BIO DEGLI ALBERGHI

ALCE NERO, UNA NEWCO PER I MENU BIO DEGLI ALBERGHI

Il marchio bolognese entra nel mercato del “Ready to eat”

Alce Nero, uno dei maggiori gruppi del biologico italiano, punta sulle strutture ricettive.

Il marchio bolognese ha creato infatti una newco, “Ristorazione Alce Nero” (Ran), che ha consentito l’apertura al mondo del catering e degli eventi.

Piatti pronti bio per alberghi e resort

La nuova società ha cominciato a fornire ad alberghi e resort piatti già pronti in atmosfera controllata, con le istruzioni necessarie per rigenerarli e prepararli a regola d’arte sul posto.

I piatti vengono elaborati dalla società di catering gourmet BioQitchen sulla base di prodotti Alce Nero. In tre mesi l’azienda bolognese, che così è diventata l’unica in Italia in grado di fornire menu biologici a strutture ricettive, ha consegnato circa 40mila pasti, forte di una capacità produttiva di 12mila al mese anche se l’intenzione è crescere ancora.

Un servizio innovativo

«Si tratta di un’importante innovazione, sia per Alce Nero che per il mercato – spiega Stefano Pratesi, project manager di Ran -. Attualmente Alce Nero è l’unica realtà italiana in grado di poter offrire un servizio del genere, che unisce l’alta qualità alla filosofia bio che ispira da sempre la nostra azienda, consentendo inoltre concrete possibilità di risparmio per gli operatori che non hanno nella cucina il proprio core business ma non vogliono rinunciare a un’offerta di alta qualità».

(fonte Ansa)

CEREALI, FARINE E SNACK BIO, IN NORD AMERICA È UN BUSINESS DA GIGANTI

CEREALI, FARINE E SNACK BIO, IN NORD AMERICA È UN BUSINESS DA GIGANTI

Nature’s Path, marchio leader per i derivati dai cereali bio, acquisisce la quota di maggioranza del “mulino bianco” biologico canadese Anita’s organic mill

Il più grande produttore di cereali e snack biologici acquista uno dei marchi più ricercati dai consumatori “green” nord americani. L’accordo infatti con Nature’s Path, dal 1985 uno dei protagonisti dell’avanzata del mercato dei prodotti senza trattamenti (e senza Ogm) tra gli scaffali degli store americani e canadesi, è destinato a far compiere un salto di qualità al marchio Anita’s organic mill, con sede a  Chilliwack, nella Columbia canadese.

Un mercato in espansione

Nature’s Path è diventato in 35 anni un vero gigante nel mercato degli alimenti bio e ha annunciato questa settimana di aver acquisito una partecipazione di maggioranza nel mulino di Chilliwack.

«Siamo clienti di Anita’s Organic Mill dal 2015 – afferma Arjan Stephens, direttore generale di Nature’s Path – e utilizziamo la loro farina in alcuni dei nostri prodotti più venduti, come i nostri cereali Heritage Flakes e Flax Plus».

L’alta qualità della linea di prodotti di Anita, così come il loro costante impegno per i prodotti biologici, non sono passati inosservati.

Verso una dimensione globale

«Amiamo i prodotti di Anita e non vediamo l’ora di portarli nelle cucine di tutto il mondo». Anita’s manterrà la propria identità aggiungendosi alla famiglia di marchi Nature’s Path tra cui Love Crunch, EnviroKidz e Que Pasa.

«Per 35 anni Nature’s Path è stato un pioniere nel mondo del cibo biologico – riconosce Taylor Gemmel, co-proprietario e presidente di Anita’s Organic Mill -. Anche se ormai è una storia di successo globale, non ha mai deviato dalla sua missione di sostenibilità».

La salvaguardia dei contratti di coltivazione

Anita’s Organic Mill, realtà fondata nel 1997, è già oggi uno dei produttori di farine biologiche più rispettati del Canada, con una vasta gamma di prodotti da forno biologici, un impianto di confezionamento al dettaglio e sfuso, e un panificio dove vengono svolte le prove di sviluppo per i nuovi prodotti. L’impegno sottoscritto con Nature’sPath precede la salvaguardia dei contratti di coltivazione in corso con gli agricoltori canadesi, per il rifornimento dei cereali macinati a pietra a Chilliwack.

LA RICERCA DI NATURALEZZA SPINGE LA RIPRESA DEL COMPARTO ENOLOGICO

LA RICERCA DI NATURALEZZA SPINGE LA RIPRESA DEL COMPARTO ENOLOGICO

Cresce del 10% la domanda di vino bio, spinta soprattutto dalle preferenze delle consumatrici e soprattutto dal Centro Sud. Lo rileva il rapporto di Sace, Mediobanca e Ipsos

Anche la domanda, interna e internazionale, premia il vino bio. Dopo il calo nel 2020 per la pandemia, nei primi sette mesi del 2021 il comparto del vino in generale ha registrato infatti una crescita robusta con un +14,5% (addirittura +23,2% quella degli spirits). Lo attesta il rapporto elaborato da Sace, Mediobanca e Ipsos, illustrato a Verona nell’ambito del Vinitaly Special Edition.

Export a gonfie vele

Per i vini, il traino è dato dai mercati extraeuopei, in particolare gli Usa. A livello regionale, la ripresa dell’export è ben diffusa, con tassi a doppia cifra nelle prime 5 Regioni produttrici, capeggiate dal Veneto, che rappresenta da solo un terzo delle esportazioni totali. Dall’analisi del mercato emerge che la pandemia del 2020 ha consolidato alcune tendenze in atto.

L’exploit del vino bio

Il rapporto elaborato dai tre colossi finanziari stigmatizza infatti la forte crescita del vino biologico (+10,1%), ma anche di particolarità come i vini vegani e naturali (il 2% del mercato). Forte anche la tendenza all’acquisto di prodotti locali, con un aumento dell’attenzione online.

L’identikit dei consumatori

Particolare la dinamica di crescita del vino bio. Secondo Sace, Madiobanca e Ipsos la spinta alla naturalezza e l’attenzione al vino ‘bio’, viene infatti in maggioranza delle donne residenti nei territori del CentroSud. È forte però anche l’impatto della crisi economica post covid: le tendenze riscontrate al settembre 2021 indicano una spinta maggiore verso la convenienza rispetto alla qualità, che riguarda per il 25% dei consumatori di vini fermi e il 31% degli spumanti. E il tasso di “infedeltà” riguarda il 65% dei consumatori per i fermi e il 72% per gli spumanti, segno che la voglia di cambiare è molto alta.

Fonte: ANSA

IL VINO BIO TRAINA LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

IL VINO BIO TRAINA LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Lo mette in evidenza il sottosegretario Francesco Battistoni (Mipaaf) commentando a Vinitaly Special Edition il record che vede l’Italia leader per superficie vitata bio con un’incidenza del 19% secondo Ismea

L’Italia, secondo i dati Ismea, è leader europea e mondiale per superficie vitata bio. Nel 2019, infatti, si contavano oltre 107mila ettari di vigneto biologico con un’incidenza sulla superficie vitata complessiva del nostro Paese di quasi il 19%, la più alta in Europa e nel mondo.

Ismea e Oiv, il succo non cambia

Più cauta l’Oiv: secondo l’ultimo rapporto dell’Organisation internationale de la vigne et du vin (Oiv), il nostro Paese registra infatti la maggiore incidenza di vigneti bio a livello mondiale, con il 15% del totale nazionale, seguito da Francia (14%) e Austria (14%). Una notizia che è stata enfatizzata da Francesco Battistoni, sottosegretario alle Politiche agricole, nel corso della sua partecipazione al Vinitaly Special Edition. «Un dato – evidenzia Battistoni – che spinge la forte domanda di biologico e che rende l’Italia del settore vitivinicolo sempre più green».

Gli investimenti delle aziende

Nel 2020, 4 bottiglie di vino su 100 vendute erano biologiche e questi numeri sono in costante aumento, tanto che gli operatori complessivi del settore vitivinicolo biologico raggiungono quasi le 25mila unità. «A VeronaFiere ho potuto apprezzare – commenta Battistoni – i grandi investimenti che le cantine stanno adottando per diversificare i prodotti, unendo alla bottiglia tradizionale sempre più etichette biologiche e sostenibili. Un impulso che va ad incidere positivamente sui consumi interni ma anche e soprattutto sull’export». «Il contributo del vino biologico – continua – sarà fondamentale per accelerare il processo di transizione ecologica permettendo all’Italia di essere in linea con gli obiettivi europei, offrendo ai consumatori sempre un prodotto di assoluta eccellenza e qualità». «Anche perché come diceva Goethe – è la chiosa di Battistoni – La vita è troppo breve per bere vini mediocri».

Fonte: Ansa

FORTE IMPULSO DEL BIO SULLE POLIZZE PER I RISCHI CLIMATICI

FORTE IMPULSO DEL BIO SULLE POLIZZE PER I RISCHI CLIMATICI

Nel triennio 2017-19 la platea delle aziende bio assicurate è aumentata del 35% anno manifestando una maggiore sensibilità rispetto alla prevenzione dei danni da gelo, siccità e alluvione

Cresce a doppia cifra nel biologico l’adesione al sistema assicurativo agricolo agevolato. Nel triennio 2017-2019, in base ai dati elaborati da Ismea e pubblicati nel Rapporto sulla gestione del rischio nell’agricoltura biologica 2021, la platea delle aziende bio che hanno sottoscritto polizze agevolate contro gli eventi atmosferici è aumentata al ritmo del 35% l’anno (contro il +2% medio annuo registrato per le aziende convenzionali), arrivando a sfiorare i 500 milioni di euro di valore assicurato nel 2019.

La propensione assicurativa

Rispetto al totale delle aziende bio, quelle assicurate rappresentano oggi una quota dell’8% (nel 2016 era del 3,5%), mentre le superfici coinvolte hanno raggiunto il 4,2% del totale, a fronte del 2,2% di quattro anni prima. In pratica, una fotografia della propensione assicurativa del mondo produttivo biologico, che si sta avvicinando, anno dopo anno, a quella dei produttori convenzionali che annoverano una quota assicurata di circa il 10% di aziende e di superfici sul totale nazionale.

Minore polarizzazione Nord-Sud rispetto al convenzionale

Rispetto al mercato assicurativo agevolato nel suo complesso, il settore del biologico presenta però una polarizzazione a livello geografico meno marcata. Il ruolo del Nord è sempre preponderante, con oltre il 67% del valore assicurato, ma lo squilibrio con le altre macro-ripartizioni del Paese (16,4% il Centro, 16,2% il Sud) è meno accentuato rispetto all’intero mercato, in coerenza con la più equilibrata distribuzione per macroaree del biologico.

Forte crescita nel Sud

Un divario che, sulla base delle dinamiche attuali, è destinato peraltro a ridursi ulteriormente, data la forte crescita osservata nelle regioni del Mezzogiorno con il più 59% del valore nel 2019 e il più 34% del tasso di crescita medio annuo dal 2016. Dal confronto con il mercato assicurativo nel suo complesso, da notare che i rischi catastrofali sono relativamente più assicurati nel biologico, segmento che sembra di conseguenza mostrare una maggiore sensibilità e attenzione alle implicazioni di gelo e brina, siccità e alluvione, eventi che i cambiamenti climatici stanno rendendo più frequenti e impattanti in termini di danni alle coltivazioni.

Fonte: Terra e Vita