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VALPOLICELLA SEMPRE PIÙ “GREEN”

VALPOLICELLA SEMPRE PIÙ “GREEN”

Vigneti Sqnpi +20%; quelli bio +9%. La doc veronese spinge l’acceleratore sulla sostenibilità

La Valpolicella “spinge l’acceleratore” sulla sostenibilità, segnando un balzo del 20% degli ettari certificati dal Sqnpi, il Sistema di qualità nazionale di produzione integrata, rispetto al 2022. L’incidenza 2023 del vigneto “green” passa al 39% della superficie vitata tutelata della denominazione.

I rilievi di Avepa

I dati sono stati resi noti dall’Agenzia regionale Avepa, in occasione di Amarone Opera Prima 2024, la manifestazione che si è conclusa il 4 febbraio a Verona. «Si tratta di un risultato raggiunto in un solo decennio – commenta Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella – frutto di un’attenzione costante e crescente al rispetto del territorio e dell’ambiente. A questi 2.000 ettari si aggiungono poi quelli a conduzione biologica certificata, per un totale di oltre 3.320 ettari green, complessivamente il 16% in più dello scorso anno».

Le performance del vigneto bio

Anche il vigneto biologico ha registrato tra il 2022 e il 2023 un aumento del 9%, portando la denominazione a quota 1.321 ettari bio, con una crescita decennale del 781% (erano 150 nel 2012).

Con oltre 2.400 aziende tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori, il territorio di produzione si estende in 19 comuni della provincia di Verona, dalla Valpolicella fino alla città scaligera, e detiene il primato del vigneto urbano più grande d’Italia con 8.600 ettari.

COSÌ IL BIOLOGICO CERCA DI DRIBBLARE L’EFFETTO INFLAZIONE

COSÌ IL BIOLOGICO CERCA DI DRIBBLARE L’EFFETTO INFLAZIONE

La ricerca di sostenibilità alimenta un nuovo rapporto tra consumatore e distribuzione moderna. Le performance 2023 del mercato del bio e le prospettive per il 2024 nell’analisi di Nomisma

«La gdo (grande distribuzione organizzata) ha un ruolo determinante per lo sviluppo del biologico, dal momento che veicola quasi il 60% della spesa domestica degli italiani e sviluppa assortimenti a marchio proprio in grado di conquistare una quota di mercato significativa, oltre alla fiducia del consumatore».

È quanto sostiene Silvia Zucconi, Chief Operating Officer Nomisma, commentando l’analisi sul mercato del bio in Italia presentata alla fiera Marca nel corso del workshop “L’Italia di oggi e di domani: il ruolo sociale ed economico del biologico nella Distribuzione Moderna”, organizzato nell’ambito del progetto Being Organic in Eu promossa da FederBio in collaborazione con Naturland.

«Ma il supporto allo sviluppo – continua – non si ferma ai numeri di vendite e assortimenti: la distribuzione moderna rappresenta, infatti, un veicolo formidabile per garantire al consumatore un flusso informativo che consenta di costruire una completa mappa valoriale del biologico declinata sia sul prodotto che sul metodo produttivo nonché le relative implicazioni ambientali e sociali». «E le attività sul punto vendita rappresentano certamente un vettore determinante in tal senso».

2,4 miliardi di vendite a scaffale (su 4,2 totali)

Secondo lo studio realizzato da Nomisma, il biologico si conferma infatti come categoria d’interesse per il consumatore italiano. Nel 2023 gli acquisti bio nella distribuzione moderna si sono infatti attestati a 2,4 miliardi di euro ( +4,7% a valore rispetto al 2022). Paragonata al totale del paniere agroalimentare (+8,7%) la crescita del bio a valore è più contenuta, ma la dinamica a volume del bio segnala una sostanziale tenuta della categoria (-0,3%), viceversa nell’agroalimentare nel complesso si registra una frenata più marcata del carrello (-1,2%).

La distribuzione moderna si conferma quindi il canale di acquisto di riferimento per il biologico in Italia, con un peso pari al 58% del totale delle vendite (mentre i negozi specializzati scendono al 23% e il commercio di vicinato al 19%). La private label (marca del distributore) oggi rappresenta il 47,5% delle vendite a valore veicolate della distribuzione moderna, con un numero medio di referenze vendute pari a 130 unità in iper e super e 70 nei discount.

Nuovi stili alimentari

Nel 2023 la consumer base di prodotti bio è risultato l’indicatore di maggior interesse per il bio: il 90% della popolazione di età compresa tra 18 e 65 anni ha acquistato consapevolmente almeno un prodotto alimentare bio nell’ultimo anno. La composizione dei carrelli alimentari è però sempre più complessa, riflettendo l’affermazione di differenti stili alimentari, con:

  • 86% di user di prodotti 100% vegetali,
  • 55% di prodotti “free from” (64% senza lattosio, 45% senza glutine);
  • 33% di prodotti ricchi di proteine.

L’interesse per altre caratteristiche di prodotto ha così determinato l’orientamento degli assortimenti del bio, che ad oggi concentrano gran parte della proposta presente nella gdo verso prodotti espressioni dell’italianità (34,5% delle referenze della categoria bio) e “rich in” (23,5%) con maggior offerta relative a referenze ricche di fibra (14,2%) o integrali (7,8%) piuttosto che di proteine ( 5,3%) che rimane l’area di maggiore sviluppo dei prodotti convenzionali.

Inoltre, il bio rappresenta ancora per la maggior parte degli acquirenti (58%) la prima scelta, soprattutto per alcune categorie come frutta e verdura fresca, uova (12%) e olio extra vergine di oliva.

Consumatori motivati

Tra le principali motivazioni che spingono i consumatori italiani ad acquistare prodotti bio rimane il benessere personale. Il 27% ritiene infatti prodotti bio più sicuri per la salute rispetto all’opzione convenzionale, il 23% li ritiene invece più rispettosi dell’ambiente, il 10% del benessere animale e un ulteriore 10% fa riferimento alla sostenibilità sociale e intende sostenere i piccoli produttori.

Il monitoraggio di Nomisma evidenzia alcune aree di lavoro fondamentali per la categoria, coerentemente con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 – con particolare riferimento al Goal 12.8 che ambisce entro il 2030, ad abilitare tutte le persone, in ogni parte del mondo, ad accedere ad informazioni rilevanti e ad acquisire giusta consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura.

Richiesta di maggiore informazione

In questa logica la richiesta di conoscenza del consumatore arriva direttamente dal consumatore: il 28% ritiene di non avere informazioni sufficienti per valutare le caratteristiche del prodotto bio e un ulteriore 57%, nonostante abbia una buona consapevolezza di prodotto, vorrebbe comunque avere maggiori informazioni.

In particolare il consumatore richiede di entrare nel merito della comprensione delle differenze esistenti tra il prodotto bio e quello convenzionale (per l’85% degli intervistati), del profilo di sostenibilità collegato al metodo di produzione biologica (72%), dei vantaggi concreti del metodo bio per l’ambiente (75%).

Impatto del caro-vita

A condizionare i risultati del 2023 è stato ancora lo scenario inflattivo, nonostante il suo progressivo rallentamento. L’anno scorso la crescita dei prezzi è stata infatti pari al 5,7%, (il 2022 aveva registrato un +8,1%), ma l’impatto è ancora rilevante per le famiglie italiane.

Situazione che, nonostante il rallentamento nella crescita dei prezzi, ha spinto gli italiani ad adottare strategie di salvaguardia del potere di acquisto. In questo contesto, circa 9 italiani su 10 hanno messo in atto strategie per gestire la spesa alimentare: nello specifico, il 71% ha rinunciato all’acquisto di prodotti superflui, il 64% ha effettuato la spesa guardando in primis alle promozioni mentre più di 6 italiani su 10 hanno acquistato prodotti a marchio del distributore. Per il 2024 sembrano migliorare le intenzioni di spesa degli italiani.  Un segnale di ottimismo arriva infatti dall’ inversione di tendenza dell’ortofrutta che, dopo le rinunce registrate nel periodo estivo, è ora tra i prodotti con maggiore incremento nelle vendite.

I commenti della filiera

«In questo scenario critico – commenta Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio – è confortante l’incremento del 4,7% a valore registrato dalle vendite di prodotti bio nella Distribuzione Moderna e soprattutto che 24 milioni di famiglie, il 93% del totale, abbiano acquistato biologico». «Si tratta di un’ulteriore conferma di come i consumatori si stiano sempre più orientando verso scelte alimentari sostenibili che contribuiscono a preservare la biodiversità e a contrastare i cambiamenti climatici».

«Il fatto che nella gdo – evidenzia invece Nicoletta Maffini, presidente di Assobio-  la vendita del prodotto biologico sia ferma al 3% è un dato che non ci soddisfa e ci auguriamo di poter raggiungere quanto prima almeno il 10%. Per far questo è necessario che le associazioni di categoria facciano sinergia tra di loro ma anche con la politica e con la gdo stessa per supportare i progetti di filiera e il giusto prezzo».

STANDARD DI SOSTENIBILITÀ IN CRESCITA IN TUTTO IL MONDO

STANDARD DI SOSTENIBILITÀ IN CRESCITA IN TUTTO IL MONDO

La settima edizione del rapporto sullo stato dei mercati sostenibili a cura di Fibl testimonia la dinamicità degli standard di sostenibilità e il loro decisivo impatto sul commercio globale

Esce la settima edizione sullo stato dei mercati sostenibili relativa al 2023 (clicca per scaricare il rapporto). Un studio realizzato dal Fibl(l’istituto di ricerca svizzero sul bio) in collaborazione con l’International Trade Center (ITC) l’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (IISD). Il rapporto si concentra su otto prodotti: banane, cacao, caffè, cotone, palma da olio, soia, canna da zucchero, tè e silvicoltura.

La sfida di una produzione certificata

Il rapporto fa luce sui progressi e sulle sfide affrontate dalle principali organizzazioni di definizione degli standard nella promozione della sostenibilità e aiuta a modellare le decisioni dei politici, dei produttori e delle imprese che lavorano per affrontare le sfide sistemiche del lavoro e dell’ambiente attraverso una produzione sostenibile certificata.

L’impegno delle aziende

«Mentre i Governi e gli Organismi internazionali – afferma Pamela Coke-Hamilton, direttore esecutivo di ITC – intensificano gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico, le aziende che abbracciano gli standard di sostenibilità possono dimostrare un impegno aziendale responsabile per posizionarsi come pionieri nell’affrontare tematiche in forte evoluzione».

Gli standard che mirano direttamente all’adozione generale all’interno di un settore specifico guidano in gran parte la crescita e l’adozione da parte del mercato. Laddove sono stati sviluppati standard per un singolo prodotto, di solito questi hanno infatti un’applicazione più ampia. Questo è stato il caso del cotone (Better Cotton e Cotton made in Africa), della palma da olio (Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile) e della soia (Tavola rotonda sulla soia e zucchero di canna responsabili).

 

Nel complesso, la maggior parte delle materie prime ha registrato una crescita nel periodo 2020-2021, mentre banane, cacao e caffè certificati hanno perso terreno. Tuttavia, il caffè e il cacao certificati rappresentano la quota maggiore del terreno agricolo totale, con oltre il 20% della superficie certificata per caffè e cacao.

Il primato del biologico

Il biologico è stato di gran lunga lo standard di sostenibilità più dominante in termini di superficie e varietà di prodotto, coprendo oltre 76 milioni di ettari o l’1,6% dei terreni agricoli in tutto il mondo. La Rainforest Alliance ha certificato più di 5 milioni di ettari nel 2021 dopo una crescita di quasi il 26% nel periodo 2020-2021, mentre Better Cotton, Round Table on Sustainable Palm Oil e GlobalG.AP hanno certificato più di 4 milioni di ettari. La maggior parte degli standard coperti dal rapporto continuano a mostrare una crescita dell’area totale certificata.

APPALTI ALIMENTARI PUBBLICI DI SOSTENIBILITÀ, L’APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI GREEN ALLA COMMISSIONE

APPALTI ALIMENTARI PUBBLICI DI SOSTENIBILITÀ, L’APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI GREEN ALLA COMMISSIONE

Ifoam e altre 16 associazioni green europee condividono un’azione comune per chiedendo alla Commissione di sviluppare in pieno le opportunità della strategia Farm to Fork attraverso appalti alimentari pubblici sostenibili

Un’esortazione a rendere più efficace la strategia Farm to Fork affinché lasci in eredità ai posteri un sistema agroalimentare Ue più sostenibile. È contenuta nella lettera inviata il 16 gennaio al presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, firmata da 17 associazioni bio e ambientaliste del Vecchio Continente.

Gli obiettivi

L’obiettivo è quello di considerare l’approvvigionamento alimentare sostenibile (SFP) come lo strumento politico preferito per realizzare a basso costo gli impegni del Green deal. Il documento indica quattro standard minimi strategici da sviluppare e adattare a livello nazionale.

Uno strumento contro l’insicurezza alimentare

«Innumerevoli studi -si legge nel documento – e buone pratiche in tutta Europa mostrano l’enorme potenziale del SFP come meccanismo efficace per promuovere diete sane, combattere la malnutrizione, combattere l’insicurezza alimentare, favorire la domanda di prodotti equi e biologici, sostenere i piccoli agricoltori e affrontare il cambiamento climatico, pur mantenendo costi stabili». «L’approvvigionamento alimentare pubblico sostenibile è un obiettivo a portata di mano».

Clicca per scaricare la lettera

GIRO D’ITALIA ATTRAVERSO CINQUECENTO VINI BIO

GIRO D’ITALIA ATTRAVERSO CINQUECENTO VINI BIO

La presentazione della Guida Bio e la premiazione con la foglia d’oro dei migliori vini certificati. Salerno per un giorno capitale dell’enologia di qualità del Belpaese

Trecento vini bio premiati con la foglia d’oro tra i duemilacinquecento degustati alla cieca. Salerno si trasforma nella capitale del vino biologico per la presentazione di “Guida Bio 2024”, un vero atlante delle eccellenze del vino sostenibile curato da Antonio Stanzione per Rubbettino editore. La presentazione si è tenuta alla Stazione Marittima di Salerno disegnata dall’archistar Zaha Hadid proprio di fronte al meraviglioso scenario del Golfo del capoluogo campano.

La sostenibilità è contagiosa

Un evento che ha visto la presenza straordinaria del Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca e dell’Onorevole Paola De Micheli. Tra gli interventi anche quello di Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute. «Il vino bio – commenta D’Elia – è una leva strategica per la transizione green». «Tra le quasi cinquecento aziende selezionate dalla Guida ci sono alcune tra le realtà più rappresentative dell’enologia e della viticoltura italiana, tra cui tante certificate da Suolo e Salute».

Il 21% del vigneto italiano è biologico: quasi 35 mila gli ettari in Sicilia, oltre 15 mila in Puglia e Toscana. La superficie è crescita del 160% in dieci anni. E pensare che nel 2000 in Italia erano soltanto 70 mila gli ettari coltivati a vite biologica. Un settore che “macina” numeri importanti, e la guida bio, nel suo insieme,   dimostra inequivocabilmente che sostenibilità e qualità vanno a braccetto.

Un mare di foglie

Dopo la presentazione della Guida i migliori vini biologici d’Italia sono stati presentati sui banchi di assaggio allestiti presso il Salone “Una Mare di Foglie” alla Stazione Marittima di Salerno “Zaha Hadid”.

«Il vino è convivialità – aggiunge Stanzione-. Guida Bio intende promuovere il biologico come strumento di ricerca, approfondimento e coinvolgimento nell’obiettivo della transizione ecologica seguendo l’esempio delle aziende che lavorano seguendo una filosofia green in Italia». «L’agricoltura biologica è una sfida difficile e avvincente, ma è anche un percorso di responsabilità nella produzione dei beni e nella salvaguardia delle opportunità delle generazioni future, di sostenibilità ambientale e dei processi di lavorazione. Oggi sempre più produttori sono coinvolti in questo mondo, spinti da motivazioni di carattere ambientale, sociale e di tutela del consumatore».

ADDIO ALL’USO SOSTENIBILE DEI PESTICIDI

ADDIO ALL’USO SOSTENIBILE DEI PESTICIDI

L’EuroParlamento in sessione plenaria boccia senza appello la proposta di regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci, uno dei principali strumenti per l’obiettivo Green deal del loro dimezzamento entro il 2030. Mammuccini: «Si rischia di tornare all’anno zero delle politiche di sostenibilità agricola»

Green deal, un orizzonte che rischia di allontanarsi sempre di più. Il 22 novembre scorso il Parlamento europeo, convocato in Assemblea plenaria a Strasburgo, ha infatti respinto la proposta di riforma della regolamentazione Ue sugli usi sostenibili dei pesticidi (Sustainable Use of Plant Protection Products Regulation, SUR), principale strumento per arrivare a un loro dimezzamento entro il 2030. La proposta di regolamento voluta da Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea, è stata respinta con 299 voti a favore 207 contrari e 121 astenuti.

Un clima da restaurazione di fine legislatura

Si tratta di un clamoroso stop per uno dei testi legislativi più ambiziosi della Strategia Farm to Fork: lo stop è infatti definitivo, non rimanda alle Commissioni competenti per l’elaborazione di un nuovo testo di compromesso. Obbliga invece la Commissione Ue a decidere se rilanciare la proposta con un testo alternativo e tempi di approvazione che si allungherebbero enormemente (un’ipotesi davvero poco plausibile, dopo il ritorno di Timmermans in Olanda per un confronto elettorale che ha visto il suo partito arrivare secondo dietro all’estrema destra di Geert Wilders) o se gettare la spugna.

In teoria, il Consiglio Ue potrebbe decidere di andare avanti comunque, «ma l’approssimarsi delle elezioni europee della prossima primavera – commenta Pascal Canfin, presidente della Commissione Ambiente –  rende impossibile l’approvazione di alcun regolamento in questo mandato».

«Difendere gli agricoltori non significa difendere i pesticidi»

A Strasburgo ha infatti prevalso l’idea che il regolamento Sur fosse una mannaia per la produttività agricola del vecchio continente (che è ancora oggi il primo esportatore agroalimentare al mondo). «Un’idea sbagliata – assicura Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – difendere gli agricoltori non significa difendere i pesticidi». «Il voto contro il regolamento finalizzato alla riduzione progressiva dei pesticidi di sintesi chimica nei nostri campi e altre decisioni di fine legislatura come il mancato stop alla proroga del discusso erbicida glifosate costituiscono un colpo di spugna che rischia di riportarci all’anno zero delle politiche di sostenibilità agricola».