Quello che mangiamo da piccoli si ripercuote poi nel tempo crescendo: tra gli scopi della nutrizione pediatrica c’è quello di prevenire le malattie che potrebbero presentarsi in età adulta.
Ma l’alimentazione in età infantile è davvero controllata?
“Pesticides in the Diets of Infants and Children” è un rapporto americano del 1993 nel quale è indicato che i residui pesticidi tollerati negli alimenti erano, e lo sono ancora, calcolati in conformità a un adulto medio di 60 kg, senza considerare l’età e le caratteristiche dei bambini, che in proporzione al peso corporeo assumono molto più cibo di un adulto e sono soggetti a un maggior rischio di accumulo di contaminanti tossici.
L’UE ha stabilito che gli alimenti destinati alla dieta dei bambini devono contenere un limite di residui di tutti gli antiparassitari, circa lo 0,01 mg/kg, oltre a vietare proprio l’utilizzo di determinate sostanze nei prodotti agricoli destinati alla produzione di questi alimenti. Ma dagli ultimi dati ufficiali sui prodotti presenti sul mercato italiano, infatti, dicono che il 63,9% dei campioni di frutta, il 36,1% degli ortaggi, il 22,7% degli alimenti trasformati e il 24,1% dei prodotti di origine animale presentavano residui oltre il limite di sicurezza.
Ecco perché l’alimentazione dei bambini dovrebbe orientarsi verso i prodotti biologici, primo perché contengono eventuali residui sotto la soglia dello 0,01 mg/kg e poi per tutto quello che apportano le coltivazioni bio in termini di esternalità positive a livello ambientale e socio economico.
Nelle mense scolastiche, con il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione del 2011, è stato imposto l’obbligo di utilizzare prodotti di origine biologica almeno:
- il 40% (in peso) di frutta, ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, trasformati del pomodoro, formaggio, latte UHT, yogurt, uova, olio extravergine;
- il 15% in peso di carne;
- il 20% in peso di pesce.
Al Piano d’azione del 2011, si aggiunge il decreto legge 24 aprile 2017 n.50 che vuole “promuovere il consumo di prodotti biologici e sostenibili per l’ambiente”, istituendo il Fondo per le mense scolastiche biologiche e mette a disposizione 10 mila euro annui (5 milioni per quest’anno) per chi utilizza prodotti biologici:
- Almeno il 70% di frutta, ortaggi, legumi, trasformati di origine vegetale, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farine, cereali e derivati, olio extravergine;
- Il 100% di uova, yogurt e succhi di frutta;
- Almeno il 30% degli altri prodotti lattiero-caseari, della carne e del pesce da acquacoltura.
Nel 2018, aderendo al bando del decreto legge 2017, hanno ottenuto contribuiti i comuni dell’Emilia-Romagna con circa 3,6 milioni di euro, la Toscana con 1,4 milioni di euro e la Lombardia con 1,3 milioni di euro.
Per approfondire il discorso del biologico nelle mense scolastiche, il consorzio European Organic Partner ha organizzato il workshop “Mensa in Bio – L’impatto sociale, sanitario e organizzativo”. Si terrà il 28 febbraio a Bologna, presso FICO. L’evento è rivolto in particolare ad amministrazioni pubbliche, aziende sanitarie locali, comitati mensa, imprese del food service, tecnologi alimentari, dietisti, operatori della sanità, imprese e organi d’informazione.
Fonte: https://ilfattoalimentare.it/mense-biologiche-workshop.html