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UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

UNA POLITICA AGRICOLA NAZIONALE MOLTO BIO

Via al piano strategico nazionale della nuova Pac. Partono anche i primi bandi regionali per l’intervento SRA029 (la nuova misura di superficie in favore del bio). Il punto nel workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato a Roma dalla Rete Rurale nazionale

Al biologico è affidato il pacchetto più cospicuo di sostegni all’interno del piano strategico nazionale della nuova Pac (Psp). «Sono circa il 13% delle risorse». Lo ha ricordato  Paolo Ammassari, Dirigente per la Programmazione dello Sviluppo Rurale del Ministero dell’agricoltura e la sovranità alimentare, nel corso del workshop “Le prospettive del biologico nel 2023-2027” organizzato dalla Rete Rurale nazionale l’11 maggio (clicca per accedere alle relazioni e alla diretta streaming) presso la Domus Australia, in Via Cernaia a Roma.

L’azione delle Regione sarà valutata

«C’è molto biologico nel Psp – ha ribadito Angelo Frascarelli, presidente di Ismea – Le maggiori risorse sono inserite nell’intervento SRA029 dei complementi di Sviluppo rurale anche perché il nostro Paese ha proceduto per il bio alla scelta non banale di trasferire risorse importanti del primo al secondo pilastro».

«Le Regioni – ha ammonito- saranno valutate sulla sfida del green deal di portare il bio al 25% di superficie entro il 2030».

La strategia di sviluppo del settore agricolo delineata dall’Italia nel Piano Strategico della Pac 2023-2027 sposa infatti le indicazioni dell’Unione europea, che collocano l’agricoltura tra gli attori principali della transizione verde. Tra i modelli produttivi sostenibili l’agricoltura biologica è quello che ha maturato una più lunga esperienza e il suo impatto positivo sull’ambiente è ormai universalmente riconosciuto.

Per questo il Psp italiano destina una grande attenzione al biologico come testimoniato dalle ingenti risorse che sono state allocate nel secondo pilastro o alle condizioni di vantaggio che le aziende agricole biologiche possono avere nell’adesione agli ecoschemi.

Interventi da integrare con il piano d’azione

La nuova architettura della politica agricola tracciata dal piano strategico nazionale offre numerose opportunità per le aziende agricole. Occorre però che gli interventi siano integrati in modo coerente con nuovi interventi come il Piano d’azione sul biologico. Al riguardo Pietro Gasparri, Dirigente Agricoltura Biologica e Sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali del Masaf  ha informato che è ormai in fase di completamento una prima bozza che sarà condivisa con la Conferenza Stato-Regioni. Una parte importante è costituita dalla riforma del sistema di controllo coerentemente con il nuovo regolamento Ue. Al proposito il Ministero sta lavorando in stretta relazione con l’Ispettorato centrale Repressione Frodi.

E, in un panorama di crisi generalizzata di consumi (vedi articolo precedente), un altro intervento decisivo del costituendo piano è costituito dalle azioni per garantire l’equilibrio tra offerta e domanda. Capitoli decisivi al riguardo sono costituiti dai biodistretti e dalle azioni di promozione legate la marchio del biologico nazionale.  Nella seconda parte dell’evento sono stati presentati i principali risultati delle attività promosse dalle schede progetto Crea e Ismea sull’agricoltura biologica nel triennio di attività 2020-2023 ed è stato affrontato il tema dell’aggregazione dell’offerta e della distribuzione dei prodotti biologici, con esempi di formule aggregative e distributive per la crescita strutturata del settore biologico.

AZIENDE BIO E CERTIFICAZIONE: UNO STUDIO RACCONTA IL PERCHÉ DELL’USCITA DI ALCUNE DAL SISTEMA DI CONTROLLO

AZIENDE BIO E CERTIFICAZIONE: UNO STUDIO RACCONTA IL PERCHÉ DELL’USCITA DI ALCUNE DAL SISTEMA DI CONTROLLO

È stato pubblicato, nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale 2014-20, il lavoro dal titolo: “L’uscita delle aziende biologiche dal sistema di certificazione e controllo: cause, prospettive e ruolo delle politiche”, svolto da CREA in collaborazione con FIRAB. Uno degli studi più completi realizzati su questa tematica, il primo con queste caratteristiche per l’Italia.

Il documento, fornisce un’analisi delle principali ragioni che spingono alcune aziende alla rinuncia della certificazione, restituisce dati rispetto alle dimensioni del fenomeno e riporta un quadro relativo ai riscontri delle aziende.

All’interno della conclusione del testo, compaiono inoltre, riflessioni che sollecitano provvedimenti politico-amministrativi al contrasto di questi fenomeni di abbandono del sistema di certificazione da parte delle aziende biologiche.

Un testo del genere risalta come piuttosto fondamentale nell’ottica dell’obiettivo del Green Deal europeo e di progettualità come From Farm to Fork, che puntano a un ampliamento della superficie coltivata a metodo biologico entro il 2030. Con un incidenza della SAU biologica su quella totale nei diversi Paesi membri dell’UE che dovrebbe raggiungere la soglia del 25%, assieme a un aumento parallelo dell’acquacoltura biologica.

Diventa quindi importante capire come ridisegnare le strategie per sviluppare l’agricoltura biologica in termini vantaggiosi e intelligenti.

L’abbandono del sistema di certificazione biologica da parte di alcune realtà, è tra i problemi che ostacolano questa pianificazione, poiché in Italia negli ultimi anni tale fenomeno ha frenato la diffusione del metodo bio, in particolare nelle regioni a sud: in Calabria e nelle isole, dove il numero delle aziende che aderiscono al biologico, risulta equivalente a quello delle realtà che abbandonano questo tipo di sistema.

Il documento pubblicato dunque, attraverso una vera e propria analisi della letteratura, degli interventi finanziati dalla PAC a favore dell’agricoltura biologica e dai flussi registrati delle aziende biologiche in entrata e in uscita dal sistema di certificazione (sulla base di dati di fonte SINAB e SIAN); cerca di rilevare le diverse motivazioni che conducono i produttori a prendere la decisione di uscire dal sistema di certificazione e controllo biologico finora adottato.

Fonte: Rete rurale e Aiab