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IL BIOLOGICO GALOPPA IN EMILIA-ROMAGNA

IL BIOLOGICO GALOPPA IN EMILIA-ROMAGNA

Operatori oltre le 7mila unità, superficie oltre il 17% della Sau. I risultati raggiunti grazie alla programmazione del Psr 2014-20. Mammi (Assessore all’agricoltura: «Il biologico è un settore decisivo per la salute dell’ambiente e delle persone, ma anche per il valore sociale che rappresenta soprattutto nei territori più fragili»

In Emilia-Romagna il biologico è in forte crescita. Nei dati relativi al 2020 recentemente diffusi dalla Regione

il numero delle aziende agricole ha superato le 7mila unità (+85% dal 2014), la superficie agricola è oltre 200mila ettari che rappresenta il 17% della Sau regionale (+102% sempre dal 2014). Diventa così sempre più a portata di mano il traguardo del 25% entro il 2030 previsto dall’Unione europea.

L’impatto del Piano di Sviluppo rurale

Anche la dimensione media dell’azienda agricola biologica emiliano-romagnola è in costante aumento: nel 2020 è arrivata a 32 ha (media regionale 18 ha). La produzione bio è rappresentata prevalentemente da cereali e altre colture da granella per consumo umano ed animale (81%) e le foraggere.

«Tutto ciò – sottolinea l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi – è stato possibile grazie alle cospicue risorse impiegate dalla Regione tramite il Piano di sviluppo rurale sia come contributi diretti sia come meccanismi premiali ma anche grazie ai tanti agricoltori che hanno accettato di cogliere la sfida del bio».

L’assessore pone l’accento sull’importanza della coltivazione biologica non solo per la tutela dell’ambiente ma anche per il suo valore sociale.

Altri 70 milioni di euro nei prossimi due anni

«Il biologico – afferma – è un settore decisivo per la salute dell’ambiente e delle persone, ma anche per il valore sociale che rappresenta soprattutto nei territori più fragili della nostra regione, pensiamo all’Appennino o alle zone del basso ferrarese. Un’impresa biologica che si insedia in queste zone significa nuovi posti di lavoro, una comunità più coesa e anche sviluppo. Puntiamo a superare gli standard previsti dall’Unione europea e prevediamo un investimento di altri 70 milioni di euro nei prossimi due anni».

Per far conoscere tutti i numeri del settore biologico la Regione ha pubblicato in questi giorni un opuscolo informativo dal titolo “Il supporto alla produzione biologica in Emilia-Romagna: risultati Psr 2014-2020 e prospettive con la nuova Pac” (clicca per accedere), che illustra i principali indicatori di settore. Partendo da un confronto con la situazione europea ed italiana ne evidenzia l’andamento nel tempo e analizza anche quali possono essere i motivi di questo successo con l’obiettivo di sostenere e incentivare ulteriormente nuove adesioni a metodi produttivi sostenibili per l’agroalimentare regionale.

VERSO UN’AZIONE DI PROMOZIONE PER GLI ALIMENTI BIO

VERSO UN’AZIONE DI PROMOZIONE PER GLI ALIMENTI BIO

Il sottosegretario Mipaaf Francesco Battistoni annuncia che si sta predisponendo una campagna in favore del consumo di cibi biologici e biodinamici

«Stiamo lavorando ad una campagna di promozione nazionale che punti a sensibilizzare i cittadini al consumo di prodotti biologici».

L’apertura del tavolo sul bio

Lo ha riferito il sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Battistoni, all’apertura del tavolo sul biologico coordinato dal ministero.

«Il biologico ed il biodinamico – ha continuato – sono segmenti produttivi sempre più presenti sul mercato agroalimentare italiano e mondiale».

«Abbiamo la necessità di stimolare le persone al mangiar sano e rendere la superficie agricola fertile e produttiva. Da questo punto di vista il biologico offre le migliori garanzie salutari».

La necessità di garantire l’equilibrio di mercato

L’intervento del ministero segue la raccomandazione, in vista dell’aumento della superficie produttiva biologica italiana indicata dalla strategia Farm To Fork, di garantire l’equilibrio tra domanda e offerta di prodotti ottenuti con questo virtuoso modello produttivo.

(Ansa)

«PIÙ RISORSE NEL PNRR PER IL BIOLOGICO»

«PIÙ RISORSE NEL PNRR PER IL BIOLOGICO»

Le richieste della filiera nel corso dell’evento di apertura di B/Open incentrato sul tema: «PNRR, filiera agroalimentare sostenibile e biologico: politiche e strategie di sviluppo»

«Il biologico è uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità».

«Il settore deve diventare protagonista del piano nazionale di ripresa e resilienza, accompagnato da risorse e progetti specifici e sostenuto da innovazione e ricerca».

Il ruolo imprescindibile del bio

Sono alcuni degli spunti presi dagli interventi dei relatori protagonisti del convegno “PNRR, filiera agroalimentare sostenibile e biologico: politiche e strategie di sviluppo”, evento di apertura del B/Open di Verona, la prima fiera B2B dedicata al comparto.

L’evento puntava a mettere in evidenza il ruolo imprescindibile del bio nella sfida della sostenibilità lanciata dal Pnrr. Dopo i saluti introduttivi di Maurizio Danese, Presidente di Veronafiere Spa e lo speech di apertura di Stefano Vaccari, Direttore generale CREA su «Il ruolo dell’agricoltura all’interno del PNRR: quali opportunità per il settore del biologico», sul palco si sono succeduti gli interventi della filiera rappresentata da Riccardo Cozzo di Assocertbio, Giuseppe Romano (Aiab), Carlo Triarico (Agricoltura Biodinamica); Enrico Amico (Demeter Italia); Maria Grazia Mammuccini (FederBio), Maria Letizia Gardoni (Coldiretti); Dino Scanavino (Cia-Agricoltori Italiani); Franco Verrascina (Copagri) Francesco Torriani (Coordinatore del settore biologico dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari).

Biodistretti, Op e interprofessione

Durante l’incontro è emersa l’importanza di puntare su: valorizzazione e promozione del bio Made in Italy sui mercati esteri, distretti biologici e strumenti di aggregazione, in primis OP e OI (organizzazioni di produttori e interprofessione, ndr), istituzione di un marchio bio italiano, ma anche ad un maggiore riequilibrio tra domanda e offerta di prodotti bio.

Battistoni (sottosegretario Mipaaf): «La transizione ecologica passa dal bio»

«Tra gli strumenti – ha riferito Francesco Battistoni, Sottosegretario alle Politiche Agricole concludendo l’evento –   per rispondere alle richieste di maggiore sostenibilità provenienti dall’Europa, quello più affidabile per il nostro Paese è quello del biologico».

«Siamo infatti fra i primi sia come superficie coltivata che sull’export. Abbiamo l’obiettivo di raggiungere una quota di superficie del 25% entro il 2030 ed è mantenendo questi obiettivi che daremo la nostra risposta alla richiesta di transizione ecologica presente nel Pnrr».

(Fonte Terra e Vita e Ansa)

ALCE NERO, UNA NEWCO PER I MENU BIO DEGLI ALBERGHI

ALCE NERO, UNA NEWCO PER I MENU BIO DEGLI ALBERGHI

Il marchio bolognese entra nel mercato del “Ready to eat”

Alce Nero, uno dei maggiori gruppi del biologico italiano, punta sulle strutture ricettive.

Il marchio bolognese ha creato infatti una newco, “Ristorazione Alce Nero” (Ran), che ha consentito l’apertura al mondo del catering e degli eventi.

Piatti pronti bio per alberghi e resort

La nuova società ha cominciato a fornire ad alberghi e resort piatti già pronti in atmosfera controllata, con le istruzioni necessarie per rigenerarli e prepararli a regola d’arte sul posto.

I piatti vengono elaborati dalla società di catering gourmet BioQitchen sulla base di prodotti Alce Nero. In tre mesi l’azienda bolognese, che così è diventata l’unica in Italia in grado di fornire menu biologici a strutture ricettive, ha consegnato circa 40mila pasti, forte di una capacità produttiva di 12mila al mese anche se l’intenzione è crescere ancora.

Un servizio innovativo

«Si tratta di un’importante innovazione, sia per Alce Nero che per il mercato – spiega Stefano Pratesi, project manager di Ran -. Attualmente Alce Nero è l’unica realtà italiana in grado di poter offrire un servizio del genere, che unisce l’alta qualità alla filosofia bio che ispira da sempre la nostra azienda, consentendo inoltre concrete possibilità di risparmio per gli operatori che non hanno nella cucina il proprio core business ma non vogliono rinunciare a un’offerta di alta qualità».

(fonte Ansa)

CEREALI, FARINE E SNACK BIO, IN NORD AMERICA È UN BUSINESS DA GIGANTI

CEREALI, FARINE E SNACK BIO, IN NORD AMERICA È UN BUSINESS DA GIGANTI

Nature’s Path, marchio leader per i derivati dai cereali bio, acquisisce la quota di maggioranza del “mulino bianco” biologico canadese Anita’s organic mill

Il più grande produttore di cereali e snack biologici acquista uno dei marchi più ricercati dai consumatori “green” nord americani. L’accordo infatti con Nature’s Path, dal 1985 uno dei protagonisti dell’avanzata del mercato dei prodotti senza trattamenti (e senza Ogm) tra gli scaffali degli store americani e canadesi, è destinato a far compiere un salto di qualità al marchio Anita’s organic mill, con sede a  Chilliwack, nella Columbia canadese.

Un mercato in espansione

Nature’s Path è diventato in 35 anni un vero gigante nel mercato degli alimenti bio e ha annunciato questa settimana di aver acquisito una partecipazione di maggioranza nel mulino di Chilliwack.

«Siamo clienti di Anita’s Organic Mill dal 2015 – afferma Arjan Stephens, direttore generale di Nature’s Path – e utilizziamo la loro farina in alcuni dei nostri prodotti più venduti, come i nostri cereali Heritage Flakes e Flax Plus».

L’alta qualità della linea di prodotti di Anita, così come il loro costante impegno per i prodotti biologici, non sono passati inosservati.

Verso una dimensione globale

«Amiamo i prodotti di Anita e non vediamo l’ora di portarli nelle cucine di tutto il mondo». Anita’s manterrà la propria identità aggiungendosi alla famiglia di marchi Nature’s Path tra cui Love Crunch, EnviroKidz e Que Pasa.

«Per 35 anni Nature’s Path è stato un pioniere nel mondo del cibo biologico – riconosce Taylor Gemmel, co-proprietario e presidente di Anita’s Organic Mill -. Anche se ormai è una storia di successo globale, non ha mai deviato dalla sua missione di sostenibilità».

La salvaguardia dei contratti di coltivazione

Anita’s Organic Mill, realtà fondata nel 1997, è già oggi uno dei produttori di farine biologiche più rispettati del Canada, con una vasta gamma di prodotti da forno biologici, un impianto di confezionamento al dettaglio e sfuso, e un panificio dove vengono svolte le prove di sviluppo per i nuovi prodotti. L’impegno sottoscritto con Nature’sPath precede la salvaguardia dei contratti di coltivazione in corso con gli agricoltori canadesi, per il rifornimento dei cereali macinati a pietra a Chilliwack.

LA RICERCA DI NATURALEZZA SPINGE LA RIPRESA DEL COMPARTO ENOLOGICO

LA RICERCA DI NATURALEZZA SPINGE LA RIPRESA DEL COMPARTO ENOLOGICO

Cresce del 10% la domanda di vino bio, spinta soprattutto dalle preferenze delle consumatrici e soprattutto dal Centro Sud. Lo rileva il rapporto di Sace, Mediobanca e Ipsos

Anche la domanda, interna e internazionale, premia il vino bio. Dopo il calo nel 2020 per la pandemia, nei primi sette mesi del 2021 il comparto del vino in generale ha registrato infatti una crescita robusta con un +14,5% (addirittura +23,2% quella degli spirits). Lo attesta il rapporto elaborato da Sace, Mediobanca e Ipsos, illustrato a Verona nell’ambito del Vinitaly Special Edition.

Export a gonfie vele

Per i vini, il traino è dato dai mercati extraeuopei, in particolare gli Usa. A livello regionale, la ripresa dell’export è ben diffusa, con tassi a doppia cifra nelle prime 5 Regioni produttrici, capeggiate dal Veneto, che rappresenta da solo un terzo delle esportazioni totali. Dall’analisi del mercato emerge che la pandemia del 2020 ha consolidato alcune tendenze in atto.

L’exploit del vino bio

Il rapporto elaborato dai tre colossi finanziari stigmatizza infatti la forte crescita del vino biologico (+10,1%), ma anche di particolarità come i vini vegani e naturali (il 2% del mercato). Forte anche la tendenza all’acquisto di prodotti locali, con un aumento dell’attenzione online.

L’identikit dei consumatori

Particolare la dinamica di crescita del vino bio. Secondo Sace, Madiobanca e Ipsos la spinta alla naturalezza e l’attenzione al vino ‘bio’, viene infatti in maggioranza delle donne residenti nei territori del CentroSud. È forte però anche l’impatto della crisi economica post covid: le tendenze riscontrate al settembre 2021 indicano una spinta maggiore verso la convenienza rispetto alla qualità, che riguarda per il 25% dei consumatori di vini fermi e il 31% degli spumanti. E il tasso di “infedeltà” riguarda il 65% dei consumatori per i fermi e il 72% per gli spumanti, segno che la voglia di cambiare è molto alta.

Fonte: ANSA