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GLI OSCAR DELLA SOSTENIBILITÀ A ECOMONDO

GLI OSCAR DELLA SOSTENIBILITÀ A ECOMONDO

Premi a Caviro Extra per l’economia circolare, all’associazione Drago delle Colline metallifere per la tutela del capitale naturale e alla start-up Energy Dome

L’oscar della sostenibilità a tre realtà italiane. Nel corso dell’ultima edizione di Ecomondo a Rimini è stato infatti assegnato il premio Sviluppo Sostenibile 2022, istituito per il dodicesimo anno dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Italian Exhibition Group, con il patrocinio del Ministero della transizione ecologica. Ad essere premiate sono state tre aziende italiane considerate leader della green economy.

Tre settori

Il premio quest’anno ha visto in concorso tre settori, economia circolare, capitale naturale e start up per il clima.

Le tre medaglie d’oro sono andate a:

  • Caviro Extra di Faenza, che trasforma gli scarti della vinificazione in elettricità rinnovabile, per il progetto Il progetto “Legami di vite” che coinvolge nove realtà vitivinicole emiliano-romagnole;
  • Associazione Drago delle Colline Metallifere (Distretto Rurale Agricolo Gastronomico Organizzato) di Marsiliana di Massa Marittima, per un progetto per promuovere l’agricoltura biologica, l’agroecologia, la tutela della biodiversità nelle Colline Metallifere della Toscana;
  • Energy Dome di Milano, per una tecnologia di accumulo dell’energia elettrica da fonti rinnovabili.

L’impegno nella green economy

«Il premio – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile – è nato per far conoscere e promuovere le migliori pratiche e migliori innovazioni nei vari settori della green economy». «Ogni anno abbiamo visto crescere il numero delle aziende che vi hanno partecipato e la qualità dei progetti: un buon segno di vitalità delle nostre imprese e delle start up che stanno facendo della sostenibilità la loro cifra».

LA CRESCITA DEL BIO IN MAROCCO

LA CRESCITA DEL BIO IN MAROCCO

Superfici coltivate triplicate in tre anni e l’avvio di promettenti attività di economia circolare per la produzione di fertilizzanti organici

Alle falde della catena dell’Atlante l’agricoltura biologica prende sempre più piede. Lo rivela il sito Africa News che dà i numeri dell’aumento del bio in Marocco.

Secondo il sito di informazione africano il tasso di crescita del mercato del bio è del 20% superiore a quello degli equivalenti prodotti dell’agricoltura convenzionale e gli ettari coltivati sono triplicati in 10 anni.

I numeri

«Il bio è cresciuto in Marocco – dice Chibane Allal, un agronomo esperto di bio – dai 4.000 ettari del 2010 ai 12.000 del 2019 (ultimi dati ufficiali disponibili) e in termini di produzione abbiamo raggiunto le 120mila tonnellate di cereali bio, di cui 21miladestinate all’esportazione e il resto per il mercato locale». Secondo il ministero dell’agricoltura marocchino , l’agricoltura biologica ha totalizzato oltre 1,4 milioni di giornate lavorative nel 2019.

Le esperienze

L’ex sociologo e ora agricoltore biologico Fattouma Benabdenbi Djerrari possiede la fattoria ecologica Jnane Lakbir a 20 km a ovest di Casablanca.

«Il 70% del settore – dice- è sostenuto da piccoli agricoltori che hanno meno di cinque ettari, questo significa che ci sono ampie possibilità di sviluppo se si diffonde il corretto know-how necessario per un’agricoltura sostenibile».

«Io ho scelto l’agricoltura biologica – aggiunge – per offrire ai miei clienti un prodotto sano e di qualità.

Un’esperienza di economia circolare

L’aumento dell’agricoltura biologica va di pari passo con la crescita dei fertilizzanti organici. Un’azienda locale produce fertilizzanti organici attraverso un percorso di economia circolare che riutilizza gli scarti alimentari attraverso gli insetti. «Il risultato è un concime organico con un alto livello di azoto utilizzato sia per l’agricoltura biologica che convenzionale».

ECONOMIA CIRCOLARE: IL CASO VIRTUOSO DELL’ITALIA

ECONOMIA CIRCOLARE: IL CASO VIRTUOSO DELL’ITALIA

Sempre più investigato e diffuso è il tema dell’economia circolare e il cambio di paradigma alla base  – quello del riutilizzo di materiali in successivi cicli produttivi -, che comporta. Ma se un modello già funzionante di questo tipo di economia, lo avessimo sotto il naso?

A suggerire questa idea è la Fondazione Symbola, nel rapporto intitolato: “L’Italia in 10 selfie. Un’economia a misura d’uomo per affrontare il futuro.”

Secondo i dati rilevati dalla Fondazione, l’Italia è il primo stato all’interno dell’Unione Europea per economia circolare, vale a dire il paese con la più alta percentuale di riciclo di rifiuti, che realizza con il 79,3 %, quasi il doppio della media generale europea. La Francia infatti è subito in coda con il 55,8 %, il Regno Unito lo segue con il 50,5, Spagna e Germania arrivano infine, con 43,5 e 42,7%.
Il risparmio annuale è notevole: pari a 23 mln di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 mln di CO2.

Il secondo selfie immortalato, trova l’Italia al primo posto anche per riduzione di rifiuti: 43,2 tonnellate per milione di euro prodotto. La media dell’Unione Europea è del 78,8 %, pensate.

Ma il quadro è ben più ampio, il Paese infatti risulta il più grande operatore nel settore delle rinnovabili, con Enel al primo posto nel mondo come operatore privato con 47GW di capacità gestita al terzo trimestre 2020 e impianti diffusi in tutti i continenti.

Il quarto selfie racconta di un Made in Italy sempre più di rilievo, perché legato a un’agricoltura connessa a un pensiero di sostenibilità. Sono oltre 432mila infatti, le imprese che tra il 2015 e il 2019 hanno investito in prodotti e tecnologie green e il 47% di queste hanno alla guida un imprenditore under 35.

Anche nelle esportazioni di prodotti di questo tipo, l’Italia si colloca al secondo posto dopo la Germania, grazie alle rigorose politiche ambientali, al numero di brevetti in questo senso depositati e alle basse emissioni di CO2.

Un altro dei selfie fermati e approfonditi nel rapporto di Symbola, è l’Italia e il Design: è difatti il Paese europeo con il più alto numero di imprese in questo settore, nello specifico il 15,5% del totale Ue. Per un totale di 34mila imprese, che offrono un mercato occupazionale a 64.551 lavoratori e alimentano un valore aggiunto superiore a 3 mld.

Al Design si affianca il settore nautico, legato alle barche da diporto e all’esportazione di mezzi di questo tipo. Il fatturato globale si aggira intorno ai 4,78 mld di euro e 23.510 addetti diretti; mentre il saldo commerciale ci trova leader, con più di 2,2 mld di dollari e tra i maggiori esportatori secondi solo ai Paesi Bassi.

Ma non è finita qui, perché il settimo selfie descritto tocca il ruolo del legno all’interno di questa economia circolare dall’impronta italiana.

Il 93% dei pannelli truciolati prodotti, infatti, è di legno riciclato: questo comporta la riduzione dell’emissione di CO2 vale a dire 26 kg equivalenti ogni mille euro di produzione, a fronte dei 43 tedeschi, dei 49 francesi, dei 79 britannici. L’industria italiana del legno da arredo è quindi prima in Europa per economia circolare.

E se ci confrontiamo sul fronte agricolo, non usciamo meno efficienti, in quanto a sostenibilità e azioni per perseguirla. La nazione ha infatti ridotto l’utilizzo di pesticidi del 20%, ha aumentato l’uso e la produzione di energie rinnovabili e ridotto i consumi d’acqua e inoltre emette un numero di CO2 (30 mln di tonnellate equivalenti), notevolmente inferiore a Paesi come Francia, Germania, Regno Unito, Spagna.

Dietro gli ultimi due selfie bussano il settore farmaceutico e l’esportazione delle biciclette. Al valore di 32,2 miliardi di euro infatti, ammonta la vendita di prodotti di questo tipo nel nostro paese, cifra che conferma il ruolo della leadership italiana in questo campo, grazie anche alla crescita delle esportazioni, cresciuta nel decennio 2009-2019 del 168%.

Per quanto concerne la vendita di biciclette, il mercato italiano risulta il primo in Europa. La vendita delle due ruote è superiore a quella del Portogallo, dei Paesi Bassi, della Germania e Romania. Per un 16,6% in contributo italiano all’export europeo e un valore complessivo nella vendita nazionale pari a 609 mln. Una filiera che al suo totale conta 3.128 imprese, generando un fatturato di 1,03 mld.

Un circolo economico virtuoso che identifica il ruolo strategico dell’Italia nel quadro di un’economia mondiale, che urge una ripartenza oltre che un sostanziale rinnovamento.

Da ricordare anche che l’Italia è uno dei paesi europei con la più ampia superficie agricola investita ad agricoltura biologica e uno dei più importanti produttori al mondo di prodotti bio.

Fonte: Avvenire