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PORTE APERTE PER LE SEMINE BIO

PORTE APERTE PER LE SEMINE BIO

Un’iniziativa in favore della biodiversità della Fondazione “Seminare il futuro” in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione

Porte aperte nelle aziende agricole bio in numerose regioni italiane per la semina collettiva. Un’iniziativa organizzata in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione di domenica 16 ottobre che ha coinvolto oltre 2mila persone nella distribuzione di semi di cereali nei campi per testimoniare il valore della biodiversità agricola.

Recupero di varietà resilienti

Un’iniziativa frutto dell’impegno della Fondazione “Seminare il futuro” in favore della biodiversità agricola. La mission della fondazione è infatti anche quello di stimolare la collaborazione tra mondo della produzione e della ricerca per il recupero e sviluppo di materiale genetico naturalmente resiliente alla crisi climatica.

Molte delle varietà protagoniste delle semine in 9 aziende bio derivano infatti dal campo catalogo che la Fondazione gestisce assieme all’Università di Pisa. Varietà di cereali vernini caratterizzare da ottima capacità di radicazione, in grado di fornire performance elevate anche in condizioni di apporto idrico e nutritivo ridotto e competitive nei confronti delle erbe infestanti.

Un nuovo grano duro dal Crea di Foggia

«L’agricoltura bio – si fa notare in una nota – è un metodo di produzione che si sposa bene con l’utilizzo di varietà locali legate alle caratteristiche delle diverse aree di produzione». In questo contesto è stata selezionata la prima varietà di grano duro per il biologico dall’incrocio di varietà di frumento delle aree del Mediterraneo, nata da una ricerca avviata nel 2016 che ha visto la collaborazione del Crea di Foggia assieme a Peter Kunz, esperto svizzero di selezioni in biologico e finanziata da NaturaSì e Cooperativa Gino Girolomoni.

IL 16 OTTOBRE È STATA LA 75.ma GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE

IL 16 OTTOBRE È STATA LA 75.ma GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE

Il 16 ottobre è stata la 75.ma Giornata Mondiale dell’Alimentazione e come ogni evento del 2020 è stato condizionato dall’emergenza pandemica da Covid-19.

 

La lotta allo spreco: uno degli argomenti principali

L’utilizzo delle risorse alimentari ed ambientali è sempre un argomento molto caldo e d’interesse comune. Durante l’evento virtuale organizzato dalla FAO, che nel contempo ha festeggiato i suoi 75 anni dalla fondazione, sono stati esaminati i grandi passi in avanti in materia di spreco alimentare e di depauperamento ambientale. Inoltre si è discusso anche dei circa 2 miliardi di persone che ancora non hanno accesso ad una regolare disponibilità di cibo e di quanto l’emergenza Covid-19 possa aumentare il rischio di disuguaglianza su questo tema.

 

La legge “Antispreco”

Nella stessa giornata, ma in diverso contesto, l’On. Maria Chiara Gadda ha parlato della legge 166/2016 cosidetta “Antispreco”. L’Onorevole ha sottolineato quanto, in questi quattro anni, il recupero delle eccedenze alimentari sia aumentato del 20-25%, registrando sempre un trend positivo. Il suo intervento ha anche sottolineato quanto il processo di recupero debba essere portato anche alla raccolta dell’ortofrutta in campo. Proprio in quelle fasi si manifesta il primo grande spreco di prodotto disponibile ma non a disposizione dei più bisognosi.

 

La data di scadenza

Molta attenzione viene dato alla lettura della data di scadenza, cercando di far capire al consumatore che la data di scadenza, presenta la data in cui il prodotto potrebbe cominciare a perdere le sue proprietà organolettiche. Tali prodotti invece di essere spesso smaltiti potrebbero essere consumati nell’ambito della lodevole fornitura pasti per i più bisognosi messa in atto dagli enti caritatevoli.

Un sistema alimentare sostenibile

L’agricoltura biologica è la chiave per uno sviluppo alimentare sostenibile, riuscendo a dare una maggiore sicurezza alimentare, e maggiore lotta alla fame nel mondo garantendo un prodotto più sano e sostenibile. Inoltre permette, soprattutto ai piccoli agricoltori delle aree meno sviluppate del pianeta, di avere più redditività ed indipendenza dalle multinazionali del cibo.

 

Fonte: greenplanet.net