Suolo e Salute

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AGRICOLTURA BIOLOGICA RIGENERATIVA PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

AGRICOLTURA BIOLOGICA RIGENERATIVA PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Dario Fornara, direttore del European Regenerative Organic Center (Eroc) di Parma spiega i vantaggi dell’applicazione di un approccio rigenerativo

L’agricoltura biologica rigenerativa è un particolare approccio alle coltivazioni basato su pratiche che aiutano ad accumulare sostanza organica nel suolo, rimuovendo il carbonio presente in atmosfera sotto forma di CO2 e fissandolo nel suolo stesso. L’accumulo di carbonio organico migliora sensibilmente la qualità del suolo, lo rigenera, consentendogli di tornare a svolgere un ruolo attivo e fornire tutti quei servizi ecosistemici di cui abbiamo bisogno.

Dario Fornara, dottore di Ricerca in Ecologia e direttore della Ricerca di Eroc (European Regenerative Organic Center), un centro per la ricerca e divulgazione sull’agricoltura biologica rigenerativa alle porte di Parma, ha avviato un progetto che ha ricevuto nel 2022, nel corso della manifestazione Ecomondo, il premio della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con Wwf e Crea (nell’ambito di Rete Rurale Nazionale).

Il Centro è nato nel 2021 da una partnership tra il Gruppo Davines, un’azienda cosmetica con circa 800 dipendenti in tutto il mondo e 230 milioni di fatturato e il Rodale Institute, pioniere dell’agricoltura rigenerativa sorto nel 1947 in Pennsylvania (Usa).

L’agricoltura biologica rigenerativa si focalizza sulla qualità del suolo, comprendendo un insieme di pratiche agronomiche che promuovono processi ecologici naturali e quindi migliorano la sua salute e la sua capacità di fornire i principali “servizi ecosistemici”, quali: la produzione di cibo; la fissazione del carbonio nei suoli agricoli – carbon farming, e di conseguenza la sottrazione di maggiore COdall’atmosfera rispetto ad un’agricoltura convenzionale intensiva; una migliore regolazione di acqua e nutrienti nei suoli agricoli; un aumento della biodiversità negli stessi suoli; la riduzione di infezioni e patogeni derivanti da produzioni e allevamenti intensivi; una maggior resilienza nei confronti dei cambiamenti climatici.

Dopo più di un anno «Abbiamo notato un aumento della densità di lombrichi nei suoli trattati in modo rigenerativo organico, mentre in quelli convenzionali la densità è inferiore – afferma Dario Fornara. Questo ci segnala che qualcosa sta già cambiando nel suolo sottoposto a queste pratiche». Inoltre, si sono registrati dei cambiamenti anche dal punto di vista della concentrazione di azoto. «Le parcelle gestite in modo rigenerativo organico hanno manifestato un minore fabbisogno di azoto, perché grazie ai nostri trattamenti si sta creando uno stock di questa sostanza che non necessita di ulteriori aggiunte».

L’agricoltura biologica rigenerativa può aiutare in modo significativo la transizione ecologica perché ‘ripristina’ l’equilibrio della terra e la conservazione della biodiversità. SI tratta di un processo che richiede tempo e in cui il coinvolgimento e la valorizzazione del ruolo dell’agricoltore saranno fondamentali e imprescindibili.

 

Fonte: https://terraevita.edagricole.it/biologico/agricoltura-biologica-rigenerativa-una-strategia-per-la-transizione-ecologica/

 

NEUTRALITÀ CLIMATICA, CREDITI DI CARBONIO PER I PRODUTTORI VIRTUOSI?

NEUTRALITÀ CLIMATICA, CREDITI DI CARBONIO PER I PRODUTTORI VIRTUOSI?

La Commissione Ue pubblica la Comunicazione sui cicli del carbonio sostenibili, primo step per l’attivazione di un sistema di scambi di crediti e di impegni certificati che possa remunerare gli sforzi degli agricoltori che si impegnano in pratiche sostenibili di carbon farming

L’agricoltura può giocare un ruolo decisivo nella sfida contro i cambiamenti climatici. Il green deal ha fissato l’obiettivo della neutralità climatica (equilibrio tra emissioni e assorbimenti di gas serra) entro il 2050. Una grossa incognita era finora rappresentata dall’effettiva disponibilità di strumenti per remunerare lo sforzo degli agricoltori nell’adottare pratiche di carbon farming. Aumentare la sostanza organica dei suoli è da sempre la missione dell’agricoltura biologica. Un impegno che ora finalmente riconosce anche Bruxelles perché consente parallelamente di ridurre l’emissione di CO2 in atmosfera.

Verso una disciplina europea nel 2022

Il 15 dicembre la Commissione Ue, dopo alcuni mesi dedicati alle consultazioni con gli stakeholder, ha pubblicato la Comunicazione sui cicli del carbonio sostenibili. (clicca qui per accedere al documento). Si tratta del primo passo propedeutico per arrivare ad una proposta legislativa entro il 2022. Grazie a questo documento il tema dei crediti di carbonio entra così nell’agenda politica europea.

Mitigazione del climate change

Nel documento si prospettano le opportunità di un nuovo modello di business green che premia le best practice di agricoltori e silvicoltori che si impegnano nell’immobilizzazione della CO2 nei carbon sink del suolo e delle biomasse vegetali. Ogni pianta arborea può, attraverso il processo di fotosintesi, sottrarre circa 30kg di CO2 all’anno dalla atmosfera rilasciando al contempo circa 25 kg di ossigeno. Ciò rappresenta un vantaggio per la fertilità dei terreni e la resistenza delle colture. E grazie al meccanismo dei crediti di carbonio questo impegno può tradursi anche in fonte di reddito aggiuntivo per gli agricoltori.

Le proposte per un mercato nazionale dei crediti di carbonio

La rete rurale nazionale ha già formulato alcune proposte per stimolare lo sviluppo di mercati volontari dei crediti agricoli e forestali nel quadro dello sviluppo rurale (leggi qui per approfondire). La decisione della Commissione può consentire di mettere a fuoco le azioni chiave da compiere, a partire dalla definizione di standard di certificazione che porteranno a riconoscere il valore del mercato dei crediti di carbonio generato da queste pratiche virtuose.