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IL BIOLOGICO ITALIANO CHE PIACE ALLA CINA

IL BIOLOGICO ITALIANO CHE PIACE ALLA CINA

Che le eccellenze italiane siano apprezzate nel mondo non è una novità. Ma nel biologico, in particolare, l’attenzione per il made in Italy non era affatto scontata. Non solo a causa delle abitudini e degli stili di consumo tipici di ciascun Paese, ma anche per gli scogli burocratici e i requisiti in vigore tra i diversi Stati che impongono controlli severi alle frontiere del pianeta, talora più stringenti di quelli europei. Ita.Bio, ha messo in luce, nel webinar dal titolo “Internazionalizzazione del bio made in Italy: focus Cina”, come le prospettive dei prodotti “organic” siano molto promettenti per i mercati internazionali, quello cinese su tutti.  Un comparto, quello del bio, che ha registrato vendite in crescita del 233% tra il 2013 e il 2018, e che nell’Impero di Mezzo si rivolge in particolare ai consumatori cosiddetti “di prima fascia”, ovvero con una elevata capacità di acquisto, abitanti nelle grandi città: Pechino, Shanghai, Canton.

 

Un Paese dal ricco potenziale, la Cina, che con un valore di 8 miliardi di euro, vanta il quarto posto del globo per consumi bio, con 3 milioni di ettari dedicati a tali coltivazioni (+188% in 8 anni). Otto prodotti biologici su 100 venduti nel mondo sono inoltre destinati allo Stato asiatico, che con una rete di 230 ispettori certificati per il controllo Cofcc (China Organic Food Certification Centre, il principale organismo ministeriale di controllo e certificazione per il bio in Cina), assegna a 4323 prodotti il marchio cinese del biologico. Oltre sette milioni le etichette bio autorizzate dallo stesso Cofcc, la metà di quelle presenti nel Paese.

 

Qualità da vendere, dunque, quella dei prodotti alimentari italiani, ritenuti al top della classifica mondiale per il consumatore cinese, sia per quanto riguarda il food & beverage in generale (il 17% indica l’Italia e il Giappone quando pensa ad un paese produttore di eccellenze del settore) che per i prodotti a marchio bio (18%). È il risultato di una cultura crescente per la buona alimentazione e per la sicurezza a tavola, che fa rima con salute, artigianalità e rispetto per l’ambiente, e che ha portato all’Italia esportazioni bio nel mondo per un valore di 2,61 miliardi di euro nel 2020, al secondo posto dopo i 2,98 miliardi degli USA (dato 2018).

 

Un ventaglio di preferenze, quelle che la Cina esprime verso il segmento “organic” made in Italy, che potrebbe affondare, almeno in parte, le proprie radici nello scandalo del latte contaminato da melamina, sostanza chimica normalmente utilizzata per produrre materie plastiche, aggiunta al latte stesso per mantenerne il contenuto proteico artificialmente alto. Lo dimostrerebbero le ricerche effettuate proprio su alimenti lattiero-caseari, compreso il latte per l’infanzia, e il baby food in generale, tra le referenze più cliccate assieme a carne e derivati, pasta e prodotti da forno.

 

Sempre maggiore, inoltre, in Cina, la sensibilità per la spesa online: gli acquisti in rete sono passati dal 3,4% del 2014 all’8,3% del 2019, con una quota del 26% che acquista agroalimentare bio made in Italy. Ma i margini di crescita, rispetto all’Occidente, sono ancora praterie. Un cinese spende infatti non più di 5,5 euro, contro i 57 euro dell’Italia, i 125 euro degli Stati Uniti e i 312 euro a testa della Danimarca, per il proprio carrello di prodotti biologici.

 

Ma quali sono i principali canali di vendita del bio in Cina? I supermercati fanno la parte del leone, con una distribuzione di oltre otto prodotti su dieci. Ciò non toglie che “in alcune grandi città – spiega Giampaolo Bruno di Ice Cina e Mongolia – i prodotti biologici siano venduti anche attraverso la vendita diretta con la consegna a domicilio e i servizi di ristorazione. È presente anche il canale dei negozi specializzati, che offrono naturalmente una gamma più ampia di prodotti rispetto ai produttori con vendita propria”.

 

Grande la propensione all’acquisto del nostro bio per chi ha assaggiato un pezzo di Stivale visitando la penisola italiana. Per loro, l’interesse ai prodotti biologici del Belpase raddoppia, come sottolinea Evita Gandini di Nomisma: “Il 19% dei consumatori cinesi dichiara di aver acquistato almeno una volta nell’ultimo anno alimentari o bevande made in Italy a marchio bio. E tra i turisti che negli ultimi anni sono stati in Italia, la quota di bio-users raggiunge il 28%”.

 

Fonte: Agronotizie

Il Made in Italy sbarca in Cina grazie a FederBio

Il Made in Italy arriva in Cina grazie a FederBio.

La Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica si è fatta promotrice di due importanti appuntamenti. Il primo, già concluso, la partecipazione al Sial China, il salone di riferimento nel settore dell’agroalimentare nel Paese. Il secondo, un appuntamento dedicato alla promozione dei prodotti biologici nazionali.

Made in Italy in Cina per tutelare e favorire l’internazionalizzazione dei prodotti bio

Il piano strategico volto a favorire l’internazionalizzazione del comparto biologico è stato siglato da FederBio con il Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009.

Da allora, la Federazione ha avviato una serie di programmi in sinergia con l’ICE (Agenzia per la promozione).

La partecipazione di FederBio al Sial China 2017 rientra all’interno delle iniziative del progetto OFOM (OrganicfoodOrganic mood), il programma triennale, finanziato da UE e Italia e finalizzato ad accrescere e rafforzare il ruolo del bio in Paesi extraeuropei, come Cina, Giappone e USA.

Il Sial China 2017 è la maggiore esposizione asiatica specializzata nell’innovazione alimentare. Dal 17 al 19 maggio, ha ospitato oltre 3.200 espositori in 149.500 metri quadrati, accogliendo più di 80mila professionisti provenienti da tutto il mondo. Accanto alla Federazione anche ALINOR, PROBIOS e RIGONI D’ASIAGO, aziende simbolo dell’eccellenza del bio “made in Italy”.

La crescita del bio oltre i confini tradizionali

Assistiamo, in Italia e in Europa, a una forte crescita del comparto. Una crescita che, grazie al peso che il Made in Italy ha nel mondo, potrebbe estendersi oltre i confini nazionali. Paolo Carnemolla, presidente FederBio, ha così commentato le iniziative della Federazione in Estremo Oriente:

«In Europa assistiamo a un successo senza precedenti del settore biologico. Un fenomeno che si traduce in un tasso di crescita della superficie biologica dell’8,2%; in un incrementodel 13% del mercato che nel 2015 ha raggiunto quasi i 30 miliardi di euro; e in un giro d’affari che interessa oltre 413.000 tra produttori, trasformatori ed importatori di prodotti biologici. Vogliamo replicare questo successo oltre i confini europei e la Cina, grazie all’estensione territoriale e alle dimensioni del mercato, rappresenta una realtà molto promettente».

Fonte:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1168