Suolo e Salute

Tag Archives: sostenibilità

SE LA SOSTENIBILITÀ DIVENTA UN VALORE

SE LA SOSTENIBILITÀ DIVENTA UN VALORE

Circa 37,5 milioni di italiani ricerca all’interno della propria quotidianità un modo per tutelare e fare spazio a scelte che salvaguardino la propria salute e quella del pianeta.

Cresce del 3% rispetto all’anno scorso, l’interesse degli italiani verso il cosiddetto tema green.
Lo scopriamo attraverso un rapporto annuale, realizzato per il settimo anno consecutivo da LifeGate, in collaborazione con l’Istituto Eumetra Mr., dal titolo: Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile.

Se spostiamo lo sguardo indietro di qualche anno, scopriamo la sensibilità del popolo italiano su questo fronte, essere cresciuta del 32%. Dal 2015 infatti, l’attenzione per tutto ciò che riguarda uno stile di vita sostenibile, è incrementata notevolmente.
I più attenti e propositivi?
La generazione Z, per cui la sostenibilità rappresenta un valore. Questi ragazzi appaiono infatti in prima linea (assieme a laureati e adulti fino ai 34 anni), nella ricerca della salvaguardia dell’ambiente, all’interno delle scelte del quotidiano.

Il coinvolgimento delle città

Da Roma a Milano, la percentuale di partecipazione delle persone al tema si trasforma. Milano, ora motore della crescita, registra dallo scorso anno il +5% del coinvolgimento tra i cittadini in tema ambientale. La capitale modera invece il proprio interesse, riportando rispetto allo scorso anno, un calo del 5% dell’attenzione sull’argomento.

Le conseguenze della pandemia

Dal verificarsi dell’emergenza dovuta alla diffusione del Covid-19, gli stili di vita delle persone hanno teso a un cambiamento o condotto a una messa in discussione di questo.

A posteriori dell’emergenza, l’86% della popolazione ha in programma di modificare il proprio stile di vita, favorendo la scelta di prodotti nazionali. Il 75% acquista prodotti Made in Italy; il 69 mangia più sano; il 67% preferisce prodotti sostenibili, il 63% fa attenzione che siano specificatamente biologici. Quanto alle vacanze, l’83% delle persone predilige mete italiane.

Anche relativamente ai mezzi, si è verificato un mutamento. Il 42% ha “scoperto” la bicicletta e il 15 ha incrementato la percorrenza di piste ciclabili cittadine.

Il fronte teorico

Il tema del riscaldamento globale trova tutti alquanto preparati: informatissima è la Generazione Z che sfiora l’85% di informazione sull’argomento, al fianco di un più che sufficiente 77%, che investe il resto della popolazione.

La crisi climatica, con tutte le conseguenze che si porta appresso, è nota al 61%. Le percentuali diminuiscono se nominiamo la transizione ecologica, che tocca il 32% assieme al tema della Cop26.
La carbon neutrality è in coda ai temi green con il 20% di informazione in merito. Un buon 87% della popolazione, si è fatto l’idea che sia necessario fermare i cambiamenti climatici, adattando il proprio stile di vita. Vediamo come.

Il versante pratico

L’alimentazione, è certo l’ambito attraverso cui viene canalizzato l’impegno, di coloro che hanno a cuore la sostenibilità e cercano di applicarla alle scelte del quotidiano. Il 59% della Generazione Z e il 50% della popolazione in generale, sa distinguere e descrivere le caratteristiche di un’alimentazione sostenibile che si rispetti.

Il 25% sceglie di limitare la quantità di carne; il 5% predilige una dieta vegetariana o vegana.
Il 79% sostiene e crede nell’agricoltura biologica, con un consumo degli alimenti bio al 14%; nel quale il 33% della popolazione sarebbe disposto a investire di più in termini economici.

La mobilità in chiave sostenibile, è un argomento accolto dal 49% della popolazione (52% Generaz. Z), sebbene l’auto elettrica sia contemplata solo dall’8%. Il 74% domanda un incremento dei mezzi pubblici e dei car sharing, al fine di ridurre l’utilizzo singolo della propria automobile.

L’87% degli italiani ritiene siano corretti gli investimenti statali nelle fonti di energia rinnovabile, il 20% afferma anche di utilizzarla.

Per quanto riguarda il versante della Moda: l’81% delle persone è a conoscenza che moda e arredamento rientrino tra le categorie sostenibili, ma solo il 12% ne fa effettivamente uso.

Il 37% contempla e presta attenzione anche agli investimenti sostenibili, ma chi ne effettua realmente è il 12% della popolazione. Il 25% ha inoltre fatto esperienza di crowdfounding e il 17, di investimenti a impatto. L’11% nei fondi di investimento Esg.

Nella selezione delle aziende dal quale acquistare, i criteri attraverso cui queste, vengono giudicate sostenibili, consistono: nella modalità di utilizzo delle proprie risorse (50%); nell’essere o meno Carbon neutral (30%); nella pubblicazione di report aziendali legati alla sostenibilità (19%).

Quanto ai prodotti consumati invece: il 35% degli italiani considera importante la trasparenza delle informazioni comunicate; il 24%, la presenza di una certificazione sostenibile a garanzia di qualità e il 14% valuta importante la compensazione delle emissioni.

 

Fonte: Repubblica

FILIERA LATTIERO CASEARIA: UN PROGETTO PER LA RIDUZIONE DI EMISSIONI

FILIERA LATTIERO CASEARIA: UN PROGETTO PER LA RIDUZIONE DI EMISSIONI

Verrà discussa alla COP26 di novembre, l’iniziativa collettiva per lo sviluppo di basi scientifiche e metodologie, utili contro il cambiamento climatico e plausibilmente estendibili ad ogni sistema di produzione.

Via a “Pathways to Dairy Net Zero” l’iniziativa per accelerare l’azione contro il cambiamento climatico, presentata il 22 settembre 2021, nell’ambito della Climate Week.

Quaranta le organizzazioni coinvolte nel progetto, di cui il 30% responsabili della produzione mondiale di latte. L’obiettivo? Ridurre le emissioni di gas a effetto serra, conservando costante la produzione di alimenti nutrienti e di qualità, per sei miliardi di persone.

Sei i principi alla base dell’iniziativa

1 Mitigazione. Migliorare l’efficienza dei processi per ridurre le emissioni di gas serra.
2 Rimozione di gas serra. Perfezionare le pratiche di produzione che proteggono serbatoi di carbonio, come suolo, foreste, ecc.
3 Miglioramento delle pratiche di gestione. Dell’energia, del letame, dei fertilizzanti ecc.
4 Inset e Offset. Implementare opzioni di riduzione alternative.
5 Misurazione e monitoraggio. Delle emissioni di gas serra, al fine di una pianificazione strategica.
6 Promozione dell’iniziativa a livello globale. Per evidenziare l’iniziativa e il traino del settore lattiero caseario.

Partnership a sostegno del progetto

Alla base dello studio che ha dato avvio alla ricerca, un gruppo di organizzazioni multi-stakeholder unito a rappresentanti della comunità scientifica. Tra questi il: il Rural College scozzese e il New Zeland Agricultural Greenhouse Gas Research Center (entrambi parte della Global Research Alliance on Agricultural Greenhouse Gases); accompagnati dal prezioso sostegno – fornito attraverso dati e analisi -, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Rilevazioni delle analisi e percorsi plausibili

Da una ricerca iniziale effettuata, emerge come il settore lattiero caseario, disponga già – fino al 40% in alcuni sistemi – dei mezzi sufficienti a ridurre una significativa parte delle emissioni. Come abbiamo già visto, uno degli intenti del progetto è proprio quello di ottimizzare l’uso delle risorse, conservandone la produttività. Ma l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha aggiunto all’interno di un rapporto redatto, che la principale sfida per la mitigazione dei gas serra, risiede nella riduzione di anidride carbonica che rimane nell’atmosfera per moltissimo tempo a seguire.

Il rapporto rivela la possibilità da parte dei ricercatori, di concentrarsi sul gas metano: un inquinante certo potente, ma che rispetto ad altri, resta propagato nell’atmosfera per dodici anni. Potrebbe quindi rappresentare una buona opportunità per agire tempestivamente sul cambiamento climatico.

Tra le quaranta organizzazioni a supporto di “Pathways to Dairy Net Zero” vi sono realtà come: Nestle, Danone, Agropur Dairy Cooperative, Arla Foods, La Vida Lactea e moltissime altre.

Il progetto accelererà gli sforzi per il clima già in corso [. . .] per ridurre le emissioni dei prodotti lattiero caseari nei prossimi decenni. Questo settore, ha molto da offrire per guidare questa transizione” ha commentato l’amministratore delegato di Royal FrieslandCampina, Hein Schumacher; anche Presidente della Global Dairy Platform.

Noi riteniamo sia importante, lo slancio dimostrato da parte del settore. Slancio che, se unito a un cambio di paradigma nella modalità di produzione agricola e in particolare nell’investimento al biologico, porterebbe una vera, efficace rivoluzione, per la lotta al cambiamento climatico.

Fonte: Ruminantia

FOOD SYSTEMS SUMMIT – DIALOGHI PER UN CAMBIAMENTO DEI SISTEMI ALIMENTARI DEL MONDO

FOOD SYSTEMS SUMMIT – DIALOGHI PER UN CAMBIAMENTO DEI SISTEMI ALIMENTARI DEL MONDO

È stato convocato per l’autunno: il Food Sistems Summit 2021, da parte del segretario generale delle Nazioni Unite.

Il Vertice, appena preceduto da un appuntamento preparatorio tenutosi alla fine di luglio, rientra come parte del Decennio di azione delle Nazioni Unite, per la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati per il 2030.

L’incontro intende avviare azioni rivoluzionarie, utili a trasformare le modalità di produzione degli alimenti.

Rappresentanti di rilievo del mondo scientifico, business men, politici, medici e accademici saranno coinvolti a partecipare, assieme ad agricoltori, organizzazioni giovanili, popolazioni indigene, gruppi di consumatori e attivisti ambientali; con lo scopo di aprire un dialogo e costruire un discorso pragmatico, che sia l’avvio di una nuova direzione per i sistemi alimentari del mondo.

Il Summit sarà delineato da 5 linee d’azione, le Action Tracks, che offriranno ai collegi elettorali uno spazio per apprendere, condividere e promuovere nuove iniziative, ampliare partnership e mobilitare le giuste leve di cambiamento.

Tra i preparativi funzionali al Vertice, vi è la costituzione di 3 differenti gruppi di Dialoghi: i Dialoghi al vertice degli Stati membri (ONU), organizzati dai governi nazionali; i Dialoghi al vertice indipendenti, organizzati da individui singoli e organizzazioni indipendenti da quelle nazionali; i Dialoghi del vertice globale.

Strumento fondamentale sarà inoltre, il Champions Network, una rete di campioni dei sistemi alimentari multi-attore. Il CN, servirà a mobilitare una vasta gamma di persone provenienti da differenti parti del mondo, leader di istituzioni e reti che promuovono la trasformazione dei sistemi alimentari e la leadership del pensiero che lo sostiene. Si ingegneranno nel generare idee e discussioni sostanziali, intraprendere azioni di cambiamento sul tema del Summit.

IFOAM è parte dei Dialoghi dal 2018, si è così, impegnata formalmente a tutela della voce del movimento biologico all’interno dell’evento; affinché trovi spazio d’ascolto.

Con l’ausilio dell’Asian Farmers Organization e della Biovision Foundation, ha elaborato due documenti, come spunto di argomentazione per il Summit. Aspirano ad essere soluzioni rivoluzionarie per aumentare la produzione rispettosa della natura.

Le proposte sono intitolate: Agroecologia Game-Change e soluzione sistemica e Allineare le politiche alla produzione favorevole alla natura (i testi sono disponibili in lingua inglese sul sito di IFOAM).

Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito del Food Systems Summit.

 

Fonte: IFOAM

IMPRESA VINICOLA: I VALORI ALLA BASE DELL’ETICA DELLA NUOVA IMPRENDITORIA UNDER 40

IMPRESA VINICOLA: I VALORI ALLA BASE DELL’ETICA DELLA NUOVA IMPRENDITORIA UNDER 40

I giovani produttori di vino puntano sulla sostenibilità, rendendola una priorità alla base dell’impostazione della loro attività; priorità da esercitare a partire dal quotidiano.

A confermarlo è AGIVI – Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani, all’interno di un sondaggio che indaga l’attitudine dei suoi associati verso l’universo green.

Riduzione della chimica a sostegno delle energie rinnovabili, riciclo, selezione dei fornitori declinata in chiave sostenibile, mobilità elettrica, acquisizione di certificazioni riconosciute, queste le scelte alla base dell’etica della nuova imprenditoria under 40.

Per il 94% dei giovani intervistati, la sostenibilità è un fattore determinante per essere competitivi a livello di mercato; il 65% valuta migliore la scelta di un packaging a ridotto impatto ambientale; circa 7 imprenditori su 10 dichiarano di avere delle certificazioni di tipo green per i loro prodotti.

Ma non finisce qui, poiché circa 7 intervistati su 10 afferma di selezionare i propri fornitori in base alla sostenibilità delle loro proposte e l’83% delle aziende di avere in corso o già ultimati, piani relativi a un progetto di sostenibilità. Infine il 57% degli imprenditori intervistati pensa di investire in mezzi commerciali ad alimentazione ibrida o elettrica oppure in colonnine di ricarica.

Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente di Agivi, racconta di come la proposta relativa al sondaggio sia venuta dal continuo riscontro della crescente curiosità sul tema green, al punto di decidere di indagare la ricaduta di questo valore sulle scelte imprenditoriali.

Il sondaggio, aggiunge, ha coinvolto in 3 casi su 4, associati appartenenti ad aziende di famiglia. L’età media di chi ha partecipato si colloca tra i 25 e i 39 anni e per quanto riguarda la media dei dati di fatturazione, si aggira intorno ai 7,9 milioni di euro; con circa 1,6 milioni di bottiglie prodotte l’anno.

Un riscontro complessivo rispetto a una generazione, in questo caso rappresentante di uno specifico comparto; che però possiamo dire, spinga con forza verso una decisa svolta green.

Fonte: Terra e Vita

UN CARRELLO SEMPRE PIÙ GREEN

UN CARRELLO SEMPRE PIÙ GREEN

La sostenibilità è ormai un tema comune che sta accogliendo sempre più consenso nei consumatori.

Proprio su questo argomento si affaccia lo studio dell’Osservatorio Immagino, realizzato da GS1 Italy, che in collaborazione con Nielsen, ha studiato l’evoluzione del carrello dei consumatori.
Il paniere dei prodotti con slogan collegati alla sostenibilità ha superato le 21mila referenze, con un giro d’affari totale che sfiora gli 8 miliardi di euro.

A dominare le vendite, con un fatturato di 3,6 miliardi di euro, troviamo i prodotti con claim riconducibili alla gestione sostenibile nella fase produttiva e nel packaging. Nei 12 mesi del rilevamento sono emersi questi slogan:

  • “meno plastica” (+21,0%)
  • “biodegradabile” (+11,7%)
  • “CO2 (+19,1%)
  • “riduzione impatto ambientale” (+13,5%)
  • “sustainable cleaning” (+0,4%)

 

Al secondo posto, con un fatturato di 2,4 miliardi euro, troviamo le etichette che rimandano a un’agricoltura più vicina all’ambiente:

  • biologico
  • “senza Ogm”
  • “100% ingredienti naturali”
  • “senza antibiotici”
  • “filiera/tracciabilità

 

Si aggiungono altri dati che confermano la crescita nei comparti “senza antibiotici”, “ingredienti 100% naturali” e nei prodotti attenti alla responsabilità sociale, come Fairtrade.

 

Fonte: myfruit.it

Foto di Alexas_Fotos da Pixabay 

AGRICOLTURA BIOLOGICA: UN TOCCASANA PER L’AMBIENTE, IL CONSUMATORE E L’AGRICOLTORE

AGRICOLTURA BIOLOGICA: UN TOCCASANA PER L’AMBIENTE, IL CONSUMATORE E L’AGRICOLTORE

Uno studio di France Strategie (istituzione autonoma francese) afferma che l’agricoltura biologica è il modello più performante sia sul piano ambientale che economico. Tale istituzione, nel raccogliere i dati, ha preso in esame diversi aspetti che hanno riguardato:

  • Le esternalità positive dell’agricoltura biologica
  • I sistemi agroambientali e climatici
  • I valori ambientali
  • L’impatto degli agrofarmaci

Nello studio emerge chiaramente un quadro noto, e cioè che se da una parte il minor utilizzo di mezzi tecnici di sintesi induce a un minor resa e a una maggiore forza lavoro, dall’altra parte troviamo un risparmio nei costi relativi ai fertilizzanti e ai prodotti fitosanitari e al maggior prezzo di commercializzazione dei prodotti biologici. Inoltre è stato dimostrata una maggiore solidità del modello bio rispetto all’agricoltura convenzionale, con rese più stabili e con un valore più elevato nel tempo. Lo studio ha riguardato 23 casi reali, e nei risultati non si è tenuto conto delle sovvenzioni pubbliche a favore del settore bio.

Per approfondimenti sullo studio e sulla comparazione economica tra il biologico e il convenzionale si rimanda all’articolo.

 

Fonte: il salvagente.it

Foto di Pexels da Pixabay