Suolo e Salute

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BIOSOLUTION, UN SETTORE CHE PUÒ TRIPLICARE DI VALORE

BIOSOLUTION, UN SETTORE CHE PUÒ TRIPLICARE DI VALORE

Dai 240 miliardi di euro del 2020 ai 640 del 2030: è il potenziale di crescita del settore dei mezzi biologici per la difesa, un’opportunità anche in termini di riduzione della carbon footprint

La rivoluzione verde del Green Deal traina la crescita del mercato delle biosolution. Il valore del fatturato mondiale dei mezzi di difesa biologici potrebbe infatti aumentare dai 240 miliardi di euro del 2020 a 640 miliardi di euro nel 2030 e l’Unione europea fa la parte del leone.

L’analisi di Euractiv

Lo rivela un’analisi del sito Euractiv che mette in rilievo l’impatto in termini di riduzione della carbon footprint offerto da questo settore all’Europa a livello locale e globale.

L’accoppiata con l’intelligenza artificiale

« I progressi nella ricerca e nell’innovazione nelle scienze e tecnologie biologiche hanno un potenziale notevole per aiutare l’Europa e il resto del mondo ad affrontare alcune delle più grandi sfide del nostro tempo». Secondo il sito d’informazione le biosolution si sposano in maniera efficace con l’intelligenza artificiale (AI) per promuovere l’innovazione ed esplorare nuovi modelli di business.

Obiettivo neutralità climatica

«Se l’Europa vuole raggiungere i suoi obiettivi verdi definiti nelle strategie Fit for 55 e Farm to Fork, e se il Green Deal vuole mantenere le sue promesse, anche nel contesto della scarsità di cibo e mangimi, le biosoluzioni devono essere parte integrante della strategia europea per un futuro sostenibile».

Le biosoluzioni stanno già riducendo l’impatto ambientale e climatico in vari settori come la produzione alimentare, l’industria, i trasporti e l’approvvigionamento energetico, e possono anche svolgere un ruolo significativo nel preservare e migliorare la biodiversità.

SUOLO E SALUTE AL BIOFACH, NEUTRALITÀ CLIMATICA AL CENTRO

SUOLO E SALUTE AL BIOFACH, NEUTRALITÀ CLIMATICA AL CENTRO

In un’edizione estiva caratterizzata da crisi geopolitiche e difficoltà logistiche, il contributo del nostro ente di certificazione per gli obiettivi della protezione del clima e della resilienza del pianeta
Numeri in calo per la rassegna tedesca, ma la qualità degli incontri e dell’organizzazione è stata all’altezza delle aspettative

È stata un’edizione unica. Dopo un’attesa di 29 mesi e la versione puramente digitale del 2021, il Biofach è tornato per l’edizione numero 32, la prima puntata estiva della sua storia. Le porte del Centro Esposizioni di Norimberga si sono aperte dal 26 al 29 luglio per rimettere in contatto la comunità internazionale del biologico. Era un appuntamento unico e Suolo e Salute non poteva mancare.

I record italiani e le performance di Suolo e Salute

Al Padiglione 4, stand 336 il nostro ente di certificazione ha tenuto alta la bandiera del biologico italiano nell’anno in cui il nostro Paese ha raggiunto il record europeo per l’incidenza del bio con il 17,4% delle superfici e l’opportunità di raggiungere per primi il traguardo del 25% fissato dal New Green Deal dell’Unione europea.

Un exploit a cui Suolo e Salute ha dato un grosso contributo grazie alle performance di crescita realizzate nel 2021, con l’incremento del 6,5% delle superfici (arrivate a 606mila ettari, un terzo del totale italiano) e del 6,2% degli operatori controllati (arrivati a 21.045).

«Siamo una presenza storica al Biofach – commenta il direttore generale Alessandro D’Elia – e abbiamo rafforzato anche nell’edizione appena conclusa questo legame nonostante il contesto difficile per l’Europa dal punto di vista politico, economico e sociale».

Traffico aereo in tilt

Come atteso le presenze a Norimberga sono state infatti inferiori rispetto alle edizioni pre-Covid19. La manifestazione di riferimento per l’alimentazione bio che, come sempre, si è svolta in concomitanza con Vivaness, salone dedicato alla cosmesi biologica e naturale, ha visto la partecipazione di 2.276 espositori contro gli oltre 3mila di tre anni fa (-25%).

In calo anche i visitatori intervenuti nel corso delle quattro giornate della fiera scesi a 24mila da 137 diversi Paesi del mondo. Si tratta di un dimezzamento rispetto alle ultime edizioni invernali e in questo ha inciso non solo l’effetto del conflitto in Ucraina e del post pandemia, ma anche il caos dei voli aerei che nelle ultime settimane ha coinvolto l’Europa. Una crisi che ha toccato da vicino soprattutto la Germania. Circa mille, infatti, i voli Lufthansa cancellati per sciopero del personale che hanno mandato in tilt il traffico aereo tedesco colpendo quasi 134mila passeggeri. In questo scenario, molti espositori, buyer e operatori del settore non hanno potuto prendere parte alla kermesse.

Un anno strategico per il bio

«Siamo in un anno strategico per il biologico europeo– ricorda D’Elia –, oggi considerato lo strumento prioritario al centro delle politiche che Bruxelles ha intrapreso in favore della transizione ecologica e della neutralità climatica». «L’agenda di Suolo e Salute al Biofach si è comunque caratterizzata per gli intensi incontri professionali che ci hanno permesso di riallacciare la nostra diffusa rete di relazioni internazionali consentendoci di fornire il nostro contributo nella diffusione del messaggio del biologico italiano e del ruolo che può dare sul fronte decisivo della sostenibilità e della carbon farming».

Il tema della sostenibilità climatica

IFOAM Organics International, partner internazionale della rassegna tedesca, ha infatti messo al centro delle sessioni congressuali del Biofach il megatrend della sostenibilità ambientale soprattutto nell’ottica del contributo che la carbon farming, il ricorso a materie prime locali, le soluzioni di imballaggio sostenibili e anche il benessere animale possono dare in termini di protezione del clima. Una caratterizzazione della summer edition del Biofach riassunta dallo slogan Organic-Climate-Resilience per testimoniare il prezioso contributo del metodo bio nel rendere il pianeta più resiliente.

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CARBON FARMING: IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA NEL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

CARBON FARMING: IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA NEL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il ruolo del settore agricolo all’interno della lotta al fenomeno del Climate change, è sempre più riconosciuto. Ma affinché il suo contributo risulti determinante è necessario un adeguato sistema di monitoraggio e quantificazione dei risultati ottenuti.

La Carbon Farming rientrerà tra gli strumenti in grado di raggiungere l’obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050. Uno dei nuovi traguardi enunciati per realizzare concretamente il Green Deal europeo, sarà infatti, il sequestro di 310 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030.

Ma andiamo per gradi: il Carbon farming, ovvero il sequestro di carbonio nel suolo o nella biomassa vegetale, include tutte quelle pratiche finalizzate al contrasto del cambiamento climatico che rientrano nell’ambito del settore agricolo.

L’agricoltura possiede infatti la doppia caratteristica, di emettere e sequestrare CO2; peculiarità che permette agli imprenditori agricoli di agire direttamente contro le avversità dei cambiamenti climatici. Possono così operare per il sequestro di carbonio attraverso tecniche come: la non lavorazione, gli avvicendamenti colturali complessi, l’utilizzo di cover crops, l’interramento dei residui colturali, la fertilizzazione organica e l’agroforestazione.

Questo potenziale fa sì che il comparto agricolo possa assumere un ruolo attivo per la mitigazione del Climate change, ma anche che si inneschi un vero e proprio business green, legato ai benefici che gli imprenditori agricoli guadagneranno in termini di sequestro del carbonio.
Tali benefici, individuati come crediti di carbonio – rappresentano una tonnellata di CO2 stoccata o non emessa -, potranno così essere scambiati sul mercato.

Per le ragioni elencate, la strategia Farm to Fork e il nuovo Piano d’azione per l’Economia circolare, hanno annunciato due importanti novità:

  • un’iniziativa formalizzata di Carbon farming verrà presentata entro la fine dell’anno in corso;
  • verrà sviluppato un quadro normativo adeguato, per la certificazione degli assorbimenti di carbonio.

Nel frattempo, come introduzione al tema, è stato redatto un testo dal titolo: “Manuale di orientamento tecnico, creazione e implementazione di meccanismi di Carbon farming basati sui risultati per l’Ue”.

Ma se l’obiettivo principale è: certificare gli assorbenti di carbonio, in vista del mercato; vi è la necessità di strumenti che riescano a quantificare la CO2 sequestrata grazie alle pratiche di Carbon farming.
Un processo finalizzato in tal senso esiste già e si chiama Monitoraggio.
Fa parte di una fase che in ogni schema prende il nome di Mrv: monitoraggio, rendicontazione e verifica.

Con il termine Monitoraggio si intende: il controllo della riduzione e dello stoccaggio dei gas serra; la Rendicontazione è invece la trasmissione dei risultati alle autorità di competenza e la Verifica infine, consiste nella revisione dell’accuratezza e dell’affidabilità dell’intero processo.

È quindi una sfida non scontata, quella di quantificare e attribuire un valore numerico ai risultati ottenuti dalle pratiche di adozione della Carbon farming, al fine di generare dei crediti da vendere sul mercato.

Vediamo perché:

  • richiede un sistema di Mrv estremamente accurato che spesso ha un costo direttamente proporzionale alla precisione introdotta dallo strumento;
  • non tutti i sistemi di monitoraggio sono adatti per la stessa tipologia di pratiche, ecco perché ne esistono di diversi.

La Misurazione Diretta

È un sistema di monitoraggio che consiste di visite in loco per rilevare campioni di suolo o biomassa con il fine di un’analisi in laboratorio.
Questo sistema garantisce risultati accurati ed è spesso usata per la calibrazione di modelli. Tuttavia: è una tecnica impegnativa in termini di tempo e costosa per le procedure di analisi e raccolta dei campioni che prevede, richiede un elevato numero di campioni al fine di garantire risultati affidabili e i cm di profondità del suolo, derivante dal campionamento, è un’altra delle questioni da considerare.

 

La Modellizzazione

La modellizzazione consiste nell’utilizzo di strumenti basati su applicazioni informatiche, “modelli” che a partire dai dati inseriti in input, possono stimare i risultati ottenuti dall’adozione del carbon farming.

Riduce i costi e permette di misurare anche i co-benefici derivanti dall’adozione della pratica, come per esempio il miglioramento del rendimento economico delle aziende agricole.
Tuttavia: vi è un certo rischio di incertezza nei risultati, trattandosi di una stima. Necessitano quindi di una convalida continua, con misurazioni dirette; richiedono dati specifici che devono essere immessi nel modello (la disponibilità dei dati è abbastanza decisiva nella scelta del modello da utilizzare) e alcuni dati da inserire nella fase di calibrazione sono specifici del sito di applicazione (si consiglia quindi l’utilizzo, solo quando il modello è stato convalidato a livello locale).

Gli Strumenti di Monitoraggio

Tra gli strumenti di misurazione troviamo il Proximal sensing e il Remote sensing.
Consentono più vantaggi insieme, poiché non richiedono campionamento e permettono tempi di misura veloci e direttamente in loco, senza costi eccessivamente impegnativi.

Il Proximal consente di misurare on the go il contenuto di carbonio, fornendo contemporaneamente elevate densità di campionamento in grado di rappresentare la variabilità presente.
La prima metodologia ad introdurre ufficialmente l’utilizzo del rilevamento prossimale per misurare il carbonio organico nel suolo, è di provenienza australiana.

Il Remote
invece, utilizza diversi sensori a distanza, ad esempio droni o satelliti, ed è utilizzato per le stime della biomassa su larga scala ma anche nella mappatura del carbonio organico nel suolo.
Tuttavia: le criticità sono legate ai costi dei sensori e alla loro selezione, che può determinare un’incertezza dei risultati. Anche l’elaborazione dei dati e le variabili legate alle interferenze atmosferiche generano elementi di incertezza, che rendono necessaria un’ulteriore fase di sperimentazione.

L’Unione europea ha compreso l’importanza della sfida legata alla Carbon farming e le prospettive che questa può ampliare; sta quindi iniziando a concentrare le azioni di investimento, in tecnica e strumentazione, al fine di individuare tecnologie che restituiscano un compromesso tra costi e benefici. Un esempio è il programma Copernicus Sentinel, facilitante nel reperimento di dati di telerilevamento.

Ma affinché l’agricoltura possa davvero sviluppare il ruolo attivo che sta tentando di assumere all’interno della lotta al Climate Change, è determinante che l’investimento non si fermi qui, ma continui e si espanda in costruzione. Solo così i risultati arriveranno.

Fonte: Terra e Vita