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L’ESORDIO DELLA RETE NAZIONALE DEI BIODISTRETTI

L’ESORDIO DELLA RETE NAZIONALE DEI BIODISTRETTI

Insieme il bio cresce di più e meglio: si parte con sette sodalizi di sei regioni, dal Veneto alla Calabria. Il primo presidente è Andrea Campurra del Distretto Bio Sardegna

È nata la Rete nazionale dei Distretti biologici d’Italia con l’adesione di sette associazioni appartenenti a sei regioni (Sardegna, Calabria, Lombardia, Veneto, Marche e Lazio) che hanno firmato la costituzione della Rete, che avrà sede a Roma.

Presto nuovi ingressi

L’iniziativa prevede l’ingresso di altri otto distretti che hanno manifestato il loro interesse. La Rete, informa una nota, ha l’obiettivo di rappresentare i distretti biologici riconosciuti e promuovere azioni condivise per la promozione del bio e delle buone pratiche in agricoltura, di salvaguardare e tutelare il patrimonio ambientale e di sviluppare le filiere puntando ai mercati esteri.

«Con l’intesa raggiunta – si legge nel comunicato – e partendo dalle esperienze dei Distretti biologici nei vari territori e le novità sia nella nuova Pac sia nella legislazione nazionale in tema di agricoltura biologica, la Rete vuole lavorare insieme per portare avanti forti azioni a favore delle filiere biologiche e dei territori potendo contare, facendo sistema, delle importanti risorse messe in campo col Pnnr con la Pac».

Orizzonte Green Deal

Gli aderenti all’iniziativa sostengono inoltre che «la sfida del Green Deal con la quale i Paesi dell’Ue si sono impegnati a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e con il Farm to Fork, che tra i diversi obiettivi, punta a trasformare il 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030, non può essere vinta se non impegnandoci tutti in azioni di sistema».

Il consiglio direttivo

L’assemblea costituente ha eletto all’unanimità come presidente Andrea Campurra del Distretto Biologico regionale “Sardegna Bio”, affiancato nel consiglio direttivo da Sara Tomassini del Distretto Bio “Terre Marchigiane” e Giovanni Gatti, tra i principali animatori dell’iniziativa, titolare dell’azienda Libero Gatti a Copanello (Cz), certificata da Suolo e Salute e presidente del Biodistretto del cibo bio di Calabria – Copanello.

«Lavorare in rete è sempre una bella sfida –afferma il presidente Andrea Campurra –. Abbiamo da subito contattato gli uffici del ministero per presentare il nostro progetto ma agiremo immediatamente su tutto il territorio nazionale organizzando manifestazioni, seminari e convegni per rilanciare il biologico e le aziende dei Distretti della Rete».

A CORDOVA L’IMPEGNO DI IFOAM SUL FRONTE DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

A CORDOVA L’IMPEGNO DI IFOAM SUL FRONTE DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Ha preso il via il 26 settembre il 17° Congresso europeo del biologico organizzato da IFOAM Organics Europe ed Ecovalia con il supporto di Suolo & Salute. Plagge: «Guai ad allentare sul fronte del Green deal»

Fronte comune del bio contro il greenwashing. Maggiore equità nella distribuzione del valore aggiunto nel commercio dei prodotti bio. Migliori misure per garantire il ricambio generazionale nelle aziende bio. Sviluppare le esperienze positive dei biodistretti e delle filiere bio attraverso politiche innovative nella filiera agroalimentare.

Sono i temi affrontati il 26 settembre a Cordova, nel corso della prima giornata della 17a edizione del Congresso europeo del biologico (European organic congress, EOC).

Il bio al centro dell’agenda politica dell’Unione

L’evento, organizzato da IFOAM Organics Europe e dall’associazione di produttori spagnoli Ecovalia a Cordova, assume un forte significato istituzionale, visto che si svolge nel contesto del semestre di presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione Europea. Un semestre che conclude di fatto una legislatura europea capace di portare la transizione ecologica e il ruolo del bio al centro dell’agenda politica.

Occorre scongiurare ripensamenti dell’ultima ora sull’agenda del Green deal. Un obiettivo che ha portato sulle rive del Guadalquivir anche Suolo e Salute, rappresentato dal direttore generale Alessandro D’Elia, sponsor dell’evento nonché membro Ifoam OE.

La strenua difesa del Green deal

Nel corso della sessione inaugurale moderata da Eduardo Cuoco, Direttore, IFOAM Organics Europe, il presidente Jan Plagge ha ammesso che «sebbene la maggior parte dei politici concordi sulla necessità di una transizione verso sistemi alimentari più sostenibili, vi sono divergenze di opinione sugli strumenti e sull’urgenza di questa transizione».

La presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha preannunciato, nel corso del suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione, un allentamento sul fronte del Green deal. Il presidente di IFOAM Organics Europe Jan Plagge ribadisce quindi a Cordova, davanti a Joanna Stawowy, della Dg Agricoltura della Commissione Europea e a Francisco Martínez Arroyo del Ministero dell’Agricoltura spagnolo, la necessità di non derogare dall’impegno della transizione ecologica e dagli obiettivi della strategia Farm to Fork.

Stop al greenwashing

Plagge sottolinea il ruolo del biologico nel favorire una produzione agricola più sostenibile. In questo clima IFOAM Organics Europe dichiara il suo massimo impegno nel contrastare il greenwashing, la diffusione della disinformazione e tutti gli altri ostacoli che impediscono una transizione reale.

Il sorpasso della Spagna

Nel corso dell’evento Alvaro Barrera, Presidente di Ecovalia, ha rappresentato tutte le positività che hanno portato il biologico spagnolo a superare quello italiano come estensione (2,6 milioni di ettari nel 2022, grazie ad una crescita del 27% negli ultimi 5 anni contro i 2,3 milioni di ettari italiani). L’evento di Cordova prosegue fino al 28 settembre con i focus sulla promozione, sullo stato di avanzamento del Green deal e sull’allevamento sostenibile.

DAL GREEN DEAL AL FARMERS DEAL

DAL GREEN DEAL AL FARMERS DEAL

Ripensamento della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sul piano di transizione ecologica lanciato da Bruxelles solo tre anni fa. Obiettivo del 25% di biologico in Europa a rischio?

Nel discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato la settimana scorsa la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha dedicato ampio spazio all’impegno di sostenibilità dell’agricoltura.

Il dialogo “strategico”

Preannunciando però un maggiore “dialogo strategico” che porti a un ripensamento del Green Deal.

«Troppe volte gli agricoltori sono stati incolpati del cambiamento climatico, mentre sono i custodi della terra e le prime vittime del cambiamento climatico». Sulle pagine de L’Informatore Agrario Angelo di Mambro, inviato a Bruxelles, riporta l’obiettivo di un nuovo vero Farmers deal annunciato dalla presidente lo scorso 19 settembre in occasione della conferenza del Ppe, Partito popolare europeo sul futuro dell’agricoltura.

Una ricetta con due ingredienti

«Dobbiamo guardare in faccia –  ha detto – le sfide dell’agricoltura, ma per farlo abbiamo bisogno di una cooperazione più stretta con il settore e questo sarà essenziale per la nuova fase del Green Deal». La ricetta della presidente si basa  sull’utilizzo dei dati e delle infrastrutture digitali per aumentare la sostenibilità del settore primario e sulle nuove tecniche di modifica del DNA delle piante, ovvero le NGT, new genomic technique, per «aiutare i giovani a portare innovazione nel settore agricolo».

Un ripensamento che, si spera, non porti al sacrificio degli obiettivi della Farm to Fork Strategy, soprattutto riguardo al 25% di superficie agraria europea biologica da raggiungere entro il 2030.

 

ADELANTE BIO!

ADELANTE BIO!

A Cordova dal 26 al 28 settembre va in scena la 17a European Organic Congress in un momento decisivo per le sorti del Green deal e della strategia Farm to Fork europea. Suolo e Salute è al fianco di Ifoam Organics Europe: D’Elia: «Il biologico può ritrovare tutto l’entusiasmo e le motivazioni delle origini puntando sul ricambio generazionale, sul “giusto prezzo” dei prodotti e sui punti di forza del settore come la certificazione»

Adelante bio! Dal 26 al 28 settembre la città andalusa di Cordova ospiterà l’evento più importante per il settore biologico del Vecchio Continente, ovvero la 17a edizione dell’European Organic Congress (EOC23https://www.europeanorganiccongress.bio/programmeeoc/). Un appuntamento organizzato da IFOAM Organics Europe, l’associazione ombrello per gli alimenti e l’agricoltura biologica in Europa e da Ecovalia, l’associazione professionale spagnola dell’agricoltura biologica.

L’ultimo semestre dell’attuale legislatura Ue

Un evento che assume un forte significato istituzionale, visto che si svolge nel contesto del semestre di presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione Europea che conclude di fatto una legislatura europea capace di portare la transizione ecologica e il ruolo del bio al centro dell’agenda politica.

Suolo e Salute, come nella precedente edizione di Bordeaux, è ancora una volta al fianco di IFOAM Organics Europe e sostiene l’iniziativa con la sua silver sponsorship.

Transizione necessaria

«La conferenza – ha detto Jan Plagge, presidente di IFOAM Organics Europe in occasione della sua recente rielezione – arriva in un momento difficile per il bio, perché la riduzione dei pesticidi e della protezione della biodiversità sono diventati temi altamente politicizzati e polarizzanti e molti produttori biologici si trovano ad affrontare una difficile situazione di mercato». «Tuttavia, la transizione del nostro sistema alimentare è più necessaria che mai e l’agricoltura biologica rimane uno strumento politico cruciale per rendere più verde la nostra agricoltura e rivitalizzare le aree rurali in Europa».

«A Cordova – ha continuato il presidente – il movimento biologico si riunisce quindi per testimoniare il proprio sostegno al Green Deal e alla strategia Farm to Fork. Occorre infatti salvaguardare la possibilità di un approccio olistico all’innovazione, per allontanarsi da quel modello di agricoltura intensiva ad alto input che si sta riaffacciando con l’illusione delle Nuove Tecniche Genomiche (NGT)».

L’entusiasmo delle origini

«Sulle rive del Guadalquivir – aggiunge Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – il biologico europeo può ritrovare tutto il suo entusiasmo e riaccendere le sue forti motivazioni partendo dalla valorizzazione dei punti di forza come la certificazione, che permettono di differenziarsi e di riemergere dalla palude del greenwashing». «Alcuni dei temi messi al centro della conferenza che si terrà al Palazzo dei Congressi del capoluogo andaluso – continua D’Elia – come distribuzione, promozione, innovazione e soprattutto ricambio generazionale sono decisivi per dare nuovo slancio al settore. Inoltre è fondamentale rivedere completamente la logica del mercato dei prodotti biologici, partendo dalla corretta distribuzione del valore lungo la filiera produttiva: il nuovo paradigma per rilanciare il settore dovrà essere il “giusto prezzo” riconosciuto agli agricoltori biologici e il “giusto prezzo” per i consumatori».

Il programma

Nel corso dell’evento (leggi qui il programma) saranno affrontati gli argomenti più caldi del biologico attraverso il confronto tra istituzioni, produttori e tutti i rappresentati della filiera bio. Verranno tracciate le proiezioni di mercato e le soluzioni per aumentare in maniera armonica la domanda bio in Europa.  Verrà fatto il punto sull’impatto della nuova PAC 2023-2027 e non mancheremo le tavole rotonde sulla regolamentazione del biologico, sull’innovazione e sulla certificazione biologica.

L’identikit di IFOAM Organics Europe

 

IFOAM Organics Europe, con quasi 200 membri in 34 paesi europei, è l’organizzazione europea per gli alimenti e l’agricoltura biologica. Da 20 anni rappresenta il biologico nel processo decisionale europeo e a sostiene le politiche di sviluppo e promozione dei prodotti biologici. Nel 2022 ha compiuto 20 anni, mentre le candeline di IFOAM – Organics International sono già arrivate a 50.

I PROGRESSI EUROPEI NELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

I PROGRESSI EUROPEI NELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Il resoconto di Eurostat sui progressi del Vecchio Continente  riguardo ai 17 obiettivi del millennio tracciati dall’Onu. Gentiloni (Commissario all’economia): «Ulteriori grandi progressi sono attesi con la progressiva implementazione del Green deal da parte degli Stati membri e dall’obiettivo del 25% di Sau bio»

Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha pubblicato il documento “Sustainable development in the European Union – Monitoring report on progress towards the Sdgs in the Eu context, 2023 edition” (Sviluppo sostenibile nell’Unione europea – relazione di monitoraggio sui progressi verso gli Sdgs nel contesto dell’Ue, edizione 2023).

I 17 Millennium Goals

Il rapporto fornisce una panoramica statistica dei progressi verso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) nell’Ue, evidenziando che negli ultimi cinque anni «l’Unione europea ha compiuto progressi nella maggior parte degli obiettivi, in linea con le priorità della Commissione in settori chiave come il Green deal (patto verde per l’Europa), l’ottavo programma d’azione per l’ambiente e il piano d’azione sul quadro europeo dei diritti sociali».

Il vecchio continente avrebbe compiuto forti progressi su molti obiettivi socio-economici, mentre si prevedono ulteriori miglioramenti in campo ambientale, man mano che gli stati membri attuano gli ambiziosi obiettivi del Green deal, tra cui quello di arrivare al 25% di agricoltura bio.

«Per la prima volta – rileva Eurostat -, il rapporto analizza l’impatto a breve termine delle crisi attuali sugli Sdgs. Tra queste, la crisi energetica nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina e le scosse della pandemia».

Le attese riguardo al Green deal

A tale proposito, il commissario all’economia Paolo Gentiloni ha dichiarato che «l’economia europea ha dimostrato una notevole capacità di recupero dopo la crisi degli ultimi tre anni». «Tuttavia, dobbiamo continuare ad affrontare le sfide strutturali, confermando il nostro impegno per la transizione ecologica e digitale». «Gli obiettivi di sviluppo sostenibile restano la nostra bussola in questi sforzi collettivi. Il rapporto fornisce dati affidabili che ci permettono di monitorare i progressi verso i nostri obiettivi a medio termine».

 

 

PRODUZIONE INTEGRATA, LA CERTIFICAZIONE  FA LA DIFFERENZA

PRODUZIONE INTEGRATA, LA CERTIFICAZIONE FA LA DIFFERENZA

Doppia intervista del direttore generale di Suolo e Salute Alessandro D’Elia e a Matteo Grillenzoni, responsabile dello schema di certificazione Sqnpi per Suolo e Salute sui Sistemi di qualità sul settimanale Terra e Vita. «Con il sistema Sqnpi la produzione integrata impara del biologico e si evolve»

Obbligo di adesione al sistema Sqnpi. È la novità più incisiva dell’intervento “Sra01 Aca01” (l’ex misura di produzione integrata) all’interno dei nuovi complementi regionali allo Sviluppo rurale.

Un’evoluzione che secondo Alessandro D’Elia, intervistato dal settimanale Terra e Vita, può garantire un doppio vantaggio alla produzione integrata volontaria. Rivalutata oggi dall’inserimento in un sistema di qualità tutelato e promosso a livello nazionale. Un’esigenza pressante per uno schema di produzione che ha avuto difficoltà a comunicare al mercato i propri plus dopo che il piano d’azione per gli usi sostenibili degli agrofarmaci ha reso obbligatoria la produzione integrata “base”. E finalmente valorizzata e tutelata dall’inserimento in uno schema nazionale di certificazione.

Gli obiettivi del Green deal

È questa l’opzione che fa la differenza?

«La sostenibilità ambientale – risponde D’Elia– è oggi al centro della nuova politica agricola comune perché il ruolo del comparto agroalimentare è decisivo per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica e transizione ecologica fissati dal Green deal». «Si tratta di un elemento diventato decisivo per la valutazione della qualità del nostro cibo, ma non è un attributo evidente».

«Va gestito e comunicato con rigore perché la sostenibilità si basa sulla fiducia dei consumatori e la certificazione da parte di un organismo terzo garantisce la coerenza tra le indicazioni dei disciplinari, le azioni dei produttori e le esigenze dei consumatori».

Due filosofie produttive diverse

In questo modo l’integrato assomiglia sempre di più al biologico?

«L’agricoltura biologica fa parte del nostro DNA. Il nostro ente di certificazione è nato dall’evoluzione dell’associazione Suolo e Salute che, a partire dal 1969, è stata tra i precursori di questo metodo di produzione». «Siamo leader nella certificazione del biologico in Italia ma stiamo crescendo anche nel sistema Sqnpi». «Se l’obiettivo della sostenibilità è comune, le strade per arrivarci sono diverse, ma le due filosofie produttive non sono in competizione. Ma è innegabile che il modello di agricoltura biologica, così come codificato e normato dalla Ue e dagli Stati membri, è quello che presta più attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale e alla qualità dei prodotti alimentari». «Per molte aziende agricole la produzione integrata è poi spesso l’anticamera per passare con maggiore convinzione al metodo biologico».

Come si certifica la produzione integrata?

«Il sistema Sqnpi prevede un doppio livello di controllo per dimostrare l’applicazione dei disciplinari di produzione integrata regionali, che sono il documento tecnico di riferimento, nelle fasi di produzione agricola, trasformazione, confezionamento ed identificazione del prodotto finito attraverso il segno distintivo “Qualità sostenibile”».

«I due livelli sono l’autocontrollo aziendale, che prevede la possibilità di verificare i requisiti di conformità da parte degli operatori inseriti nel Sqnpi per le attività svolte presso i propri siti produttivi. E poi il vero controllo da parte degli organismi di certificazione appositamente autorizzati dal Masaf».

 

I controlli

«I sostegni dell’intervento Sra01 Aca01 – spiega Matteo Grillenzoni, responsabile dello schema di certificazione Sqnpi per Suolo e Salute – sono vincolati all’osservanza di alcuni impegni riguardo alle lavorazioni del terreno, con obbligo in alcuni casi di semina su sodo o minima lavorazione, avvicendamento colturale, irrigazione e fertilizzazione».

«Il controllo viene effettuato sul 100% degli operatori aderenti in forma singola e occorre mettere a disposizione documenti come la registrazioni delle operazioni colturali, i risultati delle analisi del suolo obbligatorie per la gestione delle fertilizzazioni ecc.».

La fase più “calda” è però quella relativa ai trattamenti fitosanitari?

«Certo, è in questo caso occorre essere in grado di giustificare i trattamenti sulla base dei monitoraggi delle fitopatie o delle soglie di intervento vincolanti o dei criteri di prevenzione riportati nei disciplinari in modo da limitare il numero dei trattamenti. Utilizzando solo le sostanze attive ammesse dai DPI per ciascuna coltura».

«Ma anche di dimostrare l’avvenuta taratura delle macchine irroratrici nei centri prova autorizzati e la loro regolazione strumentale in sede aziendale». «Controlli che non sono solo documentali ma basati sulla competenza ed esperienza degli ispettori».