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PIATTAFORMA “SERIA”: DATI E SERVIZI PER IL BIO PIEMONTESE

PIATTAFORMA “SERIA”: DATI E SERVIZI PER IL BIO PIEMONTESE

L’obiettivo è fornire servizi di supporto alle decisioni per l’applicazione delle strategie di produzione integrata e biologica

Nasce per l’agricoltura piemontese il progetto ‘Seria’, un sistema integrato di raccolta, elaborazione e diffusione di dati e informazioni da fornire alle aziende e alle strutture impegnate nell’assistenza tecnica del settore.

Scelte a basso impatto

L’obiettivo è fornire servizi di supporto alle decisioni per l’applicazione delle strategie di produzione integrata e biologica, aiutando il comparto a compiere scelte agronomiche e fitosanitarie a basso impatto ambientale che siano a tutela dell’ecosistema, delle risorse naturali e del paesaggio. Ad occuparsi della realizzazione di ‘Seria’ è il Sistema fitosanitario e tecnico-scientifico della Regione insieme a Fondazione Agrion e 3A srl.

«Seria – spiega l’assessore regionale all’agricoltura, Marco Protopapa – mette a disposizione dati agro-meteo, bollettini tecnici suddivisi per le principali filiere produttive ed informazioni tecnico-scientifiche previsionali di supporto alle decisioni che sono di grande utilità pratica per le aziende agricole piemontesi ed il personale tecnico operante in agricoltura».

130 stazioni meteo, 50 aziende pilota

«L’erogazione di questi servizi costituisce base fondamentale per affrontare le sempre più frequenti criticità climatiche e fitosanitarie che colpiscono le nostre colture».

Alla raccolta dei dati partecipano 130 stazioni meteorologiche elettroniche, cinque centri sperimentali sparsi tra le province di Torino, Cuneo e Alessandria, 50 aziende agricole pilota che rappresentano le cinque filiere produttive di orticoltura, viticoltura, corilicoltura, frutticoltura e cerealicoltura. Il progetto, operativamente avviato nel 2020, è finanziato con i fondi europei del Programma di sviluppo rurale 2014 -2020.

PIEMONTE, 2,5 MILIONI PER AGRICOLTURA BIO E INTEGRATA

PIEMONTE, 2,5 MILIONI PER AGRICOLTURA BIO E INTEGRATA

Lo stanziamento mira a completare le graduatorie delle misure 10 e 11 del Psr 2014-22. Ma mentre all’agroambiente vengono destinati 2,3 milioni di euro, al bio solo 200mila, una cifra che non soddisferà tutte le richieste

Il Piemonte ama più l’integrato che il biologico. L’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha infatti assegnato 2,5 milioni di euro complessivi a integrazione delle risorse finanziarie dei bandi 2022 del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2022 relativi alle misure agro climatico ambientali e agricoltura biologica.

I bandi 2022

«Con questa ulteriore dotazione finanziaria – precisa Marco Protopapa, assessore regionale all’Agricoltura – la Regione Piemonte garantisce il sostegno alle aziende agricole piemontesi che hanno partecipato ai bandi 2022 per interventi a favore della biodiversità nelle risaie, per le tecniche di agricoltura conservativa, per l’allevamento di razze autoctone minacciate di abbandono, per la gestione ecosostenibile dei pascoli e per la conversione all’agricoltura biologica».

Sostegni sbilanciati sull’agroambiente

L’ulteriore stanziamento permetterà la copertura di tutti i beneficiari ammessi in graduatoria della misura del Psr sull’agroambiente e della maggioranza dei beneficiari della misura sull’agricoltura biologica.

Nello specifico 2.376.000 euro sono a integrazione del bando della misura 10 “Impegni agro climatico ambientali”, che ha una dotazione finanziaria di 4,5 milioni di euro, 200.000 euro sono ad integrazione del bando da 2,7 milioni di euro della misura 11.1.1 “Conversione all’agricoltura biologica”. La presentazione delle domande per entrambi i bandi è scaduta nel mese di giugno 2022 ed è in corso la definizione delle graduatorie dei soggetti finanziabili.

NONOSTANTE LA STASI DELLE POLITICHE AGRICOLE, NASCE IL BIO-DISTRETTO DEL RISO PIEMONTESE

NONOSTANTE LA STASI DELLE POLITICHE AGRICOLE, NASCE IL BIO-DISTRETTO DEL RISO PIEMONTESE

È stato presentato al pubblico alcuni giorni fa il Bio-distretto del riso, nato nel febbraio scorso in Piemonte, per mano di sette imprenditori dei territori della Baraggia, del Biellese e del Vercellese.

Uno degli strumenti più innovativi diffusi in Italia, raggiunge anche la regione piemontese nella produzione del riso; per un’espansione attuale di circa cinquecento ettari collocata ai piedi delle Alpi, che prevede il raddoppiamento nell’arco di un futuro prossimo.

In linea generale, i terreni dedicati alle risaie nel nord Italia – tra Piemonte e Lombardia per intenderci – sono trattati con erbicidi, anticrittogamici, insetticidi; sistemi di coltivazione che risalgono alla prima industrializzazione agricola, mai aggiornati e poco sensibili al tema della sostenibilità.

Il Bio-distretto del riso in Piemonte è quindi una preziosa innovazione, in un terreno che sta esperendo la diminuzione della presenza di glifosato e dei suoi metaboliti di circa dieci volte rispetto all’utilizzo ordinario.

La scelta alla base della nuova coltivazione è stata il recupero di semi e varietà diffuse un secolo fa, varietà più forti di quelle invece selezionate negli ultimi decenni, non bisognose di elementi chimici che ne agevolino la sopravvivenza.

Molte delle varietà di piante selezionate come per esempio il Rosa Marchetti, sono inoltre resistenti al Brusone, un fungo del riso molto diffuso in Lombardia, capace di aggredire la pianta in ogni sua parte. Per le varianti più delicate invece, si utilizza l’irrorazione con lo zolfo.

I coltivatori hanno inoltre recuperato l’utilizzo di piante allopatiche ricavate dalla fermentazione del sovescio, naturalmente erbicide, molto ricche per il terreno poiché sparse sui campi prima della semina, a funzione concimante e di pacciamatura. Un cambio radicale per il terreno, in questo modo orientato a una ripulitura dai residui delle coltivazioni chimiche e alla riduzione di un terzo delle emissioni di CO2.

C’è chi si interroga sulle ragioni per il quale questo modo di praticare la risicoltura, sia stato avviato così tardi, considerando che, l’Unione Europea già nel 2009 affrontava il tema della Difesa Integrata – la strategia che consente di limitare i danni derivanti dai parassiti delle piante, utilizzando tecniche disponibili nel solo rispetto dell’ambiente e della sua salute -, individuando in questa, l’alternativa concreta all’agricoltura di tipo chimico.

Undici anni dopo, all’interno di una relazione sul tema da parte della Corte dei Conti, vengono di nuovo valutate le riduzioni dei pesticidi attraverso l’introduzione di veri e propri cambiamenti sistemici, volti a favorire la diversità strutturale e biologica e ridurre la resistenza attuata dagli organismi nocivi, ai principi attivi attraverso metodi agroecologici. Segue quindi la presa d’atto che i paesi membri non abbiano legittimato come tassativa, l’applicazione di questa strategia, denotando differenze tra un paese e l’altro, sostanziali.

Trascorrono decenni e di nuovo ci si continua a interrogare sulla stasi delle politiche agricole, così lente e monolitiche di fronte a un Green Deal che auspica il 25% della superficie a bio entro il 2030.

Stasi che si spera venga messa in discussione, oltre che dai risicoltori biocome abbiamo visto, ora attivi e operosi rispetto a un nuovo modo -, anche a livello più generale, attraverso il Recovery Plan e conseguenti e inedite azioni di investimento sostenibile, riservate all’agricoltura biologica.

Fonte: Il fatto quotidiano