Consumo di suolo agricolo: 25mila ettari persi ogni anno. Legge bloccata in Parlamento
Il consumo di suolo è una delle malattie del nostro mondo. Un problema che riguarda da vicino anche l’Italia.
Il rapporto 2015 dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul consumo di suolo parla di 55 ettari di Penisola, ingoiati dal cemento ogni giorno. Un consumo dovuto principalmente alla costruzione di nuove infrastrutture, di insediamenti commerciali e all’espansione di aree urbane a bassa densità.
La perdita di territorio riguarda prevalentemente le aree agricole, seguite dalle aree urbane e dalle terre naturali.
Di questo ha parlato Mario Catania, ministro delle Politiche agricole durante il Governo Monti, in una sua intervista ad Agronotizie.
Catania, che segue da tempo la questione, parla di una perdita annuale di 25mila ettari di terreno che potrebbe essere destinato diversamente, ad esempio alla produzione di cibo.
Se la sfida per il 2050 è quella di sfamare 9 miliardi di persone, attraverso l’aumento di una produttività agricola sostenibile, il nostro Paese si sta muovendo nella direzione sbagliata.
Come spiega Catania, il terreno perso è un “suolo particolarmente pregiato, pianeggiante, fertile, fondamentale per la produzione di cibo e per le funzioni ecosistemiche come l’assorbimento delle acque piovane. Terreni persi irreversibilmente, perché, una volta cementificato, il suolo non potrà mai più tornare come prima. Questo comporta, ovviamente, non solo una perdita di terreni coltivabili,essenziali per l’auto approvvigionamento alimentare di un Paese, ma anche il venir meno di una protezione naturale in caso di eventi climatici avversi“.
E parla anche di un ddl sul consumo di suolo, licenziato dalle Commissioni competenti dopo un anno impiegato per il voto degli emendamenti, che giace arenato in attesa di approdare alla Camera.
Nella legge, afferma l’ex ministro, è previsto un meccanismo che pone dei paletti al nuovo consumo di suolo. In particolare, si fa riferimento al “divieto quinquennale di mutamento di destinazione d’uso previsto per tutte le aree coltivate in favore delle quali sono stati erogati gli aiuti dell’Unione europea“.
“Un ulteriore presidio, in attesa che entri in funzione la procedura di riduzione progressiva del consumo di suolo, – continua Catania – è fornito dalle disposizioni transitorie che vietano per tre anni il consumo di nuovo suolo, ad eccezione di quello necessario per i lavori già previsti dai piani regolatori“.
Il testo attuale, precisa l’ex ministro, è frutto di un compromesso, quindi molto lontano da come era stato pensato in origine. Può comunque essere migliorato, quando e se riuscirà ad arrivare in aula.
Fonti:
http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-consumo-di-suolo-in-italia-edizione-2015