Un aiuto importante per le foreste dalle nuove tecnologie

Una nuova frontiera sembra schiudersi nella direzione della conservazione degli ambienti del pianeta. Da un po’ di tempo a questa parte infatti si sta sperimentando con successo il “cloud computing”, ovvero la raccolta di enormi moli di dati strutturati in reti di telerilevamento che, unitamente alla tecnologia satellitare d’avanguardia, promette di fornire un contributo forse fondamentale per la salvaguardia della biodiversità della Terra e in particolare dei sistemi forestali.

E’ su queste basi infatti che è stato realizzato il Il Global Forest Watch,  messo a punto dal World Resources Institute e presentato in anteprima a Istanbul durante l’ultimo Forum delle Nazioni Unite: una piattaforma interattiva in grado di sovrapporre dati satellitari, informazioni provenienti dagli enti territoriali e segnalazioni provenienti da singoli utenti, in grado di restituire un aggiornamento praticamente in tempo reale dell’estensione delle coperture forestali.

“Oggi è possibile tracciare quotidianamente le informazioni finanziarie di un’azienda, ma i dati sulle foreste sono spesso indietro di anni – scrive il World Resources Institute – Nel tempo che occorre perché le immagini di un satellite siano rese disponibili, analizzate e diffuse, nuove aree verdi saranno già state distrutte. I taglialegna abusivi avranno cambiato zona, il bestiame starà già pascolando in mezzo ai tronchi tagliati e nuove coltivazioni di palma da olio saranno già state impiantate. Noi semplicemente lo avremo scoperto troppo tardi”.  Per questo sistemi così avanzati e aggiornati possono costituire la chiave di volta per combattere con rinnovata efficacia la deforestazione selvaggia.

Il trend sembra in calo, ed il tasso di deforestazione sta rallentando grazie ad una più rigida applicazione delle politiche di salvaguardia nazionali ed internazionali. E questi nuovi sistemi promettono di migliorare ancora la situazione, come dimostra l’esempio del Brasile, in grado di ridurre il tasso di deforestazione dal 2004 ad oggi dell’80% “ anche grazie al miglioramento della qualità e accessibilità delle informazioni, rese rapidamente disponibili a chi ha il potere di prendere decisioni concrete”, come ha dichiarato Nigel Sizer del World Resources Institute. Proprio per questi motivi l’Istituto brasiliano Imazon,  he da oltre vent’anni monitora e studia la foresta amazzonica, ha messo a disposizione la sua esperienza sul campo diventando partner del progetto Global Forest Watch.

Altri partner di assoluta eccellenza del progetto sono il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) e, soprattutto, Google Earth Engine, fondamentale per lo scambio di  informazioni tramite il cloud computing. I software open source e la rete, poi, faranno il resto, elaborando a costi contenuti le informazioni grazie ai server sparsi in giro per il mondo. Un elemento decisivo, se si considera che il problema maggiore nel monitoraggio delle foreste è stato finora quello dei costi.

Indubbiamente l’asso nella manica del Global Forest Watch è la sua capacità di integrare smartphone, crowd sourcing e social media; chiunque, da ogni parte del mondo potrà inviare segnalazioni e condividere immagini georeferenziate relative alle foresta. L’uso dei social media poi costituisce un ulteriore elemento di forza del progetto grazie alla capacità di mobilitazione e autoorganizzazione che la rete può offrire.

Forse davvero questa volta la tecnologia sarà concretamente al servizio dell’ambiente….

 

 

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