SI CHIUDE LA COP26 CON ACCORDI AL RIBASSO SULLE AZIONI DI CONTRASTO AL CLIMATE CHANGE
Nella conferenza di Glasgow il ruolo dell’agricoltura rimane in secondo piano. «Ci auguriamo – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – che le preoccupazioni unanimi sui cambiamenti climatici spingano ad azioni concrete almeno nell’attuazione della Pac, favorendo modelli produttivi resilienti come quelli biologici»
Va in archivio anche la 26a edizione della Conferenza globale sul clima delle Nazioni Unite. Mentre per le strade di Glasgow il movimento di Greta Thunberg e dei Friday4Climate gridava la sua sfiducia per la cattiva gestione della crisi climatica, dentro lo Scottish Event Center, dove si è tenuta la Cop26, i leader del mondo hanno chiuso un accordo decisamente al ribasso sulla limitazione del ricorso ai combustibili fossili.
Agricoltura comprimaria
Timide anche le decisioni che riguardano l’agricoltura, alla quale la Cop26 non ha nemmeno riservato una giornata dedicata (come è successo per le foreste, le finanze e i trasporti), relegandola a comprimaria della “Giornata della natura e del suolo” di sabato 6 novembre.
In questa occasione i 45 governi rappresentati a Glasgow, guidati dal Regno Unito, si sono impegnati ad investire complessivamente 4 miliardi di dollari in azioni per proteggere la natura e passare a sistemi agricoli più sostenibili. «Circa il 25% delle emissioni mondiali di gas serra – si legge nel comunicato finale della giornata – viene dall’agricoltura e dall’allevamento e questo comporta la necessità di un cambiamento nel modo in cui si coltiva e si consuma il cibo, per fronteggiare il cambiamento climatico».
Deforestazione ed emissione di gas serra
Le questioni più impattanti riguardo alla deforestazione e all’emissione dei gas serra come il metano sono state quindi affrontate nei giorni precedenti (anche qui con impegni molto labili) mentre nella giornata della natura e del suolo è stato in parte rivisto l’accordo KJWA. A partire dal 2017 (Cop23), le questioni relative all’agricoltura, nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), sono infatti discusse nel Koronivia Joint Work on Agriculture (KJWA).
La gestione del suolo e dei nutrienti
L’aggiornamento di questo piano (clicca per accedere al testo in inglese) ha portato a riconoscere la necessità di una transizione verso sistemi alimentari sostenibili e resilienti, tenendo in considerazione la vulnerabilità dell’agricoltura agli impatti dei cambiamenti climatici. Per realizzare questa transizione, viene riconosciuto il ruolo chiave di:
- pratiche sostenibili di gestione del suolo e dell’uso ottimale dei nutrienti, compresi i fertilizzanti organici e il letame;
- gestione sostenibile degli allevamenti per tutelare il benessere animale;
- l’aumento delle risorse per ottenere sistemi agricoli inclusivi, sostenibili e resilienti al clima.
Sementi resistenti
I 4 miliardi di dollari investimenti pubblici che gli Stati si impegnano a mobilitare nell’innovazione agricola saranno spesi anche nello sviluppo di sementi resistenti al cambiamento climatico e in soluzioni per migliorare la salute del suolo, rendendo disponibili queste innovazioni agli agricoltori di tutto il mondo. Sedici Paesi hanno lanciato una “Policy Action Agenda” che coinvolge anche l’agricoltura e più di 160 soggetti fra Stati e Organizzazioni pubbliche hanno aderito alla “Global Agenda for Innovation in Agriculture” in favore di un settore agroalimentare più resistente e sostenibile. Al termine della giornata della natura e del suolo il presidente della Cop26, il britannico Alok Sharma, ha annunciato che sono saliti a 134 i Paesi che hanno aderito al piano contro la deforestazione da quasi 20 miliardi di dollari, annunciato nei giorni precedenti a Glasgow.
Energie rinnovabili
Sul tema della riduzione del ricorso alle fonti energetiche fossili che ha chiuso la Conferenza di Glasgow, la resistenza di India e Cina ha ridotto la portata degli impegni contro il ricorso al carbone, mentre è stata ribadita la funzione fondamentale delle energie rinnovabili, sena però espliciti riferimenti al ruolo delle aziende agricole nella produzione di biogas, biometano e agrisolare.
Per Suolo e Salute la portata della Cop26 è stata quindi decisamente sotto le attese. «A voler vedere per forza il bicchiere mezzo pieno – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – si può mettere in evidenza l’accordo unanime dei Paesi che hanno partecipato alla Conferenza riguardo ai problemi da affrontare e la circostanza che nessuno abbia avanzato le ipotesi di rivedere al ribasso, come accaduto nelle precedenti riunioni, gli accordi per il contrasto al climate change raggiunti a Parigi nel 2015». «I mezzi proposti per contrastare questi problemi sono però decisamente insufficienti, la nostra attenzione si sposta quindi ora verso le importanti decisioni che l’Unione europea dovrà prendere mesi sulla politica agricola comunitaria. Ci aspettiamo che siano coerenti con le preoccupazioni della Cop26, dando seguito all’impegno a favorire un modello di agricoltura resiliente al clima come quella biologica».