Suolo e Salute

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ACCREDITATA DALL’USDA: SUOLO E SALUTE PUÒ ORA CERTIFICARE IN CONFORMITA’ AL NOP

ACCREDITATA DALL’USDA: SUOLO E SALUTE PUÒ ORA CERTIFICARE IN CONFORMITA’ AL NOP

«Siamo stati tra i primi Organismi di certificazione europei ad operare in conformità al NOP, fin dal lontano 2003, – dichiara Alessandro D’Elia, Direttore generale di Suolo e Salute – e abbiamo deciso di tornare sull’accreditamento per garantire direttamente il servizio alle imprese bio con propensione verso il mercato statunitense»

Suolo e Salute è stata accreditata dall’USDA – United States Department of Agriculture, per la certificazione delle produzioni biologiche esportate negli Stati Uniti in conformità al NOP; la normativa americana per il bio. Oltre quindi, ad operare in regime di equivalenza, può ora anche certificare la conformità delle produzioni.

«E’ un riconoscimento importantecommenta Alessandro D’Elia, Direttore generale di Suolo e Salute – che va ad aggiungersi ad altri. Suolo e Salute è stato tra i primi Organismi di certificazione ad operare in conformità al NOP, fin dal lontano 2003, attività che abbiamo lasciato nel 2012 in virtù della stipula dell’accordo di equivalenza tra UE e USDAAbbiamo deciso, per scelta strategica e per aumentare la gamma dei servizi, di ritornare a certificare direttamente NOP per aumentare le opportunità di sviluppo sia di Suolo e Salute sia delle aziende controllate, con predisposizione verso il mercato degli USA. Un obiettivo importante e senz’altro ampiamente meritato per l’impegno e il grande lavoro svolto.»

Il mercato americano offre una grande prospettiva alle aziende biologiche italiane, e non solo, visto anche i risultati di alcune ricerche sulla crescita dei consumi. Tra gli studi più significativi vi è quello dello scorso anno condotto da Nomisma. Secondo l’analisi, quasi 9 famiglie su 10 (89%) hanno consumato un prodotto alimentare o una bevanda a marchio BIO nel 2020; quota cresciuta rispetto al 2016, quando era pari all’82%.

Tra gli altri fattori che fanno degli Stati Uniti un mercato ad alto potenziale per il biologico ci sono: l’elevato numero di heavy user – coloro che consumano bio almeno una volta a settimana -, che rappresenta il 40% del totale. La forte espansione del consumo di prodotti BIO anche al di fuori del contesto domestico: il 76% degli americani ha infatti consumato prodotti bio o piatti a base di ingredienti biologici, anche nel canale away from home, almeno una volta nell’ultimo anno.

BIDEN METTE PAURA AI PRODUTTORI BIOLOGICI AMERICANI

BIDEN METTE PAURA AI PRODUTTORI BIOLOGICI AMERICANI

Dopo la nomina e l’insediamento di Biden alla Casa Bianca, non si prospetta nulla di buono per il settore agricolo. La nuova amministrazione statunitense, infatti, da una parte ha rimesso al centro la questione climatica e la lotta all’inquinamento globale dall’altra, invece, sembra riportare Tom Vilsack alla guida del Dipartimento dell’Agricoltura (United States Department of AgricultureUSDA). La decisione preoccupa non poco gli ambientalisti, i produttori biologici, i piccoli agricoltori e gli agricoltori afroamericani. Tutti temono che il nuovo responsabile dell’USDA possa favorire le multinazionali del settore agricolo a svantaggio di chi pratica un’agricoltura sostenibile. Visto i trascorsi di Vilsack le paure sono più che motivate; gli agricoltori afroamericani addirittura fanno delle accuse molto forti di discriminazione. Infatti, da alcune indagini condotto, è emerso che gli agricoltori neri avevano una probabilità 6 volte maggiore di vedersi pignorata la fattoria rispetto ai loro omologhi bianchi. Oltre a queste gravi accuse, c’è dell’altro: durante il secondo mandato di Obama, Vilsack avrebbe favorito i grossi gruppi economici dell’agribusiness e agli interessi delle multinazionali, meritandosi il nome di Mr. Monsanto. Sembra che abbia agito per rafforzare i regimi di monopolio già esistenti, in particolare in alcuni settori come ad esempio quello della lavorazione delle carni. Nel 2001 Vilsack è stato addirittura eletto “governatore dell’anno” dalla Biotechnology Industry Organization. Infatti gode il primato di aver approvato, quando era a capo dell’USDA, almeno 13 nuovi tipi di organismi geneticamente modificati (ogm); un numero record rispetto al passato. Da qui il soprannome.

Fonte: greenme.it