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LEGGE NAZIONALE SUL BIO, IL PUNTO DI VISTA DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PER L’AGRICOLTURA BIODINAMICA

LEGGE NAZIONALE SUL BIO, IL PUNTO DI VISTA DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PER L’AGRICOLTURA BIODINAMICA

Se la legge nazionale sul biologico non è ancora stata ufficialmente approvata, non è certo per mancanza di consenso, afferma Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, membro permanente del Tavolo ministeriale sul biologico e biodinamico e vicepresidente di FederBio.

Le cause risiedono nella mentalità e nell’atteggiamento di alcune frange dell’accademia presenti in Senato, che remano controcorrente a nuove possibili visioni, afferma.

Attraverso tecniche tese a prolungare i tempi, gli oppositori continuano ad applicare modifiche, posticipando continuamente la soluzione finale della legge. Il risultato è la sospensione della normativa e un palleggio di questa, da una camera all’altra.

Nel caso specifico dell’agricoltura biodinamica: i media hanno influito fortemente nel favorire una percezione della biodinamica introdotta all’ultimo e “calata dal cielo” all’interno della legge. La verità è che l’Unione europea ne ha regolamentato l’inserimento, rendendola parte del metodo biologico, già dal 1991, sottolinea Triarico; non c’è dunque nessuna novità.

Nonostante il Parlamento abbia fatto con questa legge un lavoro molto accurato, – al vaglio per un anno e mezzo alla Commissione Agricoltura del Senato, al fine di risultare esauriente attraverso ricerche e pareri di esperti -; i media hanno dato spazio ad una campagna falsa contro il metodo biodinamico, che ha lasciato trapelare una visione del Parlamento superficiale e inaffidabile.

Come biodinamici, abbiamo realizzato la prima review giuridica sullo stato della biodinamica in Italia e in Europa, aggiunge l’esperto. Un documento composto da dati giuridici, tecnici e scientifici e sostenuto da approfondimenti perseguiti grazie alla collaborazione con prestigiosi istituti universitari italiani.

Tornando però alla tanto attesa approvazione della legge nazionale, il vero ausilio che questa apporterebbe, consiste in un’organizzazione di carattere sistemico del comparto, diversa da quella attuale. Una normativa che possa mettere a sistema fondi per la ricerca, per la formazione e l’istituzione di un marchio italiano del biologico, che valorizzi i prodotti sul mercato internazionale.

Per quanto concerne l’agricoltura biodinamica, la normativa nazionale formalizzerebbe la collaborazione con le istituzioni e aggiungerebbe la possibilità di individuare un rappresentante, all’interno della Commissione del Ministero dell’Agricoltura, che faccia le veci per il movimento.

L’attacco al metodo biodinamico, tacciato di stregoneria, è stato certamente feroce. Tuttavia ciò non toglie, come questa pratica, sia stata ispirazione e origine, di quello che oggi conosciamo come metodo biologico, aggiunge Triarico.

È stato motore perché ha in sé una portata rivoluzionaria, sostenuta dalla serietà del lavoro degli agricoltori biodinamici, nell’operare in modo rigoroso e in pieno rispetto dell’equilibrio ambientale.

La biodinamica si prefigge quindi la missione, già condivisa nella collaborazione attiva con le altre parti dell’agricoltura, di formare e fornire strumenti adeguati per agricoltori e cittadini liberi, capaci di discernere e concepire nuovi paradigmi agroalimentari. Verso una trasformazione dell’intero sistema, una vera e propria transizione ecologica.

Fonte: Terra e Vita

SUOLO E SALUTE AL SANA 2021

SUOLO E SALUTE AL SANA 2021

Al via giovedì, 9 settembre, la principale fiera del biologico italiano, la 33esima edizione di SANA.

 

Aprirà la manifestazione l’appuntamento con Rivoluzione Bio, due giornate di lavori con esperti e protagonisti del biologico, per una “fotografia” attuale dello stato di salute della filiera bio.

 

Da settore di nicchia a nodo strategico di una politica di sviluppo sostenibile e innovativa; il biologico coniuga la salvaguardia delle risorse naturali con la crescita socio-economica delle aree rurali.

 

L’evento di SANA, è riuscito ad accreditarsi nel tempo, come vetrina nazionale e internazionale di principale riferimento, in un mercato in continua trasformazione.

 

Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, afferma: “Il biologico italiano, punta di diamante dell’agroalimentare di qualità del nostro Paese, deve molto a SANA e ai tanti attori che, nel tempo, hanno fortemente creduto in questo paradigma di sviluppo agricolo. Tra questi, in primo piano, vi è Suolo e Salute che trae origini dall’Associazione, fondata a Torino nel 1969, pioniera nella promozione del metodo dell’agricoltura biologica. Oggi, l’attuale organismo di controllo e certificazione, con la passione di sempre e i suoi oltre cinquant’anni di storia, certificando il 26% delle aziende bio italiane, continua a dare il suo fattivo contributo per aumentare la credibilità del settore che di fatto rappresenta la via maestra per mantenere la fiducia dei consumatori e ampliare ancora di più i margini di crescita”.

 

Primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia, con circa 21.000 aziende (il 26% del totale nazionale) e oltre 650.000 ettari (oltre il 30%) di superficie bio certificata, Suolo e Salute non poteva cerco mancare alla 33esima edizione di SANA, di nuovo live, all’interno del Quartiere fieristico di Bologna.

Lo staff di Suolo e Salute sarà lieto di incontrarvi dal 9 al 12 settembre, presso i propri spazi espositivi presenti al padiglione 37 spazio B22-C21

 

VI ASPETTIAMO!

 

Per informazioni: www.suoloesalute.it

 

Fonte: Sana

BIO-DISTRETTI, L’IDENTIKIT IDEALE ATTRAVERSO GLI OCCHI DEL COORDINATORE DELLA RETE AIAB

BIO-DISTRETTI, L’IDENTIKIT IDEALE ATTRAVERSO GLI OCCHI DEL COORDINATORE DELLA RETE AIAB

“Più che saldare e incollare, il filo unisce. È la traccia di un’intenzione comune, che cucita insieme diventa comune azione”, scriveva l’artista Maria Lai, molto vicina all’arte tessile.

Sebbene non è di arte tessile che ci andiamo a occupare, l’identikit del Bio-distretto, tracciato da Alessandro Triantafyllidis, coordinatore rete Aiab e Presidente del Bio-distretto Val di Vara, sembra esplicitare le linee guida di un progetto non troppo distante dall’immagine restituita da Maria Lai.

All’interno di questo progetto forte, infatti – come lui lo definisce – il bio sembra essere il forte fil rouge che tiene insieme i diversi attori di un territorio.

Agricoltori biologici, amministrazioni e associazioni locali, abitanti, sono tutti uniti da un patto, che genera lo sviluppo di una vera e propria economia verde.

Il bio è ciò che lega chi amministra il territorio con chi lo gestisce in senso pratico, a chi infine, lo abita.

L’unione avviene secondo le linee guida dello sviluppo ecologico, si costruisce a partire dal basso e in un’ottica di inclusività. È la stessa agricoltura a metodo bio a risultare inclusiva, perché attraverso questo processo, impara a legarsi al turismo come all’artigianato, quindi a differenti settori economici.

Il delinearsi di questa struttura si è generato da una vera e propria esigenza, racconta Triantafyllidis, questo spiega il nascere dei numerosi bio-distretti: 23 dei quali, hanno fatto proprie le linee guida Aiab – impegnata dal 2000 nello sviluppo di una rete in merito -; un’altra quindicina sono nati invece in autonomia o nell’ambito di altre associazioni.

Il coordinatore della rete continua l’identikit dal punto di vista della gestione del progetto.

Quasi sempre il bio-distretto è un’associazione non a scopo di lucro, per questo ricade nell’ambito del codice del Terzo Settore.

Aiab prevede che la maggioranza del consiglio direttivo di un bio-distretto, sia in mano al settore privato e agli operatori biologici, lo stesso vale per il presidente. Questa linea guida, garantisce che i produttori rimangano i veri protagonisti.

Molto lavoro di gestione dei distretti biologici, aggiunge, si basa sul volontariato, ma il passaggio a una gestione professionale delle attività è fondamentale per una buona efficienza del sistema.

Punto di arrivo ottimale per un progetto di questo tipo infatti, sarebbe il 100% di superficie coltivata a metodo biologico, ciò significa un territorio privo di pesticidi di sintesi.

La Val di Vara, fiore all’occhiello tra i bio-distretti Aiab, procede in questa direzione, con il 60% di superficie bio realizzata.

In origine l’agricoltura di questa zona non solo era poco impattante, ma si basava sul pascolo. Il Biologico, a partire dagli anni ’90 ha mantenuto il tessuto produttivo, fatto desistere dall’abbondono delle campagne alcuni giovani e ha permesso alle due grosse cooperative regionali presenti, di espandere il fatturato. Ciò ha favorito la fioritura di nuove realtà produttive.

Suolo e Salute, fin dal 1998, ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo del biologico in Val di Vara. Infatti, da oltre vent’anni ha istituito la sede regionale Liguria proprio a Varese Ligure, il Comune più importante della valle, e da allora ha avviato una stretta collaborazione con l’amministrazione locale, in particolare con il compianto Maurizio Caranza, l’allora sindaco, vero ideatore del progetto, e un presidio continuo delle attività. Oggi Suolo e Salute certifica quasi l’80% degli operatori biologici afferenti al Bio-distretto della Val di Vara.

Differente è il caso del bio-distretto Grecanico (Reggio Calabria), dove l’azione di Aiab si concretizza nel fare formazione affinché le famiglie presenti sul territorio si dedichino all’autoproduzione, seguendo il metodo biologico.

Non esiste ancora un bio-distretto a chiara tradizione biodinamica, aggiunge l’esperto, sebbene nei distretti biologici, le aziende biodinamiche ci siano, anche se non in vasto numero.

In termini di tutela legislativa dei bio-distretti, molto è stato aggiunto nella nuova e tanto attesa legge sul biologico, ora ferma alla Camera, racconta Triantafyllidis. Molto altro andrà definito nei decreti attuativi dove verranno fissati i criteri per il riconoscimento di un bio-distretto. È importante che venga riconosciuto, al fine di poter accedere a finanziamenti come i piani di sviluppo rurale.

A conclusione di questo viaggio, il coordinatore di Aiab ne cita un paio, da non perdere assolutamente per decifrare a occhio nudo il fenomeno nelle sue varianti: il Bio-distretto sociale di Bergamo, per la bellezza cittadina e le tante attività che vi si svolgono all’interno; e quello dei Colli Euganei, in provincia di Padova. Dove è possibile seguire gli itinerari dei vini biologici nel complesso termale locale.

Fonte: Il Manifesto

BIODIVERSITÀ E AGRICOLTURA: ALCUNI OPZIONI POLITICHE SUGGERITE DA IFOAM

BIODIVERSITÀ E AGRICOLTURA: ALCUNI OPZIONI POLITICHE SUGGERITE DA IFOAM

IFOAM Organics Europe, la Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, ha stilato un nuovo rapporto, dal titolo “Agricoltura biologica e biodiversità – Opzioni politiche”.

Il rapporto mette in evidenza quattro obiettivi fondamentali, necessari da perseguire nell’ambito delle politiche che sottendono il comparto biologico.

Primo tra tutti, il rapporto sottolinea: la revisione di evidenze e risultati che riguardano l’impatto che l’agricoltura biologica ha sulla biodiversità europea; un’analisi accurata delle conseguenze di questo tipo di pratiche agricole sull’ambiente; un controllo rispetto alle modalità di utilizzo delle risorse europee a sostegno dell’agricoltura biologica e del pianeta; un pronostico sulle modifiche da apportare alle future politiche della Pac e dell’Ue, in ottica di espansione dell’agricoltura biologica e dei suoi impatti sull’ambiente e la biodiversità.

IFOAM ha premura di trasmettere agli Stati membri, l’importanza di utilizzare a pieno i regimi ecologici e le misure agroambientali presenti nei piani strategici della Pac; ciò al fine di massimizzare il più possibile il lavoro degli agricoltori bio attraverso gli strumenti portati dalla Politica agricola comune.

“In tal senso è necessario esplicitare il più possibile, nei piani strategici della Pac di ciascuno stato, le opportunità e i benefici apportati alla biodiversità da parte delle pratiche di agricoltura biologica”. Questo quanto ha affermato Nick Lampkin, principale autore del rapporto. Continua Lampkin: “la finalità è quella di far comprendere i benefici di un maggior sostegno all’agricoltura biologica, come strumento di politica pubblica fondamentale, per garantire la finalizzazione della prossima PAC verso gli obiettivi fissati da Farm to Fork e Biodiversità.

Misure corrette, sosterrebbero incentivi rilevanti per gli agricoltori convenzionali nel passaggio all’agricoltura biologica e, viceversa, gli agricoltori che già praticano il metodo bio dovrebbero venire ricompensati in modo adeguato per la tipologia di prodotti che producono in totale rispetto della natura e per le esternalità positive, ambientali e socio-economiche, legate allo sviluppo del biologico.

È ormai comprovato infatti, che l’agricoltura biologica, genera un aumento in termini di ricchezza e abbondanza, di specie, all’interno degli habitat rigenerati da questo tipo di agricoltura.

In particolare nelle colture a pieno campo, la biodiversità di specie vegetali migliora dal 20 al 95% e fino al 150% di specie in più, sia all’interno del campo che ai suoi margini.

Diversità microbica del suolo, popolazioni di uccelli e insetti, sono influenzati positivamente dalla gestione biologica del suolo. Nei contesti arabili gli impollinatori aumentano del 30%; innegabile inoltre, risulta la maggiore diversificazione dei prodotti all’interno dei campi coltivati. Persino gli effetti sul paesaggio, rispondono positivamente.

IFOAM raccoglie dunque, in un unico testo, la sommatoria dei benefici a difesa della biodiversità di cui l’agricoltura biologica è portatrice. Il rapporto intende anche fornire suggerimenti ulteriori agli Stati membri, allo scopo di massimizzare i risultati già confermati ed espandere quelli che in qualche modo ci attendiamo si verifichino.

Fonte: Cambia la terra

FRANCIA E SPAGNA: LA CORSA VERSO IL BIOLOGICO

FRANCIA E SPAGNA: LA CORSA VERSO IL BIOLOGICO

Sono incoraggianti i dati relativi all’anno 2020, presentati da Agence Bio – Agenzia per lo sviluppo e la promozione dell’agricoltura biologica in Francia e da Louis Planas, ministro dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione in Spagna.

Entrambe le nazioni dell’Unione Europea, riportano un quadro generale positivo, che presenta una crescita del settore biologico regolare e certamente proiettata verso l’obiettivo del 25% dei terreni agricoli coltivati a bio, entro il 2030.

La Spagna ha registrato negli ultimi 5 anni, una tendenza di crescita media annua della superficie bio del 4,8%; raggiungendo una SAU del 10% distribuita maggiormente tra le regioni dell’Andalusia, della Catalogna e di Castiglia-La Mancia.

La Francia presenta numeri similari: nel 2020 ha infatti raggiunto il 9,5% della SAU totale (2,55 milioni di ettari coltivati a bio), raddoppiando letteralmente, negli ultimi 5 anni, la superficie in biologico e integrando circa 250.000 ettari supplementari ogni anno.

 

Per quanto riguarda la tipologia delle colture biologiche nel paese spagnolo, le principali per estensione sono rappresentate da: oliveti, vigneti, cereali per la produzione di grano e coinvolgono pascoli permanenti (pari a 1,27 milioni di ettari), colture permanenti (662,423 ettari) e seminativi (502.075 ettari).

In Francia, le colture foraggere – destinate all’alimentazione del bestiame – occupano oltre il 60% della coltivazione biologica; le altre coltivazioni prevalenti sono invece: cereali, semi oleosi, legumi e vite.

Notevole in entrambi gli stati, è l’incremento del numero di operatori nel settore.

In Spagna la crescita è stata registrata in quasi tutte le categorie: dai produttori agricoli, ai commercianti, all’industria di trasformazione. Gli agricoltori sono cresciuti negli ultimi 5 anni, circa il 6% ogni anno; i commercianti di prodotti biologici circa il 20% e le industrie hanno assistito a una crescita media annua dell’11%.

Queste ultime, raggruppano due tipologie di trasformazione: una legata alla produzione vegetale e l’altra alla produzione animale. In totale, le industrie di trasformazione spagnole registrate hanno raggiunto le 10.395 (8.944 di tipo vegetale, 1.451 di tipo animale).

Secondo i dati presentati da Agence Bio, in Francia invece nel 2020, le aziende agricole sono aumentate di 5.994 unità nel complesso, rappresentano il 18% dell’impiego nel settore agricolo – e le imprese coinvolte nel comparto di 2.704 unità. Per un totale di 200.000 impieghi diretti a tempo pieno, all’interno della filiera biologica.

Per quanto riguarda l’origine dei prodotti bio consumati nello stato francese (consumo che corrisponde al 6,5% della spesa alimentare domestica nell’anno 2020): due terzi hanno provenienza esclusivamente nazionale – si parla di vini, uova, prodotti lattiero-caseari, carni e legumi –, si parla del 67% dei prodotti; il restante 18% deriva dall’Unione europea e un ultimo 15% ha origine alternativa.

In Spagna, la produzione animale è rimasta all’incirca stabile, mentre l’acquacoltura bio ha registrato una crescita sostenuta che ha raggiunto quasi 7.480 tonnellate di produzione.

Il numero di realtà imprenditoriali dedicate a carne ovina e caprina è invece diminuito, bilanciato da quello di aziende dedicate all’allevamento di polli, conigli, latte di pecora e capra, che ha realizzato un aumento.

Il numero di capi di bestiame è cresciuto nel caso di suini, pecore, capre e bovini da latte. Pollame da carne e galline ovaiole.

Le imprese specializzate in acquacoltura bio, sono aumentate da 61 a 174, variazione dovuta principalmente a un passaggio dalla certificazione di gruppo a quella individuale per uno dei produttori coinvolti.

Entrambi gli stati presentano pertanto numeri significativi, artefici di un panorama promettente che annuncia una vera e propria corsa verso il consolidamento e l’espansione del comparto biologico.

 

Fonte: Sinab

B/OPEN 2021: SUOLO E SALUTE E’ PARTNER ED ESPOSITORE DELLA PRIMA FIERA DEL BIOLOGICO B2B

B/OPEN 2021: SUOLO E SALUTE E’ PARTNER ED ESPOSITORE DELLA PRIMA FIERA DEL BIOLOGICO B2B

Avrà luogo il 9 e 10 Novembre 2021 presso Veronafiere, B/Open, la manifestazione dedicata al biologico e prima fiera in Italia b2b.

L’evento è rivolto ad operatori di tutto il mondo, impegnati nell’ambito dei prodotti alimentari biologici e del natural self-care.

Suolo e Salute, primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia, sarà presente alla manifestazione in qualità di partner dell’evento.

Autorizzato dal Ministero dell’Agricoltura all’esercizio delle attività di certificazione dal 1992, oggi in Italia controlla circa 20.000 aziende tra produttori e trasformatori, per un totale di 650.000 ettari di superficie coltivata a bio.

Grazie ai numerosi accreditamenti internazionali, può inoltre certificare le produzioni biologiche da esportare, direttamente nei più importanti mercati del mondo.

Con tutta l’esperienza realizzata nel settore, lo staff di Suolo e Salute sarà lieto di incontrarvi, all’interno dei suoi spazi espositivi.

Per tornare alla conoscenza e al confronto in presenza, non mancate!

Il 9 e 10 Novembre, VI ASPETTIAMO.

Per informazioni: sviluppo@suoloesalute.itufficiostampa@suoloesalute.it