«Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta»: il Ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha annunciato così un piano d’azione in 5 punti per tutelare il reddito dei produttori risicoli del nostro Paese e per valorizzare le produzioni italiane ed europee.
Un provvedimento a lungo sollecitato dalle principali organizzazioni agricole, dall’Ente nazionale risi e dalla filiera tutta.
Ecco cosa c’è all’origine della crisi del comparto e come il Mipaaf intende affrontare il problema, introducendo l’obbligo di indicazione dell’origine del prodotto.
L’abbattimento dei dazi e la crisi del riso
Nel 2009, nella Comunità Europea entrava in vigore l’Eba, “Everythingbutarms”, un accordo tra l’Unione e 49 Paesi cosiddetti Pma (Paesi meno avanzati), che sopprimeva i dazi precedentemente in vigore per quei pasi in via di sviluppo che volevano esportare il proprio riso in Europa. Una scelta che ha spianato la strada alle importazioni del prodotto nel nostro continente. Secondo alcune stime di Confagricoltura, il riso importato in Ue dai Pma sarebbe passato dalle circa 10mila tonnellate del biennio 2008/2009 alle più di 500mila tonnellate del 2016/2017. Secondo l’Anga (Associazione nazionale giovani agricoltori), le stime sarebbero ancora più preoccupanti: i chicchi introdotti nel mercato comunitario dai Pma arriverebbero a quasi 1,4 milioni di tonnellate solo nel 2016.
Oggi i consumi di riso in Europa sarebbero coperti al 50% da prodotti importati. Prodotti che per i due terzi del totale non pagherebbero alcun dazio per l’ingresso in Ue. L’Italia, in questo senso, è il Paese più esposto. Su un fatturato di circa 3 miliardi di euro che la filiera europea produce ogni anno, l’Italia pesa infatti per circa un terzo del totale. È, il nostro, il principale produttore comunitario, con le sue 1,8 milioni di tonnellate annue, i suoi 234mila ettari coltivati e le più di 4mila aziende risicole.
Tra gli altri Paesi europei produttori di riso, troviamo Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Bulgaria e Ungheria. I rappresentanti di queste nazioni, si sono riuniti a Milano a febbraio, nel “Primo forum del riso europeo”, per fare il punto della situazione e proporre alcune soluzioni per fronteggiare la crisi. Nello scorso mese di marzo, invece, era la Commissione politiche agricole – costituita dagli assessori regionali all’Agricoltura di tutti gli enti locali italiani – a riunirsi per lanciare l’allarme sul comparto, chiedendo l’introduzione dell’origine obbligatoria in etichetta.
Rilanciare la filiera del riso: i 5 punti del Ministro Martina
Qualche giorno fa, a Roma, alla presenza del Ministro Martina si è svolta la riunione del tavolo di filiera del riso. Oltre al titolare del dicastero, erano presenti l’assessore all’agricoltura della regione Piemonte, Giorgio Ferrero, l’assessore all’agricoltura della regione Veneto, Giuseppe Pan, le principali organizzazioni agricole, i rappresentanti dell’industria e l’Ente nazionale risi. Dopo aver analizzato l’andamento del mercato, Martina ha proposto un piano in 5 punti per affrontare la crisi.
- Decreto per l’etichettatura d’origine obbligatoria
Insieme al Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, il Mipaaf ha preparato uno schema di decreto «per la sperimentazione dell’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta per il riso». Il provvedimento dovrebbe prevedere l’obbligo di indicare in etichetta sia il Paese di coltivazione che quello di trasformazione. Indicazioni che dovranno essere apposte in maniera evidente, «in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili».
- Clausola di salvaguardia
Visto l’andamento dei prezzi e l’aumento delle importazioni a dazio zero, il Ministero si dice «pronto ad integrare il dossier già aperto con la Commissione per rinnovare la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia prevista dal regolamento UE n. 978/2012». Gli ultimi trend negativi verranno quindi integrati nel «dossier per il rinnovo della richiesta di attivazione della clausola».
- Lettera a Hogan
Terzo provvedimento previsto: il ministro Martina ha già «disposto l’invio di comunicazioni al Commissario Ue Phil Hogan e ai Paesi Produttori», per richiedere
«una revisione del regolamento 978/2012 in modo da prevedere meccanismi più forti di tutela dei redditi dei produttori». Il Ministro chiede inoltre il sostegno formale da parte dei Paesi che hanno partecipato al Forum milanese di febbraio.
- La polizza ricavi
Avviata già per il settore del grano, Martina si impegna a «estendere la sperimentazione della polizza ricavi» anche al settore risicolo. Si tratta di un indennizzo per la perdita di reddito degli agricoltori, corrisposto dalla compagnia assicurativa nel caso in cui il ricavo scenda del 20% rispetto alla media triennale del ricavo per ettaro. Il premio alle assicurazioni per la sottoscrizione della polizza sarà coperto al 65% dal Ministero stesso.
- Due milioni di euro per la promozione
Ultimo punto del piano ministeriale, la creazione di «campagne di comunicazione dedicate da sviluppare in coordinamento con l’Ente risi». L’obiettivo? Diffondere «maggiore conoscenza delle caratteristiche del prodotto» e rilanciare i «consumi di riso, valorizzando il lavoro dei produttori agricoli». Allo scopo, il Mipaaf si impegna a stanziare due milioni di euro.
Martina: appello all’Ue sul riso
A margine dell’incontro Martina ha rilasciato una dichiarazione in cui auspica il coinvolgimento della Commissione europea nelle strategie di rilancio dei prodotti risicoli italiani e comunitari:
«Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta. Lo chiediamo a livello europeo e, in accordo con il Ministro Calenda, siamo pronti a sperimentare questo strumento in Italia. Oltre l’80% dei cittadini che hanno partecipato alla nostra consultazione pubblica ci chiede informazioni chiare sulla provenienza di questo prodotto. Per rispondere alla crisi del riso che sta mettendo in difficoltà migliaia di agricoltori in tanti nostri territori chiediamo alla Commissione Ue di fermare le importazioni a dazio zero che hanno creato uno squilibrio di mercato evidente, peraltro senza generare effetti positivi per i piccoli produttori dei paesi asiatici dai quali importiamo. Chiediamo l’attivazione urgente della clausola di salvaguardia. Allo stesso tempo siamo pronti ad estendere anche al settore risicolo la sperimentazione dell’assicurazione agevolata salva ricavi, come fatto per il grano. Può essere uno strumento concreto di protezione del reddito a fronte di forte oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Per sostenere il settore investiremo 2 milioni di euro sulla promozione delle qualità del riso».
FONTI:
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11196
http://www.lastampa.it/
http://www.ansa.it/
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