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STRATEGIA FARM TO FORK: OK AL PILASTRO CENTRALE DEL GREEN DEAL DA PARTE DI ENVI E AGRI

STRATEGIA FARM TO FORK: OK AL PILASTRO CENTRALE DEL GREEN DEAL DA PARTE DI ENVI E AGRI

È stata pubblicata a maggio 2020 la strategia Farm to Fork, uno dei pilastri dell’European Green Deal, elaborato dalla Commissione con il fine di trasformare il sistema alimentare europeo.

 

Un piano decennale, che cerca di traghettare la transizione ecologica verso una politica alimentare più sostenibile e che il 10 settembre, ha trovato riscontro positivo da parte delle Commissioni del Parlamento europeo ENVI e AGRI, con 94 voti a favore, 20 contrari e 10 astenuti.

 

L’impianto generale descritto nel rapporto della strategia è stato quindi approvato, sebbene alcune precise sottolineature siano emerse, nel tentativo di aggiustare il tiro su alcuni aspetti non trascurabili.

 

Tra questi, uno dei primi portato all’attenzione da parte dei deputati, è il processo di approvazione dei pesticidi: la cui attuazione deve essere monitorata al meglio e preceduta da obiettivi di riduzione sull’utilizzo di questi, che risultino vincolanti.

 

Stati membri e Commissione dovrebbero lavorare in maniera coordinata: i primi realizzando l’attuazione di questi obiettivi all’interno della revisione dei piani strategici della PAC e i secondi, cercando l’elaborazione di un piano che agevoli la significativa riduzione di questo tipo di sostanze in agricoltura.

 

Il monitoraggio da parte degli Stati membri, dovrebbe inoltre essere sistematico e interessare la biodiversità dei terreni agricoli; impollinatori compresi.

 

Una protezione “aggiornata” delle api, attraverso la revisione della Bee Guidance – in linea con la guida dell’EFSA e la relativa obiezione dell’ottobre 2019 – è un altro dei punti evidenziati dai deputati e portata all’attenzione della Commissione, assieme alle emissioni di gas a effetto serra.

 

Queste ultime devono essere ridotte, insieme a un miglioramento da apportare rispetto ai pozzi naturali di assorbimento del carbonio.

 

Esistono già diverse proposte di miglioramento, delineate all’interno del “Fit for 55 in 2030 package” – che mira a ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 -, ma gli europarlamentari insistono sull’idea di alzare l’asticella della regolamentazione in materia di emissioni dell’agricoltura e relativamente all’utilizzo dei suoli.

 

L’introduzione di sistemi per la produzione di energia rinnovabile, basati sulla biomassa, potrebbe essere, a parere dei deputati, la strada da battere; da approfondire nell’ambito della revisione della già esistente Renewable Energy Directive.

 

Il benessere degli animali è un’altra priorità sottolineata all’interno del rapporto, benessere che deve essere sostenuto da indicatori comuni all’interno dell’Unione europea, scientificamente fondati.

 

A tal proposito, i deputati suggeriscono la revisione dell’attuale legislazione UE, per la valutazione di aggiornamenti e modifiche eventuali. Propongono inoltre l’obiettivo basato sull’eliminazione dell’uso delle gabbie nell’allevamento degli animali entro il 2027.

 

Aggiungono, che al fine di un’armonizzazione di sistema, le importazioni di prodotti animali da paesi terzi, dovrebbero essere consentite; ma a patto che gli standard di produzione dei paesi in questione, siano gli stessi elaborati dall’Unione europea.

 

Infine, poiché l’aumento entro il 2030 della SAU nell’UE, è un elemento centrale della strategia Farm to Fork, risulta fondamentale un miglioramento della filiera nei suoi punti più fragili.

 

I deputati, portano per esempio l’attenzione sul reddito degli agricoltori, inferiore rispetto a quello di altre figure parte della catena. Chiedono un impegno in questa direzione, attraverso l’adeguamento delle regole sulla concorrenza, al fine di allineare il compenso di questi professionisti a una quota proporzionale al lavoro investito per produrre cibo in termini sostenibili.

 

Una variazione dovrebbe essere apportata anche rispetto alle norme che regolano gli appalti pubblici; da modificare proprio in funzione di un incoraggiamento alla produzione alimentare di tipo sostenibile.

 

Il testo presentato è stato dunque valutato come equilibrato, in termini generali; consono a proseguire nel perseguimento degli obiettivi per cui è stato elaborato. Restano tuttavia le criticità segnalate, che saranno visionate e discusse durante le sessioni plenarie previste nel mese di ottobre.

 

Fonte: Ruminantia

IL PRE-VERTICE SUI SISTEMI ALIMENTARI E LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEGLI ALLEVAMENTI

IL PRE-VERTICE SUI SISTEMI ALIMENTARI E LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEGLI ALLEVAMENTI

Si è tenuto presso la sede romana della FAO, dal 26 al 28 luglio, il Pre-Food Systems Summit, Pre-Vertice sui Sistemi Alimentari, preparatorio al Summit principale convocato in autunno.

L’incontro, di partecipazione internazionale, ha coinvolto attori differenti tra governi, organizzazioni intergovernative, organizzazioni di sviluppo ambientale e scienziati per ricercare soluzioni in termini di sicurezza alimentare e agricoltura sostenibile.

La sfida prevede la creazione di processi economici circolari sempre più diffusi, al fine di innescare un circolo virtuoso che si distingua per sostenibilità, alimentazione equa e salvaguardia del benessere del pianeta.

Una vera e propria transizione del sistema alimentare.

Il WWF, importante organizzazione internazionale non governativa, in prima fila per la tutela dell’ambiente, ha preso parte anche a questa occasione, promuovendo – a sostegno degli obiettivi fissati – il tema dell’agroecologia, caratterizzato dall’applicare e progettare in ambito agricolo e agro-alimentare, i principi cardine dell’ecologia.

Secondo il parere del WWF, questa pratica favorisce infatti, regimi alimentari sani, equilibrati e in linea con la stagionalità.

Da molti anni l’organizzazione svolge un lavoro di tipo istituzionale, per fare in modo che le politiche agricole possano essere un’opportunità di conservazione della biodiversità e di sviluppo sostenibile, invece che un fattore di impatto “aggressivo”.

Food4Future è una delle campagne portate avanti, promuovendo, in questo specifico caso, la sostenibilità del cibo.

Nell’occasione del Pre-Summit, il WWF ha rinnovato il suo impegno nella condivisione della pratica agroecologica, declinando il tema in una nuova direzione di approfondimento: la zootecnia biologica.

Quest’ultima risulta il modello di allevamento più affine ai principi generali, etici e sociali dell’agroecologia. L’organizzazione ha sottolineato a consumatori e istituzioni, l’importanza di una nuova attenzione e cura, verso sistemi alimentari più responsabili, che coinvolga anche questa declinazione del settore.

La zootecnia biologica, pone infatti particolare riguardo a tracciabilità e trasparenza, all’interno di tutto il ciclo produttivo; al fine di conservare e valorizzare le tipicità e caratteristiche naturali, storiche e sociali d un determinato territorio.

Affinché questi aspetti possano essere tutelati, un elemento da preservare è certamente la sostenibilità economica. Il riconoscimento del giusto valore economico dei prodotti, da parte dei consumatori, è infatti uno dei fattori che possono sorreggere la zootecnia sostenibile.

Sono in tal senso necessarie, sottolinea il WWF, politiche di incentivo a produzione e consumo, rinforzate da un sostegno fiscale per i prodotti biologici.

Altro ingrediente fondamentale, aggiunge, è una comunicazione chiara, fornita attraverso l’etichetta, che offra consapevolezza al consumatore riguardo il metodo di allevamento e il livello di benessere dell’animale.

Solo questi fattori nel loro insieme, possono concorrere a una transizione ecologica che non escluda gli allevamenti.

Fonte: Sinab

LA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE, TRA AGROECOLOGIA E INNOVAZIONE

LA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE, TRA AGROECOLOGIA E INNOVAZIONE

Da un primo tratteggio della nuova Politica Agricola Comune, che interesserà le annualità 2023/2027, due sono le direttrici che emergono come portanti: la transizione ecologica e quella digitale.

Nell’approccio del futuro, secondo la nuova PAC vi è l’utilizzo prevalente di pratiche agricole sostenibili, come l’agroecologia, l’agricoltura biologica, l’utilizzo di innovazioni digitali e dell’agricoltura di precisione.

Pratiche che possano favorire l’avvento di un settore agricolo più smart rispetto al passato, che rispetti maggiormente l’ambiente e convogli una certa vivacità all’interno delle aree rurali.

Questo approccio trova parti contrarie che accusano la strategia Farm to Fork immaginata dall’Unione Europea, perché troppo poco produttiva in termini alimentari; secondo questa visione, tale strategia ridurrebbe la produzione, provocando un aumento dei prezzi, a discapito di consumatori e agricoltori.

Gli ambientalisti invece, per nulla favorevoli all’approccio tecnologico, giudicano scarsa ovvero non sufficiente, la propensione ambientale tratteggiata nella nuova PAC, che favorirebbe un ristretto numero di aziende agricole non adeguatamente attente sia dal punto di vista ambientale che da quello animale.

Dobbiamo tuttavia pensare che nella concezione smart dell’agricoltura, immaginata dall’Unione, è già contemplato un incremento della produttività compatibile con una particolare attenzione e cura verso l’ambiente; potenziato dall’utilizzo dell’innovazione tecnologica.

Un piccolo investimento nella direzione ecologica era già stato seminato con la precedente PAC 2021/22, le cui fonti di finanziamento erano di provenienza del Quadro Finanziario Pluriennale 21/27, che in Italia raggiunge i 6 miliardi di euro con il cofinanziamento nazionale.

Queste ultime unite a quelle del programma “Next Generation Eu” per l’Italia, pari a 910,6 milioni di risorse in Europa, attribuite agli Stati Membri secondo una precisa ripartizione: 8% delle risorse possono essere utilizzate per il sostegno delle misure dei loro programmi di sviluppo rurale, nel rispetto dei requisiti minimi ambientali; 37% per interventi legati alla transizione ecologica; 55% per interventi legati alla transizione digitale.

Con l’avvento della PAC 2023/27 gli strumenti a favore di un’evoluzione ecosostenibile sono aumentati. Tra questi compaiono gli eco-schemi: un nuovo pagamento verde, erogato tramite un premio annuale per ettaro in aggiunta al pagamento base; dedicato a quegli agricoltori che si impegnano in pratiche ecocompatibili e innovative dal punto di vista tecnologico.

Gli eco-schemi sono il frutto di una strategia molto chiara alla base di tutto il disegno della nuova Pac, convinta che la sostenibilità possa essere perseguita attraverso l’innovazione digitale.

Tecnologie di guida satellitare, precisione nelle operazioni colturali, gestione dei dati, sono tutti elementi indispensabili per un’agricoltura moderna; efficace nel ridurre gli sprechi e nel migliorare la qualità dei prodotti e le informazioni legate alla loro origine.

Una transizione che si pone l’obiettivo di elevare le capacità professionali, dotando finalmente l’agricoltura di strumentazioni efficaci e precise, proporzionali al rilievo che il settore sta assumendo in una prospettiva di crescita consistente.

Fonte: Terra e vita

TRANSIZIONE ECOLOGICA DELL’AGRICOLTURA: SEMPRE PIÙ NECESSARIA UN’INVERSIONE DI ROTTA

TRANSIZIONE ECOLOGICA DELL’AGRICOLTURA: SEMPRE PIÙ NECESSARIA UN’INVERSIONE DI ROTTA

Nonostante la direzione dell’Europa sia orientata allo sviluppo dell’agricoltura biologico, fino ad oggi le sovvenzioni sono state assegnate per lo più all’agricoltura cosiddetta “convenzionale”.

Tale contraddizione è emersa dalle parole del commissario Ue all’agricoltura, Janusz Wojciechowsk, nell’ambito della presentazione del Piano D’azione 2021-27. Soltanto l’1,8 % dei fondi relativi alla PAC, sottolinea il commissario, è stata finalizzata alla produzione biologica. Tale quota, afferma, necessita di essere aumentata, poiché nel caso dell’Italia, dove i terreni gestiti con il metodo bio privi di pesticidi raggiungono il 15,8% (quasi il doppio della media europea), in realtà, solo il 2,3% dei fondi della PAC è destinata all’agricoltura biologica.

Al fine di mettere l’accento sulla necessità di un’azione più coerente con l’intenzione dichiarata e di incoraggiare una svolta verso l’agroecologia, che proceda di pari passo alla transizione ecologica, la Coalizione italiana Cambia la Terra, ha realizzato: Il Quaderno – Per una transizione biologica, un’iniziativa elaborata grazie al contributo di professionisti del settore.

Quello che viene richiesto simbolicamente attraverso Il Quaderno, è di sfruttare strumenti quali il Recovery Fund e la nuova PAC, per realizzare il salto verso un’agricoltura che tenga veramente conto del benessere animale, del pianeta e dei cittadini. Per una vera e propria inversione di rotta, ancora più urgente dopo la Pandemia da Covid-19.

Il rapporto Bioreport del Crea ha evidenziato il ruolo strategico dell’Italia per numero di imprese (più di 80.000) attive nel comparto e per reddito complessivo di quelle orientate a metodo biologico, superiore del circa 15% rispetto al reddito delle aziende che si occupano di agricoltura convenzionale.

L’Italia a parere di alcuni, potrebbe quindi giocare un ruolo significativo nello sviluppo dell’agroecologia al fine di fornire un nuovo modello agricolo, un approccio ecologico differente, da valorizzare anche in vista del G20 – 2021 che vedrà la sua presidenza.

Se guardiamo nel dettaglio alle richieste rivolte ai decisori politici, queste si appellano a misure quali: l’approvazione della legge sul biologico, che comprende la definizione di un marchio del bio italiano; un Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-27 che individui interventi concreti per raggiungere gli obiettivi legati alla crescita del metodo biologico; un piano strategico dedicato alla Ricerca e all’Innovazione; un rinnovo del Piano nazionale per l’uso dei prodotti fitosanitari; la riduzione dell’Iva per i produttori biologici; una consistente innovazione digitale per garantire una maggiore trasparenza del settore, da realizzare anche attraverso il sistema blockchain.

Un’inversione di rotta dunque al fine di non dover sacrificare la leadership italiana acquisita nel settore, che possa integrare il mantenimento a lungo termine delle risorse naturali con le produzioni agricole e zootecniche, per una reale transizione ecologica dell’agricoltura.

 

Fonte: Greenreport

VERSO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA CON UN CIBO BUONO, PULITO E GIUSTO, PER TUTTI

VERSO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA CON UN CIBO BUONO, PULITO E GIUSTO, PER TUTTI

Ripartire da una narrazione nel tentativo di sfatare una bugia e scoprire così verità diverse. La bugia? Quella che con il cibo biologico, non si può alimentare tutti, ma solo un èlite.

Questo uno dei punti di partenza alla base de Il Grande trasloco. Progetto narrativo di prima nascita – promosso da Fa la cosa giusta e Terre di mezzo Editorecon l’ambiziosa finalità di aprire, per esplorare meglio, quegli ambiti della nostra vita che oggi abbiamo la preziosa possibilità di ripensare.

L’idea è quella di canalizzare questo ripensamento dentro parole scelte bene, nell’ambito di capitoli inseriti all’interno di un romanzo-evento on line che avrà vita di qui all’autunno 2021. Perché dentro le parole? Forse perché il linguaggio, come uno specchio, se scelto con cura può investire di nuova forma gli interstizi della società in cui viviamo.

Ad alimentare e contribuire al progetto con parole e pensieri accurati è il fondatore di Slow Food e Terra Madre Carlo Petrini, che il 10 marzo ha aperto Il Grande Trasloco con il primo di cinque capitoli dal titolo: Nutrire. Il prologo di questo è andato in onda il 3 marzo accompagnato da Michele Serra, che ha messo in luce una riflessione legata proprio alle parole e al loro potere.

La strada verso una Transizione legata all’agricoltura di tipo sostenibile, secondo Petrini, si apre dentro una scommessa dai presupposti limpidi: l’impostazione di nuovi paradigmi su cui appoggiarla. Il rispetto dell’ambiente e uno sguardo lucido nei confronti di una disuguaglianza tra gli esseri non più accettabile e di cui bisogna prendere in mano le cause, sono i principali.

Disuguaglianza nell’accesso al cibo dunque, ma come fare per aprire l’immaginario a un cibo buono, pulito e giusto che possa essere alla portata di tutti?

Il Grande Trasloco è diviso in cinque capitoli, racconta Petrini, che sono: Nutrire, Abitare, Viaggiare, Curare e Lavorare. Di queste parole chiave esalta la connessione e in particolare lo strettissimo rapporto tra Nutrizione e Cura. Cura è la conditio sine qua non di un’alimentazione sostenibile, perché non solo significa difesa della biodiversità dei suoli, ma la scelta di un pensiero legato alla coltivazione che possa essere connesso al giusto allevamento abbinato a un territorio piuttosto che a un altro. Poiché l’obiettivo al primo posto dell’umanità, secondo il gastronomo, è rendere veramente forte la produzione locale, in ogni angolo del Pianeta.

Ciascun territorio dovrebbe realizzare una propria, cospicua, sovranità alimentare compatibile nella produzione con l’ambiente circostante. Difatti l’intero sistema alimentare incide al 24% sulla produzione globale di gas climalteranti.

Lo sguardo di Petrini disvela senz’altro smarriti i valori della società e cultura contadina, ma non persi del tutto. La sua esperienza, infatti, affonda le radici a partire dalla Langa di Nuto Revelli, la fine di una società contadina di fine anni ’70, denunciata anche da Pierpaolo Pasolini. Queste importanti figure segnalavano come superficiale l’abbandono di determinati valori e principi; abbandono che si è verificato, ma che – sottolinea Petrini – non è perso.

Solo ricostruendo, riconoscendo e restituendo dignità al legame con i 500 milioni di aziende a conduzione familiare che partecipano significativamente al nutrimento del 75% dell’umanità, possiamo recuperare e ridisegnare veramente le geografie alimentari.

L’identikit del contadino del futuro? Un o una giovane che sappia valorizzare l’alleanza tra il proprio lavoro e quello del cittadino che lo consuma, affinché nasca un modello di Co-produzione dove il consumatore sia complice partecipe e consapevole del processo.

È rafforzando le economie locali della produzione alimentare che ci riapproprieremo della nostra capacità di favorire un’alimentazione sana diffusa. Senza contare che i nuovi ristoratori, possono fare molto in questo senso: difatti il mantenimento della memoria viva di una cucina distintiva locale, va di pari passo con la trasformazione e il mantenimento di materie prime di qualità. Per un cibo buono, pulito e giusto, dall’impronta caratteristica, ma destinato a tutti.

Fonte: Il Manifesto