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“NEL NOME DELL’APE”, L’IMPEGNO DI CASTELLO DI MELETO PER LA BIODIVERSITÀ

“NEL NOME DELL’APE”, L’IMPEGNO DI CASTELLO DI MELETO PER LA BIODIVERSITÀ

L’azienda simbolo di Gaiole in Chianti, dopo aver aderito al BioDistretto del Chianti Classico , rafforza la sua vocazione green con l’iniziativa che consente di adottare un alveare di api selvatiche in cambio di una fornitura di 2 kg di miele all’anno

«Non c’è vino di qualità senza api». Ne è convinto Michele Contartese, direttore generale di Castello di Meleto, società agricola proprietaria del maniero simbolo di Gaiole in Chianti (Siena). Un castello del Duecento perfettamente conservato e oggi gestito come struttura ricettiva, circondato da oltre 1.100 ettari di terreno.

La giornata delle api

Un ecosistema, tra vigne a conduzione biologica e uliveti dove le api e gli insetti impollinatori in genere sono considerati una risorsa preziosa per l’equilibrio e lo sviluppo sostenibile. Al punto che, viene ricordato in vista della Giornata internazionale delle Api che si celebra il 20 maggio, il Parco delle Api di Castello di Meleto ospita e tutela 3,2 milioni di api divise in 90 famiglie che raccolgono millefiori selvatici, nel pieno rispetto della biodiversità chiantigiana.

Nel nome dell’ape

E un miele selvatico viene prodotto da api che hanno perso la loro famiglia, e che sono state salvate dai boschi e reintegrate nelle arnie del Parco. Tramite il progetto “Nel Nome dell’Ape” è possibile adottare un’arnia così da ripopolare la zona e ristabilire l’ecosistema (chi aderisce al progetto riceverà 2kg di miele l’anno prodotto dalla propria arnia per cinque anni).

La transizione ecologica è possibile

Presso Castello di Meleto, che fa parte del BioDistretto del Chianti Classico, un gruppo di lavoro ha valutato le interazioni positive tra apicoltura e viticoltura. «Ne emerge che la transizione ecologica è possibile e che si può ancora intervenire nella salvaguardia della biodiversità». L’azienda si dichiara “fortemente impegnata” in questo campo, svolge attività didattica, e il suo modello d’azione si è rivelato sostenibile sia a livello economico che ambientale.

L’azienda bio più grande del Chianti

«Siamo l’azienda biologica più grande del Chianti Classico – sottolinea Contartese in un incontro a Roma da “Achilli al Parlamento” ripreso dall’agenzia Ansa – con l’energia di una start up con 1500 anni di storia».  Una grande eredità che Contartese intende preservare per le prossime generazioni con azioni pratiche. «Per questo abbiamo diminuito il peso delle bottiglie, installato centraline meteo per ridurre lo spreco idrico, e pratichiamo la raccolta a mano delle uve sui 130 ettari vitati con soluzioni green e buone pratiche per ogni singola vigna». «L’unica “tecnologia” per applichiamo per il nostro vino è il controllo della temperatura, per il resto è tutto lavoro dell’uomo e lungo affinamento in botti grandi». E il vino Camboi degustato a Roma, un rosso che recupera un patrimonio locale, la Malvasia Nera Toscana, è una possibile risposta, in pieno Chianti-style, al cambiamento climatico.

AGRIWORLD, LA SOSTENIBILITÀ DELL’AGRICOLTURA AL CENTRO

AGRIWORLD, LA SOSTENIBILITÀ DELL’AGRICOLTURA AL CENTRO

Quattro giorni per parlare di sostenibilità, innovazione, biologico e filiere a Potenza dal 18 al 21 maggio. Suolo e Salute è partner dell’evento che coinvolge 9 tra Università ed enti di ricerca per migliorare il nostro modo di produrre cibo

«Il settore agricolo può diventare il custode del nostro pianeta o esserne il primo distruttore». «Migliorare l’uso delle risorse, la qualità dei prodotti, utilizzare le giuste tecniche sono gli strumenti per andare nella giusta direzione». È la riflessione che ha spinto a organizzare AgriWorld 2023, l’evento che coinvolge 9 Università ed enti di ricerca, 28 espositori e 63 relatori suddivisi in 15 workshop che si terranno il 18,19, 20 e 21 maggio presso il Campus Universitario di Macchia Romana a Potenza, in Basilicata.

Il contributo di Suolo e Salute

Quattro giorni densi di appuntamenti dedicati alla sostenibilità e alle innovazioni nel settore agricolo e agroalimentare. Suolo e Salute è partner dell’evento che dedica all’”Agricoltura biologica, i mezzi tecnici e le operazioni ammesse” l’approfondimento del 19 maggio alle ore 10.30 con gli interventi di Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute (“Controllo e certificazione del biologico: cosa c’è da sapere?”) e Michele Staiano, sempre di Suolo e Salute (“Agricoltura biologica: prodotti ammessi per la difesa e la concimazione”).

Nocciolo, la conferenza internazionale

Tra i numerosi altri appuntamenti da segnalare anche la conferenza internazionale “Resilienza e sostenibilità della coltivazione del nocciolo: un approccio rigenerativo” che si terrà nel pomeriggio del 19 e nella mattinata del 20 maggio.

Transizione ecologica, la giusta direzione

Ma non vanno trascurati tutti gli appuntamenti incentrati su sostenibilità, agroecologia, economia circolare, protezione del suolo, delle risorse e dell’’ambiente. «Porremo l’attenzione – testimonia Carlo Cosentino dell’Università degli Studi della Basilicata – sulla transizione ecologica e digitale». «Tracceremo le linee future di tutto ciò che appartiene al settore primario. Ci rivolgiamo a imprenditori, tecnici, al mondo della ricerca e della formazione, agli studenti, agli ordini professionali e alle associazioni di categoria».

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

TRANSIZIONE ECOLOGICA, IL PIANO STRATEGICO PAC È TROPPO DEBOLE

Parte la nuova programmazione della politica agricola comunitaria. L’Italia rispedisce a Bruxelles una nuova versione del documento con le linee d’indirizzo nazionali senza dare seguito alle osservazioni espresse in marzo dalla Commissione Ue. Quattordici associazioni ambientaliste esprimono il loro forte dissenso

L’agricoltura italiana sta entrando nella nuova fase di programmazione della Pac, la Politica agricola comunitaria. La riunione del tavolo di partenariato del 28 settembre ha chiuso la partita del Piano strategico nazionale (PsP), lo strumento che dovrebbe garantire la realizzazione anche in Italia degli obiettivi di transizione ecologica fissati dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity del Green deal.

Non recepite le critiche della commissione

La Commissione ha espresso lo scorso marzo numerose osservazioni alla prima versione del piano, ma il nostro Paese ha deciso di ribadire le scelte nazionali già espresse.

Quattordici associazioni ambientaliste e dei consumatori (tra cui Legambiente, Greenpeace, Wwf e Slow food) esprimono un forte dissenso per il documento italiano di programmazione della Pac post 2022.

«È deludente – dichiarano in un comunicato congiunto- e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura». Le critiche riguardano tutti gli aspetti del Psp, sia riguardo al primo (aiuti diretti) che al secondo pilastro (Sviluppo Rurale). «Le Regioni – scrivono le 14 associazioni – hanno infatti programmato i loro interventi per lo sviluppo rurale senza una vera strategia condivisa per la sostenibilità dell’agricoltura».

La delusione degli ambientalisti

«Questo Piano strategico nazionale – è il commento tranchant – è una vera delusione che completa la pessima riforma della Pac voluta dal Parlamento e dal Consiglio Ue, incapaci di dare risposte concrete alle gravi crisi ambientali che colpiscono la stessa agricoltura e tutela solo gli interessi economici delle potenti corporazioni agricole».

Il bio è l’unica nota positiva

«L’unica novità positiva di questo Psp resta il maggiore investimento nell’agricoltura biologica con la volontà di anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della superficie agricola certificata rispetto all’obiettivo europeo al 2030». Ma il maggiore sostegno al biologico non è ritenuto dal sodalizio ambientalista sufficiente per promuovere la transizione ecologica di tutto il settore primario.

GIORNATA DEL BIOLOGICO, ARRIVA LA SECONDA EDIZIONE

GIORNATA DEL BIOLOGICO, ARRIVA LA SECONDA EDIZIONE

Il 23 settembre torna l’appuntamento celebrativo fortemente voluto da Ifoam Organics Europe. È l’occasione per testimoniare la compattezza di un settore che inizia a sentire il peso della responsabilità di costituire lo strumento preferenziale per realizzare la transizione ecologica dell’European New Green Deal. Suolo e Salute è pronto a giocare la sua parte, forte del ruolo di primo ente di controllo e certificazione in Italia

Venerdì 23 settembre si festeggia ufficialmente la seconda edizione della Giornata europea del biologico.

Un appuntamento fortemente voluto da Ifoam Organics Europe, la Federazione delle associazioni del biologico a livello europeo, e istituito nel 2021 a Bruxelles con la firma congiunta di Parlamento, Consiglio e Commissione dell’Unione europea all’interno delle iniziative sostenute dal Piano d’azione Ue sul bio.

Le prime incrinature

Un momento speciale per fare il punto su un settore che continua ad essere in grande crescita, con qualche insicurezza in più sul fronte commerciale, a causa di una crisi che colpisce anche i consumi agroalimentari, e che non risparmia quelli a maggiore valore aggiunto, ma anche a costi più alti, come per l’appunto il bio.

Insicurezze che rischiano di incrinare la coesione e l’unità di intenti del biologico italiano, che rischia di arrivare all’appuntamento con la seconda edizione della Giornata del bio in ordine sparso.

Alcuni segnali di questo disagio sono infatti recentemente emersi nel corso della 34° edizione di Sana, la fiera del biologico e del naturale che doveva essere un’occasione di rilancio dopo due anni di chiusure forzate a causa della pandemia. Invece, anche per le numerose diserzioni da parte di importanti brand nazionali del comparto, l’immagine mostrata dalla manifestazione felsinea, nonostante l’impegno degli organizzatori, non è stata quella di un settore in crescita e compatto.

Un carico di responsabilità

«Bruxelles – commenta Alessandro D’Elia, direttore Generale di Suolo e Salute – ha messo il biologico al centro della propria azione politica indicandolo come strumento preferenziale per la realizzazione della transizione ecologica. Un ruolo sostenuto direttamente dai cittadini europei chiamati ad esprimere preliminarmente i loro indirizzi nei confronti della riforma della politica agricola comunitaria. Una scelta che costituisce una rivincita per il nostro comparto, attribuendogli però anche un notevole carico di responsabilità non solo di fronte alla produzione agroalimentare, ma dell’intera società».

«Ora occorre l’impegno di tutto il settore – continua D’Elia – per collocare il biologico nazionale all’interno di questa nuova dimensione di centralità, evitando marce indietro dell’ultima ora che innescherebbero pericolose crisi di identità».

Suolo e Salute pronto a dare il suo contributo

«Suolo e Salute vanta il primato consolidato come primo organismo di controllo e certificazione per il biologico in Italia ed è pronto a giocare la sua parte, ritenendo che la giornata del biologico sia l’occasione giusta per testimoniare l’unità e la solidità del nostro settore».

«Se il grande merito della prima giornata che si è tenuta nel 2021 – ricorda D’Elia – è stato quello di stimolare la definitiva approvazione della legge nazionale sull’agricoltura biologica, un traguardo centrato dopo una lunga attesa, l’appuntamento del 2022 ha l’obiettivo altrettanto importante di stimolare la definitiva pubblicazione del Piano d’azione nazionale per il biologico». Un documento atteso per definire gli strumenti con cui l’Italia vuole arrivare al 25% di superficie coltivata a bio entro il 2027 stimolando una parallela crescita equilibrata sul fronte della domanda.

L’obiettivo inderogabile del Piano d’azione

Nel corso dell’ultima edizione del Sana il sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole con delega al biologico Francesco Battistoni non ha potuto assicurare che l’elaborazione del Piano d’azione possa essere conclusa entro il termine della legislatura. Il passaggio di consegne al nuovo Governo sarebbe però un’evenienza che potrebbe innescare una lunga catena di ritardi.

«Ritardi da evitare assolutamente – conclude D’Elia – perchè rappresenterebbero un clamoroso passo falso nell’avvio del cammino verso la transizione ecologica dell’agricoltura italiana».

«LA TRANSIZIONE ECOLOGIA SIA ACCOMPAGNATA DA UNA TRANSIZIONE ENERGETICA SOSTENIBILE»

«LA TRANSIZIONE ECOLOGIA SIA ACCOMPAGNATA DA UNA TRANSIZIONE ENERGETICA SOSTENIBILE»

Copagri-Anaprobio chiede misure fiscali ad hoc per il biologico. E il coordinatore Ignazio Cirronis al Sana chiede di rimuovere i nodi burocratici che non consentono all’agricoltura di contribuire alla transizione green dell’energia

«Al governo chiediamo di impegnarsi affinché il Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica individui interventi strutturali che vadano a rafforzare le filiere e favoriscano l’abbattimento dei costi di produzione».

«Anche attraverso una manovra in campo fiscale e con l’adozione di impianti di energia rinnovabile». È quanto ha chiesto Ignazio Cirronis, presidente di Anaprobio Italia, l’associazione dei produttori biologici della Copagri, nell’ambito degli Stati Generali del comparto al Sana di Bologna.

Pronti a dare il nostro contributo

«Le aziende agricole biologiche sono pronte a contribuire attivamente alla transizione ecologica del Paese – ha spiegato il presidente – ma chiedono di essere messe nelle condizioni di poter programmare il loro futuro a rischio dagli incrementi record dei costi di produzione e dell’energia». Un comparto che, secondo Cirronis, «ha le carte in regola per contribuire anche alla transizione energetica e decarbonizzazione, essendo uno degli strumenti chiave per dare impulso all’economia locale e mantenere o migliorare la qualità del territorio, in alcuni casi minacciato dall’abbandono delle campagne o sotto la pressione di un’agricoltura intensiva».

Cresce l’attesa per il piano

Da qui la necessità di incrementare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo comunitario del 25% dei terreni bio entro il 2030, facendo crescere l’offerta e i consumi. Per questo, secondo il presidente «si dovrà arrivare dalla definizione, nell’ambito del Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica di azioni efficaci in grado di sostenere il ruolo del biologico».

UN PROGETTO SUL BIOCONTROLLO CHE COINVOLGE CENTO IMPRESE AGRICOLE

UN PROGETTO SUL BIOCONTROLLO CHE COINVOLGE CENTO IMPRESE AGRICOLE

Transizione ecologica e digitale delle strategie di difesa fitosanitaria: Cia e Ibma Italia rafforzano una collaborazione con un progetto che mira alla diffusione delle strategie bio

Favorire la transizione ecologica e digitale della difesa. È questo l’obiettivo di un progetto lanciato da Cia-Agricoltori Italiani e Ibma Italia, l’associazione dei produttori di mezzi tecnici bio.

A Roma, in una conferenza congiunta, Dino Scanavino di Cia e Giacomo De Maio di Ibma, hanno rinnovato un progetto che, nel triennio dal 2022 al 2024, coinvolgerà 11 regioni (Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Campania, Calabria, Sicilia), 50 tecnici e 100 imprese agricole per la formazione attiva e l’attuazione in campo di innovative strategie di biocontrollo, spingendo allo stesso tempo sulla digitalizzazione dei processi produttivi.

Un sito web dedicato

Per trasferire al più ampio target possibile di utilizzatori la conoscenza delle tecniche di biocontrollo Cia e Ibma Italia hanno creato un sito web dedicato (https://biocontrollo.cia.it/). Uno strumento di trasferimento del know-how, di confronto, di scambio di esperienze, suddiviso in due sezioni: una parte pubblica, accessibile a tutti, con le informazioni e gli eventi sul tema; una parte privata, accessibile agli agricoltori e ai tecnici, con i materiali di supporto ai training (presentazioni, video lezioni, risposte a quesiti).