Suolo e Salute

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CHI SONO I CONSUMATORI BIOLOGICI E COSA VOGLIONO VERAMENTE?

CHI SONO I CONSUMATORI BIOLOGICI E COSA VOGLIONO VERAMENTE?

L’Organic Research Centre, la principale organizzazione di ricerca indipendente del Regno Unito che si occupa di sistemi agricoli agroecologici come l’agricoltura biologica e l’agroforestazione ha pubblicato uno studio sui consumatori dal quale risulta che, contrariamente allo stereotipo, gli acquirenti biologici non fanno necessariamente parte della classe media, ma sono un gruppo eterogeneo, e non necessariamente di ricchi

Il 46% di chi acquista quasi sempre prodotti biologici ha un reddito familiare inferiore a £ 25.000 e il 76% guadagna meno di £ 50.000. Di più: più della metà delle persone che acquistano 4 o più categorie di prodotti biologici vive in affitto ​​o in alloggi popolari.

 

I ricercatori hanno sintetizzato i dati in una pubblicazione (si scarica gratuitamente qui: https://www.organicresearchcentre.com/wp-content/uploads/2024/09/Organic-Consumers_-Tips-for-Retailers.pdf) rivolta ai rivenditori, ai quali fornisce suggerimenti e consigli per il miglior marketing verso i consumatori biologici.

Tra questi, messaggi che enfatizzino l’indipendenza (“Acquista locale”, “Siamo un’azienda a conduzione familiare”, “Ogni sterlina che spendi va al nostro personale, ai nostri fornitori e ai nostri agricoltori: qui non ci sono azionisti”) e altri basati sugli interessi specifici dei consumatori, segmentati in cinque gruppi a seconda dei comportamenti d’acquisto.

Interessante.

UNA RICERCA INDAGA L’IMPATTO DI UNA DIETA BIOLOGICA SULLA SALUTE

UNA RICERCA INDAGA L’IMPATTO DI UNA DIETA BIOLOGICA SULLA SALUTE

Una recente rassegna sistematica pubblicata sull’European Journal of Clinical Nutrition confronta l’impatto sulla salute del consumo di alimenti biologici con quello delle alternative convenzionali.

Due degli studi osservazionali esaminati dalla rassegna hanno indagato il legame tra consumo di cibo biologico e cancro. Uno studio di coorte francese su 68.946 adulti ha scoperto un rischio ridotto del 25% di sviluppare cancro tra chi mangiava più cibi biologici (in particolare cancro al seno postmenopausale e linfomi), mentre uno studio su 623.080 donne nel Regno Unito non è riuscito a identificare alcuna associazione significativa tra consumo di cibo biologico e probabilità di sviluppare qualsiasi tipo di cancro, fatta eccezione per un rischio ridotto di linfoma non-Hodgkin.

Dato che il rischio di cancro è influenzato da molti fattori, questi risultati vanno interpretati con cautela.

Diversi studi hanno riportato che un maggiore consumo di cibo biologico è associato a un peso corporeo inferiore e a un minor rischio di obesità e ciò anche quando si controllavano i fattori legati allo stile di vita.

Da alcuni studi è risultato che consumare cibi biologici può ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e migliorare la salute cardiometabolica.

Altri hanno dimostrato che l’assunzione di cibo biologico era associata a tassi più bassi di ipertensione, ipercolesterolemia e malattie cardiovascolari. Nelle donne incinte che consumavano ortaggi biologici sono risultati ridotti i rischi di pre-eclampsia, diabete gestazionale e obesità.

Uno studio ha scoperto che il 70% di 566 consumatori di alimenti biologici ha segnalato un miglioramento della salute, tra cui una migliore immunità, energia, benessere mentale e funzionalità gastrointestinale (ma il restante 30% non ha segnalato benefici evidenti per la salute).

Il consumo di cibo biologico è stato anche collegato a livelli più bassi di alcuni biomarcatori infiammatori e livelli più alti di nutrienti benefici come carotenoidi, magnesio e acido linoleico. Ma nei consumatori di cibo biologico sono stati osservati anche livelli più bassi di ferro.

Studi sull’esposizione ai pesticidi hanno mostrato residui significativamente inferiori negli individui che consumano cibi biologici: chi aveva consumato principalmente una dieta biologica ha mostrato l’89% in meno di metaboliti di pesticidi nelle urine rispetto a chi aveva seguito una dieta convenzionale.

Le conclusioni dell’equipe responsabile della rassegna sono che il consumo di alimenti biologici è associato a una riduzione dei rischi cardiometabolici e a una minore esposizione ai pesticidi, mentre non dono definitivi i dati sugli effetti a lungo termine sul rischio di cancro e sulla superiorità generale in termini di salute.

Va poi tenuto presente che è più probabile che chi mangia principalmente cibi biologici abbia complessivamente stili di vita più sani, il che potrebbe influenzare i risultati.

In conclusione, sono necessari ulteriori studi clinici per stabilire un nesso causale tra consumo di alimenti biologici e risultati sulla salute.

 

Qui la rassegna: Poulia, K., Bakaloudi, D. R., Alevizou, M., et al. (2024). Impact of organic foods on chronic diseases and health perception: a systematic review of the evidence. European Journal of Clinical Nutrition. https://www.nature.com/articles/s41430-024-01505-w

L’AGROECOLOGIA PRODUCE EFFETTI POSITIVI SUL FRONTE SOCIO-ECONOMICO

L’AGROECOLOGIA PRODUCE EFFETTI POSITIVI SUL FRONTE SOCIO-ECONOMICO

Non solo tutela dell’ambiente: le pratiche agricole virtuose rinsaldano le economie dei territori interni. La conferma da uno studio della Sant’Anna di Pisa

L’agroecologia non fa bene solo all’ambiente ma anche all’economia e alla coesione sociale dei territori interni. La conferma viene da una recente review realizzata da Paolo Barberi e colleghi dell’Istituto Sant’Anna di Pisa appena pubblicata su Agronomy for Sustainable Development (clicca per accedere allo studio).

Al vaglio 13mila lavori scientifici

Grazie all’analisi di oltre 13.000 lavori scientifici, la metanalisi  dimostra chiaramente che le pratiche agroecologiche hanno anche effetti positivi dal punto di vista socio-economico, aspetto che finora era stato un trascurato da altri lavori scientifici.

IL GRANO RESISTENTE AL CLIMATE CHANGE CHE VIENE DALL’ACROCORO ETIOPICO

IL GRANO RESISTENTE AL CLIMATE CHANGE CHE VIENE DALL’ACROCORO ETIOPICO

Due ricerche pubblicate su Pnas della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa anno selezionato, da un campione di 1.200,  le varietà più con maggiori capacità di adattamento e produttività mettendo a frutto le conoscenze dei cerealicoltori del paese africano

Varietà di frumento più resistenti al clima che cambia. È uno degli obiettivi più sfidanti per la genetica agraria, ma una delle linee più promettenti deriva dall’attività di selezione massale effettuata per secoli dagli agricoltori etiopi. Alcune delle acquisizioni più recenti su questo tema sono state infatti  evidenziate in due ricerche, pubblicate entrambe su Pnas, Rivista della Società per l’avanzamento delle scienze degli Stati Uniti.

Pisa epicentro del miglioramento genetico del frumento

Tutti e due gli studi parlano italiano, grazie al contributo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con il suo Centro di Ricerca in Scienze delle Piante. I cui ricercatori hanno messo a punto un metodo per accelerare la produzione di piante più resistenti e produttive, grazie all’esperienza degli agricoltori degli altipiani dell’Etiopia, per l’appunto. Il primo studio, coordinato dal della Scuola Sant’Anna, è stato condotto in collaborazione con l’Amhara Regional Agricultural Research Institute (Etiopia), il Biodiversity International e il Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano (Italia).  Il secondo è invece coordinato da Biodiversity International. Entrambe le ricerche dimostrano che approcci in grado di integrare informazione genetica, climatica e conoscenza tradizionale degli agricoltori siano la chiave per aumentare la sostenibilità dell’agricoltura e la sicurezza alimentare nel Sud del mondo.

Milleduecento varietà al vaglio

Oltre 1.200 varietà di grano sono state prodotte e analizzate, identificando nuovi tipi di grano con maggiori capacità di adattamento e produttività. La selezione, svolta in collaborazione con gli agricoltori locali, ha dimostrato di avere un’accuratezza più che doppia rispetto a quella eseguita da tecnici e ricercatori.

«Il grano dell’Etiopia – rileva Matteo Dell’Acqua, docente di Genetica agraria della Scuola Sant’Anna e coordinatore del Centro di ricerca in Scienze delle piante – rappresenta un’enorme ricchezza, sviluppata nei secoli dagli agricoltori locali».

Il progetto Africa connect

La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto AfricaConnect, un programma speciale della Scuola Superiore Sant’Anna che si pone l’obiettivo di unire le scienze sociali e le scienze sperimentali con l’obiettivo di supportare lo sviluppo sostenibile in Africa. Mario Enrico Pè, docente alla Sant’Anna e impegnato in AfricaConnect, rileva che «è grazie a metodi transdisciplinari che uniscano scienze del clima, della genetica, dell’agronomia, e delle scienze sociali che è possibile avere un impatto duraturo sulle vite degli agricoltori dei paesi emergenti».

Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 23 febbraio 2023 è stato pubblicato il Decreto n. 663273 28 dicembre 2022, che disciplina i requisiti necessari per la costituzione e il riconoscimento dei distretti biologici e dei biodistretti.

TRA INRAE E FIBL UN PATTO NEL NOME DELLA RICERCA NEL BIO

TRA INRAE E FIBL UN PATTO NEL NOME DELLA RICERCA NEL BIO

L’istituto di ricerca francese e quello svizzero rinnovano il loro accordo di cooperazione per favorire lo sviluppo dell’agricoltura biologica

Insieme per fare crescere il bio. Philippe Mauguin, Presidente e Direttore Generale dell’INRAE (istituto nazionale francese di ricerche per l’agricoltura e l’ambiente) e Knut Schmidtke, Direttore dell’Istituto di Ricerca sull’Agricoltura Biologica FiBL, hanno rinnovato nel corso della Fiera Internazionale dell’Agricoltura di Parigi l’accordo di cooperazione siglato cinque anni orsono.

Gli obiettivi

Nel corso di questa collaborazione, i ricercatori dei due istituti hanno lavorato insieme su più di dieci progetti europei. Una cooperazione che mira a:

  • sviluppare ulteriormente l’agricoltura biologica e accompagnarne la crescita,
  • fornire le risorse di conoscenza richieste dagli agricoltori bio,
  • garantire la produttività e la qualità degli alimenti (conservazione, trasformazione, qualità e salute)
  • esaminare i temi della coesistenza dei sistemi di produzione (agricoltura biologica, altre etichette sostenibili, agricoltura convenzionale).

Scambi tra Parigi e Zurigo

Mentre l’Unione Europea si è impegnata a destinare al bio almeno il 25% dei terreni agricoli entro il 2030, il rinnovo dell’accordo tra Inrae ​​e FiBL conferma la volontà dei due istituti di lavorare insieme per sostenere questo obiettivo. Lo scambio tra ricercatori, la supervisione congiunta di studenti di dottorato e l’attuazione condivisa di grandi progetti di ricerca saranno ulteriormente ampliati.

UN TOUR NELL’AGROBIODIVERSITÀ EUROPEA

UN TOUR NELL’AGROBIODIVERSITÀ EUROPEA

Uno studio del Fibl descrive tutte le iniziative indipendenti di miglioramento genetico biologico di piante e animali portate avanti da produttori e ricercatori nei diversi Paesi del Vecchio Continente

Aumentare la biodiversità dell’agricoltura francese favorendo una maggiore diffusione di colture come cartamo, sorgo o tarassaco. Selezionare una razza suina alternativa o vacche da latte con un migliore adattamento alla variabilità delle condizioni climatiche per l’allevamento biologico svizzero. Identificare razze avicole a crescita lenta per il biologico italiano. Diffondere iniziative di miglioramento genetico partecipativo dei cereali bio. Sono solo alcune delle attività censite da Fibl.

L’iniziativa “Engagement Biobreeding”

L’Istituto svizzero dedicato all’agricoltura biologica (Forschungsinstitut für biologischen Landbau) si è infatti lanciato alla scoperta dell’agrobiodiversità del Vecchio Continente. Un viaggio avvincente tra le attività indipendenti portate avanti da istituti di ricerca pubblici e privati e tra le collezioni tutelate dall’impegno della rete degli agricoltori custodi descritto in una nuova pubblicazione che è frutto dell’iniziativa “Engagement Biobreeding” (www.biobreeding.org) coordinato dalla ricercatrice italiana, phD in  Agrobiodiversity Mariateresa Lazzaro.

La pubblicazione è scaricabile da questo sito

Un breeding adatto al bio

La coltivazione e la produzione di alimenti biologici dipendono infatti dall’uso di varietà e pratiche colturali adeguate. Lo sviluppo di un miglioramento genetico mirato agli obiettivi specifici di selezione per l’agricoltura biologica è quindi una condizione importante per l’efficienza e la stabilità di produzione in bio. Inoltre, il miglioramento genetico biologico contribuisce in modo significativo alla conservazione e alla promozione dell’agrobiodiversità. Rafforza la resilienza non solo ecologica ma anche sociale della produzione alimentare. Creare cultivar vegetali e razze animali adatte al biologico nelle diverse  condizioni pedo-climatiche assicura una maggiore resilienza ad un’agricoltura europea che deve affrontare l’impatto . dei cambiamenti climatici.

Un proficuo scambio di conoscenze

Tutti motivi che rendono estremamente preziosa un’iniziativa come Engagement Biobreeding che promuove lo scambio di conoscenze tra bio-breeder, agricoltori, trasformatori e gli operatori della distribuzione, coordina la promozione del miglioramento genetico biologico a livello di filiera e si impegna a favore di un miglioramento genetico biologico indipendente.