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L’AUSTRIA PUNTA A RAFFORZARE IL RECORD DI SUPERFICIE BIO IN EUROPA

L’AUSTRIA PUNTA A RAFFORZARE IL RECORD DI SUPERFICIE BIO IN EUROPA

Ok a nove piani strategici nazionali Pac da parte della Commissione. Tra questi spicca l’Austria, l’unico Paese già in regola con l’obiettivo Farm to Fork del 25% di bio e che ora punta al 30%. L’Italia manca ancora all’appello

La Commissione europea ha dato il via libera Piani strategici nazionali Pac di Austria e Lussemburgo. Salgono così a nove i Paesi che hanno avuto il via libera da Bruxelles per l’attuazione della nuova Politica agricola comune. Il 31 agosto scorso avevano infatti ricevuto disco verde i Piani di Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Polonia, Portogallo e Spagna.

Gli obiettivi del Green deal

Restano 19 piani da approvare (il Belgio ne ha due) tra cui quello italiano, perché le norme Pac entrino in vigore, come previsto, il 1° gennaio 2023. I piani strategici nazionali sono una delle novità assolute della riforma approvata a livello Ue nel dicembre 2021. Sono lo strumento con cui gli Stati devono indicare come intendono spendere i 270 miliardi di euro di sostegno agli agricoltori europei (tra aiuti al reddito, sviluppo rurale e misure di mercato) tra il 2023 e il 2027, per realizzare gli obiettivi economici, sociali e ambientali di una Pac chiamata a realizzare gli obiettivi tracciati dalle strategie Farm to fork e Biodiversity del Green Deal (25% di superficie bio, riduzione del 50% dei prodotti chimici per la difesa e del 20% di fertilizzanti).

L’Italia può puntare al primo posto

Tra gli impegni che spiccano nel Piano austriaco quello di arrivare a regime con il 30% di bio. Il Lussemburgo invece punta solo al 20%, ma paradossalmente è l’obiettivo del piccolo paese dell’Europa centrale il più impegnativo. L’Austria infatti è già oggi al vertice del biologico europeo, l’unico che ha già raggiunto e superato il target  assegnato da Bruxelles (25,7%). Il Lussemburgo è invece oggi tra i fanalini di coda con una quota del 4,6%. L’impegno del paese alpino risulta quindi, a conti fatti, poco ambizioso e consentirebbe all’Italia di raggiungere la vetta europea se gli impegni anticipati in occasione del Sana (25% nel 2027, 30% nel 2030) verranno messi nero su bianco sul nostro Piano ormai in dirittura di arrivo.

COLDIRETTI: OCCORRE ACCELERARE SUL BIO 100% MADE IN ITALY

COLDIRETTI: OCCORRE ACCELERARE SUL BIO 100% MADE IN ITALY

L’organizzazione professionale agricola preme per la tempestività dell’indicazione in etichetta dell’origine della materia prima agricola per i prodotti bio

Coldiretti dedica un ricco approfondimento sul mondo del bio. «Supera i 2,1 milioni di ettari – si legge in un comunicato – la superficie coltivata a biologico in Italia, segnando un record con il raddoppio nell’ultimo decennio spinto dai consumi degli italiani sempre più alla ricerca di prodotti naturali e legati ai territori soprattutto dopo la pandemia Covid». Lo sottolinea Coldiretti analizzando i dati Ismea zittendo le sirene di chi è pronto a pensare che la spinta del biologico sia esaurita solo per il rallentamento registrato negli ultimi mesi.

Gli obiettivi del Green Deal

In occasione di un incontro sul Piano di azione del biologico del ministero delle Politiche agricole l’organizzazione professionale ha sottolineato l’importanza di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal. In Italia, l’incidenza dei terreni a bio rispetto al totale è del 17,4%, quasi il doppio della media europea (circa 9%), vicina agli obiettivi previsti dalla strategia Farm to Fork, che prevede di portare le superfici al 25% entro il 2030; percentuale già superata in Toscana, Lazio, Calabria e Basilicata.

Filiere completamente italiane

Per Coldiretti è chiara la necessità di costruire filiere biologiche interamente italiane e di comunicare, anche nelle etichette, l’origine made in Italy della materia prima agricola, come previsto nella Legge 23 approvata quest’anno della quale si è in attesa della piena applicazione. «L’agricoltura italiana è la più green d’Europa  – afferma Ettore Prandini, presidente Coldiretti – con il taglio record in un decennio del 20% sull’uso degli agrofarmaci che invece aumentano in Francia, Germania e Austria». ,

Maria Letizia Gardoni che guida la Coldiretti Bio ha precisato che «occorre ridare centralità all’agricoltura anche nella filiera del bio, straordinario strumento per lo sviluppo delle nostre campagne».

BATTISTONI RILANCIA: «AVREMO UNA BANCA DATI DELLE TRANSAZIONI DEL BIO»

BATTISTONI RILANCIA: «AVREMO UNA BANCA DATI DELLE TRANSAZIONI DEL BIO»

Sarà un progetto di Leonardo e sarà gestita da Ismea. L’annuncio a margine del convegno con la presentazione dei dati del bio

«Il biologico cresce in superficie, nel numero di operatori e anche nella creazione delle nuove aziende». «E il Governo conferma e rafforza il proprio impegno per il settore, stanziando fondi per la programmazione 2023-2027 della nuova Pac per oltre 2 miliardi di euro».

L’annuncio di Battistoni

Lo annuncia il sottosegretario alle Politiche agricole, con delega al biologico, Francesco Battistoni al margine del convegno con la presentazione dei dati Ismea. «Un progetto molto importante a cui stiamo lavorando- ha detto Battistoni, – è la Banca Dati delle transazioni per il settore biologico, sviluppata per collegare i processi di controllo di tutti gli Odc (Organismi di certificazione)».

Quattro anni di attesa

Non si tratta certo di un progetto inedito. La Banca Dati doveva infatti essere uno dei punti di forza del Dl 20/2018, un provvedimento che era stato annunciato come lo strumento risolutivo per prevenire ogni possibile frode nel settore del bio. Un decreto che ha inasprito sanzioni e appesantito il carico burocratico per operatori e organismi di controllo, applicato in toto tranne, appunto, per quanto riguarda l’introduzione della piattaforma transazioni. In questi quattro anni gli organismi di certificazione hanno offerto la loro piena collaborazione per individuare lo strumento digitale più adeguato per le esigenze del settore, ora si spera che agli annunci seguano i fatti.

«Nelle prossime settimane si procederà ad organizzare – ha precisato il sottosegretario alle Politiche agricole – un incontro tecnico per la consegna e la discussione delle specifiche funzionali con i referenti del Mipaaf e della società Leonardo che sta curando la parte tecnica. L’iniziativa rientra tra le attività gestite dall’Ismea».

Tre anni in anticipo sul Green deal

Per quanto riguarda gli obiettivi del Green Deal il sottosegretario annuncia che, «grazie all’adozione del Piano di Azione nazionale sul biologico di durata triennale, nel 2025 potremmo raggiungere l’obiettivo del 20% di Sau bio per arrivare alla soglia del 25% nel 2027, anticipando di tre anni gli obiettivi europei».

UNA RIFORMA DELLA PAC POCO AMBIZIOSA SUL FRONTE AMBIENTALE?

UNA RIFORMA DELLA PAC POCO AMBIZIOSA SUL FRONTE AMBIENTALE?

Il Parlamento Europeo in seduta plenaria vota in favore dei tre regolamenti costitutivi della Pac 2023-2027. Secondo il gruppo dei verdi europei la mancanza di vincoli rispetto a pratiche agricole più sostenibili dal punto di vista climatico vanifica l’obiettivo di una Pac più legata agli obiettivi di transizione ecologica del Green deal.

Via libera alla nuova Politica Agricola Comune (Pac). Il Parlamento Europeo in seduta plenaria si è infatti espresso favorevolmente con il voto finale ai tre regolamenti che danno corpo alla riforma che entrerà in vigore nel 2023. Nei sei anni della programmazione che terminerà nel 2027 all’agricoltura europea saranno destinati circa 387 miliardi di euro, il 33% del bilancio complessivo dell’Unione.

Dal confronto parlamentare sono emersi, come mette in evidenza una nota prodotta dall’ufficio stampa dell’EuroParlamento, alcuni punti salienti:

  • la nuova politica rafforza la biodiversità nel rispetto degli impegni ambientali e climatici del Green deal attraverso gli ecoschemi, a cui è destinato almeno il 25% dei pagamenti diretti;
  • il 10% dei pagamenti diretti è ridistribuito in favore delle piccole e medie aziende agricole;
  • viene fissata una riserva di crisi permanente da 450 milioni di euro da usare in caso di crisi dei prezzi o mercati instabili;
  • aumenta il monitoraggio sul rispetto delle norme sul lavoro agricolo e vengono stabilite sanzioni per chi le viola.

 

Una Pac allineata con il Green Deal 

Durante i negoziati sulla riforma i deputati hanno ribadito l’importanza del rafforzamento della biodiversità e degli impegni ambientali e climatici dell’Ue nell’attuazione della nuova Pac.

La Commissione ha già iniziato a valutare se i piani strategici nazionali sono in linea con questi impegni, raccomandando agli agricoltori di conformarsi a pratiche rispettose del clima e dell’ambiente. I Paesi membri dovranno infatti garantire che almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale e almeno il 25% dei pagamenti diretti siano destinati a misure ambientali e climatiche.

La conta dei voti

Il “regolamento sui piani strategici della PAC” è stato approvato con 452 voti favorevoli, 178 contrari e 57 astensioni, il “regolamento orizzontale” con 485 voti favorevoli, 142 contrari e 61 astensioni e il “regolamento sull’organizzazione comune dei mercati” con 487 voti favorevoli, 130 contrari e 71 astensioni.

Verdi schierati contro

Il risultato raggiunto evidenzia un’ampia maggioranza a favore del compromesso, malgrado il gruppo dei Verdi europei si sia schierato contro, dichiarandosi insoddisfatto per l’obiettivo climatico ed ambientale poco ambizioso, per la riproduzione di schemi già visti e per uno scarso sostegno a favore delle piccole aziende. «La mancanza di obblighi precisi – è stato affermato a Strasburgo – riguardo all’adozione di pratiche in grado di ridurre le emissioni di gas serra vanifica l’obiettivo di un cambiamento radicale nell’agricoltura europea».

I prossimi passi

In seguito all’approvazione formale del Consiglio dell’Ue attesa nei primi giorni di dicembre, le nuove regole saranno applicabili dal primo gennaio 2023. Ad entrare in gioco questa volta saranno gli Stati membri, che dovranno elaborare i propri Piani Strategici di Sviluppo Rurale e determinarne l’attuazione.

LEGGE SUL BIO: OCCORRE MASSIMIZZARE FONDI E OBIETTIVI

LEGGE SUL BIO: OCCORRE MASSIMIZZARE FONDI E OBIETTIVI

Da mesi in standby in attesa dell’approvazione definitiva, la legge sul biologico torna in campo con promessa di approdo alla Camera in novembre. Lo annuncia l’on. Pasquale Maglione, relatore della proposta di legge, che auspica uno sblocco, anche al fine di beneficiare dei 300 milioni stanziati dal Pnrr in favore di Bio-distretti e bio-filiere e raggiungere gli obiettivi prefissati dal Green Deal.

È iniziato il conto alla rovescia. La tanto agognata legge che andrà finalmente a normare l’agricoltura biologica in Italia, raggiungerà a Montecitorio ad autunno inoltrato, per l’approvazione definitiva.
A commentare la notizia è l’on. Maglione, esponente del Movimento5Stelle in Commissione Agricoltura, nonché relatore della proposta di legge: “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico.”

A sostegno del mondo agricolo italiano

«L’auspicio è che, come già avvenuto in Commissione Agricoltura ad agosto e al Senato in precedenza, le richieste del mondo produttivo italiano trovino concreta sponda in Parlamento con l’approvazione definitiva della normativa», dichiara.
La formalizzazione della legge, non potrà che aiutare la filiera agroalimentare e agevolare l’armonizzazione di tutte le misure volte alla salvaguardia e allo sviluppo delle produzioni bio; produzioni che già contano oltre 2 milioni di ettari di superficie coltivata e 82mila operatori attivi sul territorio.

A consolidamento del ruolo trainante in Europa

Tra i leader europei nel settore, al fianco di Francia e Spagna, l’Italia confida nella definizione finale della legge per proseguire e sviluppare il lavoro svolto fino ad oggi. Un processo non avaro di risultati, che nell’ultimo periodo ha registrato un incremento del +5,1% delle superfici coltivate e del +11% dell’export bio Made in Italy. Permettendo così, la conquista di un ruolo da co-protagonista nella storia europea del settore del biologico.

Verso il raggiungimento delle iniziative del Green Deal UE

Attraverso una legge attualizzata alle esigenze del settore, sarà più facile raggiungere gli obiettivi prefissati in questa direzione. La normativa agevolerà dunque il lavoro, nell’ottica della strategia Farm to fork: che impegna l’Unione europea nel raggiungimento del 25% di SAU coltivata a metodo biologico entro il 2030.

«Un ulteriore impulso giungerà dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dove sono dedicati esclusivamente al settore bio 300 milioni di euro del Fondo per la creazione di contratti di filiera e bio-distretti» aggiunge Maglione, entusiasta di aver festeggiato il 23 settembre, la prima Giornata europea dell’Agricoltura Biologica – appena istituita dal Commissario dell’Unione, Wojciechowsi.

 

Fonte: Terra e Vita

STRATEGIA FARM TO FORK: OK AL PILASTRO CENTRALE DEL GREEN DEAL DA PARTE DI ENVI E AGRI

STRATEGIA FARM TO FORK: OK AL PILASTRO CENTRALE DEL GREEN DEAL DA PARTE DI ENVI E AGRI

È stata pubblicata a maggio 2020 la strategia Farm to Fork, uno dei pilastri dell’European Green Deal, elaborato dalla Commissione con il fine di trasformare il sistema alimentare europeo.

 

Un piano decennale, che cerca di traghettare la transizione ecologica verso una politica alimentare più sostenibile e che il 10 settembre, ha trovato riscontro positivo da parte delle Commissioni del Parlamento europeo ENVI e AGRI, con 94 voti a favore, 20 contrari e 10 astenuti.

 

L’impianto generale descritto nel rapporto della strategia è stato quindi approvato, sebbene alcune precise sottolineature siano emerse, nel tentativo di aggiustare il tiro su alcuni aspetti non trascurabili.

 

Tra questi, uno dei primi portato all’attenzione da parte dei deputati, è il processo di approvazione dei pesticidi: la cui attuazione deve essere monitorata al meglio e preceduta da obiettivi di riduzione sull’utilizzo di questi, che risultino vincolanti.

 

Stati membri e Commissione dovrebbero lavorare in maniera coordinata: i primi realizzando l’attuazione di questi obiettivi all’interno della revisione dei piani strategici della PAC e i secondi, cercando l’elaborazione di un piano che agevoli la significativa riduzione di questo tipo di sostanze in agricoltura.

 

Il monitoraggio da parte degli Stati membri, dovrebbe inoltre essere sistematico e interessare la biodiversità dei terreni agricoli; impollinatori compresi.

 

Una protezione “aggiornata” delle api, attraverso la revisione della Bee Guidance – in linea con la guida dell’EFSA e la relativa obiezione dell’ottobre 2019 – è un altro dei punti evidenziati dai deputati e portata all’attenzione della Commissione, assieme alle emissioni di gas a effetto serra.

 

Queste ultime devono essere ridotte, insieme a un miglioramento da apportare rispetto ai pozzi naturali di assorbimento del carbonio.

 

Esistono già diverse proposte di miglioramento, delineate all’interno del “Fit for 55 in 2030 package” – che mira a ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 -, ma gli europarlamentari insistono sull’idea di alzare l’asticella della regolamentazione in materia di emissioni dell’agricoltura e relativamente all’utilizzo dei suoli.

 

L’introduzione di sistemi per la produzione di energia rinnovabile, basati sulla biomassa, potrebbe essere, a parere dei deputati, la strada da battere; da approfondire nell’ambito della revisione della già esistente Renewable Energy Directive.

 

Il benessere degli animali è un’altra priorità sottolineata all’interno del rapporto, benessere che deve essere sostenuto da indicatori comuni all’interno dell’Unione europea, scientificamente fondati.

 

A tal proposito, i deputati suggeriscono la revisione dell’attuale legislazione UE, per la valutazione di aggiornamenti e modifiche eventuali. Propongono inoltre l’obiettivo basato sull’eliminazione dell’uso delle gabbie nell’allevamento degli animali entro il 2027.

 

Aggiungono, che al fine di un’armonizzazione di sistema, le importazioni di prodotti animali da paesi terzi, dovrebbero essere consentite; ma a patto che gli standard di produzione dei paesi in questione, siano gli stessi elaborati dall’Unione europea.

 

Infine, poiché l’aumento entro il 2030 della SAU nell’UE, è un elemento centrale della strategia Farm to Fork, risulta fondamentale un miglioramento della filiera nei suoi punti più fragili.

 

I deputati, portano per esempio l’attenzione sul reddito degli agricoltori, inferiore rispetto a quello di altre figure parte della catena. Chiedono un impegno in questa direzione, attraverso l’adeguamento delle regole sulla concorrenza, al fine di allineare il compenso di questi professionisti a una quota proporzionale al lavoro investito per produrre cibo in termini sostenibili.

 

Una variazione dovrebbe essere apportata anche rispetto alle norme che regolano gli appalti pubblici; da modificare proprio in funzione di un incoraggiamento alla produzione alimentare di tipo sostenibile.

 

Il testo presentato è stato dunque valutato come equilibrato, in termini generali; consono a proseguire nel perseguimento degli obiettivi per cui è stato elaborato. Restano tuttavia le criticità segnalate, che saranno visionate e discusse durante le sessioni plenarie previste nel mese di ottobre.

 

Fonte: Ruminantia