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UNA RICERCA INDAGA L’IMPATTO DI UNA DIETA BIOLOGICA SULLA SALUTE

UNA RICERCA INDAGA L’IMPATTO DI UNA DIETA BIOLOGICA SULLA SALUTE

Una recente rassegna sistematica pubblicata sull’European Journal of Clinical Nutrition confronta l’impatto sulla salute del consumo di alimenti biologici con quello delle alternative convenzionali.

Due degli studi osservazionali esaminati dalla rassegna hanno indagato il legame tra consumo di cibo biologico e cancro. Uno studio di coorte francese su 68.946 adulti ha scoperto un rischio ridotto del 25% di sviluppare cancro tra chi mangiava più cibi biologici (in particolare cancro al seno postmenopausale e linfomi), mentre uno studio su 623.080 donne nel Regno Unito non è riuscito a identificare alcuna associazione significativa tra consumo di cibo biologico e probabilità di sviluppare qualsiasi tipo di cancro, fatta eccezione per un rischio ridotto di linfoma non-Hodgkin.

Dato che il rischio di cancro è influenzato da molti fattori, questi risultati vanno interpretati con cautela.

Diversi studi hanno riportato che un maggiore consumo di cibo biologico è associato a un peso corporeo inferiore e a un minor rischio di obesità e ciò anche quando si controllavano i fattori legati allo stile di vita.

Da alcuni studi è risultato che consumare cibi biologici può ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e migliorare la salute cardiometabolica.

Altri hanno dimostrato che l’assunzione di cibo biologico era associata a tassi più bassi di ipertensione, ipercolesterolemia e malattie cardiovascolari. Nelle donne incinte che consumavano ortaggi biologici sono risultati ridotti i rischi di pre-eclampsia, diabete gestazionale e obesità.

Uno studio ha scoperto che il 70% di 566 consumatori di alimenti biologici ha segnalato un miglioramento della salute, tra cui una migliore immunità, energia, benessere mentale e funzionalità gastrointestinale (ma il restante 30% non ha segnalato benefici evidenti per la salute).

Il consumo di cibo biologico è stato anche collegato a livelli più bassi di alcuni biomarcatori infiammatori e livelli più alti di nutrienti benefici come carotenoidi, magnesio e acido linoleico. Ma nei consumatori di cibo biologico sono stati osservati anche livelli più bassi di ferro.

Studi sull’esposizione ai pesticidi hanno mostrato residui significativamente inferiori negli individui che consumano cibi biologici: chi aveva consumato principalmente una dieta biologica ha mostrato l’89% in meno di metaboliti di pesticidi nelle urine rispetto a chi aveva seguito una dieta convenzionale.

Le conclusioni dell’equipe responsabile della rassegna sono che il consumo di alimenti biologici è associato a una riduzione dei rischi cardiometabolici e a una minore esposizione ai pesticidi, mentre non dono definitivi i dati sugli effetti a lungo termine sul rischio di cancro e sulla superiorità generale in termini di salute.

Va poi tenuto presente che è più probabile che chi mangia principalmente cibi biologici abbia complessivamente stili di vita più sani, il che potrebbe influenzare i risultati.

In conclusione, sono necessari ulteriori studi clinici per stabilire un nesso causale tra consumo di alimenti biologici e risultati sulla salute.

 

Qui la rassegna: Poulia, K., Bakaloudi, D. R., Alevizou, M., et al. (2024). Impact of organic foods on chronic diseases and health perception: a systematic review of the evidence. European Journal of Clinical Nutrition. https://www.nature.com/articles/s41430-024-01505-w

NUOVI OGM- BIO, SERVONO CHIARE REGOLE DI CONVIVENZA

NUOVI OGM- BIO, SERVONO CHIARE REGOLE DI CONVIVENZA

Il via libera alle Ngt, new genomic techique, ovvero agli ogm di ultima generazione, non può essere forzato. Il percorso della nuova normativa europea si arena in Consiglio per la mancanza di previsioni sull’impatto sull’agricoltura biologica e sulla brevettabilità di queste nuove biotecnologie

Si arena a Strasburgo la discussione sulle New genomic technique (Ngt, ovvero i nuovi ogm). Il Consiglio dell’Ue, sotto la presidenza spagnola, ha infatti promosso numerosi confronti su questo tema ma non è riuscita a trovare il compromesso tra le posizioni espresse dai Paesi Membri.

Compromesso impossibile

Uno stop che condiziona anche l’EuroParlamento dove sono in corso i dibattiti presso la Commissione Agricoltura e la Commissione Ambiente. Il voto in assemblea plenaria era previsto il 24 gennaio e da lì dovevano partire i triloghi tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue per arrivare alla pubblicazione nella prossima primavera, prima delle elezioni per il rinnovo della legislatura. L’attuazione non sarà comunque immediata, essendo programmata a due anni di distanza, per dare modo alle autorità comunitarie e agli Stati Membri di stabilire le norme applicative.

«Siamo molto vicini a un accordo, ma ancora non c’è la maggioranza», ha detto il presidente di turno del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura Luis Planas, invitando le delegazioni e la Commissione europea a «fare uno sforzo» per chiudere quanto prima il dossier superando le divisioni sui punti controversi.

«Noi – ha dichiarato Planas – continueremo a lavorare affinché la presidenza belga, che comincia il suo lavoro a gennaio possa adottare delle conclusioni». In caso contrario la normativa rimarrebbe in stand by fino al 2025, viste la pausa legislativa legata al rinnovo di Parlamento e Commissione europea con le elezioni del prossimo giugno.

Due categorie diverse

In un recente incontro organizzato dalla Regione Emilia-Romagna, Ilaria Ciabatti della Dg Salute e Sicurezza alimentare, Unità Biotecnologie della Commissione Europea ha ricordato che la normativa riguarda piante, alimenti e mangimi ottenuti attraverso mutagenesi mirata (genome editing) e cisgenesi, compresa l’intragenesi (ma non la transgenesi, ovvero l’inserimento di pool di geni provenienti da specie non affini, per cui varranno le vecchie regole).

La proposta di regolamento presentato lo scorso luglio dalla Commissione distingue i nuovi Ogm in due categorie in base all’entità delle modifiche genetiche indotte. Entrambe continuano ad essere definite Ogm dal punto di vista legislativo (la proposta della Commissione non può superare quanto sancito da una sentenza della Corte di Giustizia Ue) ma le Tea di cat. 1 saranno considerate, per quanto riguarda il percorso di registrazione, equivalenti alle piante convenzionali.

Coesistenza e tracciabilità

Dovranno però essere etichettate come Ngt e le informazioni al loro riguardo dovranno essere accessibili attraverso una banca dati pubblica e nei registri delle varietà. Le Tea di cat. 2 sono invece considerate non equivalenti alle convenzionali, dovranno essere tracciate ed etichettate come ogm ma per la loro autorizzazione è stata comunque prevista una valutazione del rischio meno onerosa rispetto all’attuale, con ulteriori incentivi e facilitazioni per Tea che presentino tratti e caratteristiche considerati desiderabili.

Gli Stati membri dovranno allestire misure di coesistenza per evitare il rischio di contaminazioni, ma non avranno la possibilità di esercitare il diritto di escluderne la coltivazione (come invece accade oggi).

Le garanzie per il biologico

Su questi punti è intervenuto anche il ministro Francesco Lollobrigida che, in una recente riunione del Consiglio Agrifish, ha dichiarato il parere favorevole italiano sulla proposta di regolamento, chiedendo però di chiarire come garantire in maniera oggettiva la prevista coesistenza con le Tea di categoria 2 e di assicurare lo stesso livello di sicurezza anche per le piante e i prodotti importati da Paesi terzi.

La proposta della Commissione prevede l’esplicita esclusione sia delle Tea di categoria 1 che 2 per il biologico (su forte pressione delle associazioni del settore), un’esclusione che apre le porte alla possibilità di dover garantire la tracciabilità e la coesistenza anche con le Tea della prima categoria. Del resto la proposta della Commissione, se non verrà modificata durante il trilogo, prevede un’intensa attività di monitoraggio sull’impatto della normativa nei suoi primi cinque anni di applicazione, sia riguardo a potenziali rischi per la salute o l’ambiente, sia per la verifica degli obiettivi di sostenibilità, compresi eventuali limiti allo sviluppo della produzione biologica auspicato dal Green deal che riguardo all’accettazione delle Tea da parte dei consumatori.

Da un recente articolo pubblicato sul sito www.politico.eu emerge che il tentativo di Bruxelles di accelerare l’adozione di regole più flessibili per le nuove piante geneticamente modificate sta mostrando delle fratture, poiché sorgono più domande che risposte. E i problemi sottovalutati riguardano proprio la convivenza con il bio e la poca chiarezza riguardo alle possibilità di brevettare queste nuove biotecnologie.