ALLEVAMENTI INTENSIVI: SOTTOSTIMATE LE EFFETTIVE EMISSIONI DI GAS METANO
Un’analisi proveniente dai ricercatori della New York University, in collaborazione con il rinomato centro di ricerca della Jhon Hopkins University del Maryland, rivela che le emissioni di gas metano causate dalla produzione di carne e latte negli Stati Uniti, sono maggiori di quanto è stato regolarmente dichiarato.
La sottostima, evidenzia la ricerca, oscillerebbe dal 39 al 90% in più di quanto calcolato fino ad ora; lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore: Environmental Research Letters.
L’analisi preleva i dati dell’EPA – Environmental Protection Agency, ente che riporta annualmente all’interno di un inventario, le emissioni di gas serra rilevate.
Nell’ultimo decennio sono stati messi in verifica molti degli studi effettuati e il livello di metano emesso, è stato monitorato proprio nell’aria sopra gli allevamenti: il risultato della quantità di metano esalata dal bestiame è stato maggiore di quello stimato in precedenza; un dato che mette in forte discussione i riscontri registrati nel passato.
A causare questa percentuale di gas metano è la digestione e conseguente defecazione di mucche e pecore e di tutti gli animali da allevamento.
In America e in Canada il bestiame è ammassato in capannoni più che affollati e le mucche in sale di mungitura dove risiedono stipate, all’interno di stabilimenti intensivi non salubri per il loro mantenimento e alimentazione. Il risultato è la produzione di quantitativi di letame piuttosto significativi.
La cifra di emissioni raggiunta nel 2017 è di 596 milioni di tonnellate, un record senza precedenti. Nel 2020 invece, la concentrazione di metano nell’atmosfera ha raggiunto i 1.875 ppb.
Metthew Hayek, scienziato ambientale della New York University, racconta come le emissioni di metano provenienti dallo stile di vita dei bovini, sia cresciuto drasticamente negli ultimi 15 anni. Hayek si occupa infatti di approfondire l’impatto che i sistemi alimentari hanno sull’ambiente.
A partire dal 2009 è stato stimato che circa due terzi dell’aumento delle emissioni antropogeniche, proviene dall’agricoltura e dalla produzione di carne rossa e latticini. Il rimanente deriva dalle emissioni derivanti dalla produzione e consumo di combustibili fossili.
Il Programma delle Nazioni Unite, è dell’opinione che ridurre questo tipo di emissioni, sarebbe un modo efficace per contrastare in tempi brevi il riscaldamento globale.
Gli scienziati del Global Carbon Project, sottolineano la necessità di regolamenti rapidi per mitigarle, poiché l’effetto di riscaldamento del gas metano è molto forte, più di quello dell’anidride carbonica.
Le banche e le agenzie governative, conclude Hayek, stanno assumendo più rischi climatici di quanto immaginano, nel finanziare gli allevamenti intensivi e la loro crescita. Dovrebbero seriamente prendere in considerazione le conseguenze di queste iniziative, tra cui vi è inoltre, l’inquinamento delle acque, le epidemie di malattie infettive di origine animale e molto altro.
Lo scopo finale deve essere quello di un reindirizzamento delle politiche e dei valori alla base del sistema alimentare, che proseguendo invece sulla traiettoria ora in atto, potrebbe determinare non solo un aumento della temperatura media globale di 3-4 gradi in questo secolo, ma l’imbocco di una china seriamente pericolosa per l’intero pianeta.
Fonte: Cambia la terra