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Tag Archives: vino biologico

IL VINO BIOLOGICO DEALCOLIZZATO È UNA REALTÀ

IL VINO BIOLOGICO DEALCOLIZZATO È UNA REALTÀ

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2025/405 DELLA COMMISSIONE del 13 dicembre 2024

Lo scorso 26 febbraio 2025 è stato pubblicato il Regolamento Delegato (UE) 2025/405 della Commissione del 13 dicembre 2024, che modifica il Regolamento (UE) 2018/848 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le pratiche enologiche.

Quali sono le principali modifiche?

Il nuovo atto normativo introduce la possibilità di produrre vino biologico dealcolizzato, precedentemente non consentito dal Regolamento (UE) 2018/848. Ciò è permesso attraverso due processi autorizzati: la distillazione sottovuoto e la parziale evaporazione sottovuoto. Queste tecniche possono essere utilizzate anche in maniera congiunta a patto che vengano rispettate le seguenti condizioni: titolo alcolometrico volumico non superiore a 0,5% vol; la temperatura massima non deve superare i 75°C e i pori di filtrazione non devono essere inferiori a 0,2 micrometri.

Si ricorda che i Regolamenti (CE) n. 606/2009 e (CE) n. 607/2009 sono stati abrogati dai Regolamenti delegati (UE) 2019/934 e (UE) 2019/33

Il Regolamento Delegato (UE) 2025/405 entrerà in vigore il 18 marzo 2025.

Per informazioni: info@suoloesalute.it

SOSTAIN, UN MODELLO VIRTUOSO DI COLLABORAZIONE PER LA SOSTENIBILITÀ

SOSTAIN, UN MODELLO VIRTUOSO DI COLLABORAZIONE PER LA SOSTENIBILITÀ

Una bottiglia di appena 410 grammi per generare un taglio complessivo di 3552 tonnellate di anidride carbonica

Il disciplinare della fondazione SOStain Sicilia ha ottenuto il rating dello studio internazionale curato da Intertek per conto dei monopoli che in Svezia, Norvegia, Finlandia e Islanda gestiscono, con criteri estremamente selettivi, la vendita degli alcolici.

Questo riconoscimento si traduce nella conquista del più alto livello di competitività nelle gare di fornitura indette dalle società di proprietà statale per le importazioni nei quattro paesi nordici dove è massima l’attenzione all’impatto ambientale dei prodotti anche da parte dei consumatori.

«Questo risultato rappresenta un importante riconoscimento – afferma Alberto Tasca, presidente della fondazione SOStain Sicilia – all’impegno collettivo della Fondazione SOStain Sicilia e dei vitivinicoltori siciliani che hanno scelto di collaborare alla costruzione di un modello virtuoso di sostenibilità. La forza del progetto sta nel lavoro di squadra, nella condivisione di valori e di pratiche tra produttori che, insieme, dimostrano come sia possibile generare un impatto positivo per l’ambiente, per la società e per l’economia del territorio».

Il modello, aperto e replicabile, può diventare un punto di riferimento per altri territori, in Italia e nel mondo. È inoltre una grande opportunità strategica per promuovere i vini siciliani in mercati dove l’attenzione all’ambiente è fondamentale.

SOStain è l’unico disciplinare a coniugare gli indicatori del programma ministeriale VIVA con altri nove requisiti, contestualizzati su base territoriale come l’uso di tecnologie energeticamente efficienti, il controllo del peso delle bottiglie, la gestione sostenibile del vigneto, il divieto di diserbo chimico, la conservazione della biodiversità floristica e faunistica, l’impiego di materie prime locali, l’assenza di residui nei vini e la trasparenza nella comunicazione.

A SOStain Sicilia, ad oggi, aderiscono 44 aziende, per circa 23,6 milioni di bottiglie e 6.330 ettari di vigneti.

Uno dei requisiti qualificanti del programma SOStain è il controllo del peso della bottiglia di vetro che spesso è responsabile di oltre il 50% delle emissioni collegate a una bottiglia di vino. Questa bottiglia ha un peso di appena 410 grammi (per il formato da 0,75 litri la media nelle aziende italiane certificate VIVA si attesta a 590 grammi) ed è ottenuta al 90% da vetro riciclato, raccolto per intero sul territorio siciliano. Circa 10 milioni gli esemplari realizzati a tutto il 2024, con un conseguente taglio della CO2 pari a 3.552 tonnellate.

 

Per approdondimenti:

SOStain, ai vini siciliani una marcia in più sui mercati scandinavi

ULTIMO GIORNO PER IL SANA FOOD

ULTIMO GIORNO PER IL SANA FOOD

Il salone internazionale del biologico e del naturale conclude la sua prima sessione. Appuntamento al 20 – 22 marzo 2025 con SANA Beauty

La manifestazione fieristica non è più la tradizionale esposizione di prodotti, ma una fiera di canale con due eventi dedicati al mondo della sana alimentazione, biologica e sostenibile e al mondo del beauty: una risposta dinamica alle mutevoli esigenze del mercato.

Ultimo giorno per il Sana Food che si è svolto in concomitanza con la quarta edizione di Slow Wine Fair, la fiera del vino buono, pulito e giusto che BolognaFiere organizza con la direzione artistica di Slow Food. Grazie a questa sinergia, l’esperienza di visitazione degli operatori professionali è stata particolarmente ricca e completa.

SANA Food rappresenta la risposta alla richiesta dei consumatori di prodotti biologici e distintivi del territorio. L’obiettivo è di valorizzare un mercato in cui l’origine degli alimenti, la qualità, il benessere di persone e animali e la tutela dell’ambiente siano elementi centrali per produttori e consumatori.

Per offrire un’ampia panoramica sull’alimentazione sana, sostenibile e di qualità, l’area espositiva di SANA Food ha ospitato non solo il biologico e il biodinamico, ma anche prodotti Dop, Igp e Stg, vegetariani, vegani, plant based e dell’alimentazione funzionale, articolata in proposte free from e rich in, e altre particolarmente indicate per gli sportivi, la terza età e l’infanzia, oltre che per soggetti allergici, intolleranti e per chi deve seguire specifici regimi.

L’ICE ha dichiarato la presenza di 130 buyer esteri provenienti da 14 Paesi, insieme a trade analyst esperti del settore, offrendo alle aziende un’opportunità concreta di approfondire tematiche strategiche. Inoltre hanno organizzato oltre 1.000 incontri B2B programmati, cui si aggiunge una serie di tour sul territorio per consentire agli operatori di conoscere le produzioni bio locali.

Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio, nonché produttrice di vino biologico, ha dichiarato: «La massiccia presenza di un 70% di aziende biologiche e biodinamiche a Slow Wine Fair, abbinata a SANA Food, conferma l’appuntamento bolognese come contesto ideale per la promozione di cibo e vino buono, pulito e giusto. La superficie vitata biologica ha superato il 23% del vigneto nazionale con consumi che stanno premiando le etichette bio (+6,5% rispetto l’anno precedente). Il vino biologico sta diventando la punta trainante della sostenibilità economica, ambientale e sociale, indicando una strada fatta di innovazione e futuro anche per il resto dell’agricoltura»

Per approfondimenti:

https://www.sana.it/home-page/1229.html

ENTRO IL 2030 IL VINO BIOLOGICO TRIPLICHERÀ IL PROPRIO VALORE

ENTRO IL 2030 IL VINO BIOLOGICO TRIPLICHERÀ IL PROPRIO VALORE

Il vino biologico non è solo una tendenza, ma una trasformazione strutturale del mercato vinicolo e una scelta strategica per il futuro

Secondo un’analisi di InsighAce Analytic, il mercato globale del vino biologico è destinato a triplicare entro il 2030, raggiungendo un valore di 25 miliardi di dollari, rispetto ai 9 miliardi registrati nel 2021.

 

Con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’11,3%, il comparto biologico si distingue come una delle aree più dinamiche dell’industria vinicola globale. Il crescente interesse delle nuove generazioni di consumatori, le innovazioni nella produzione e nel packaging e una sempre maggiore sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale rappresentano i principali fattori che alimentano questa espansione.

 

Negli Stati Uniti, Regno Unito e Australia, il 30% dei consumatori di vino biologico associa questa categoria a un livello qualitativo superiore rispetto ai vini convenzionali. La loro preferenza per prodotti che coniugano qualità, etica e sostenibilità sta influenzando significativamente il mercato, incentivando i produttori ad adottare pratiche agricole più rispettose dell’ambiente e a ottenere certificazioni biologiche riconosciute.

 

In Europa, il vino biologico gode di un radicamento ancora più profondo, con Francia, Italia e Germania che si confermano ai vertici sia per la produzione che per il consumo.

Il vecchio continente rimane il centro nevralgico della viticoltura biologica, grazie a condizioni climatiche favorevoli e a un impegno crescente verso la sostenibilità, confermandosi il principale riferimento per il segmento bio, sia in termini di volume di produzione che di innovazione enologica.

 

Asia-Pacifico, America Latina e Medio Oriente mostrano tassi di crescita significativi, sostenuti da una maggiore disponibilità di vini biologici e una crescente consapevolezza dei consumatori.

 

La transizione verso una viticoltura più sostenibile riguarda anche il loro packaging: bottiglie più leggere, che riducono il consumo di vetro e le emissioni di CO₂ durante il trasporto e vini in lattina, che offrono praticità e riducono lo spreco.

 

Fonte: https://www.igrandivini.com/news/vino-biologico-in-forte-crescita/

 

ENTRO IL 2030 IL VINO BIOLOGICO TRIPLICHERÀ IL PROPRIO VALORE

Il vino biologico non è solo una tendenza, ma una trasformazione strutturale del mercato vinicolo e una scelta strategica per il futuro

Secondo un’analisi di InsighAce Analytic, il mercato globale del vino biologico è destinato a triplicare entro il 2030, raggiungendo un valore di 25 miliardi di dollari, rispetto ai 9 miliardi registrati nel 2021.

 

Con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’11,3%, il comparto biologico si distingue come una delle aree più dinamiche dell’industria vinicola globale. Il crescente interesse delle nuove generazioni di consumatori, le innovazioni nella produzione e nel packaging e una sempre maggiore sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale rappresentano i principali fattori che alimentano questa espansione.

 

Negli Stati Uniti, Regno Unito e Australia, il 30% dei consumatori di vino biologico associa questa categoria a un livello qualitativo superiore rispetto ai vini convenzionali. La loro preferenza per prodotti che coniugano qualità, etica e sostenibilità sta influenzando significativamente il mercato, incentivando i produttori ad adottare pratiche agricole più rispettose dell’ambiente e a ottenere certificazioni biologiche riconosciute.

 

In Europa, il vino biologico gode di un radicamento ancora più profondo, con Francia, Italia e Germania che si confermano ai vertici sia per la produzione che per il consumo.

Il vecchio continente rimane il centro nevralgico della viticoltura biologica, grazie a condizioni climatiche favorevoli e a un impegno crescente verso la sostenibilità, confermandosi il principale riferimento per il segmento bio, sia in termini di volume di produzione che di innovazione enologica.

 

Asia-Pacifico, America Latina e Medio Oriente mostrano tassi di crescita significativi, sostenuti da una maggiore disponibilità di vini biologici e una crescente consapevolezza dei consumatori.

 

La transizione verso una viticoltura più sostenibile riguarda anche il loro packaging: bottiglie più leggere, che riducono il consumo di vetro e le emissioni di CO₂ durante il trasporto e vini in lattina, che offrono praticità e riducono lo spreco.

 

Vino biologico in forte crescita con una stima di 25 miliardi di dollari nel 2030

NUOVA BUROCRAZIA PER ESPORTARE VINO BIO NEGLI USA

NUOVA BUROCRAZIA PER ESPORTARE VINO BIO NEGLI USA

L’export di vino biologico verso gli Stati Uniti incontrerà un nuovo ostacolo a causa di una nuova regolamentazione introdotta a settembre dal Dipartimento dell’agricoltura

La normativa sin qui applicata richiedeva la certificazione sia dei vigneti che delle cantine, la novità è che ora anche gli importatori devono ottenere la certificazione.

Il provvedimento, entrato in vigore alla fine di settembre, stabilisce che qualsiasi vino etichettato come biologico negli Stati Uniti deve provenire da un importatore certificato, non è più sufficiente che il vino sia già stato prodotto e imbottigliato con certificazione biologica nel Paese di origine. La novità ha creato complicazioni: molti importatori non sono riusciti a ottenere la certificazione a causa di ritardi nell’elaborazione delle domande da parte dell’USDA.

Un vino certificato biologico importato da un’azienda non certificata, non può essere venduto come biologico, sotto pena di sanzioni severe, inclusi blocchi delle merci, multe e addirittura cessazione dell’attività. Alla nuova norma si aggiunge una serie di scioperi dei lavoratori portuali annunciati per ottobre, che potrebbe aggiungere problemi logistici.

I critici sostengono che la misura sia ridondante e costosa, soprattutto per i piccoli importatori; il deputato repubblicano Nick Langworthy, lamentando che la misura è un onere burocratico inutile, ha richiesto una proroga di 120 giorni per gli importatori. Dal canto suo l’USDA difende la misura, sostenendo che sia utile per prevenire frodi.

La Wine & Spirits Wholesalers of America (WSWA) ha espresso preoccupazione, facendo presente che ritardi nella certificazione potrebbero influenzare la disponibilità di vini biologici e alterare il commercio internazionale.

Per saperne di più, potete leggere l’articolo in inglese https://www.wine-searcher.com/m/2024/09/organic-wine-faces-punishing-new-rule